Rapporto 2017 sul rispetto dei diritti umani – Italia

aprile 2018
Rapporto sul rispetto dei diritti umani – Italia
(available in English)

SINTESI

La Repubblica italiana è una democrazia multipartitica, con un Parlamento bicamerale composto dalla Camera dei deputati e dal Senato. La Costituzione attribuisce il potere esecutivo al Consiglio dei ministri, guidato dal presidente del consiglio. Il presidente della Repubblica, che è il capo dello Stato, nomina il Presidente del Consiglio dopo un giro di consultazioni con i leader di tutti i partiti politici rappresentati in Parlamento. Gli osservatori internazionali hanno giudicato le elezioni parlamentari nazionali del 2018 libere e corrette.

Le autorità civili esercitano un controllo effettivo sulle forze di sicurezza. Fra le problematiche di maggior rilievo per quanto riguarda i diritti umani figurano le cause penali per diffamazione e gli episodi di violenza contro la comunita LGBTI. Le autorità in generale indagano su questi casi e laddove necessario avviano procedure penali. Lo Stato indaga, persegue penalmente e punisce i funzionari pubblici che commettono abusi, anche all’interno delle forze dell’ordine e in altre aree dell’amministrazione pubblica.

Sezione 1. Rispetto dell’integrità della persona, inclusa la garanzia di non incorrere in:

a. Esecuzioni arbitrarie e altre uccisioni illegali o dettate da motivazioni politiche

Non sono stati registrati casi di uccisioni arbitrarie o illegali commesse da esponenti delle forze dell’ordine.

b. Sparizioni

Non sono stati registrati casi di sparizioni legate a ragioni politiche, a opera o per conto delle autorità pubbliche.

c. Torture e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti

La Costituzione e la legge vietano pratiche di questo genere e non sono stati registrati casi di pubblici ufficiali che vi abbiano fatto ricorso. Il 4 luglio il Parlamento ha approvato una legge che introduce nel codice penale il reato di tortura. Alcune organizzazioni non governative hanno espresso preoccupazione dal momento che il nuovo reato può essere dimostrato solo se gli episodi di violenze o minacce gravi sono reiterati.

Il 18 maggio, a Messina, un magistrato ha rinviato a giudizio due guardie carcerarie, Sebastiano Torre e Mario Ponte, con l’accusa di aver aggredito due detenuti.

Il 24 agosto durante un’operazione di polizia per sgomberare gli occupanti abusivi di un edificio nel centro di Roma (cfr. la sezione 2.d), l’organizzazione non governativa Medici Senza Frontiere ha dichiarato di aver soccorso 13 persone rimaste ferite nell’operazione e di aver dovuto chiamare le ambulanze per portare quattro donne in ospedale.

Il 14 giugno la procura di Massa Carrara ha disposto l’arresto di un carabiniere e gli arresti domiciliari per altri tre nell’ambito di un’indagine su presunti abusi ai danni di arrestati di nazionalità italiana e straniera, fra cui il presunto stupro di una prostituta. Gli agenti sono stati accusati anche di falsificazione dei verbali relativi ai reati commessi dalle loro vittime.

Condizioni delle prigioni e delle strutture detentive

Le condizioni delle prigioni e delle strutture detentive nella maggior parte dei casi rispettano i parametri internazionali, ma alcune strutture soffrono di seri problemi di sovraffollamento e vetustà.

Condizioni fisiche: In alcune strutture il problema del sovraffollamento è particolarmente grave: i penitenziari di Como, Brescia e Larino (in provincia di Campobasso) sono al 174-176 per cento della capacità. Inoltre, sebbene la legge stabilisca che i detenuti in attesa di giudizio vengano tenuti separati da quelli che hanno ricevuto una condanna definitiva, le autorita  in alcuni casi ne dispongono il collocamento nelle stesse sezioni del carcere. Il Comitato per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa (CPT) ha espresso preoccupazione per le condizioni di vita dei detenuti in alcune strutture sovraffollate e ha denunciato maltrattamenti (soprattutto pugni, schiaffi, calci e manganellate) ai loro danni da parte delle guardie carcerarie.

Tutte le strutture visitate dal CPT soffrivano di carenze strutturali e materiali. Nel carcere di Sassari sono stati documentatii problemi con rifornimento idrico, mentre in quelli di Marassi (a Genova) e di Torino con i pasti serali della domenica. Il CPT ha osservato che la gamma di attività resta limitata (per esempio, in media meno del 20 per cento dei detenuti è coinvolto in un’attività remunerata) e che i detenuti spesso trascorrono il tempo fuori dalla cella, circolando per i corridoi e le stanze comuni della loro area.

Amministrazione: alla data del 4 luglio, secondo i dati del ministero della Giustizia, 732 detenuti, nella maggior parte dei casi condannati per reati legati alla criminalità organizzata o al terrorismo, si trovavano  sottoposti a limitazioni speciali nelle interazioni con altri detenuti e con i propri parenti.

Vigilanza indipendente: il Governo consente a organizzazioni indipendenti per la difesa dei diritti umani, ai parlamentari e ai mezzi di informazione di visitare le carceri e i centri di detenzione. Inoltre, garantisce ai rappresentanti dell’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e alle organizzazioni non governative l’accesso ai centri di detenzione per migranti e rifugiati, in linea con le procedure normalmente adottate dall’UNHCR. Tra il 7 e il 13 giugno una delegazione del CPT ha indagato sulla situazione dei migranti detenuti; alla fine dell’anno, non era ancora stato pubblicato nessun rapporto al riguardo.

Miglioramenti: il 22 febbraio il Governo ha annunciato la chiusura dell’ultimo ospedale psichiatrico giudiziario e l’istituzione di 30 residenze speciali per l’accoglienza di 569 pazienti con disturbi psichiatrici, 245 dei quali  sono detenuti in attesa di processo.

d. Arresti o detenzioni arbitrarie

La Costituzione proibisce gli arresti e le detenzioni arbitrarie e garantisce a ogni individuo il diritto di contestare in tribunale la legalità del proprio arresto o detenzione. Il Governo in generale rispetta tali divieti.

Ruolo della polizia e degli apparati di sicurezza

La Polizia di Stato e i Carabinieri hanno il compito di mantenere la sicurezza interna. Nonostante rappresentino una delle cinque suddivisioni delle forze armate, i Carabinieri svolgono anche compiti di polizia civile. Il ministero dell’Interno svolge un ruolo di coordinamento fra la Polizia di Stato e i reparti non militari dei Carabinieri. Le forze armate sono responsabili della sicurezza esterna, ma svolgono anche compiti specifici in materia di sicurezza interna, ad esempio per quanto riguarda la sorveglianza degli edifici pubblici. Le altre tre forze di polizia sono la Polizia penitenziaria, che gestisce il sistema carcerario, il Corpo forestale dello Stato, che opera nell’ambito dei parchi e delle foreste, e la Guardia di finanza, il corpo di polizia doganale sottoposto al controllo del ministero dell’Economia e delle finanze.

