Rapporto sulla libertà di religione nel mondo 2015 – Italia

Il Segretario di Stato John Kerry

10 agosto 2016
Rapporto sulla libertà di religione nel mondo 2015
(available in English)

ITALIA

Sintesi

La libertà di religione e il diritto delle comunità religiose di creare le proprie istituzioni sono tutelati dalla Costituzione. Esiste una legge contro la blasfemia, ma il Governo generalmente non la implementa. La Costituzione dice specificamente che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti e i loro rapporti sono regolati da un concordato che garantisce alla Chiesa una serie di privilegi, benefici e misure di sostegno finanziario. I gruppi religiosi diversi da quello cattolico possono chiedere di stipulare un altro tipo di intesa che garantisce loro buona parte degli stessi benefici. Questi e altri gruppi religiosi non cattolici devono registrarsi per ricevere agevolazioni fiscali e di altro genere. I musulmani denunciano difficoltà persistenti a ottenere dalle amministrazioni locali l’autorizzazione a costruire delle moschee. Milano e Salerno hanno approvato la costruzione complessivamente di tre nuove moschee. Il Governo ha presentato ricorso alla Corte costituzionale contro una legge regionale sugli edifici religiosi in Lombardia che potrebbe rendere più difficile creare nuove moschee. Il Governo ha agito per incriminare e punire individui responsabili di aver pronunciato dichiarazioni antisemite in pubblico e sulla Rete.

Persistono nella società sentimenti antisemiti e anti-islamici. Il dipartimento per le Pari opportunità ha riportato circa 40 episodi di discriminazione religiosa o etnica nell’anno precedente. L’Osservatorio sul pregiudizio antiebraico contemporaneo ha registrato 40 atti di antisemitismo fra gennaio e ottobre. L’accoltellamento di un ebreo a Milano è stato interpretato dalla gran parte della comunità ebraica e dei media come un’aggressione antisemita. Singoli individui e gruppi di persone sono stati responsabili di vessazioni ai danni di commercianti e imprenditori ebrei, hanno pronunciato discorsi antisemiti, hanno scritto sui muri frasi antisemite e hanno incitato all’odio su internet. Si è avuta notizia di episodi di vessazioni o discriminazioni ai danni di donne musulmane che indossavano l’hijab. La giunta regionale della Lombardia a dicembre ha approvato una delibera per vietare a chi indossa copricapi tali da occultare l’identità della persona l’ingresso negli edifici pubblici, inclusi gli uffici dell’amministrazione regionale e gli ospedali regionale. È stata considerata in generale una misura rivolta contro i musulmani.

Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali degli Stati Uniti d’America si incontrano regolarmente con esponenti del Governo e delle amministrazioni locali, gruppi della società civile ed esponenti religiosi per sottolineare l’importanza del rispetto della libertà di religione e della tolleranza tra i diversi gruppi religiosi. A livello nazionale, funzionari statunitensi hanno sottolineato con funzionari del ministero dell’Interno e della Presidenza del Consiglio dei ministri l’importanza della libertà di religione e di un trattamento paritario per tutti i gruppi religiosi. L’Ambasciata ha concesso piccoli contributi finanziari per promuovere il dialogo fra i gruppi musulmani.

Sezione I. Demografia religiosa

Il Governo statunitense stima la popolazione italiana in 61,9 milioni di individui (stima del luglio 2015). Secondo un sondaggio del 2014 dell’Eurispes (Istituto di studi politici, economici e sociali), il 75 per cento dei cittadini si identifica come cattolico. Fra i gruppi religiosi che rappresentano insieme una percentuale inferiore al 5 per cento della popolazione figurano cristiani di altre confessioni, musulmani, ebrei, induisti, Baha’i e buddisti. Fra le comunità cristiane di altre confessioni si annoverano gli ortodossi, i testimoni di Geova, le Assemblee di Dio, l’Unione delle Chiese metodiste e valdesi, la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (mormoni) e una serie di gruppi protestanti più piccoli. Secondo una stima del Centro studi dell’organizzazione non governativa Caritas, su 5 milioni di residenti stranieri i musulmani sono 1,6 milioni, i cristiani ortodossi 1,5 milioni, i cristiani cattolici 1 milione e i cristiani protestanti 200.000. La Presidenza del Consiglio stima la popolazione ebraica in circa 30.000 persone.

