Rapporto 2020 sul rispetto dei diritti umani – Italia

30 marzo 2021
Rapporto sul rispetto dei diritti umani – Italia
(available in English)

SINTESI

La Repubblica italiana è una democrazia multipartitica, con un Parlamento bicamerale composto dalla Camera dei deputati e dal Senato. La Costituzione attribuisce il potere esecutivo al Consiglio dei ministri, guidato dal presidente del consiglio. Il presidente della Repubblica è il capo dello Stato e nomina il presidente del consiglio dopo un giro di consultazioni con i leader di tutti i partiti politici rappresentati in Parlamento. Le elezioni parlamentari del marzo 2018 sono state giudicate libere e corrette.

La Polizia di Stato e i Carabinieri hanno il compito di mantenere la sicurezza interna. La Polizia di Stato fa capo al ministero dell’Interno. I Carabinieri fanno capo al ministero della Difesa, ma sono soggetti anche al coordinamento del ministero dell’Interno: sostanzialmente, sono una forza di polizia interna organizzata secondo criteri militari, con alcune responsabilità al di fuori dei confini nazionali. Le forze armate sono responsabili della sicurezza esterna, ma hanno anche compiti specifici in materia di sicurezza interna, ad esempio per quanto riguarda la sorveglianza degli edifici pubblici. Le autorità civili esercitano un controllo effettivo sulle forze di sicurezza. Sono stati registrati casi di abusi da parte di membri delle forze di sicurezza.

Le problematiche rilevanti in materia di diritti umani includono: episodi di violenze o minacce di violenze contro giornalisti; respingimenti; episodi di violenze o minacce di violenze con motivazioni antisemite; reati che includono violenze o minacce di violenze contro membri di gruppi nazionali/razziali/etnici minoritari.

Lo Stato individua, indaga, persegue penalmente e punisce i funzionari pubblici che commettono violazioni dei diritti umani.

Sezione 1. Rispetto dell’integrità della persona, inclusa la garanzia di non incorrere in:

a. Esecuzioni arbitrarie e altre uccisioni illegali o dettate da motivazioni politiche

Il 2 marzo la Procura di Napoli ha incriminato per omicidio un carabiniere che aveva ucciso un minorenne in reazione a un tentativo di rapina a mano armata avvenuto il 29 febbraio. I legali del carabiniere hanno dichiarato che l’uomo riteneva che la vittima rappresentasse una minaccia immediata per la sua vita e aveva agito per autodifesa.

Le procure indagano sui reati commessi dalle forze dell’ordine e aprono procedure giudiziarie a carico dei sospettati. I tribunali indagano sulle accuse di omicidio a carico di esponenti delle forze dell’ordine e perseguono penalmente i responsabili. La magistratura militare indaga sulle accuse di omicidio a carico di esponenti delle forze armate e persegue penalmente i responsabili.

b. Sparizioni

Non sono stati registrati casi di sparizioni a opera o per conto delle autorità pubbliche.

c. Torture e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti

La Costituzione e la legge vietano pratiche di questo genere, ma sono stati registrati alcuni casi di pubblici ufficiali che vi hanno fatto ricorso.

In una relazione sulla visita in Italia effettuata nel marzo del 2019, il Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti del Consiglio d’Europa (CPT) ha riferito di aver ascoltato numerose denunce di maltrattamenti fisici dei detenuti da parte delle guardie penitenziarie nel carcere di Viterbo, soprattutto con schiaffi, pugni e calci; uno degli episodi denunciati parlava, nello specifico, di un detenuto colpito ripetutamente sulla testa con le chiavi di metallo di una cella. Nel carcere di Saluzzo, la delegazione del CPT ha ascoltato altre denunce di maltrattamenti fisici dei detenuti da parte delle guardie con pugni e calci. Nei penitenziari di Biella e di Milano Opera, ha raccolto alcune denunce di maltrattamenti fisici, riguardanti per lo più un uso eccessivo della forza da parte delle guardie penitenziarie nei confronti dei detenuti.

Il 22 luglio le autorità hanno chiuso una stazione dei Carabinieri di Piacenza e arrestato 11 carabinieri sospettati di aver messo in piedi un’associazione criminale che dal 2017 al 2020 si è resa responsabile di arresti illegittimi, torture ai danni di persone sotto custodia, traffico di stupefacenti ed estorsioni. Il 20 luglio la procura di Torino ha aperto un’inchiesta per favoreggiamento a carico del direttore e del comandante della polizia penitenziaria del carcere del capoluogo piemontese per almeno 10 casi di maltrattamenti ai danni di detenuti nel 2018 e nel 2019, e per non aver denunciato alle autorità i responsabili.

Secondo il quotidiano Domani, il 6 aprile, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, circa 300 guardie penitenziarie hanno radunato e pestato un gruppo di detenuti che protestava per avere più mascherine, guanti e disinfettanti per proteggersi dal covid-19. Secondo testimonianze rese all’organizzazione non governativa (ONG) Associazione Antigone, diversi detenuti sono stati denudati, insultati e picchiati. I pubblici ministeri hanno aperto indagini su 57 guardie penitenziarie per tortura e abuso di potere.

Secondo il portale internet Conduct in UN Field Missions, a luglio un soldato italiano della Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano è stato accusato di sfruttamento sessuale e abusi. L’accusa riguardava un rapporto di sfruttamento con una persona adulta. Alla data di settembre, le indagini delle autorità italiane erano ancora in corso.

L’impunità delle forze di sicurezza non rappresenta un problema significativo.

Condizioni delle prigioni e delle strutture detentive

Le condizioni delle prigioni e delle strutture detentive complessivamente rispettano i parametri internazionali, ma alcune strutture soffrono di problemi di sovraffollamento e vetustà.

Condizioni fisiche: la popolazione carceraria nei penitenziari di Latina, Larino (in provincia di Campobasso) e Taranto è pari a oltre il 200 per cento della capacità della struttura. La legge prescrive che i detenuti in attesa di giudizio vengano tenuti separati da quelli che hanno ricevuto una condanna definitiva, ma nei penitenziari succitati, secondo l’Associazione Antigone, sono collocati nelle stesse sezioni del carcere.

Il CPT ha riscontrato un degrado delle condizioni fisiche e strutturali in un’ala del carcere di Viterbo. Secondo un rapporto pubblicato a maggio dall’Associazione Antigone, in 25 penitenziari, sui 98 visitati tra il 2019 e il 2020, le celle non rispettavano i requisiti minimi di 3 metri quadri per ogni detenuto. La mancanza di attività per i detenuti ha contribuito, in alcuni casi, a episodi di autolesionismo. L’ONG Ristretti ha riferito che da inizio anno a ottobre si sono suicidati 46 detenuti. In molti casi, l’assistenza sanitaria nelle carceri (sul piano della diagnostica, delle terapie e del supporto psichiatrico, fra le altre cose) è inadeguata. La sospensione delle visite dei familiari disposta nel quadro delle misure per contrastare la pandemia di covid-19 inizialmente ha scatenato rivolte nelle carceri. Queste rivolte, fra il 7 marzo e il 10 aprile, hanno coinvolto circa 10.000 detenuti in 49 dei 149 centri di detenzione esistenti nel Paese, con 13 vittime fra i detenuti. Il bilancio più grave si è avuto nel carcere di Modena, con 9 vittime; 4 di queste sono morte per overdose dopo aver saccheggiato la farmacia del carcere. Le ONG hanno espresso preoccupazione per la capacità della direzione penitenziaria di contenere la diffusione del covid-19 in carceri come quello di San Vittore a Milano, dove le celle sono piccole e condivise da più detenuti. A causa della pandemia di covid-19, il Governo ha autorizzato i giudici a rilasciare singoli detenuti considerati ad alto rischio e ha introdotto le visite virtuali con i familiari.