Le autorità civili esercitano un controllo effettivo sulla Polizia di Stato e i Carabinieri e lo Stato dispone di meccanismi per individuare e sanzionare i casi di abusi. Anche se nel corso dell’anno non sono stati registrati casi di reati impuniti riguardanti le forze di sicurezza, in alcune occasioni il protrarsi delle indagini da parte della magistratura e di altre autorità ha limitato l’efficacia dei meccanismi previsti per indagare e sanzionare gli abusi delle forze dell’ordine.

Procedure di arresto e trattamento dei detenuti

Per eseguire un arresto le forze dell’ordine hanno bisogno del mandato di un giudice, eccetto nei casi in cui sia in corso un reato o esista un pericolo specifico e immediato a cui far fronte. La legge impone alle autorità di informare un detenuto sulla ragione del suo arresto. Quando le autorità arrestano una persona senza un mandato, un magistrato inquirente è chiamato a decidere, entro 24 ore, se esistono prove sufficienti per richiedere la convalida dell’arresto. Da quel momento ha 48 ore per confermare l’arresto e raccomandare l’eventuale rinvio a giudizio. Nei casi di presunta attività terroristica, le autorità possono trattenere i sospettati per 48 ore prima di portare il caso davanti a un magistrato. Questi diritti sono generalmente rispettati.

Non esiste l’istituto della libertà su cauzione; tuttavia, i giudici possono concedere la libertà provvisoria a detenuti in attesa di giudizio. Lo Stato si fa carico dei costi dell’assistenza legale per le persone indigenti. La legge impone alle autorità di consentire a un detenuto di consultarsi con un avvocato entro 24 ore dall’arresto, o entro 48 ore nel caso di presunte attività terroristiche. In circostanze eccezionali (di solito in casi di criminalità organizzata o quando sussiste il pericolo che gli avvocati possano tentare di inquinare le prove) il magistrato inquirente può utilizzare fino a 5 giorni per interrogare il sospettato prima che questi abbia la possibilità di parlare con un legale. La legge consente ai familiari dei detenuti di incontrare i loro congiunti.

Secondo il rapporto del CPT, diverse persone hanno denunciato tempi lunghi per la notifica a terzi della loro detenzione e la possibilità di parlare con un avvocato prima della loro udienza in tribunale. I cittadini stranieri detenuti non ricevono sistematicamente informazioni sui loro diritti in una lingua che possano comprendere. La riservatezza degli esami medici dei detenuti non è garantita.

Carcerazione preventiva: la lunghezza della carcerazione preventiva e i tempi lunghi dei processi rappresentano un problema. Il termine massimo di carcerazione preventiva va dai 2 ai 6 anni, a seconda della gravità del reato. Alla data di settembre il 34 per cento di tutti i detenuti era in attesa di giudizio o di sentenza definitiva. Secondo analisti indipendenti e magistrati, la lunghezza dei processi è dovuta al gran numero di casi di droga e immigrazione in attesa di giudizio, alla mancanza di misure di riparazione giudiziaria e alla presenza di oltre 18.000 detenuti stranieri, che in alcuni casi non possono essere inviati agli arresti domiciliari perché non possiedono una residenza legale; inoltre, sussiste una distribuzione insufficiente degli uffici e delle risorse, che include la carenza di magistrati e personale giudiziario.

Capacità del detenuto di contestare la legittimità della detenzione di fronte a un tribunale: le persone che vengono arrestate o incarcerate hanno il diritto di contestare di fronte a un giudice la fondatezza giuridica o la natura arbitraria della loro detenzione. Se il giudice stabilisce che non esistono ragioni sufficienti per l’arresto, dispone il loro pronto rilascio. Le persone sottoposte a detenzione illegale hanno la facoltà di richiedere un risarcimento. Come salvaguardia contro detenzioni ingiustificate, i detenuti possono chiedere periodicamente ai giudici del tribunale del riesame di riprendere in considerazione il loro caso e stabilire se il proseguimento della reclusione sia giustificato.

e. Negazione del diritto a un processo pubblico ed equo

La Costituzione garantisce l’indipendenza del potere giudiziario e in generale il Governo rispetta l’indipendenza e l’imparzialità della magistratura. Sono stati registrati casi sporadici in cui la giustizia è stata ostacolata da episodi di corruzione giudiziaria, e casi di indagini condotte per motivazioni politiche. Un numero rilevante di processi subisce lunghi ritardi.

Procedure processuali

La Costituzione garantisce il diritto a un processo pubblico ed equo, e in generale una magistratura indipendente fa rispettare tale diritto. La legge garantisce la presunzione di innocenza e il diritto degli imputati a essere informati in maniera rapida e dettagliata delle accuse a loro carico. I processi sono pubblici ed equi, ma possono subire ritardi. Gli imputati hanno il diritto di essere presenti al processo.

La legge garantisce agli imputati il diritto di consultare tempestivamente un avvocato scelto da loro, o gliene fornisce uno a spese dello Stato se non sono in condizioni di pagarlo. Gli imputati dispongono di un tempo adeguato per discutere e preparare il processo insieme ai loro avvocati, in strutture appropriate messe a disposizione in tutte le carceri. Tutti gli imputati possono chiedere un contraddittorio con i testimoni d’accusa o interrogarli, e presentare testimoni e prove a proprio discarico. Gli imputati non possono essere costretti a deporre o a confessare la propria colpevolezza e hanno il diritto di ricorrere in appello contro le sentenze.

Le istituzioni nazionali ed europee continuano a criticare la lentezza delle procedure giudiziarie. Alla data del 3 maggio, secondo i dati del Ministero della Giustizia, la durata media di un processo civile per la sentenza di primo grado era di 367 giorni. Le norme sulla prescrizione stabiliscono che i processi penali devono terminare entro una data stabilita. Sono i tribunali a decidere sull’applicabilità di tali norme. Gli imputati hanno spesso sfruttato a proprio vantaggio i ritardi delle procedure giudiziarie per far scadere i termini della prescrizione ed evitare in tal modo una sentenza di condanna o assicurarsi il rilascio in attesa del processo di appello.

Prigionieri e detenuti politici

Non sono stati registrati casi di prigionieri o detenuti per ragioni politiche.

Procedure giudiziarie civili e risarcimenti

Secondo la legge, gli individui e le organizzazioni possono chiedere risarcimenti in sede civile per violazioni dei diritti umani attraverso i tribunali nazionali. Gli individui, una volta esaurite tutte le possibilità di appello nei tribunali nazionali, possono rivolgersi, per casi riguardanti presunte violazioni dei diritti umani da parte dello Stato, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Secondo il Ministero della Giustizia, nel 2016 la lunghezza media dei procedimenti giudiziari civili, inclusi i ricorsi in appello, era di 981 giorni. In caso di ricorso alla Corte di Cassazione, la durata si allunga in media a più di 8 anni.

