Intervento della DCM Degnan sul “Third National Congress on the Alternative Justice System”

DCM Kelly Degnan durante il suo discorso

“Third National Congress on the Alternative Justice System”

15 dicembre 2016
Camera dei Deputati, Sala della Lupa

(As prepared for delivery)

Permettetemi di ringraziarvi per avermi dato l’opportunità di essere oggi qui con voi in questa splendida sala. Vorrei inoltre estendere un ringraziamento speciale a un vostro collega, Lucio Ghia, per essere l’artefice di tale invito e per essersi impegnato presso l’Ambasciata degli Stati Uniti sul tema delle pratiche ADR e della riforma della giustizia civile. Essere ospite dell’Osservatorio ADR è per me motivo di orgoglio, tanto quanto contribuire al lavoro che state attualmente svolgendo. Sul vostro sito web ho letto una dichiarazione che mi ha colpito, in quanto corrisponde abbastanza fedelmente al messaggio veicolato dall’Ambasciata in merito alle pratiche ADR:

“Occorre lavorare per determinare un cambio di mentalità che favorisca il dialogo e la conciliazione”.

È interessante poiché enuclea il nodo fondamentale della questione: il cambio di mentalità. Modificare il modo di pensare al fine di rendere le pratiche ADR uno strumento che goda di più ampia considerazione, comprensione e utilizzo in un’ottica risolutiva delle dispute civili in Italia. Questo è il vostro messaggio, di cui l’Ambasciata degli Stati Uniti condivide appieno l’intento.

Oggi desidero parlarvi di come l’Ambasciata consideri i progressi maturati in Italia negli ultimi due anni nel campo dei metodi di risoluzione alternativa delle controversie, nonché di alcuni dei traguardi raggiunti con successo. Gradirei inoltre analizzare come possano adoperarsi l’Italia e l’Ambasciata per diffondere la cultura delle pratiche ADR nel vostro paese.

Da sempre l’Ambasciatore Phillips e tutta la sua squadra ritengono che l’Italia abbia molto da offrire alle aziende che decidono di investire nel vostro paese: la grande nomea del “Made in Italy”, le innovazioni, una competenza di alta qualità e un design ad alti livelli. In tale contesto la lentezza del sistema di giustizia civile rappresenta un freno alle peculiarità del Bel paese.

L’Ambasciatore considera la riforma di tale sistema come la chiave di volta che renderebbe l’Italia una destinazione più attraente per gli investimenti esteri diretti.  È stato questo il punto focale delle sue considerazioni sull’economia italiana durante il periodo di soggiorno nel vostro paese. Ha tenuto discorsi a Milano, Firenze e Roma, destinati a studenti e leader delle grandi firme sull’importanza della riforma della giustizia civile in Italia, inoltre ha pubblicato alcuni articoli sull’argomento in riviste di spicco come Formiche e Legal.

Sappiamo che molti tra i maggiori funzionari ed esperti italiani in materia di diritto hanno contezza del problema e si trovano concordi su questo punto. Una delle riforme adottate dall’Italia è stata l’introduzione (o reintroduzione, secondo alcuni) nel mese di settembre del 2014 della mediazione preliminare obbligatoria. Abbiamo sostenuto questa politica in quanto utile a ridurre il carico di lavoro e gli arretrati inevasi nelle corti italiane e a risolvere le controversie tra le parti in modo più rapido ed efficiente, risparmiando così il ricorso al tribunale. Come si suol dire, qual è il trucco per diffondere la cultura dell’ADR? Questa è la vera sfida – per tutti noi.

La due giorni settembrina è stata probabilmente la manifestazione più importante dedicata al lavoro sulle pratiche ADR e l’evento a tema politico più partecipato in assoluto tra quelli promossi a Villa Taverna, residenza dell’Ambasciatore nonché sede dell’Ambasciata.

L’Ambasciatore ha accolto circa 100 ospiti tra avvocati, giudici, leader delle associazioni forensi e principali esponenti del mondo dell’imprenditoria e delle assicurazioni. Ciascun gruppo ha discusso su come sfruttare la propria posizione per favorire un uso più ampio delle pratiche ADR in Italia. È intervenuto inoltre il Ministro della Giustizia Orlando, tenendo agli astanti il discorso di chiusura e sottolineando la necessità per l’Italia di proseguire i lavori sulla riforma della giustizia civile in generale e rimarcando il ruolo chiave dell’impiego delle pratiche ADR nel raggiungimento di tali obiettivi.