Amministrazione: le autorità aprono un’inchiesta, se ci sono denunce credibili di maltrattamenti. Diversi detenuti stranieri di religione musulmana, nelle carceri di Biella e di Viterbo, si sono lamentati con il CPT perché le loro esigenze religiose non venivano prese adeguatamente in considerazione nella somministrazione dei pasti.

Vigilanza indipendente: il Governo consente a organizzazioni indipendenti per la difesa dei diritti umani, ai parlamentari e ai mezzi di informazione di visitare le carceri e i centri di detenzione. Inoltre, garantisce ai rappresentanti dell’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e alle ONG l’accesso ai centri di detenzione per migranti e rifugiati, in linea con le procedure normalmente adottate dall’UNHCR. Il 21 gennaio il CPT ha pubblicato un rapporto sulla visita effettuata nel Paese nel marzo del 2019.

d. Arresti o detenzioni arbitrarie

La Costituzione proibisce gli arresti e le detenzioni arbitrarie e garantisce a ogni individuo il diritto di contestare in tribunale la legalità del proprio arresto o della propria detenzione. Il Governo in generale rispetta tali obblighi.

Procedure di arresto e trattamento dei detenuti

Per arrestare una persona le forze dell’ordine hanno bisogno del mandato di un giudice, tranne nei casi in cui un reo venga sorpreso in flagranza di reato o esista un pericolo specifico e immediato a cui far fronte. La legge impone alle autorità di informare un detenuto sulla ragione del suo arresto. Quando le autorità arrestano una persona senza un mandato, un tribunale del riesame è chiamato a decidere, entro 24 ore, se esistono prove sufficienti per convalidare l’arresto. A quel punto, un pubblico ministero ha 48 ore per confermare l’arresto e raccomandare il rinvio a giudizio. Nei casi di presunta attività terroristica, le autorità possono trattenere i sospettati per 48 ore prima di portare il caso davanti a un magistrato. Questi diritti e procedure sono generalmente rispettati.

Non esiste l’istituto della libertà su cauzione; tuttavia, i giudici possono concedere la libertà provvisoria ai detenuti in attesa di giudizio. Lo Stato si fa carico dei costi dell’assistenza legale per le persone indigenti. La legge impone alle autorità di consentire a un detenuto di parlare con un avvocato entro 24 ore dall’arresto, o entro 48 ore nel caso di presunte attività terroristiche. Tuttavia, in circostanze eccezionali,

se il pubblico ministero ha necessità di interrogare l’imputato riguardo a questioni legate a reati di criminalità organizzata o se il giudice paventa il rischio che l’avvocato possa tentare di inquinare le prove, possono passare fino a cinque giorni prima che l’imputato sia autorizzato a conferire con il proprio legale.

Carcerazione preventiva: la carcerazione preventiva oltre i termini stabiliti dalla legge (fra i 2 e i 6 anni) e i ritardi nei processi rappresentano un problema. Le autorità normalmente rispettano i limiti massimi previsti per la carcerazione preventiva, e in nessun caso quest’ultima è stata pari o superiore alle pene massime previste per il reato che l’imputato era accusato di aver commesso. Secondo analisti indipendenti e magistrati, la lunghezza dei processi è dovuta al gran numero di casi di droga e immigrazione in attesa di giudizio, alla mancanza di misure di riparazione giudiziaria e alla distribuzione insufficiente degli uffici e delle risorse, che include la carenza di magistrati e personale giudiziario.

In alcuni casi non è stato possibile porre questi detenuti agli arresti domiciliari, perché non possedevano una residenza legale o per carenza di risorse, come agenti, magistrati e personale giudiziario.

e. Negazione del diritto a un processo pubblico ed equo

La Costituzione garantisce l’indipendenza del potere giudiziario e in generale il Governo rispetta l’indipendenza e l’imparzialità della magistratura. Sono stati registrati casi sporadici in cui la giustizia è stata ostacolata da episodi di corruzione giudiziaria e casi di indagini condotte per motivazioni politiche. Diversi processi subiscono lunghi ritardi.

Procedure processuali

La Costituzione garantisce il diritto a un processo pubblico ed equo, e una magistratura indipendente in generale assicura il rispetto di tale diritto.

Gli imputati sono considerati innocenti fino a prova contraria e hanno il diritto di essere informati in maniera rapida e dettagliata delle accuse a loro carico. I processi sono pubblici e imparziali, ma possono subire ritardi se non ci sono abbastanza giudici e personale giudiziario, o a causa di manovre messe in atto dagli avvocati. Gli imputati hanno il diritto di essere presenti al processo.

La legge garantisce agli imputati il diritto di consultare tempestivamente un avvocato di loro scelta o gliene fornisce uno a spese dello Stato se non sono in condizioni di pagarlo. Gli imputati dispongono di un tempo adeguato per discutere e preparare il processo insieme ai loro avvocati, in strutture appropriate messe a disposizione in tutte le carceri. Esperti di diritto hanno segnalato che alcuni detenuti stranieri non hanno la possibilità di accedere in modo tempestivo agli indispensabili servizi di interpretariato o traduzione. Un imputato può chiedere un contraddittorio con i testimoni d’accusa o interrogarli, e presentare testimoni e prove a proprio discarico. Gli imputati non possono essere costretti a deporre o a confessare la propria colpevolezza e hanno il diritto di ricorrere in appello contro le sentenze.

Le istituzioni nazionali ed europee hanno criticato la lentezza delle procedure giudiziarie. Secondo i dati del ministero della Giustizia, il tempo necessario per arrivare a una sentenza di primo grado per i reati penali nel 2019 era mediamente di 392 giorni, e di 840 giorni in caso di ricorso in appello. Le norme sulla prescrizione stabiliscono che un processo penale deve terminare entro una data specifica. Sono i tribunali a decidere sull’applicabilità di tali norme. Gli imputati in alcuni casi hanno sfruttato a proprio vantaggio i ritardi delle procedure giudiziarie per far scadere i termini della prescrizione ed evitare in tal modo una sentenza di condanna o assicurarsi il rilascio in attesa del processo di appello. Nel 2018, secondo i dati del ministero della Giustizia, la prescrizione era stata applicata a 120.907 procedure giudiziarie.

La percentuale di detenuti con sentenza definitiva o non impugnabile in appello è aumentata negli ultimi 10 anni. Alla data del 30 settembre il 66 per cento dei detenuti aveva ricevuto una sentenza definitiva, contro il 51 per cento del 2009.

Prigionieri e detenuti politici

Non sono stati registrati casi di prigionieri o detenuti per ragioni politiche.