Restituzione delle proprietà

La restituzione di beni confiscati ai tempi dell’Olocausto non è più una questione rilevante. Esistono leggi e meccanismi appositi e lo Stato italiano è uno dei firmatari della Dichiarazione di Terezín del 2009. Il Rapporto Anselmi del 2001, commissionato dal Governo, ha riscontrato che in generale le proprietà private erano state restituite ai legittimi proprietari e che erano stati fatti progressi significativi riguardo alla restituzione di proprietà comunitarie e proprietà senza eredi, ma non ha fornito un resoconto esaustivo delle iniziative assunte riguardo a queste ultime due categorie. Le organizzazioni non governative e le associazioni non hanno riferito di nessun caso rilevante di richieste di risarcimento pendenti relative all’epoca dell’Olocausto, e hanno dichiarato che lo Stato italiano è collaborativo e attento alle esigenze della comunità nell’ambito della tutela e del ripristino delle proprietà comunitarie. Il Governo non ha ancora risposto al questionario sulla restituzione dei beni immobili promosso nel 2016 dallo European Shoah Legacy Institute e riguardante i meccanismi di restituzione passati e presenti.

f. Violazioni arbitrarie della privacy, dei diritti della famiglia, del domicilio o della corrispondenza

La legge proibisce questo tipo di azioni, ma vi sono stati alcuni casi in cui il Governo non ha rispettato tali divieti. Il procuratore generale della Corte di Cassazione può autorizzare intercettazioni ai danni di persone sospettate di terrorismo su richiesta del Presidente del Consiglio. Secondo osservatori indipendenti, le procure non sempre limitano l’uso delle intercettazioni a casi di assoluta necessità, come richiesto dalla Corte di Cassazione. La legge consente ai magistrati di distruggere intercettazioni illegali scoperte o confiscate dalle forze dell’ordine che siano irrilevanti ai fini del processo.

Il Ministero della Giustizia ha riferito che nel 2016 sono state sottoposte a intercettazione 330.327 persone.

Sezione 2. Rispetto delle libertà civili, fra cui:

a. Libertà di espressione, inclusa la libertà di stampa

La Costituzione garantisce la libertà di espressione, inclusa la libertà di stampa, e in generale il Governo rispetta tali diritti. Una stampa indipendente, una magistratura efficiente e un sistema politico democratico funzionante concorrono insieme ad assicurare la libertà di espressione, inclusa la libertà di stampa.

Libertà di espressione: i discorsi di incitamento alla violenza basati sulla discriminazione razziale, etnica, nazionale o religiosa costituiscono un reato punibile con una pena fino a 18 mesi di reclusione. La negazione dell’Olocausto rappresenta una circostanza aggravante nei procedimenti giudiziari contro questo tipo di discorsi. Nel corso dell’anno non sono stati registrati casi di condanne per questo reato.

Le offese contro qualsiasi divinità sono considerate blasfemia, reato punibile con un’ammenda da 51 a 309 euro. Nel corso dell’anno non sono stati registrati casi relativi all’applicazione di questa legge.

Libertà di stampa e di informazione: le leggi che limitano la libertà di espressione si applicano anche agli organi di stampa. Lo scenario dell’informazione indipendente è molto vivace ed esprime un’ampia varietà di opinioni. Il dibattito politico si è spesso focalizzato sul pericolo rappresentato dalla faziosità e partigianeria di alcuni dei principali mezzi di informazione. Attraverso la sua azienda di famiglia, la Fininvest, l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi controlla la più importante compagnia televisiva privata del Paese (Mediaset), la maggiore casa editrice (Mondadori) e la maggiore società di raccolta pubblicitaria (Publitalia). Il fratello di Berlusconi è proprietario di uno dei più importanti quotidiani nazionali, Il Giornale. Gli organi di informazione tendono a riflettere il punto di vista dei loro proprietari o finanziatori, che si tratti di un’entità imprenditoriale o di un gruppo politico.

Violenze e vessazioni: l’organizzazione non governativa Reporter Senza Frontiere ha definito il livello delle violenze contro i giornalisti (incluse intimidazioni e minacce fisiche e verbali) “allarmante”. L’organizzazione ha affermato anche che i giornalisti si sentono sottoposti a pressioni da parte dei politici e scelgono sempre più spesso di autocensurarsi.

Leggi contro la diffamazione: i giornalisti riconosciuti colpevoli di diffamazione possono essere condannati a pene detentive fino a 6 anni. Continuano a essere numerosi i casi di funzionari pubblici che citano giornalisti per diffamazione.

Impatto delle organizzazioni non governative: Reporter Senza Frontiere ha sottolineato che molti giornalisti, in particolare a Roma e nel sud del Paese, affermano di subire ancora pressioni da parte di gruppi mafiosi e bande criminali locali, e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) ha denunciato alcuni casi di minacce contro giornalisti da parte di esponenti di organizzazioni criminali. L’organizzazione non governativa ha dichiarato che sei giornalisti sono costantemente scortati dalla polizia a causa delle minacce di morte ricevute, principalmente da parte di gruppi mafiosi o fondamentalisti. Il 12 febbraio 2016 la polizia ha arrestato Gionbattista Ventura, capo di una famiglia della mafia siciliana, per ripetute minacce all’indirizzo di Paolo Borrometi, un giornalista che aveva scritto diversi articoli sulle attività del clan Ventura nella provincia di Ragusa.

Libertà di accesso a internet

Il Governo non ha ristretto o interrotto l’accesso alla Rete né ha censurato contenuti online, e non sono state registrate denunce credibili di controlli da parte del Governo sulle comunicazioni private per via telematica senza apposita autorizzazione legale. Il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia, un’unità speciale del Servizio della polizia postale e delle comunicazioni della Polizia di Stato, monitora i siti web per individuare reati legati alla pornografia minorile. Secondo le statistiche dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni, nel 2016 circa il 69 per cento della popolazione usava internet.

Libertà di ricerca e di eventi culturali

Non sono stati registrati casi di limitazioni della libertà di ricerca o di eventi culturali da parte dello Stato.

b. Libertà di riunione pacifica e di associazione

La Costituzione garantisce la libertà di riunione e di associazione e in generale il Governo rispetta tali diritti.

c. Libertà di culto

Si veda l’International Religious Freedom Report del dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America all’indirizzo: .

d. Libertà di movimento:

La Costituzione garantisce la libertà di spostarsi all’interno del Paese, di viaggiare all’estero, di emigrare e di tornare in patria, e in generale il Governo rispetta tali diritti.

Il Governo collabora con l’UNHCR e altre organizzazioni umanitarie per garantire protezione e assistenza ai rifugiati, ai richiedenti asilo, agli apolidi o ad altre categorie assimilabili.

