
Il criptoportico presso la Triplice Missione Diplomatica USA a Roma
Abstract
Nel corso della lunga e multiforme storia della città di Roma, molti edifici hanno occupato l’area nella quale oggi è situata la Triplice Missione Diplomatica USA: si tratta di una delle aree storicamente e archeologicamente più interessanti della città. Eletta a luogo di residenza da Giulio Cesare e quindi dallo storico romano G. Sallustius Crispus nel I secolo d.C., la zona dei cosiddetti horti Sallustiani (i Giardini di Sallustio) divenne proprietà imperiale sotto l’imperatore Tiberio, ed fu rinomata per i suoi giardini lussureggianti e magnifici monumenti. I giardini della residenza imperiale erano riccamente adornati da opere scultoree greche e romane: è infatti noto che capolavori quali il Galata morente dei Musei Capitolini e il rinomato Trono Ludovisi (oggi esposto a Palazzo Altemps, Museo Nazionale Romano) furono rinvenuti in questa zona. Anche l’obelisco situato al vertice della celebre scalinata di Piazza di Spagna proviene dai giardini di Sallustio.
Il criptoportico è uno degli edifici che si trovavano in quest’area durante l’epoca imperiale; datato al I sec. d.C., esso era abbellito da affreschi di fine II-inizi III secolo, tutt’oggi parzialmente conservati, e serviva come sottopassaggio di collegamento tra diverse zone del palazzo imperiale nei giardini di Sallustio. Il periodo di splendore dei giardini si Sallustio terminò repentinamente con l’invasione dei Visigoti nel 410. Durante il Medioevo e il Rinascimento l’area nella quale sorgeva la residenza estiva degli imperatori divenne parte del disabitato, zona di transizione tra la città e la campagna. La presenza di graffiti databili a questi periodi storici suggerisce l’ipotesi che il criptoportico fosse conosciuto e frequentato da visitatori occasionali. In seguito alla creazione della meravigliosa Villa Ludovisi nel XVII secolo, il criptoportico venner riutilizzato come magazzino sotterraneo del Museo delle Statue. Quest’ultimo edificio, relativamente piccolo, è riconoscibile su diverse piante antiche ed è menzionato nelle fonti scritte, poiché vi erano esposte le sculture più belle della famosissima collezione Ludovisi, oggi esposta per la maggior parte a Palazzo Altemps. L’analisi dei documenti che provano l’esistenza del museo e dei relativi ambienti sotterranei rivela un uso continuativo di questi ultimi sino alla fine del XIX secolo, quando tutta la zona cambiò definitivamente il proprio assetto topografico ed urbanistico.
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Il criptoportico, una galleria sotterranea di epoca romana coperta con volta a botte e decorata da affreschi, è certamente il luogo più antico della Triplice Missione Diplomatica degli Stati Uniti d’America a Roma. Il monumento si trovava all’interno della residenza estiva imperiale degli horti Sallustiani ed è datato alla metà del I secolo d.C. La porzione a noi nota del criptoportico, delimitato a un’estremità da un muro di fondazione moderno e all’altra dall’officina meccanica dell’Ambasciata, ha un orientamento nordest-sudovest e si trova a circa 2.5 metri al di sotto del piano stradale. Il monumento è stato riscoperto casualmente durante i lavori di costruzione dell’officina dell’Ambasciata nel 1949-50, quando fu restaurato e pubblicato sul Bollettino dell’Accademia Nazionale dei Lincei . Tra il 1996 e il 1998 sono stati eseguiti scavi archeologici ed il restauro degli affreschi, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Roma e di un gruppo di tecnici e professionisti italiani di chiara fama . Il progetto è stato finanziato dal Dipartimento di Stato Americano con il sostanziale contributo del World Monument’s Fund e della Samuel H. Kress Foundation. A causa della complessa problematica relativa alla conservazione degli affreschi, che richiede un attento controllo del microclima, il criptoportico non è visitabile dal pubblico.
La costruzione del criptoportico risale al periodo in cui gli horti di Sallustio passarono al demanio imperiale, mentre gli affreschi, probabilmente appartenenti ad una seconda fase decorativa, sono datati alla prima età severiana, tra il 195 e il 205 d.C. Lo sviluppo completo del monumento non ci è noto: questo tipo di strutture sotterranee, con funzione di raccordo tra diverse aree, di contenimento o per la creazione di terrazzamenti, potevano consistere di un singolo ambulacro o essere composti da più gallerie parallele comunicanti o in forma di tri- o quadrilateri. Gli affreschi sulle pareti dell’ambiente principale ripropongono una rielaborazione del secondo e del quarto stile pompeiano, che combina la creazione di una prospettiva architettonica con la decorazione a pannelli, in un sistema articolato in gruppi di tre riquadri entro i quali sono raffigurate figure allegoriche. Alcune di queste, un Pegaso, una figura maschile (forse un genius di Stagione) e una figura nell’atteggiamento del saluto, sono ancora riconoscibili. La volta è affrescata con semplici motivi geometrici e floreali. Originariamente la zoccolatura al di sotto degli affreschi era rivestita di lastre in marmo oggi disperse. Le finestre a gola di lupo si aprivano su uno spazio esterno sul quale oggi insiste Via Friuli, una strada di origine antica chiamata nelle piante “Via di Porta Salaria” o “Salara antica”.