Procedure giudiziarie civili e risarcimenti

La legge stabilisce che gli individui e le organizzazioni possono chiedere risarcimenti in sede civile per le violazioni dei diritti umani attraverso i tribunali nazionali. Gli individui, una volta esaurite tutte le possibilità di appello nei tribunali nazionali, possono rivolgersi, per casi riguardanti presunte violazioni dei diritti umani da parte dello Stato, alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Restituzione delle proprietà

L’Italia aderisce alla Dichiarazione di Terezín e opera per il raggiungimento dei suoi scopi e obbiettivi. La comunità ebraica non ha nessun caso rilevante di richieste di restituzione pendenti con lo Stato. La commissione Anselmi, un organismo tecnico con il mandato di indagare sulla confisca di beni di ebrei durante l’Olocausto e la loro restituzione, aveva riferito nel 2002 che in generale i deportati sopravvissuti che avevano chiesto la restituzione dei loro beni l’avevano ottenuta, ma quei sopravvissuti o i loro eredi che non avevano presentato domanda non avevano ricevuto compensazioni. Le istituzioni pubbliche, tuttavia, non hanno seguito le raccomandazioni della commissione Anselmi di attivarsi per individuare sopravvissuti o loro eredi che potrebbero accampare diritti sui beni confiscati. L’Unione delle comunità ebraiche ha riferito che in generale la maggior parte dei beni confiscata è stata restituita ai proprietari o ai loro parenti più stretti, tranne quei casi in cui non è stato possibile identificare questi ultimi. Ha sottolineato che le autorità nazionali e locali non sono state efficaci fino in fondo nella ricerca di persone che potrebbero aver titolo a chiedere la restituzione di proprietà comunitarie e proprietà senza eredi, ma che il Governo si è comunque dimostrato collaborativo e attento alle preoccupazioni della comunità per quanto riguarda la protezione e il ripristino delle proprietà comunitarie. La Comunità ebraica di Roma continua a chiedere assistenza a livello internazionale per ricostituire il patrimonio della biblioteca della comunità, saccheggiata dai nazisti nel 1943.

Il rapporto del dipartimento di Stato al Congresso degli Stati Uniti d’America sulla legge per la giustizia nei confronti dei sopravvissuti che non hanno ricevuto compensazioni (nota come JUST Act), pubblicato il 29 luglio 2020, si può trovare sul sito del dipartimento di Stato al seguente indirizzo: https://www.state.gov/reports/just-act-report-to-congress/.

f. Interferenze arbitrarie o illecite nella privacy e nei diritti della famiglia, del domicilio o della corrispondenza

La legge proibisce questo tipo di azioni e non sono stati registrati casi di interferenze arbitrarie o illecite da parte delle autorità.

Sezione 2. Rispetto delle libertà civili, fra cui:

Libertà di espressione, inclusa la libertà di stampa

La Costituzione garantisce la libertà di espressione, inclusa la libertà di stampa, e il Governo rispetta tale diritto. Una stampa indipendente, una magistratura efficiente e un sistema politico democratico funzionante concorrono insieme a promuovere la libertà di espressione, inclusa la libertà di stampa.

Libertà di parola: la legge considera blasfemia le offese contro qualsiasi divinità e le sanziona con ammende. Nel corso dell’anno non sono stati registrati casi relativi all’applicazione di questa legge, e nemmeno condanne basate su di essa.

I discorsi basati sulla discriminazione razziale, etnica, nazionale o religiosa costituiscono un reato punibile con una pena fino a 18 mesi di reclusione. La detenzione è legittima solo nel caso di grave violazione dei diritti fondamentali e incitamento all’odio. La negazione dell’Olocausto rappresenta una circostanza aggravante che comporta pene più severe nei procedimenti giudiziari.

Leggi contro la diffamazione: la calunnia e la diffamazione sono reati penali punibili con pene detentive fino a tre anni, che possono essere incrementate se il reato è rivolto contro un politico o un funzionario pubblico. Ci sono stati casi di funzionari pubblici che hanno citato giornalisti per diffamazione. Le sanzioni penali per diffamazione raramente vengono applicate.

Impatto delle organizzazioni non governative: Reporter senza Frontiere denuncia una crescente ostilità nei confronti dei giornalisti, dovuta soprattutto alle minacce di individui affiliati a organizzazioni criminali. Secondo la stessa organizzazione, circa 20 giornalisti, soprattutto nelle regioni del Sud e affini, hanno ricevuto una scorta della polizia 24 ore su 24 in seguito a minacce gravi o tentativi di omicidio nei loro confronti. A Roma, alcuni giornalisti sono stati presi di mira da militanti neofascisti e sono diventati bersaglio di critiche e insulti sulle piattaforme di social media da parte di singoli cittadini e militanti politici, fra cui sostenitori del Movimento 5 Stelle.

Reporter senza Frontiere ha segnalato che i giornalisti che subiscono minacce da parte delle organizzazioni criminali tendono sempre più spesso ad autocensurarsi. Il 14 luglio il quotidiano nazionale La Repubblica ha pubblicato le trascrizioni di conversazioni tra boss della criminalità organizzata che descrivevano il presentatore televisivo Massimo Giletti come un fastidio.

Giletti aveva criticato il rilascio di oltre 300 fra boss e affiliati di organizzazioni criminali a causa delle misure di emergenza varate dal Governo per contenere la diffusione del covid-19 nelle carceri.

Il rapporto 2020 delle organizzazioni partner della Piattaforma del Consiglio d’Europa per la promozione del giornalismo e la protezione dei giornalisti ha espresso preoccupazione per le aggressioni fisiche e verbali contro i giornalisti da parte di gruppi neofascisti.

L’8 aprile Silvio Palazzolo, un giornalista della Repubblica, è stato minacciato in un post su Facebook dal fratello di un boss mafioso detenuto in Sicilia. Palazzolo aveva pubblicato un articolo in cui affermava che la generosità degli affiliati delle organizzazioni criminali durante il confinamento per il covid-19 era mirata ad accrescere la loro penetrazione nei quartieri di Palermo. Nel luglio del 2019 la Federazione nazionale stampa italiana (FNSI) ha riferito che due esponenti della criminalità organizzata sono stati intercettati mentre discutevano di una possibile aggressione ai danni di Palazzolo. Il 18 aprile la FNSI ha espresso solidarietà al direttore della Repubblica, Carlo Verdelli; secondo gli investigatori, Verdelli è stato oggetto di molteplici attacchi via Twitter da gruppi di estrema destra fra gennaio e aprile. Il 2 febbraio l’ex direttore della Repubblica, Eugenio Scalfari, ha ricevuto sei lettere contenenti insulti.

La FNSI ha riportato anche 83 casi di minacce contro giornalisti tra gennaio e giugno, circa metà delle quali pubblicate online.

Libertà di accesso a internet

Il Governo non ha ristretto o interrotto l’accesso alla Rete né ha censurato contenuti online, e non si sono avute denunce credibili di controlli da parte del Governo sulle comunicazioni private per via telematica senza apposita autorizzazione legale. Il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia, che fa parte della Polizia di Stato, monitora i siti web per individuare reati legati alla pornografia minorile.

Libertà di ricerca e di eventi culturali

Non sono stati registrati casi di limitazioni della libertà di ricerca o di eventi culturali da parte dello Stato.

b. Libertà di riunione pacifica e di associazione

La Costituzione garantisce la libertà di riunione pacifica e di associazione e in generale il Governo rispetta tali diritti.

c. Libertà di culto

Si veda l’International Religious Freedom Report del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America all’indirizzo https://www.state.gov/religiousfreedomreport/.

d. Libertà di movimento

La legge garantisce la libertà di spostarsi all’interno del Paese, di viaggiare all’estero, di emigrare e di tornare in patria, e in generale il Governo rispetta questi diritti.

e. Status e trattamento degli sfollati interni

Non applicabile.

f. Protezione dei rifugiati

Il Governo collabora con l’UNHCR e altre organizzazioni internazionali e umanitarie per garantire protezione e assistenza ai rifugiati, ai richiedenti asilo, agli apolidi e alle altre categorie assimilabili. L’incertezza sulla disponibilità degli Stati membri dell’Unione Europea ad accettare una quota di migranti in arrivo e il timore di possibili contagi da covid-19 ha influenzato la disponibilità delle autorità a proteggere i migranti e i richiedenti asilo portati nel Paese dalle imbarcazioni di soccorso.