Abusi ai danni di migranti, rifugiati e apolidi: Rappresentanti di organizzazioni umanitarie internazionali hanno condannato casi di maltrattamenti ai danni di minori richiedenti asilo, il prolungato periodo di detenzione di questi ultimi e l’accesso inadeguato a mediatori culturali e avvocati. Immigrati e rifugiati di diversa provenienza spesso sono rimasti nei centri di accoglienza più a lungo del limite di 35 giorni fissato dalla legge. Alcune organizzazioni non governative, fra cui Parsec, On The Road e Save The Children, hanno affermato che una parte delle donne nigeriane detenute nei centri di espulsione erano vittime di traffico di persone. Amnesty International ha riportato episodi isolati di presunti abusi ai danni di migranti e rifugiati che si sono rifiutati di sottoporsi alle procedure di identificazione nei porti di ingresso.

L’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM), l’UNHCR e alcune organizzazioni non governative hanno riportato casi di sfruttamento lavorativo di richiedenti asilo, in particolare nell’agricoltura e nel settore dei servizi (si veda la sezione 7.b), e di sfruttamento sessuale di minori non accompagnati (si veda la sezione 6, Minori).

Il 15 maggio quasi 200 tra migranti e rifugiati hanno occupato diverse strade nel centro di Modena per protestare contro i lunghi ritardi nell’esame delle richieste di asilo e i maltrattamenti subiti dagli operatori dei centri di accoglienza. Nel corso dell’anno, i richiedenti asilo hanno inscenato proteste contro l’inadeguatezza delle condizioni di vita e la lunghezza delle procedure per l’esame della richiesta di asilo anche nei centri di accoglienza di Genova, Arezzo e Trento.

Nel dicembre del 2016 il CPT  (Comitato Europeo di Prevenzione della Tortura) ha espresso preoccupazione per il trattamento degli stranieri durante le operazioni di allontanamento e ha criticato la prassi di espellere i richiedenti asilo prima che il loro ricorso in appello contro il rigetto della richiesta di asilo venga preso in esame. Il CPT ha espresso preoccupazione anche riguardo alla decisione del Governo di informare i richiedenti asilo del provvedimento di espulsione con un solo giorno di anticipo, impedendo loro, in questo modo, di sottoporsi a un esame medico prima di imbarcarsi sul volo di espulsione.

La corruzione e la criminalità organizzata hanno distratto risorse dai richiedenti asilo e dai profughi. Per esempio, ad aprile scorso, un tribunale ha condannato Luca Odevaine a sei mesi di prigione per malversazione dei fondi destinati al centro d’accoglienza di Mineo. Il 17 luglio le autorità hanno arrestato 68 persone appartenenti alla ‘ndrangheta per malversazione dei fondi destinati al centro di accoglienza di Capo Rizzuto, in Calabria.

Protezione dei rifugiati

Accesso al diritto d’asilo: la legge prevede la concessione dell’asilo politico o dello status di rifugiato e l’Italia dispone di un sistema per garantire protezione ai rifugiati. Alcune organizzazioni non governative e osservatori indipendenti hanno evidenziato alcune difficoltà nelle procedure di asilo, come l’incoerenza dei criteri applicati nei centri di accoglienza e l’inadeguata quantità di assegnazioni di vittime del traffico di persone e minori non accompagnati a servizi di assistenza appropriati.

Nel corso dell’anno è arrivato nel Paese un numero elevato di migranti e rifugiati, soprattutto dalla Libia, attraverso il Mediterraneo centrale, sovraccaricando il sistema di asilo. Tra gennaio e settembre il Governo ha ricevuto 95.419 richieste e ha accordato asilo o altre forme di tutela legale a 15.500 persone.

Tra il 1° gennaio e il 1° dicembre sono arrivati nel Paese in totale 15.540 minori non accompagnati (si veda la sezione 6, Minori, e la sezione 7.c).

Paese dorigine o di transito sicuro: l’Italia aderisce al Regolamento di Dublino dell’Unione Europea e alle sue successive revisioni, che prevedono in linea generale il trasferimento della pratica al primo Stato membro in cui è arrivato il richiedente asilo, o il rimpatrio del richiedente asilo nel Paese di provenienza, se è giudicato sicuro.

Libertà di movimento: la legge consente alle autorità di trattenere i migranti e i richiedenti asilo in centri di identificazione ed espulsione fino a 90 giorni, se le autorità stabiliscono che essi rappresentano un pericolo per l’ordine pubblico o possono cercare di sottrarsi a una sentenza di espulsione o a una condanna detentiva che precede l’espulsione. Nel 2015 circa 400 stranieri erano detenuti in 9 centri; oltre il 25 per cento di loro ha presentato domanda d’asilo.

Impiego: i richiedenti asilo possono lavorare legalmente per due mesi dopo la presentazione della domanda d’asilo. I datori di lavoro continuano a operare discriminazioni contro i non cittadini nel mercato del lavoro, approfittando dell’insufficiente applicazione delle disposizioni legali che tutelano i non cittadini dallo sfruttamento. inoltre, l’elevato tasso di disoccupazione riduce le possibilità di trovare un impiego legale per molti rifugiati.

Accesso ai servizi di base: le autorità hanno allestito centri temporanei per ospitare immigrati di diversa provenienza, tra cui anche rifugiati e richiedenti asilo, ma non sono riuscite a tenere il passo con l’elevato numero di arrivi e l’incremento delle domande di asilo. Il sistema di centri di accoglienza e strutture per richiedenti asilo è stato messo a dura prova. A dicembre più di 201.000 persone erano ospitate in diversi siti in tutto il Paese. Una piccola percentuale era ospitata in centri gestiti direttamente dalle autorità locali, generalmente considerati di elevata qualità, mentre il resto alloggiava in centri di qualità molto variabile, che includono strutture riadattate come ex scuole, caserme militari e appartamenti in edifici residenziali. Rappresentanti dell’UNHCR, dell’OIM e di altre organizzazioni umanitarie e organizzazioni non governative hanno denunciato che migliaia di stranieri con e senza permesso di soggiorno, tra cui migranti e rifugiati, risiedevano in edifici abbandonati e in strutture inadeguate e sovraffollate a Roma e in altre grandi città, disponendo inoltre di un accesso limitato a cure mediche, servizi di consulenza legale, istruzione di base e altri servizi pubblici.

In alcuni casi, rifugiati e richiedenti asilo che lavorano nell’economia sommersa non sono in grado di prendere appartamenti in affitto, soprattutto nelle grandi città, e spesso occupano abusivamente edifici, dove vivono insieme alle famiglie in condizioni inadeguate. Il 19 e il 24 agosto la polizia ha sgomberato con la forza centinaia di migranti e profughi che avevano occupato abusivamente un edificio nel centro di Roma. Amnesty International, Human Rights Watch e altre Ong hanno dichiarato che le autorità comunali di Roma non avevano offerto alloggi pubblici alternativi ai membri di questo gruppo che ne avevano i requisiti, fra cui figurano anche minorenni e profughi con regolare permesso di soggiorno.