Secondo il ministero dell’Interno e l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), La popolazione di fede musulmana è composta di cittadini autoctoni, immigrati e stranieri residenti, ma la crescita di questa confessione è dovuta soprattutto al consistente numero di immigrati provenienti dall’Europa orientale, dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia meridionale; la maggior parte dei musulmani vive nelle regioni settentrionali del Paese. Gli immigrati marocchini e albanesi rappresentano i gruppi più numerosi. I musulmani presenti in Italia sono in larghissima maggioranza sunniti.

Sezione II. Rispetto della libertà di religione da parte del Governo

Quadro giuridico

La Costituzione dichiara che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge senza distinzione di religione e che sono liberi di professare le loro convinzioni in qualsiasi forma, individualmente o con altre persone, e di promuoverle, e di celebrare riti in pubblico o in privato, purché non offendano la pubblica morale. Secondo la Costituzione, ogni comunità religiosa ha il diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, purché non siano in conflitto con l’ordinamento giuridico. Lo Stato non può imporre limitazioni o tasse speciali sulla costituzione o le attività di gruppi in virtù della loro natura o scopi religiosi. La Costituzione specifica che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti; i loro rapporti sono regolati da un concordato tra il Governo e la Santa Sede.

Le offese contro qualsiasi divinità sono considerate blasfemia, reato punibile con un’ammenda da 51 a 309 euro.

La Costituzione consente a un gruppo religioso legalmente riconosciuto di negoziare con il Governo un’intesa che regoli i loro rapporti. I rappresentanti di una confessione diversa da quella cattolica che richiedono un’intesa devono prima di tutto presentare la loro richiesta alla Presidenza del Consiglio. Successivamente, il Governo e i rappresentanti del gruppo religioso negoziano una bozza di intesa, che dev’essere approvata dal Consiglio dei ministri, firmata dal presidente del Consiglio e infine trasmessa al Parlamento per l’approvazione definitiva. Una volta che il Parlamento l’ha approvata, i rapporti fra il Governo e il gruppo religioso, incluso il sostegno pubblico, sono regolati dall’intesa. Fra i gruppi che hanno sottoscritto un’intesa con lo Stato figurano l’Unione delle Chiese metodiste e valdesi, gli avventisti, le Assemblee di Dio, gli ebrei, i battisti, i luterani, i mormoni, la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Costantinopoli, la Chiesa apostolica, l’Unione buddista italiana e gli induisti.

Un’intesa garantisce automaticamente agli esponenti del clero libertà di accesso agli ospedali pubblici, alle prigioni e alle caserme militari, garantisce la validità civile dei matrimoni religiosi, agevola pratiche religiose specifiche per quanto riguarda i funerali e dispensa gli studenti dal frequentare le lezioni durante le feste religiose. Un gruppo religioso che non abbia stipulato un’intesa con lo Stato può richiedere al ministero dell’Interno questi benefici caso per caso. Un’intesa consente inoltre a un gruppo religioso di ricevere, attraverso una dichiarazione volontaria del contribuente in sede di dichiarazione dei redditi, una percentuale del gettito fiscale (il cosiddetto “8 per mille”). I contribuenti possono specificare il gruppo religioso, fra quelli che possiedono i requisiti necessari, a cui vogliono destinare questi fondi. La Chiesa cattolica nel 2014 (l’anno più recente per il quale siano disponibili dati) ha ricevuto circa l’82 per cento del totale di 1,2 miliardi di euro accantonati dal Governo.

La legge garantisce ai gruppi religiosi il diritto all’esenzione fiscale e il diritto di essere riconosciuti come persone giuridiche, a condizione di aver portato a termine una procedura di registrazione presso il ministero dell’Interno. Il riconoscimento giuridico è una condizione preliminare per poter chiedere la stipula di un’intesa. Un gruppo religioso può chiedere il riconoscimento del proprio status giuridico presentando a un prefetto, che rappresenta localmente il ministero dell’Interno, una richiesta che includa lo statuto del gruppo, una relazione sui suoi scopi e le sue attività, le informazioni relative ai suoi uffici amministrativi, un bilancio triennale, la certificazione del merito di credito rilasciata da una banca e la certificazione del possesso della cittadinanza italiana o di un permesso di soggiorno da parte del suo rappresentante. Per essere approvato, lo statuto di un gruppo non dev’essere in conflitto con la legge. Se la richiesta viene approvata, il ministero dell’Interno ha il compito di tenere sotto osservazione il gruppo religioso. Il ministero dell’Interno può nominare un commissario per amministrare il gruppo, se individua delle irregolarità nelle sue attività.