Abusi ai danni di migranti, rifugiati e apolidi: le organizzazioni umanitarie internazionali e le associazioni per i diritti umani hanno accusato il Governo di mettere in pericolo i migranti incoraggiando le autorità libiche, attraverso la fornitura di risorse e collaborazione, a soccorrere i migranti in mare e riportarli nei centri di accoglienza in Libia. Le associazioni e le organizzazioni internazionali considerano inumane le condizioni di vita nei centri libici.

L’Organizzazione internazionale delle migrazioni (OIM), l’UNHCR e le ONG hanno denunciato lo sfruttamento lavorativo di richiedenti asilo, in particolare nell’agricoltura e nel settore dei servizi (si veda la sezione 7.b), e lo sfruttamento sessuale di migranti minori non accompagnati (si veda la sezione 6, Minori).

Lo Stato ha portato alla luce casi di corruzione e criminalità organizzata nella gestione delle risorse stanziate per richiedenti asilo e rifugiati. A giugno la ministra dell’Interno ha sospeso il contratto con una ONG che gestiva un centro migranti a Cosenza, dopo che uno dei suoi direttori è stato accusato di corruzione in un’inchiesta sulla criminalità organizzata.

Respingimenti: Amnesty International e altre ONG hanno accusato il Governo di essere venuto meno al suo dovere di proteggere i migranti quando ha rinnovato, il 2 febbraio, il memorandum di intesa del 2017 con la Libia sul contrasto all’immigrazione illegale. Le autorità italiane hanno cooperato con la Guardia costiera libica per soccorrere i migranti nelle acque libiche e riportarli nel Paese nordafricano. L’UNHCR non considera la Libia un “Paese sicuro” in considerazione dell’assenza di un sistema di asilo funzionante, delle difficoltà, ampiamente denunciate, che incontrano profughi e richiedenti asilo in quel Paese, della mancanza di protezione dagli abusi e dell’assenza di soluzioni durature.

Accesso al diritto d’asilo: il 7 aprile la ministra delle Infrastrutture e dei trasporti ha firmato un decreto che stabiliva che i porti italiani non potevano garantire di soddisfare i requisiti per essere considerati luoghi sicuri per i migranti soccorsi da navi battenti bandiera straniera a causa della grave epidemia di covid-19 in corso nel Paese. Il decreto, di fatto, proseguiva sulla scia delle misure altamente restrittive varate dall’ex vicepresidente del consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il 6 maggio la Guardia costiera ha sequestrato due imbarcazioni umanitarie, una tedesca e una spagnola, perché (a quanto sostenuto) il loro equipaggiamento era inadeguato.

Alcune ONG e osservatori indipendenti hanno richiamato l’attenzione sulle difficoltà delle procedure di asilo, come l’incoerenza dei criteri applicati nei centri di accoglienza e l’inadeguata quantità di assegnazioni delle vittime del tratta di esseri umani e dei minori non accompagnati a servizi di assistenza appropriati.

Il 5 ottobre il Governo ha adottato un decreto che reintroduce la protezione umanitaria per quei migranti che rischiano di essere uccisi nei loro Paesi di origine e autorizza le autorità locali a fornire residenza legale ai richiedenti asilo, consentendo loro di accedere a servizi pubblici come scuola e assistenza medica. Le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale impiegano in media 5 mesi per prendere in esame le richieste di asilo. In caso di ricorso in appello, la procedura può durare fino a 2 anni. Il 31 luglio i centri per migranti ospitavano 85.000 migranti, in calo del 19 per cento rispetto all’anno precedente. Tra gennaio e giugno il Governo ha ricevuto 71.700 richieste di asilo.

Paese d’origine o di transito sicuro: l’Italia aderisce al Regolamento di Dublino dell’Unione Europea e alle sue successive revisioni, che individua lo Stato membro a cui è affidata la responsabilità di prendere in esame una richiesta di asilo usando come criterio principale il primo punto di ingresso irregolare.

Libertà di movimento: la legge consente alle autorità di trattenere i migranti e i richiedenti asilo in centri di identificazione ed espulsione fino a 180 giorni, se le autorità stabiliscono che rappresentano un pericolo per l’ordine pubblico o possono cercare di sottrarsi a una sentenza di espulsione o a una condanna detentiva che precede l’espulsione. Il 24 marzo, per prevenire il contagio da covid-19 nei centri di identificazione ed espulsione, il garante per i diritti dei detenuti ha chiesto al Governo di liberare alcuni dei 381 immigrati irregolari che non potevano essere rimpatriati e che erano detenuti nei centri di identificazione ed espulsione. Il Governo ha operato per ridurre i flussi di migranti che attraversano il mar Mediterraneo a bordo di imbarcazioni di trafficanti di esseri umani e ha imposto restrizioni della libertà di movimento fino a 72 ore, dopo che i migranti arrivano nei centri di accoglienza.

Impiego: secondo sindacati e ONG, i datori di lavoro continuano a operare discriminazioni contro i rifugiati nel mercato del lavoro, approfittando della limitata applicazione delle disposizioni legali che tutelano i non cittadini dallo sfruttamento. Inoltre, l’elevato tasso di disoccupazione e il confinamento nazionale imposto per contrastare l’epidemia di covid-19 hanno ridotto le possibilità di trovare un impiego legale per molti rifugiati.

Accesso ai servizi di base: le autorità hanno allestito alloggi per rifugiati in strutture di qualità variabile, da centri di alta qualità gestiti dalle amministrazioni locali a strutture riadattate come ex scuole, caserme militari e appartamenti in edifici residenziali. Alcuni richiedenti asilo soccorsi in mare sono stati tenuti in quarantena al largo della costa siciliana a bordo di navi da crociera noleggiate dal Governo. Alcuni rifugiati che sono risultati positivi al covid-19 sono stati ricoverati in strutture militari. L’UNHCR, l’OIM e altre organizzazioni umanitarie e ONG hanno segnalato che migliaia di immigrati legali e clandestini, fra cui anche rifugiati, vivevano in strutture abbandonate, inadeguate o sovraffollate a Roma e in altre grandi città. Hanno segnalato anche che i rifugiati avevano un accesso limitato ai servizi di assistenza sanitaria, consulenza legale, istruzione di base e altri servizi pubblici.

Alcuni rifugiati e richiedenti asilo che lavorano nell’economia sommersa non sono in grado di prendere appartamenti in affitto, soprattutto nelle grandi città, Spesso vivono in rifugi di fortuna in zone di campagna oppure in edifici occupati in condizioni inadeguate. Il 9 aprile, a Roma, le autorità hanno trovato almeno 16 rifugiati positivi al covid-19 in un edificio occupato insieme ad altre 600 persone. Alcune ONG e associazioni hanno dichiarato che le autorità comunali della capitale non hanno offerto alloggi pubblici alternativi alle persone sgomberate, fra cui figuravano anche rifugiati.

Soluzioni durature: i limitati sforzi del Governo per integrare i rifugiati nella società hanno prodotto risultati misti. Il confinamento legato all’epidemia di covid-19 ha provocato un incremento della disoccupazione fra i rifugiati e i richiedenti asilo. Le autorità offrono servizi di accoglienza ai rifugiati.