Soluzioni durature: il Governo ha effettuato sforzi limitati per integrare i profughi nella società, con risultati ambivalenti. Ha distribuito i richiedenti asilo nelle diverse aree del Paese e ha garantito loro alloggio e servizi in attesa che venga presa in esame la loro richiesta, oltre a servizi di integrazione dopo la concessione dell’asilo. In collaborazione con l’OIM, ha aiutato i migranti e i rifugiati che hanno scelto di tornare nel loro Paese d’origine. Le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale impiegano tra i 6 e i 15 mesi, a seconda della regione, per prendere in esame le richieste di asilo. Se si tiene conto anche degli appelli, la procedura può durare fino a 2 anni.

Protezione temporanea: il Governo ha offerto protezione anche a individui privi dei requisiti per richiedere asilo. Tra gennaio e il 30 giugno ha garantito protezione umanitaria a 8.957 persone e protezione sussidiaria a 3.243 persone.

Sezione 3. Libertà di partecipare al processo politico

La Costituzione garantisce ai cittadini la possibilità di scegliere il proprio Governo attraverso elezioni a scadenze periodiche, libere e corrette, con voto segreto e basate su un suffragio universale e paritario.

Elezioni e partecipazione politica

Elezioni recenti: gli osservatori nazionali e internazionali hanno giudicato le elezioni parlamentari del 2013 libere e corrette.

Partecipazione delle donne e delle minoranze: nessuna legge limita la partecipazione delle donne e dei membri delle minoranze al processo politico, e queste categorie vi prendono effettivamente parte.

Sezione 4. Corruzione e mancanza di trasparenza nell’amministrazione pubblica

La legge prevede sanzioni penali per la corruzione dei pubblici ufficiali e in generale il Governo applica queste leggi in modo efficace, ma a volte i pubblici ufficiali coinvolti in attività corruttive restano impuniti. La corruzione rappresenta un problema e sono stati registrati casi di corruzione nel corso dell’anno.

Corruzione: l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha riferito che nel 2016 sono stati denunciati dai cittadini circa 4.000 casi di corruzione. Le autorità hanno registrato 2.028 violazioni del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici e 1.241 casi di reati commessi da dipendenti pubblici; hanno irrogato 935 sanzioni, inclusi 212 licenziamenti. Nel 2015 la Guardia di Finanza ha arrestato 241 persone e ne ha indagate altre 3.700 circa per abuso di potere, corruzione e truffa.

L’8 agosto la Corte di Cassazione ha condannato l’ex sostituto procuratore di Taranto Matteo Di Giorgio a 8 anni di reclusione per concussione, corruzione in atti giudiziari e truffa. Le autorità accusano Di Giorgio di aver abusato del suo potere per aver obbligato alcuni consiglieri comunali a dimettersi con lo scopo di isolare e costringere alle dimissioni un sindaco a lui ostile.

Trasparenza finanziaria: i parlamentari hanno l’obbligo di divulgare la propria situazione patrimoniale e il proprio reddito. Ogni Camera ha creato sul suo sito web un bollettino accessibile al pubblico che contiene informazioni su ogni parlamentare, ma solo se quest’ultimo ha acconsentito alla pubblicazione online. La legge stabilisce che i presidenti di ciascuna Camera possono ordinare ai parlamentari che non ottemperano a tale obbligo di presentare le loro dichiarazioni nell’arco di 15 giorni, ma non prevede altre sanzioni. La situazione patrimoniale dei ministri dev’essere pubblicata online.

Sezione 5. Atteggiamento del Governo riguardo a inchieste internazionali e di organizzazioni non governative su presunte violazioni dei diritti umani

Le varie organizzazioni nazionali e internazionali per i diritti umani in generale svolgono la loro attività senza alcuna restrizione da parte del Governo, indagando e pubblicando quello che scoprono riguardo a casi di violazioni dei diritti umani. I funzionari pubblici hanno un atteggiamento collaborativo nei confronti di questi gruppi e prestano attenzione ai loro pareri.

Organismi dello Stato per la difesa dei diritti umani: il Comitato Interministeriale dei Diritti dell’Uomo del ministero degli Affari Esteri e la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato della Repubblica si occupano di casi internazionali e di casi nazionali di alto profilo. L’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri assiste le vittime di discriminazioni.

Sezione 6. Discriminazioni e abusi da parte della società e traffico di persone

Donne

Stupri e violenze domestiche: la pena prescritta per lo stupro, incluso lo stupro coniugale, va dai 5 ai 12 anni di reclusione. La legge considera reato penale i maltrattamenti fisici ai danni di una donna anche se a commetterli sono dei familiari, persegue penalmente gli autori di violenze contro le donne e protegge l’identità delle donne coinvolte. Le tutele giuridiche contro le violenze all’interno della famiglia consentono, per i casi urgenti, la presentazione di un’istanza di parte presso un tribunale civile. Le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie perseguono i responsabili di violenze contro le donne, ma le vittime spesso rifiutano di sporgere denuncia per paura, vergogna o ignoranza della legge. Una legge che riguarda specificamente lo stalking prevede, fra le altre cose, la detenzione obbligatoria per atti di violenza sessuale, anche quando a commetterli è il partner.

Tra gennaio e luglio le forze dell’ordine hanno ricevuto 2.333 denunce di casi di violenza sessuale e arrestato 2.438 presunti colpevoli. Secondo uno studio del 2016 dell’Istituto Nazionale di statistica (ISTAT), il 31,5 per cento delle donne fra i 16 e i 70 anni di età è stato vittima di violenze fisiche o sessuali. Tra gennaio e luglio 50 donne sono state uccise dal proprio partner.

Il Dipartimento per le Pari Opportunità gestisce un numero verde per le vittime di violenze che cercano assistenza immediata e un rifugio temporaneo. Gestisce anche un numero verde per vittime di stalking. Da gennaio al 30 novembre il numero verde ha ricevuto 29.939 chiamate.

Mutilazioni genitali femminili: le mutilazioni genitali femminili rappresentano un problema in alcune comunità di immigrati. Sono un reato punibile con pene fino a 12 anni di reclusione. La maggior parte delle mutilazioni sono state eseguite al di fuori del Paese. Il Dipartimento per le Pari Opportunità ha attivato un numero verde per le vittime e altre parti coinvolte che vogliono richiedere il supporto delle autorità e delle organizzazioni non governative.

Molestie sessuali: i casi minori di molestie sessuali verbali in pubblico sono punibili con la reclusione fino a 6 mesi e un’ammenda fino a 516 euro. Il Governo fa rispettare efficacemente la legge. Secondo un decreto del Governo, gli abusi emotivi basati sulla discriminazione di genere costituiscono un reato. Le forze dell’ordine indagano sulle denunce di molestie presentate alle autorità.

Controllo coercitivo della crescita demografica: non sono stati registrati casi di aborti forzati, sterilizzazioni obbligatorie o altri metodi di controllo coercitivo della crescita demografica. Stime sulla mortalità materna e l’uso dei metodi di contraccezione sono disponibili all’indirizzo: www.who.int/reproductivehealth/publications/monitoring/maternal-mortality-2015/en/.