A dicembre, la giunta regionale della Lombardia ha approvato una delibera, a decorrere dal 1° gennaio 2016, che vieta l’uso di copricapi tali da occultare l’identità della persona negli edifici pubblici, inclusi gli uffici amministrativi regionali e gli ospedali regionali. Esiste già una legge nazionale che vieta agli individui di occultare la propria identità, con pene detentive da 1 a 2 anni di carcere per i trasgressori, e impone di mostrare la propria faccia in pubblico e nelle foto usate sui documenti di identità. La legge esistente non è mai stata utilizzata per vietare l’uso di veli islamici nei luoghi pubblici.

Il 27 gennaio, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato una legge che introduce requisiti più stringenti per la costruzione di edifici religiosi da parte di gruppi religiosi non registrati. Qeusta legge potrebbe rendere più difficile l’istituzione di nuove moschee.

La legge consente alla Chiesa cattolica di selezionare gli insegnanti dell’ora di religione nella scuola pubblica, che vengono retribuiti dallo Stato. L’ora di religione è facoltativa e gli studenti che non intendono frequentarla possono studiare altre materie oppure, in alcuni casi, uscire anticipatamente da scuola con il consenso dei genitori. Gli insegnanti selezionati dalla Chiesa possono essere laici o religiosi e le loro lezioni includono argomenti rilevanti anche per religioni diverse da quella cattolica. I finanziamenti pubblici sono disponibili solo per questi insegnanti di religione cattolici approvati dalla Chiesa. Se uno studente chiede un insegnante di religione di un gruppo religioso diverso da quello cattolico, i costi dell’insegnamento devono essere sostenuti dal gruppo in questione. Alcune amministrazioni locali forniscono aiuti finanziari agli studenti per frequentare una scuola privata con affiliazione religiosa (di solito, ma non sempre, cattolica) che rispetti i parametri fissati dal Governo.

I reati basati sull’odio, inclusi quelli motivati da odio religioso, sono punibili con pene fino a 4 anni di reclusione. La negazione dell’Olocausto non è indicata specificamente come reato, ma i tribunali possono interpretarla come un reato basato sull’odio.

I missionari e altri operatori religiosi devono richiedere un permesso di soggiorno speciale prima di arrivare nel Paese.

Comportamento delle autorità

Le autorità generalmente non implementano la legge contro la blasfemia e non sono stati registrati casi in cui sia stata applicata nel corso dell’anno.

Non si è avuto alcun progresso nelle trattative per un’intesa tra lo Stato e i testimoni di Geova. Lo Stato ha avviato le trattative per un’intesa con la Chiesa ortodossa romena e il Consiglio episcopale. Il 27 giugno, lo Stato ha siglato un’intesa con la Soka Gakkai, un gruppo buddista giapponese; alla fine dell’anno, l’intesa non era ancora stata approvata dal Parlamento. Alla fine dell’anno, nessun gruppo musulmano era riuscito a raggiungere un’intesa con lo Stato italiano o aveva avviato trattative in tal senso.

La delibera della Regione Lombardia che vieta l’ingresso con il viso coperto negli edifici pubblici, promulgata a dicembre dal partito della Lega Nord, che controlla la giunta regionale, è stata oggetto di forti critiche, anche da parte del ministro di Grazia e giustizia Andrea Orlando.

I musulmani continuano a incontrare difficoltà per ottenere dalle amministrazioni locali l’autorizzazione a costruire delle moschee. Alla data di ottobre esistevano 4 moschee ufficiali (a Ravenna, Roma, Colle Val d’Elsa e Milano), ma oltre 800 luoghi di culto ufficiosi per musulmani. I funzionari locali normalmente citano come ragione per il rifiuto della concessione la mancanza di piani regolatori che autorizzino la costruzione di luoghi di culto in siti specifici. A novembre, in seguito agli attacchi terroristici di Parigi, alti esponenti del Governo hanno detto che i luoghi di culto, comprese le moschee “irregolari”, si devono conformare alla legge. Alla fine dell’anno non erano stati registrati episodi di chiusure o altre misure del Governo nei confronti di moschee o altri luoghi di culto. Il 13 marzo, poco dopo la promulgazione della legge regionale che imponeva restrizioni alla facoltà dei gruppi religiosi non registrati di costruire luoghi di culto in Lombardia, la Presidenza del Consiglio ha presentato ricorso alla Corte costituzionale contro questo provvedimento. Alla fine dell’anno, la Corte costituzionale non aveva ancora emesso una sentenza.