Ad oggi possiamo rilevare che gli sforzi profusi dal Bel paese hanno sortito alcuni effetti molto positivi. L’Italia può vantare alcuni successi tangibili nell’ambito della riforma della giustizia civile e delle pratiche ADR. Per citare solo alcuni esempi:

  • Il carico arretrato dei casi pendenti nei tribunali italiani è in continua diminuzione – da quasi 6 milioni alla fine del 2009 a meno di 4,5 milioni a partire dalla fine del 2015.
  • Il tempo impiegato a risolvere i casi decresce in misura sempre maggiore. So che negli ultimi tre anni la durata di risoluzione di ciascuna disputa è stata ridotta in media di un paio di mesi e mi auguro che tale tendenza continui ad affermarsi.
  • Questa riduzione dei tempi di smaltimento, insieme ad alcune semplificazioni introdotte nelle procedure di diritto civile, hanno permesso all’Italia di scalare posizioni nella classifica stilata dalla Banca Mondiale alla voce “Rispetto dei Contratti” e contenuta nel rapporto “Doing Business 2016” – passando dal 160° posto nel 2013 alla 111esima posizione nel 2016.
  • Nel periodo compreso tra il 2013 e il 2015 il volume dei nuovi depositi presso tribunali e corti d’appello è diminuito del 10%.
  • Nelle sezioni specializzate in materia d’impresa, il 72% dei casi vengono risolti nell’arco di un anno. Questi tribunali rappresentano una vera e propria isola felice per la giustizia civile italiana. Purtroppo, in questo momento tali corti non possono porre a giudizio le controversie contrattuali tra le imprese. Mi auguro che la loro giurisdizione possa essere ampliata e che arrivino a disporre di risorse sufficienti ad applicare tali poteri, in modo da poter dirimere i contenziosi contrattuali e divenire il primo punto di riferimento per quegli investitori internazionali che cercano di risolvere determinate controversie. A tal fine sarà necessario l’appoggio e il sostegno concreto del governo italiano nei confronti di tali organi giudiziari. Colgo l’occasione per sollecitare le autorità competenti affinché si attivino in questa direzione.
  • È risaputo che in Italia i meccanismi di mediazione funzionano bene. Quando le parti adottano con criterio il processo di conciliazione, il buon esito è assicurato in circa la metà dei casi. Vorremmo che il concetto di mediazione venisse allargato fino a includere ogni tipologia di causa civile, garantendo così più opportunità di ricorrere all’intercessione e la possibilità di risolvere la contesa indipendentemente dalla fase in corso e non solo prima dell’archiviazione.
  • Infine, e forse ancora più importante, le più recenti statistiche del Ministero della Giustizia, relative alla prima metà del 2016 e rese note nel mese di ottobre, mostrano chiaramente perché le pratiche ADR comportino indubbi benefici per tutte le parti coinvolte. Il ricorso alla mediazione permette di risolvere i contenziosi in un tempo medio pari ad appena 111 giorni. Praticamente poco più di tre mesi! Il dato è ancor più notevole se confrontato con i tre anni necessari all’ottenimento di un giudizio per una disputa contrattuale. Gli italiani stanno prendendo coscienza sempre più rapidamente dei vantaggi delle pratiche ADR.

Tuttavia c’è ancora del lavoro da fare. Come dice un vecchio proverbio, “il tempo è denaro” ed è inconcepibile pensare che le aziende lascino che migliaia quando non milioni di dollari rimangano bloccati in contenziosi mentre ciascun caso viene lentamente processato dal sistema. Negli Stati Uniti circa il 90% delle dispute che vengono depositate vengono risolte prima del processo, questo perché sollecitiamo il ricorso alla mediazione o incoraggiamo le parti coinvolte a collaborare con un giudice per dirimere le controversie, anche successivamente alla relativa presentazione. Le parti negoziano, siglano un accordo e la questione si esaurisce: nessun appello o attesa di sentenze. Il caso viene risolto ed è possibile tornare a concentrarsi sul proprio business. E nel caso in cui il convenuto, per una qualche ragione, decida di non adempiere i propri obblighi, l’accordo raggiunto al termine del processo di mediazione ha valore esecutivo al pari di una sentenza.

Non si tratta di una mia opinione bensì di uno scenario condiviso dal popolo italiano. Solo poche settimane fa, a fine settembre, l’agenzia di statistica nazionale ISTAT ha pubblicato un sondaggio sul rapporto tra italiani e giustizia civile.  L’esito è molto interessante. Oltre la metà degli italiani coinvolti in dispute civili non è soddisfatta del sistema giudiziario. Per quale ragione? La risposta è: tempo e denaro. Secondo l’indagine la stragrande maggioranza delle persone che hanno atteso cinque anni o più si è dichiarata “profondamente insoddisfatta”, così come coloro che hanno sostenuto dei costi inaspettatamente elevati o hanno sentito pronunciare una sentenza sfavorevole. Quali sono gli altri problemi del sistema di giustizia civile portati all’attenzione dagli italiani? Più della metà delle persone intervistate hanno criticato i meccanismi burocratici. Troppe lungaggini, costi esagerati, complicazioni eccessive.