Discriminazioni: la legge attribuisce alle donne gli stessi diritti degli uomini. Il Governo fa rispettare le leggi vietando ogni forma di discriminazione in tutti i settori.

Minori

Iscrizione all’anagrafe: un bambino ottiene automaticamente la cittadinanza italiana se è figlio di cittadini italiani, se nasce in territorio italiano da genitori ignoti o apolidi o se è figlio di genitori stranieri il cui Paese di origine non riconosce la cittadinanza a un bambino nato all’estero. La cittadinanza è inoltre garantita se il bambino viene abbandonato sul suolo italiano e in caso di adozione. Gli enti locali registrano immediatamente tutte le nascite. I minori non accompagnati che entrano nel Paese ricevono automaticamente un permesso di soggiorno.

Abusi ai danni di minori: nel 2016 il Telefono Azzurro, un’organizzazione non governativa che difende i diritti dei minori, ha ricevuto circa 4.000 denunce di abusi ai danni di minori.

Matrimoni precoci e matrimoni forzati: l’età minima prescritta dalla legge per potersi sposare è 18 anni, ma i tribunali minorili possono autorizzare il matrimonio di minori che abbiano compiuto almeno 16 anni. Secondo le organizzazioni non governative, centinaia di donne sono state vittime di matrimoni forzati. L’8 aprile i mezzi di informazione locali hanno riportato un caso in cui una minorenne sarebbe stata costretta dai familiari, tutti di origine marocchina, a sposare un uomo più anziano. Le autorità sono intervenute e hanno portato la presunta vittima in una comunità protetta.

Sfruttamento sessuale ai danni di minori: le autorità fanno rispettare  le leggi che proibiscono lo sfruttamento sessuale, la vendita di minori, l’offerta o l’induzione di un minore alla prostituzione e le pratiche legate alla pedopornografia. Gli osservatori indipendenti e il Governo stimano ad almeno 3.500 i minori stranieri vittime di sfruttamento sessuale. Secondo il Ministero della Giustizia, da gennaio al 15 settembre le autorità hanno arrestato 174 persone (159 cittadini italiani e 15 stranieri) per sfruttamento di minori a fine di prostituzione.

Nel 2016 il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia, un’unità speciale del Servizio della polizia postale e delle comunicazioni della Polizia di Stato, ha passato al vaglio più di 410.000 siti web e ha denunciato 449 persone agli inquirenti. Le autorità hanno arrestato 51 persone per reati legati alla pedopornografia su internet.

L’età minima per avere rapporti sessuali consensuali varia dai 13 ai 16 anni, in base al rapporto fra i partner.

Minori sfollati: il ministero dell’Interno ha riferito che tra gennaio e il 1° dicembre sono arrivati nel Paese circa 15.540 minori non accompagnati. Alla data del 31 agosto circa 8.900 di loro erano ospitati in comunità protette.

Sottrazione internazionale di minori: il Paese aderisce alla Convenzione dell’Aja del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori. Si veda l’Annual Report on International Parental Child Abduction del dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America all’indirizzo: travel.state.gov/content/childabduction/en/legal/compliance.html.

Antisemitismo

In Italia risiedono approssimativamente 30.000 ebrei. I pregiudizi antisemiti nella società perdurano. Alcuni gruppi estremisti si sono resi responsabili di dichiarazioni e azioni antisemite, fra cui atti vandalici e pubblicazione di materiale antisemita su internet.

Il 14 giugno l’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea ha riferito che nel corso del 2016 sono stati registrati 130 episodi di antisemitismo, ma nessuna aggressione violenta. L’Osservatorio ha riferito un incremento del numero di offese e insulti via internet. La maggior parte degli episodi sono avvenuti durante le festività o celebrazioni ebraiche.

Il 12 aprile, a Bologna, la polizia ha fronteggiato un uomo che stava gridando imprecazioni in arabo. Nel corso della colluttazione questi ha estratto un coltello e ha minacciato: “Siete ebrei, vi ammazzo tutti”. Prima di essere arrestato ha inoltre  ferito due agenti.

Il 7 febbraio un tribunale di Roma ha assolto due tifosi della squadra di calcio SS Lazio, che erano stati filmati nel 2013 mentre intonavano il coro denigratorio “giallorosso ebreo”, rivolto ai tifosi dell’altra squadra romana, l’AS Roma. Il tribunale ha esaminato il caso e ha stabilito che i cori non costituiscono reato perché sono stati pronunciati “nel contesto di una rivalità sportiva”. La presidente della comunità ebraica romana Ruth Dureghello, in una lettera di protesta contro l’assoluzione, ha affermato che si è trattato di un “precedente allarmante per la giustizia”, perché “legittima l’utilizzo dell’aggettivo ‘ebreo’ in forma dispregiativa” come strumento di derisione razzista durante gli eventi sportivi.

Il 22 ottobre alcuni tifosi della squadra di calcio SS Lazio hanno lasciato in una sezione dello Stadio olimpico di Roma degli adesivi che raffiguravano Anna Frank con indosso la maglietta dell’AS Roma e slogan antisemiti come “romanista ebreo”. Il Governo e le autorità calcistiche hanno condannato unanimemente questo atto. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito l’episodio un “atto disumano e allarmante per il nostro Paese”, mentre il Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni ha affermato che quanto successo “è incredibile, inaccettabile e non può essere minimizzato”. Il presidente della SS Lazio, Claudio Lotito, si è recato in visita al Tempio Maggiore di Roma, la principale sinagoga della capitale, per deporre una corona di fiori e affermare la volontà della squadra di affrontare il problema dell’antisemitismo fra i suoi tifosi. Lotito ha annunciato l’intenzione di portare tutti gli anni gruppi di tifosi in visita nei campi di concentramento, per far capire loro la storia dell’Olocausto. Il 24 ottobre la polizia ha annunciato di aver identificato una ventina di tifosi responsabili dell’accaduto, fra cui due minori. La Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ha disposto che tutte le partite quella settimana iniziassero con la lettura di un passaggio del Diario di Anna Frank e i giocatori hanno regalato ai bambini che accompagnavano le squadre sul campo delle copie del Diario e dell’opera di Primo Levi Se questo è un uomo.

Slogan e scritte antisemite sono comparsi in alcune città, fra cui Roma e Viareggio. Il 3 settembre, a Milano, le autorità hanno scoperto una svastica e una scritta che recitava “No agli ebrei” su una fermata d’autobus vicino a una scuola ebraica e a negozi proprietà di ebrei. Fra gli altri episodi di vandalismo si segnala il danneggiamento di una pietra d’inciampo che commemora le vittime dell’Olocausto a Milano, il 27 gennaio.

L’incitamento all’odio su internet e gli atti di bullismo sono le forme più comuni di aggressioni antisemite, secondo la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.