Il Governo e l’OIM assistono i migranti e i rifugiati che scelgono di tornare nel loro Paese d’origine.

Protezione temporanea: tra gennaio e luglio, il Governo ha garantito protezione speciale a 185 persone e protezione sussidiaria a 2.258 persone.

Sezione 3. Libertà di partecipare al processo politico

La Costituzione garantisce ai cittadini la possibilità di scegliere il proprio Governo attraverso elezioni a scadenze periodiche, libere e corrette, con voto segreto e basate su un suffragio universale e paritario.

Elezioni e partecipazione politica

Elezioni recenti: gli osservatori nazionali e internazionali hanno giudicato le elezioni parlamentari del 2018 libere e corrette.

Partecipazione delle donne e di membri di gruppi minoritari: nessuna legge limita la partecipazione delle donne o dei membri di gruppi minoritari al processo politico, e le suddette categorie vi prendono effettivamente parte.

Sezione 4. Corruzione e mancanza di trasparenza nell’amministrazione pubblica

La legge prevede sanzioni penali per la corruzione dei pubblici ufficiali e il Governo in alcuni casi ha applicato con efficacia queste disposizioni. A volte, i pubblici ufficiali coinvolti in atti di corruzione restano impuniti. Sono stati registrati numerosi casi di corruzione nel corso dell’anno.

Corruzione: il 21 maggio la polizia ha arrestato Antonino Candela, coordinatore dell’emergenza coronavirus per la Regione Sicilia ed ex direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo. Candela è stato arrestato insieme ad altre 9 persone con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta per delle gare d’appalto finalizzate alla fornitura di attrezzature mediche per un valore di 600 milioni di euro, in cambio della promessa di tangenti per un valore di circa 1,8 milioni di euro.

Trasparenza finanziaria: i parlamentari hanno l’obbligo di divulgare la propria situazione patrimoniale e il proprio reddito. Le due camere del Parlamento pubblicano sul loro sito web un bollettino che contiene informazioni sui parlamentari (previo consenso di ciascun parlamentare). La legge stabilisce che il presidente di ciascuna Camera può ordinare ai parlamentari che non ottemperano a tale obbligo di presentare le loro dichiarazioni nell’arco di 15 giorni dalla richiesta, ma non prevede altre sanzioni.

I ministri sono tenuti a pubblicare online le informazioni sulla loro situazione patrimoniale.

Sezione 5. Atteggiamento del Governo riguardo a inchieste internazionali e di organizzazioni non governative su presunte violazioni dei diritti umani

Le varie organizzazioni nazionali e internazionali per i diritti umani in generale svolgono la loro attività senza alcuna restrizione da parte del Governo, indagando e pubblicando quello che scoprono riguardo a casi di violazioni dei diritti umani. I funzionari pubblici generalmente hanno un atteggiamento attento e collaborativo nei confronti di questi gruppi.

Organismi dello Stato per la difesa dei diritti umani: l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR), che dipende dal dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del consiglio dei ministri, assiste le vittime di discriminazioni. il Comitato interministeriale dei diritti dell’uomo del ministero degli Affari esteri e la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato della Repubblica si occupano di casi internazionali e di casi nazionali di alto profilo.

Sezione 6. Discriminazioni e abusi da parte della società e tratta di esseri umani

Donne

Stupri e violenze domestiche: la pena prevista per chi commette uno stupro, incluso lo stupro coniugale, va dai 6 ai 12 anni di reclusione. La legge considera reato penale i maltrattamenti fisici ai danni di una donna anche se a commetterli sono dei familiari, persegue penalmente gli autori di violenze contro le donne e protegge l’identità delle donne coinvolte. Le tutele giuridiche contro le violenze all’interno della famiglia consentono, per i casi urgenti, la presentazione di un’istanza di parte presso un tribunale civile. Una legge che riguarda specificamente lo stalking prevede, fra le altre cose, la detenzione obbligatoria per atti di violenza sessuale, anche quando a commetterli è il partner. Le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie perseguono i responsabili di violenze contro le donne, ma le vittime spesso rifiutano di sporgere denuncia per paura, vergogna o ignoranza della legge.

La pandemia di covid-19 potrebbe aver provocato e al tempo stesso occultato un incremento della violenza contro le donne. La pandemia in alcuni casi ha costretto le donne a rimanere a stretto contatto con i loro maltrattatori, facendo aumentare gli abusi; inoltre, le restrizioni e la minore disponibilità di fondi per organizzazioni della società civile e organismi pubblici ha ridotto il livello dei servizi sociali e ostacolato la denuncia di episodi di maltrattamenti e la possibilità di portare assistenza alle vittime. In uno di questi episodi, il 19 aprile, un uomo ha sparato e ucciso la sua compagna nei dintorni di Milano: i due prima dell’epidemia lavoravano in due differenti località dell’Italia settentrionale e si vedevano solo nei fine settimana, ma esigenze finanziarie li avevano costretti a risiedere nella stessa casa durante il confinamento disposto dal Governo; l’uomo aveva precedenti per violenze domestiche, con due denunce da parte della ex moglie.

Tra gennaio e giugno 535 donne sono state uccise dal proprio partner. Ad aprile le forze dell’ordine hanno arrestato un uomo bengalese che aveva ripetutamente stuprato e sottoposto ad abusi fisici e mentali la propria moglie, perché quest’ultima voleva continuare a frequentare un corso di lingua italiana; anche la figlia minorenne ha subito abusi e ha confermato le accuse della madre.

Il dipartimento per le Pari opportunità gestisce un numero verde per le vittime di violenze che cercano assistenza immediata e un rifugio temporaneo. Gestisce anche un numero verde per le vittime di stalking. Tra il 1° marzo e il 16 aprile ha ricevuto 5.031 telefonate, con un incremento del 73 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019; nel 93 per cento di questi casi, secondo le stime, i maltrattamenti sono avvenuti a casa, e nel 64 per cento dei casi di fronte a bambini.

Molestie sessuali: i casi meno gravi di molestie sessuali verbali in pubblico sono punibili con la reclusione fino a 6 mesi e un’ammenda. Per la legge, gli abusi emotivi basati sul genere costituiscono un reato. Il Governo fa rispettare efficacemente la legge. Le forze dell’ordine indagano sulle denunce di molestie sessuali presentate alle autorità.

Controllo coercitivo della crescita demografica: non sono stati registrati casi di aborto forzato o sterilizzazione obbligatoria da parte delle autorità.

Discriminazioni: la legge attribuisce alle donne gli stessi diritti degli uomini e il Governo fa rispettare queste disposizioni vietando le discriminazioni in tutti i settori della società e dell’economia. Ciononostante, le donne subiscono diffuse discriminazioni, in particolare nel mondo del lavoro (si veda anche la sezione 7.d, sulle disparità salariali fra generi).

Minori

Iscrizione all’anagrafe: un bambino ottiene automaticamente la cittadinanza italiana se uno dei genitori è a sua volta cittadino, se nasce in territorio italiano da genitori ignoti o apolidi, se è figlio di genitori stranieri il cui Paese di origine non riconosce la cittadinanza a un bambino nato all’estero, se viene abbandonato sul suolo italiano e se è adottato. Gli enti locali impongono la registrazione immediata del minore alla nascita.