Ma andiamo al punto focale del nostro argomento di oggi: solo il 42% delle persone era stato informato sulla possibilità di ricorrere alle pratiche ADR per risolvere le dispute prima di andare in tribunale e appena il 3,6% di loro ne ha fatto uso almeno una volta per dirimere una controversia. Entrambi i dati mostrano quanta strada sia necessario percorrere per diffondere in Italia la cultura delle pratiche ADR. La mediazione funziona se la gente vi ricorre. Eppure deve entrare a far parte della cultura della risoluzione delle controversie. Se l’Italia sarà in grado di riuscire in tal senso, e io credo che possa farlo, nel giro di pochi anni avremo modo di analizzare un sondaggio dagli esiti completamente differenti.

La Commissione europea ha pubblicato un paio di mesi fa una relazione positiva, indirizzata a tutti gli Stati membri, in cui venivano lodati i vari sforzi profusi dall’Italia per incoraggiare il ricorso alla mediazione e si esortavano gli altri paesi a non lesinare impegno nel promuovere e sollecitare l’impiego delle pratiche ADR, chiedendo loro di rendere disponibile il processo di conciliazione in un numero ancor maggiore di casi. Si tratta di un buon suggerimento da parte di un’altra importante istituzione che desidera favorire il ricorso alle pratiche ADR in Italia e ne sostiene i principi.

Negli Stati Uniti sappiamo bene che la diffusione della cultura delle pratiche ADR costituisce la chiave per migliorare la giustizia civile. Il nostro paese si è dovuto confrontare con molti problemi analoghi, riuscendo infine a elaborare soluzioni vincenti e funzionali. Alcuni anni fa anche le nostre corti erano foriere di ritardi e abbiamo lavorato duramente per trovare delle risposte che ci permettessero di fare davvero la differenza. Spero che l’Italia continui a impegnarsi per trovare delle soluzioni adatte al suo sistema.

Come molti di voi sapranno, l’Ambasciatore Phillips lascerà la sua posizione all’inizio del prossimo anno, in accordo con il cambio della nostra amministrazione. Ma desidero assicurarvi che il lavoro dell’Ambasciata su questo sensibile argomento proseguirà ininterrotto.

Continueremo a collaborare con quei partner che ci hanno aiutato a rendere l’evento dell’Ambasciata a Villa Taverna il successo che potete constatare.   Abbiamo intenzione di mantenere vivo il dialogo, indipendentemente dal ricambio che avverrà nei prossimi mesi.

L’Ambasciata continuerà a dare il proprio contributo alla promozione di una cultura delle pratiche ADR in Italia. Durante la conferenza che abbiamo ospitato, quattro esperti americani della JAMS – il principale fornitore americano e globale di specialisti privati nelle pratiche ADR – hanno condotto la mediazione simulata di una controversia di natura commerciale. Abbiamo registrato il processo e forniremo copia del video alle facoltà di diritto in tutta Italia. Abbiamo in programma di portare altri esperti statunitensi nelle pratiche ADR già dal prossimo anno, presentandoli agli studenti di diritto di Roma e dintorni e sollecitando una prassi collaborativa. Rendere edotti gli allievi di giurisprudenza sulle pratiche ADR, rendendo queste ultime parte integrante della loro formazione e mostrando loro quanto sia importante ragionare come problem solver e non semplicemente come contendenti in un’aula di tribunale, costituisce un nodo fondamentale nella crescita e nella diffusione della cultura delle pratiche ADR. Ci auguriamo che gli studenti possano far proprio questo concetto mentre avviano le rispettive carriere e, ancor più importante, che i loro futuri datori di lavoro siano recettivi alle idee innovative provenienti dalla prossima generazione di avvocati italiani.

Sappiamo che anche l’Italia si sta impegnando alacremente per mantenere costanti i progressi nella diffusione della cultura delle pratiche ADR. La commissione incaricata della revisione delle pratiche ADR in Italia, guidata dal Professor Alpa, ha cominciato a operare a partire dal mese di marzo di quest’anno. I suoi membri, appartenenti alle corti, all’ordine degli avvocati, al mondo accademico e selezionati in tutta Italia, hanno l’opportunità di plasmare la visione presente e futura della prassi ADR nel Bel paese. La relazione risultante verrà presentata al Ministero della Giustizia nel gennaio del prossimo anno. Guardiamo con fiducia alla sua pubblicazione e non vediamo l’ora di analizzarne i suggerimenti.

Vi ringrazio nuovamente per l’invito e per avermi accolto qui oggi, per il lavoro che avete svolto in passato sul tema delle pratiche ADR in Italia e per il vostro impegno futuro, affinché possiate continuare a costruire sulle solide basi già edificate. Noi dell’Ambasciata degli Stati Uniti attendiamo con ansia di proseguire i colloqui e continuare a offrire la nostra collaborazione su questa importante iniziativa.
Grazie.

immagine di gente
DCM Kelly Degnan durante il suo intervento