A settembre la Camera dei Deputati ha approvato una legge che rende reato penale il fanatismo fascista. La misura prevede il carcere per chi effettua in pubblico un saluto romano, il gesto a braccio teso comunemente usato da fascisti e nazisti. Anche chi esibisce o vende cimeli fascisti o nazisti può rischiare condanne a pene detentive fra i sei mesi e i due anni, incrementate di otto mesi se la vendita di tali prodotti è effettuata per via telematica.

A gennaio l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, ha trasferito alla comunità ebraica una struttura di proprietà della Chiesa costruita sopra le rovine della Grande Sinagoga di Palermo.

Traffico di persone

Si veda il Trafficking in Persons Report del dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America all’indirizzo:

Persone con disabilità

La legge vieta le discriminazioni contro persone affette da disabilità fisiche, sensoriali, intellettuali e mentali. Il Governo fa rispettare tali disposizioni, ma sono stati registrati episodi di discriminazione da parte della società e nell’impiego. Anche se la legge impone di garantire alle persone con disabilità l’accesso agli edifici pubblici e ai trasporti pubblici, le barriere fisiche continuano a rappresentare un problema,

Minoranze nazionali/razziali/etniche

Le violenze e le discriminazioni da parte della società contro le popolazioni rom, sinti e camminanti, e altre minoranze etniche, continuano a costituire un problema. Sono stati registrati casi di discriminazioni basate sulla razza o l’etnia nella professione e nell’impiego.

La stampa e le organizzazioni non governative hanno riportato casi di incitamento all’odio, aggressioni violente, sgomberi forzati di accampamenti abusivi e vessazioni da parte delle autorità comunali. Secondo l’organizzazione non governativa Associazione 21 Luglio, l’alloggio rimane un problema grave per 29.000 rom, quasi tutti nati all’estero. In totale, 19.000 persone vivono in campi autorizzati, e altre 10.000 in accampamenti abusivi a Roma e altrove, mentre le autorità hanno condotto 100 sgomberi tra gennaio e agosto. Le autorità locali non sempre hanno fornito soluzioni abitative alternative adeguate. Il 27 agosto ignoti incendiari hanno appiccato il fuoco a un campo rom di Napoli, distruggendo le baracche e le roulotte dove vivevano numerose famiglie.

Atti di violenza, discriminazioni e altri abusi basati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere

Non esiste alcuna disposizione di legge che consideri l’orientamento sessuale della vittima una circostanza aggravante nei reati generati dall’odio. Organizzazioni non governative credibili hanno riferito episodi di violenza, discriminazione e incitamento all’odio nel corso dell’anno.

La stampa ha riportato casi isolati di violenze contro coppie di gay e lesbiche nel corso dell’anno. La Gay Help Line, un’organizzazione non governativa che gestisce un numero verde che offre supporto alle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali, ha ricevuto in media 20.000 chiamate l’anno. Circa il 70 per cento dei chiamanti ha denunciato casi di discriminazioni e omofobia, il 13 per cento episodi di ricatti e minacce e l’11 per cento casi di violenze e abusi fisici. Circa 300 persone fra i 12 e i 25 anni di età hanno denunciato episodi di violenze fra le mura domestiche.

Sezione 7. Diritti dei lavoratori

a. Libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva

La legge, inclusi i regolamenti e i relativi statuti, sancisce il diritto dei lavoratori di costituire organizzazioni sindacali indipendenti e di aderirvi, di condurre contrattazioni collettive e di convocare scioperi nell’ambito della legge. La discriminazione antisindacale è illegale e i lavoratori licenziati per attività sindacali hanno il diritto di chiedere il reintegro, a patto che il loro datore di lavoro abbia più di 15 dipendenti in un reparto o più di 60 in tutto il Paese.

La legge proibisce di costituire organizzazioni sindacali all’interno delle forze armate. Per gli scioperi che riguardano servizi pubblici essenziali (come trasporti, servizi igienico-sanitari e sanità), la legge stabilisce l’obbligo di fornire un preavviso maggiore e il divieto di scioperi multipli, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Nel settore del trasporto pubblico, la legge consente lo sciopero solo se le sigle sindacali che lo convocano rappresentano almeno il 50 per cento della forza lavoro.

Il Governo fa rispettare efficacemente queste leggi. I datori di lavoro che le violano sono soggetti a pene pecuniarie e detentive, o entrambe. Queste sanzioni in genere rappresentano un deterrente sufficiente a scoraggiare le violazioni, anche se le procedure amministrative e giudiziarie a volte subiscono lunghi ritardi. I giudici hanno efficacemente sanzionato alcuni casi di violazioni.

Lo Stato e i datori di lavoro in generale rispettano la libertà di associazione e il diritto di condurre contrattazioni collettive. I datori di lavoro in generale rispettano il diritto dei lavoratori di organizzarsi e di condurre contrattazioni collettive, anche se sono stati registrati casi in cui hanno annullato unilateralmente accordi contrattuali. I datori di lavoro continuano a usare contratti a tempo determinato e subappalti per evitare di assumere lavoratori con diritto alla contrattazione collettiva.

b. Divieto di lavoro forzato o coatto

La legge vieta qualsiasi forma di lavoro forzato o coatto e il Governo fa rispettare con efficacia tali disposizioni. Le pene per le violazioni sono sufficientemente severe. Le condanne effettivamente comminate dai tribunali per lavoro forzato e coatto, tuttavia, sono notevolmente più basse di quelle previste dalla legge. La legge prevede pene severe per gli intermediari illeciti (“caporali”) e le imprese che sfruttano i lavoratori nel settore agricolo. Specifica le condizioni in cui si può parlare di sfruttamento dei braccianti e include programmi speciali a sostegno dei lavoratori stagionali impiegati nell’agricoltura. La legge punisce il reclutamento illegale di lavoratori vulnerabili e il lavoro forzato (il cosiddetto “caporalato”).

Nel corso dell’anno sono stati registrati casi di lavoro forzato. Nell’edilizia, nei servizi domestici, negli alberghi, nei ristoranti e nel settore agricolo, soprattutto al Sud, sono stati registrati casi di servitù per debiti. Sono stati registrati casi di uomini e donne cinesi costretti a lavorare in stabilimenti tessili e persone con disabilità provenienti da Romania e Albania obbligate a mendicare. In uno di questi casi, il 27 giugno, le autorità hanno arrestato due fratelli, proprietari di un’azienda agricola in provincia di Ragusa, con l’accusa di sfruttamento di braccianti agricoli. I fratelli erano sospettati di aver assunto 26 braccianti, fra cui 19 richiedenti asilo, 5 rumeni e 2 tunisini, e di averli pagati 25 euro per almeno 8 ore di lavoro al giorno, compresi fine settimana e festività, senza congedo retribuito. Sette di questi braccianti vivevano in un appartamento fatiscente all’interno dell’azienda agricola.

Sono stati registrati anche casi di bambini vittime di lavoro forzato (si veda la sezione 7.c).