Abusi ai danni dei minori: gli abusi sessuali ai danni dei minori sono punibili con pene detentive dai 6 ai 24 anni, a seconda dell’età del minore. Gli abusi ai danni dei minori all’interno della famiglia sono punibili con pene detentive fino a 7 anni. Il 23 giugno un tribunale in Sardegna ha condannato 3 adulti a 8 anni di carcere per maltrattamenti e violenze nei confronti di un bambino; il bambino veniva costretto a vivere segregato in una stanza al buio senza un letto ed era ripetutamente preso a schiaffi e costretto a fare docce gelate come punizione. Nel 2019 ci sono state 15.044 denunce di minori scomparsi, di cui 7.019 stranieri. Durante la pandemia di covid-19, l’ONG Telefono Azzurro ha registrato un aumento del numero di telefonate da parte di minori vittime di abusi. Le autorità applicano programmi di prevenzione nelle scuole, indagano prontamente sulle denunce che ricevono e puniscono i responsabili.

Matrimoni precoci e matrimoni forzati: l’età minima prescritta dalla legge per potersi sposare è 18 anni, ma i tribunali minorili possono autorizzare il matrimonio di minori che abbiano compiuto almeno 16 anni. Il matrimonio forzato è punibile con pene detentive fino a 5 anni, che diventano 6 se è coinvolto un minore. Il matrimonio forzato è perseguito anche se praticato per ragioni religiose. A giugno l’ambasciata italiana a Islamabad è intervenuta per impedire il matrimonio forzato di una ragazza sedicenne con cittadinanza italiana con un cugino minorenne in Pakistan.

Sfruttamento sessuale ai danni di minori: le autorità fanno rispettare le leggi che proibiscono lo sfruttamento sessuale, la vendita di minori, l’offerta o l’induzione di un minore alla prostituzione e le pratiche legate alla pedopornografia. Gli osservatori indipendenti e il Governo stimano che siano almeno 5.000 i minori stranieri vittime di sfruttamento sessuale. Secondo il dipartimento per le Pari opportunità, il numero di minori vittime di tratta di esseri umani assistiti è sceso dai 215 del 2018 ai 160 del 2019.

Il 20 luglio il quotidiano La Stampa ha riferito dello smantellamento di una “psicosetta”, un giro di abusi su minori che abusava di minorenni da trent’anni nelle province di Novara, Milano e Pavia, guidato da un uomo di 77 anni; i giornali hanno riferito di 26 persone sotto inchiesta.

Sono stati registrati casi di pedopornografia. A luglio la procura di Firenze ha indagato su alcuni cittadini italiani per possesso e distribuzione di immagini che mostravano abusi fisici e sessuali contro minori in Paesi stranieri; le forze dell’ordine hanno messo sotto inchiesta 6 adulti e 19 minori in 13 province italiane. Nel 2019 il Servizio della polizia postale e delle comunicazioni ha denunciato 650 persone accusate di essere coinvolte in abusi o sfruttamento sessuale ai danni di minori.

Save the Children Italia ha segnalato che la pandemia di covid-19 ha fatto aumentare i casi di sfruttamento sessuale e altri abusi ai danni di minori, perché spesso le vittime sono state costrette a subire abusi in appartamenti sovraffollati senza precauzioni sanitarie e hanno avuto una decurtazione dei “pagamenti” pro forma che ricevevano dei loro sfruttatori.

L’età minima per il sesso consensuale è di 14 anni, o 13 se il partner ha meno di 18 anni e la differenza di età è inferiore a 3 anni.

Minori sfollati: il ministero dell’Interno ha riferito che tra gennaio e il 17 agosto sono arrivati nel Paese 1.981 minori non accompagnati. Alla data del 31 luglio il ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha dichiarato che erano presenti nel Paese 5.202 minori non accompagnati, il 95 per cento dei quali di sesso maschile. Ha segnalato

inoltre che fra gennaio e luglio 959 minori già registrati nei centri di accoglienza sono spariti, esponendosi al rischio di finire vittime di sfruttamento sessuale e lavorativo. L’UNICEF ha stimato la presenza di 6.300 minori stranieri non accompagnati nel Paese alla fine del 2019.

Sottrazione internazionale di minori: il Paese aderisce alla Convenzione dell’Aja del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori. Si veda l’Annual Report on International Parental Child Abduction del dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America all’indirizzo: https://travel.state.gov/content/travel/en/International-Parental-Child-Abduction/for-providers/legal-reports-and-data/reported-cases.html.

Antisemitismo

In Italia risiedono approssimativamente 28.000 ebrei. La legge punisce l’esecuzione pubblica del saluto romano a braccio teso, tipico dell’epoca fascista, e la vendita o l’esibizione di cimeli fascisti o nazisti. Chi trasgredisce alla legge è punibile con pene fra i 6 mesi e i 2 anni di reclusione, con ulteriori 8 mesi se i cimeli fascisti o nazisti sono venduti per via telematica.

I pregiudizi antisemiti nella società perdurano. Alcuni gruppi estremisti si sono resi responsabili di dichiarazioni e azioni antisemite, fra cui atti vandalici e pubblicazione di materiale antisemita su internet. L’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea ha denunciato 143 episodi di antisemitismo fra gennaio e il 18 agosto, fra cui l’aggressione fisica contro un ragazzo che indossava una kippah, assalito alle spalle con pugni e sputi.

L’incitamento all’odio su internet e gli atti di bullismo sono le forme più comuni di aggressioni antisemite, secondo la Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea. Alla data del 18 agosto la Fondazione aveva denunciato 74 casi di insulti su internet e 13 casi di scritte sui muri o atti vandalici contro residenti ebrei. La maggior parte degli episodi è avvenuta durante le festività o le celebrazioni ebraiche. Slogan e scritte antisemite sono comparsi in alcune città, fra cui Milano, Bologna e Torino. Il 24 gennaio l’Università di Siena ha sospeso dall’insegnamento un professore di giurisprudenza che aveva twittato commenti antisemiti e filonazisti.

Più di 2.000 agenti di polizia sorvegliano le sinagoghe e altri siti della comunità ebraica nel Paese. A gennaio il Governo ha nominato un coordinatore nazionale per contrastare l’antisemitismo.

Tratta di esseri umani

Si veda il Trafficking in Persons Report del dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America all’indirizzo: https://www.state.gov/trafficking-in-persons-report/.

Persone con disabilità

La legge tutela i diritti delle persone con disabilità. Il Governo fa rispettare tali disposizioni, ma sono stati registrati episodi di discriminazione da parte della società e nel mondo del lavoro. Anche se la legge impone di garantire alle persone con disabilità l’accesso agli edifici pubblici e ai trasporti pubblici, le barriere fisiche continuano a rappresentare un problema, Il 29 aprile un tribunale di Roma ha riconosciuto l’azienda di trasporto pubblico locale (ATAC) colpevole di non aver riparato le scale mobili di una stazione della metropolitana nel maggio del 2019, impedendo in tal modo a un uomo con disabilità di poter accedere ai treni. L’8 giugno una residente di Milano ha esortato l’assessore regionale lombardo a riaprire le scale mobili e gli ascensori nelle stazioni pubbliche (che erano stati chiusi per impedire la diffusione del covid-19) per consentire a lei e alle altre persone con disabilità di accedere ai servizi pubblici.

L’8 luglio la polizia ha arrestato un fisioterapista che aveva stuprato e abusato di una minorenne disabile a Cosenza nel 2019.