Due ambienti laterali con intonaci affrescati sono stati riscoperti nel corso degli scavi del 1996-1997 presso l’estremità ovest della galleria. L’accesso all’ambiente di sinistra, anticamente un braccio minore del criptoportico oggi interrotto da un muro moderno, venne chiuso prima dell’esecuzione della decorazione affrescata e riaperto in età rinascimentale mediante una porticina di accesso, sormontata da un frammento di transenna marmorea medievale, riutilizzato come architrave. Gli affreschi di questo ambiente, che raffigurano un tempio e motivi decorativi vari, sono precedenti a quelli dell’ambulacro principale (fine del I secolo d.C.). In questa zona è stato rinvenuto, dentro ad una fogna a cappuccina, un mattone con bollo che ha confermato la datazione del criptoportico. Sulla parte alta dell’intonaco è conservato un interessante disegno a carboncino parzialmente conservato raffigurante un thiasos bacchico, datato all’età rinascimentale . Questo scenario, unitamente ad alcune modifiche strutturali (la costruzione di un impianto fognario e l’innalzamento del piano pavimentale), testimonia di una rinnovata vitalità del monumento in età rinascimentale. I lacerti di affreschi nell’ambiente di destra sono dello stesso periodo di quelli nell’ambulacro principale.
I GRAFFITI DEL CRIPTOPORTICO
Sulle pareti affrescate sono visibili numerosissimi graffiti, la cui datazione abbraccia diversi secoli. Una progetto di ricerca, pubblicato nel 2008 ed eseguito dall’istituto Svedese di Studi Classici a Roma in collaborazione con l’Ambasciata USA, ha gettato nuova luce sui cambiamenti di uso del criptoportico nel corso dei secoli e sulle persone che lavoravano e vivevano nella zona . I graffiti sono stati divisi in tre periodi . Al primo periodo, che ha un terminus post quem nella data degli affreschi (inizio del III secolo d.C.), sono ascrivibili tra gli altri la croce monogrammatica, il nome ‘Aureus’ e una menorah ebraica, già pubblicati nel volume dell’Istituto Svedese di Studi Classici. Essi sono databili approssimativamente al IV secolo, quando gli horti Sallustiani erano ancora in uso. A quel tempo persone appartenenti a diverse religioni utilizzavano il passaggio sotterraneo, lasciandovi la traccia delle proprie propensioni religiose.
Il secondo periodo raggruppa i graffiti del tardo Medioevo e del primo Rinascimento, quando l’area divenne accessibile alla popolazione cittadina. Probabilmente a quel tempo il criptoportico era adibito a funzione di magazzino in connessione con il disabitato circostante, ovvero la porzione di territorio all’interno delle mura urbane utilizzato per la coltivazione della terra durante il medioevo. Come era usuale in molti monumenti romani abbandonati, gli individui che si trovavano a passare per queste zone lasciavano incisioni e disegni sulle pareti. I graffiti appartenenti a questa fase includono la raffigurazione di una nave con personaggi armati databile al XII-XIII secolo. Allo stesso periodo è ascrivibile la copia semplificata della figura femminile affrescata in epoca romana sulla parete sinistra, incisa sull’intonaco accanto a quest’ultima.
Il gruppo di graffiti più tardo consiste di una serie di firme di visitatori eseguite tra il 1500 e il 1600, accompagnate spesso dalla data introdotta dalla tipica formula ‘A di’ (‘nel giorno di’). Questa evidenza corrisponde alla trasformazione del criptoportico in magazzino per frammenti di statue e di bassorilievi della collezione Ludovisi, la famiglia proprietaria del terreno dal 1621 in poi: esso era situato al di sotto del piccolo edificio riconoscibile in molte piante del XVII e XVIII secolo utilizzato dal cardinale Ludovisi come museo delle statue. Durante questo periodo pochi erano i visitatori ammessi al museo, nel quale erano esposti i pezzi più notevoli della collezione, e al suo magazzino, percepito probabilmente come un’attraente grotta con affreschi romani. In queste occasioni, presumibilmente, l’intonaco affrescato fu utilizzato come superficie per lasciare firme e date, a testimonianza del passaggio dei visitatori.
Note
[i] D. Faccenna, ‘Roma (Via Lucullo). – Criptoportico decorato con pitture nel giardino della Villa Boncompagni-Ludovisi’, NSc 1951, pp. 107-114.M; M. Cagiano de Azevedo, ‘Roma. – Criptoportico in Via Lucullo: iscrizioni dipinte e graffiti cristiani’ NSc 1951, pp. 253-256.
[ii] B. Ferrini, S. Festuccia, ‘Quirinale – Horti Sallustiani. Il criptoportico di Via Friuli, Campagna di scavo 1996-1997’,in Bollettino di Archeologia 28-30, 1999, 85-108.
Lo scavo archeologico è stato eseguito da Silvia Festuccia sotto la direzione scientifica di Claudio Mocchegiani Carpano della Soprintendenza Archeologica di Roma, mentre il restauro degli affreschi è stato eseguito da Cristina Vazio e Adriano Luzi con la consulenza di Paolo and Laura Mora. La ricerca storico-artistica sugli affreschi è di Barbara Ferrini. Il sistema di controllo microclimatico è stato progettato dall’Ingegner Ippolito Massari.
[iii] V. Brunori, ‘An unpublished charcoal sketch’, in Unexpected voices. The graffiti in the cryptoporticus of the Horti Sallustiani, and papers from a conference on graffiti at the Swedish Institute in Rome, March 7, 2003, a cura di O. Brandt, Stockholm 2008, pp. 87-93
[iv] Unexpected voices. The graffiti in the cryptoporticus of the Horti Sallustiani, and papers from a conference on graffiti at the Swedish Institute in Rome, March 7, 2003, a cura di O. Brandt, Stockholm 2008
[v] La ricerca sui graffiti è stata eseguita da Anna Blennow: A. Blennow, ‘The graffiti in the cryptoporticus’, in Unexpected voices. The graffiti in the cryptoporticus of the Horti Sallustiani, and papers from a conference on graffiti at the Swedish Institute in Rome, March 7, 2003, a cura di O. Brandt, Stockholm 2008, pp.55-86.