Si veda anche il Trafficking in Persons Report del dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America all’indirizzo:

c. Divieto di lavoro minorile ed età lavorativa minima

La legge proibisce di assumere minori al di sotto dei 16 anni di età. Per i minori sono previste restrizioni specifiche all’impiego in lavori rischiosi o pericolosi per la salute, come le attività che implicano la potenziale esposizione a sostanze e gas pericolosi, l’estrazione mineraria, i lavori di scavo e il lavoro con apparati di sollevamento ad alimentazione elettrica. Le pene per chi assume manodopera minorile includono pesanti ammende a carico del datore di lavoro o la sospensione delle attività commerciali dell’azienda. Il Governo in generale riesce ad applicare efficacemente queste leggi nel settore dell’economia legale. L’applicazione è inefficace nel settore, relativamente ampio, dell’economia sommersa, specialmente al Sud, dove sono comuni le imprese a conduzione familiare.

Sono stati registrati casi di lavoro minorile nel corso dell’anno. Il numero di migranti clandestini tra i 15 e i 18 anni di età che entrano nel Paese da Libia ed Egitto è aumentato. Quelli che entrano nel mercato del lavoro sommerso lavorano principalmente nel settore manifatturiero e nei servizi.

Nel 2016 l’Ispettorato del lavoro ha denunciato 236 casi di minori che lavoravano illegalmente, nella maggioranza dei casi (il 71 per cento) nel settore dei servizi. Il Ministero dell’Interno ha riferito che nel corso dell’anno circa 15.540 minori non accompagnati, provenienti principalmente dall’Africa Subsahariana, sono arrivati nel Paese fuggendo da guerre e povertà, in condizioni di particolare vulnerabilità e fragilità.

Una legge approvata il 29 marzo garantisce protezione ai minori stranieri non accompagnati, creando un sistema di protezione che gestisce i minori dal momento in cui sbarcano nel Paese fino al momento in cui raggiungono la maggiore età e sono in grado di mantenersi autonomamente. Alla data di aprile il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali aveva identificato 15.939 minori non accomnpagnati, 5.271 dei quali erano fuggiti dalle strutture in cui erano ospitati. Fra quelli assistiti, il 93 per cento era di sesso maschile e circa l’82 per cento aveva fra i 16 e i 17 anni di età.

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è al corrente del fatto che i minori non accompagnati corrono rischi maggiori di essere avviati al lavoro minorile e si impegna per impedire che vengano sfruttati collocandoli in comunità protette, che garantiscano loro istruzione e altri servizi. La legge del 29 marzo ha istituito anche un albo di tutori volontari, selezionati e addestrati presso il tribunale minorile, per contribuire a proteggere i minori non accompagnati.

d. Discriminazioni nell’impiego e nella professione

Sono stati registrati casi di discriminazioni nell’impiego basate sulla razza o l’etnia. I sindacati hanno criticato il Governo per non aver fornito all’UNAR le risorse sufficienti per intervenire in tutti i casi di discriminazione, e per la mancanza di misure legali adeguate ad affrontare nuove tipologie di discriminazione.

Sono stati registrati anche casi di discriminazioni basate sul genere, la religione, la disabilità, l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Il Governo ha portato avanti campagne informative per promuovere la diversità e la tolleranza, anche sul luogo di lavoro.

In molti casi le vittime di discriminazioni non sono disposte a richiedere le forme di tutela offerte dalle leggi sul lavoro o dai contratti collettivi. Le donne sono sottorappresentate nei vertici della magistratura giudicante e inquirente. Solo il 14 per cento dei Comuni ha un sindaco donna. La Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB) ha riferito che nel corso dell’anno le donne rappresentavano circa il 30 per cento dei consiglieri di amministrazione delle società quotate in Borsa, contro il 6 per cento nel 2008. Secondo i dati di EUROSTAT, nel 2015 i guadagni lordi orari percepiti dalle donne erano mediamente più bassi del 7,3 per cento di quelli degli uomini. Anche il tasso di occupazione delle donne resta relativamente basso nel Paese.

e. Condizioni di lavoro accettabili

La legge non stabilisce un salario minimo, ma i contratti collettivi di lavoro negoziati tra i sindacati e i datori di lavoro hanno fissato dei minimi salariali per diversi settori economici. Nel 2016 il Governo ha fissato la soglia di povertà ufficiale a 1.061,35 euro al mese per una famiglia di due persone.

Per legge, la settimana lavorativa è di 40 ore. Gli straordinari non possono andare oltre le 2 ore al giorno, o una media di 12 ore a settimana. A meno che un contratto collettivo non disponga diversamente, la legge stabilisce che nel settore industriale lo straordinario non possa superare le 80 ore a trimestre e le 250 ore all’anno. La legge vieta gli straordinari forzati e prevede ferie annue retribuite, impone periodi di riposo pari a 1 giorno a settimana e 11 ore al giorno e prevede una retribuzione maggiore per gli straordinari.

La legge fissa i parametri di base per la salute e la sicurezza del lavoro, nonché le linee guida per gli indennizzi in caso di infortuni sul lavoro. L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) ha dichiarato che in genere i lavoratori sono in grado di rifiutare condizioni che possono rappresentare un rischio per la salute o la sicurezza senza mettere in pericolo il mantenimento del posto di lavoro, e le autorità tutelano i lavoratori in questa situazione.

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è responsabile dell’applicazione di queste leggi e, con il costante stimolo dei sindacati, le fa rispettare efficacemente nel settore dell’economia legale. Nel settore dell’economia sommersa, che dà lavoro, secondoo le stime, al 16 per cento della forza lavoro nazionale, le leggi sul lavoro vengono fatte rispettare solo in parte.

Le risorse, le ispezioni e le sanzioni pecuniarie in generale sono adeguate a garantire il rispetto della legge solo nel settore dell’economia legale. Le sanzioni per le violazioni includono pene detentive e pecuniarie, ma non sono sufficienti a scoraggiare le violazioni.

Nel 2016 gli ispettori del lavoro e i Carabinieri hanno condotto ispezioni in 141.920 aziende, individuando 62.106 lavoratori non dichiarati, 1.357 immigrati clandestini e 236 lavoranti al di sotto dei limiti di età consentiti. Gli ispettori hanno riscontrato 12.800 casi di violazioni della normativa sull’orario di lavoro e hanno sospeso circa 7.000 aziende dove almeno un quinto dei dipendenti lavorava senza un contratto formale.

I lavoratori in nero spesso sono sfruttati e sottopagati, lavorano in condizioni anti-igieniche o sono esposti a rischi per la sicurezza. Prassi di questo tipo interessano soprattutto il settore dei servizi, l’edilizia e l’agricoltura.

Nel novembre del 2016 un centro di ricerca indipendente, il CGIA, ha stimato in 3,1 milioni il numero di lavoratori irregolari nel Paese, il 40 per cento dei quali nelle regioni del Sud. In alcune aree della Calabria, della Puglia, della Campania e della Sicilia sono stati registrati numeri elevati di lavoratori stranieri in nero che vivono e lavorano in condizioni inadeguate o insicure.