Membri di gruppi nazionali/razziali/etnici minoritari

Le violenze e le discriminazioni da parte della società contro le minoranze etniche, fra cui rom, sinti e camminanti, continuano a costituire un problema. Sono stati registrati casi di discriminazioni basate sulla razza o l’etnia nel mondo del lavoro (si veda la sezione 7.d).

La stampa e le ONG hanno riportato casi di incitamento all’odio, aggressioni violente, sgomberi forzati di accampamenti abusivi e vessazioni da parte delle autorità comunali. Nel 2019 le autorità hanno segnalato 726 casi di reati di odio razziale, di cui 234 incitamenti alla violenza, 147 profanazioni di tombe e 93 atti di violenza fisica.

Il 1° luglio le autorità locali hanno annunciato la loro intenzione di chiudere un campo rom nei dintorni di Roma. Il 18 settembre solo 36 famiglie erano ancora nel campo in attesa di una sistemazione abitativa alternativa. Il Governo ha sospeso la chiusura di tutti i campi. Questi campi spesso non hanno accesso alla rete idrica, elettrica o fognaria. Vivere in un campo segregato normalmente significa vivere in condizioni di sovraffollamento (sette o otto persone per roulotte, baracca o container) alla periferia di un centro abitato di medie o grandi dimensioni. I residenti e le ONG sostengono che le autorità locali non offrono sistemazioni abitative adeguate e stabili alla maggior parte delle famiglie più bisognose.

L’ONG Associazione 21 luglio segnala che nel 2019 c’erano 12.700 rom che vivevano in 119 campi non autorizzati in 69 Comuni, e altri 7.300, in maggioranza rumeni, che vivevano in accampamenti abusivi, soprattutto in Lazio e in Campania.

Secondo le stime, il 55 per cento delle persone che vivono in campi autorizzati sono minorenni, e il 53 per cento stranieri. La loro aspettativa di vita media è inferiore di 10 anni al resto della popolazione. Il Centro europeo per i diritti dei rom (ERRC nell’acronimo inglese) ha denunciato la mancata distribuzione di mascherine, disinfettante per le mani o dispositivi igienici nei campi rom, anche in quelli che non dispongono di accesso alla rete idrica. L’assenza di dispositivi sanitari ha reso difficile, se non impossibile, per i rom che vivono in quei campi seguire le linee guida raccomandate dalle autorità per la prevenzione del covid-19. Il sovraffollamento di alcuni campi ha indotto alcuni Comuni a mettere in quarantena interi campi, invece di singoli individui a rischio.

L’ERRC ha dichiarato di aver registrato, tra febbraio e luglio, almeno sette decisioni di questo tipo.

Atti di violenza, criminalizzazione e altri abusi basati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere

La legge proibisce le discriminazioni ai danni di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI) nell’alloggio, nell’occupazione, nell’accesso alla cittadinanza e nei servizi pubblici, e il Governo fa rispettare queste disposizioni. Le ONG che difendono i diritti delle persone LGBTI denunciano episodi di violenze, discriminazioni e incitamento all’odio da parte della società.

La stampa ha riportato casi isolati di violenze contro coppie di gay e lesbiche. Il 2 luglio un gruppo di giovani e adolescenti ha aggredito verbalmente e fisicamente una coppia gay in una stazione ferroviaria a Vernazza; le forze dell’ordine hanno arrestato uno dei responsabili. Quando le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali denunciano reati, le autorità aprono un’inchiesta, ma in alcuni casi non riescono a identificare i responsabili.

Sezione 7. Diritti dei lavoratori

a. Libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva

La legge sancisce il diritto dei lavoratori di costituire organizzazioni sindacali indipendenti e di aderirvi, di condurre contrattazioni collettive e di scioperare nei termini previsti dalla legge. La discriminazione antisindacale è illegale e i lavoratori licenziati per attività sindacali hanno il diritto di chiedere il reintegro, a patto che il loro datore di lavoro abbia più di 15 dipendenti in un reparto o più di 60 in tutto il Paese.

La legge proibisce di costituire organizzazioni sindacali all’interno delle forze armate. Per gli scioperi che riguardano servizi pubblici essenziali (come trasporti, servizi igienico-sanitari e sanità), la legge stabilisce l’obbligo di fornire un preavviso maggiore che in altri settori e il divieto di scioperi multipli, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Nel settore del trasporto pubblico, la legge consente lo sciopero solo se le sigle sindacali che lo convocano rappresentano almeno il 50 per cento della forza lavoro.

Il Governo fa rispettare efficacemente queste leggi. I datori di lavoro che violano la legge sono soggetti a pene pecuniarie, detentive o entrambe le cose. Le sanzioni sono proporzionate a quelle previste da altre leggi riguardanti violazioni dei diritti civili, anche se le procedure amministrative e giudiziarie a volte sono soggette a lunghi ritardi. I giudici hanno efficacemente sanzionato i rari casi di violazioni che si sono registrati.

Lo Stato e i datori di lavoro in generale rispettano la libertà di associazione e il diritto a condurre contrattazioni collettive, anche se sono stati registrati casi in cui i datori di lavoro hanno cancellato unilateralmente accordi contrattuali. I datori di lavoro continuano a usare contratti a tempo determinato e subappalti per evitare di assumere lavoratori con diritto alla contrattazione collettiva.

b. Divieto di lavoro forzato o coatto

La legge vieta qualsiasi forma di lavoro forzato o coatto e il Governo fa rispettare con efficacia la legge. Le sanzioni per le violazioni sono proporzionate a quelle di altri reati gravi. Le condanne effettivamente comminate dai tribunali per lavoro forzato e coatto, tuttavia, sono notevolmente più basse di quelle previste dalla legge.

La legge prevede pene severe per gli intermediari illeciti (“caporali”) e le imprese che sfruttano i lavoratori nel settore agricolo, soprattutto nel caso del lavoro forzato ma anche in casi generici di sfruttamento. Specifica le condizioni in cui si può parlare di sfruttamento dei braccianti e include programmi speciali a sostegno dei lavoratori stagionali impiegati nell’agricoltura. Punisce il cosiddetto “caporalato”, il reclutamento di lavoratori agricoli stranieri assunti in nero con retribuzioni inferiori ai minimi di legge e costretti a lunghi orari di lavoro senza retribuzione aggiuntiva o possibilità di accedere alle tutele sindacali e sociali. Le pene per tale illecito vanno da sanzioni pecuniarie fino alla sospensione dell’autorizzazione a condurre attività commerciali.

Il Governo ha continuato nella sua azione di contrasto al lavoro forzato, in particolare nel settore agricolo. L’Ispettorato del lavoro e le organizzazioni sindacali nel corso dell’anno hanno espresso il timor di covid-19 possano colpire in particolare i lavoratori immigrati, molti dei quali erano designati come lavoratori essenziali, esponendoli al rischio, fra le altre cose, di essere ricattati dal datore di lavoro. A maggio il Governo ha introdotto un sistema per regolarizzare i lavoratori stranieri senza documenti presenti nel Paese. Secondo la stampa, alcuni datori di lavoro hanno sfruttato a loro vantaggio la procedura ricattando i lavoratori che avevano bisogno della firma del datore di lavoro per presentare domanda di regolarizzazione. Il programma si applica solo ai migranti che lavorano nel settore agricolo e come badanti. Circa 123.000 lavoratori migranti hanno presentato domanda per ottenere il permesso di soggiorno attraverso il programma. Si calcola che ci siano 600.000 migranti clandestini nel Paese.

Sono stati registrati casi di lavoro forzato. Secondo quanto riferito dalle ONG, nell’edilizia, nei servizi domestici, nell’industria alberghiera, nella ristorazione e nel settore agricolo, soprattutto al Sud, sono stati registrati casi di servitù per debiti. Anche quest’anno si è avuta notizia di alcuni casi marginali di cittadini cinesi costretti a lavorare in officine tessili e di persone con disabilità originarie della Romania e dell’Albania obbligate a mendicare da gruppi criminali. In Sicilia, durante la pandemia 30.000 lavoratori in circa 5.500 aziende agricole hanno lavorato per appena 15 euro al giorno. Sono stati registrati anche casi di bambini vittime di lavoro forzato (si veda la sezione 7.c).

Si veda anche il Trafficking in Persons Report del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America all’indirizzo https://www.state.gov/trafficking-in-persons-report/.

c. Divieto di lavoro minorile ed età lavorativa minima

La legge proibisce di assumere minori al di sotto dei 16 anni di età. Per i minori sono previste restrizioni specifiche all’impiego in lavori rischiosi o pericolosi per la salute, come le attività che implicano la potenziale esposizione a sostanze pericolose, l’estrazione mineraria, i lavori di scavo e quelli con apparati elettrici. Nel settore dell’economia legale, il Governo in generale riesce a far rispettare efficacemente queste leggi e le sanzioni sono un deterrente sufficiente a scoraggiare le violazioni. Le sanzioni sono proporzionate a quelle previste per altri reati gravi. L’applicazione è invece inefficace nel settore, relativamente ampio, dell’economia sommersa, specialmente al Sud e nelle aziende agricole a conduzione familiare.

Sono stati registrati alcuni casi di lavoro minorile nel corso dell’anno, soprattutto all’interno di comunità di immigrati o rom. Nel 2018 l’Ispettorato del lavoro e i Carabinieri hanno individuato 243 lavoratori minorenni, 210 dei quali nel settore dei servizi. Nel marzo del 2019 le forze dell’ordine hanno arrestato due genitori il cui figlio minorenne lavorava in un autolavaggio ad Acate, in provincia di Ragusa; il bambino e le due sorelle non erano iscritti a scuola.

La legge garantisce protezione ai minori stranieri non accompagnati e crea un sistema di protezione che gestisce i minori dal momento in cui arrivano nel Paese fino al momento in cui raggiungono i 21 anni di età e sono in grado di mantenersi da soli. Secondo l’Eurostat, sono 660 i minori non accompagnati che hanno presentato domanda di asilo nel 2019, contro i 3.885 del 2018. Alla data del 17 agosto il ministero dell’Interno aveva registrato 1.981 arrivi via mare di minori non accompagnati, contro 1.680 nel 2019.

Il ministero del Lavoro e delle politiche sociali è consapevole che i minori non accompagnati rischiano di essere avviati al lavoro minorile nell’agricoltura, nei bar, negli esercizi commerciali e nell’edilizia e si impegna per impedire che vengano sfruttati collocandoli in comunità protette che garantiscano loro istruzione e altri servizi. La legge ha creato anche un albo di tutori volontari, selezionati e addestrati presso il tribunale minorile, per contribuire a proteggere i minori non accompagnati. Secondo un rapporto di Save the Children, alcuni dispositivi della legge non sono ancora stati pienamente implementati in tutto il Paese, anche se sono stati fatti progressi significativi.

d. Discriminazioni nell’impiego e nella professione

La legge proibisce le discriminazioni nell’ambito dell’impiego e della professione. I mezzi di informazione hanno riportato alcuni casi di discriminazioni nell’impiego basate sulla razza o l’etnia. I sindacati hanno criticato il Governo per non aver fornito all’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali le risorse sufficienti per intervenire nei casi di discriminazione, e per la mancanza di misure legali adeguate ad affrontare nuove tipologie di discriminazione. Le sanzioni sono proporzionate a quelle previste da altre leggi riguardanti violazioni dei diritti civili, ma il numero delle ispezioni è insufficiente a garantire un’adeguata applicazione.

Sono stati registrati anche casi di discriminazione basate sul genere, la religione, la disabilità, l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Il Governo ha portato avanti campagne informative per promuovere la diversità e la tolleranza, anche sul luogo di lavoro.

In molti casi le vittime di discriminazioni, secondo i sindacati, non sono disposte a richiedere le forme di tutela offerte dalle leggi sul lavoro o dai contratti collettivi.

Secondo uno studio dell’EUROSTAT del 2018, i guadagni lordi orari percepiti dalle donne erano mediamente più bassi del 5 per cento rispetto agli uomini che svolgono lo stesso lavoro.

e. Condizioni di lavoro accettabili

La legge non stabilisce un salario minimo, ma i contratti collettivi di lavoro negoziati tra i sindacati e i datori di lavoro hanno fissato dei minimi salariali per diversi settori economici.

A meno che un contratto collettivo non disponga diversamente, la legge stabilisce che nel settore industriale lo straordinario non possa superare le 80 ore a trimestre e le 250 ore all’anno. La legge vieta gli straordinari forzati e prevede ferie annue retribuite, e impone periodi di riposo pari a 1 giorno a settimana e 11 ore al giorno. La legge fissa dei parametri di salute e sicurezza del lavoro, nonché le linee guida per gli indennizzi in caso di infortuni sul lavoro. La responsabilità di individuare situazioni insalubri rimane in capo agli esperti di salute e sicurezza del lavoro.

Il ministero del Lavoro e delle politiche sociali è responsabile dell’applicazione di queste leggi e le fa rispettare efficacemente, con il costante stimolo dei sindacati, nel settore dell’economia legale. Le sanzioni per le violazioni delle normative sulla retribuzione e l’orario di lavoro e la sicurezza occupazionale e la salute sono proporzionate a quelle previste per reati analoghi. Nel settore dell’economia sommersa (in particolare nell’agricoltura, nell’edilizia e nei servizi), che dà lavoro, secondo le stime, al 16 per cento della forza lavoro nazionale, le leggi sul lavoro vengono fatte rispettare solo in parte.

Il numero di ispettori, le risorse, le ispezioni e le sanzioni pecuniarie in generale sono adeguate a garantire il rispetto della legge solo nel settore dell’economia legale. L’Ispettorato del lavoro è autorizzato a eseguire ispezioni senza preavviso e a comminare sanzioni. Le sanzioni sono proporzionate a quelle previste per violazioni analoghe, ma rimangono insufficienti a scoraggiare le violazioni.

Nel 2019 l’Ispettorato del lavoro e i Carabinieri hanno condotto ispezioni in 128.367 aziende (incluse le aziende agricole), individuando 93.482 lavoratori assunti in violazione della normativa sul lavoro. Nel 2019 ci sono stati 1.156 morti sul lavoro a causa di incidenti, e un totale di 644.800 incidenti denunciati che hanno provocato infortuni ai lavoratori.

I lavoratori in nero spesso sono sfruttati e sottopagati, lavorano in condizioni anti-igieniche o sono esposti a rischi per la sicurezza. Secondo la Confederazione generale italiana del lavoro (CGIL), un sindacato nazionale, prassi di questo tipo interessano il settore dei servizi, l’edilizia e l’agricoltura. Secondo quanto denunciato dai sindacati, in alcune aree della Calabria, della Puglia, della Campania e della Sicilia sono stati registrati numeri elevati di lavoratori stranieri in nero, che vivono e lavorano in condizioni inadeguate o insicure.