Il 13 ottobre la Chiesa di Scientology ha inaugurato a Milano il suo secondo tempio più grande d’Italia. Alcuni musulmani dicono che il fatto che un gruppo religioso molto meno numeroso sia riuscito a ottenere il permesso di trasformare un edificio in luogo di culto in tempi relativamente rapidi, mentre le loro richieste subiscono forti rallentamenti da parte delle autorità locali, rappresenta una discriminazione.

Il 19 settembre il Comune di Milano ha assegnato tre aree per la costruzione di due moschee e una chiesta protestante.

Il 13 marzo il Comune di Salerno ha autorizzato la costruzione di una moschea finanziata dall’associazione culturale e religiosa Bangladesh.

Nella sua periodica revisione del sistema delle intese, pubblicata il 2 novembre, la Corte dei conti ha sottolineato la mancanza di controlli sull’uso dei fondi erogati dallo Stato ai gruppi religiosi e il rischio di discriminazione contro quelle fedi che non hanno sottoscritto un’intesa con lo Stato.

A gennaio Giorgia Meloni, parlamentare e presidente del partito Fratelli d’Italia, ha espresso pubblicamente la sua contrarietà alla decisione di costruire altre moschee a Milano, dichiarando che il Governo nazionale e le amministrazioni locali dovevano stabilire norme per impedire a quelli che definiva come gruppi estremisti di aprire moschee, e invocando un albo pubblico degli imam.

Le amministrazioni locali spesso affittano terreni demaniali a tassi scontati a gruppi religiosi per la costruzione di luoghi di culto. I finanziamenti pubblici contribuiscono inoltre a preservare e mantenere in buono stato luoghi di culto storici, che sono quasi tutti cattolici.

La presenza di simboli cattolici come i crocifissi nelle aule di tribunale, nelle scuole e in altri edifici pubblici continua a essere oggetto di critiche da parte dei sostenitori di una separazione più netta tra Chiesa e Stato, come l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti. Il 2 aprile il preside di una scuola superiore di Terni ha sospeso per un mese un insegnante che aveva rimosso un crocifisso da un’aula. Il 3 settembre un consigliere comunale di Padova ha donato 1.500 crocifissi da esporre negli uffici comunali e nelle scuole. Il 14 settembre un consigliere comunale di Firenze ha ottenuto la rimozione di un grande crocifisso esposto in una sala usata per le riunioni del Consiglio.

Il 20 gennaio un tribunale di Roma ha condannato sei membri del gruppo di estrema destra Militia a pene detentive dagli 8 ai 18 mesi per aver diffuso idee fondate sull’odio religioso attraverso striscioni, scritte sui muri e manifesti antisemiti.

La Camera dei deputati il 13 ottobre ha approvato una proposta di legge per rendere la negazione dell’Olocausto un’aggravante nei processi per reati basati sull’odio. La proposta di legge, che alla fine dell’anno doveva ancora passare l’esame del Senato, si applicherebbe anche in caso di negazione di genocidi o crimini contro l’umanità.

A settembre il museo comunale di Recanati ha proiettato un documentario dal titolo Israele. Il cancro, realizzato da una regista locale, in una sala pubblica. Sui mezzi di informazione è stato scritto che il film paragonava i soldati israeliani ai nazisti. Cittadini di Recanati, la comunità ebraica italiana e l’Ambasciata di Israele hanno criticato l’iniziativa.

Secondo l’interpretazione del Governo, la legge che impone agli individui di mostrare il proprio volto in pubblico non si applica alle donne che si coprono il volto per ragioni religiose. Le donne indossano liberamente hijab, niqab o burka.

L’Italia fa parte dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto.

Sezione III. Rispetto della libertà di religione all’interno della società

L’Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali (UNAR) del dipartimento per le Pari opportunità ha riferito che un terzo delle 1.193 denunce ricevute nel 2014 (l’anno più recente per il quale siano disponibili dati) riguardava discriminazioni religiose o etniche. L’Osservatorio sul pregiudizio antiebraico contemporaneo ha registrato 55 atti di antisemitismo fra gennaio e il 14 dicembre. Considerando che religione ed etnia spesso sono strettamente legate, in molti casi era difficile stabilire se un episodio fosse motivato esclusivamente dall’identità religiosa.

Il 12 novembre, un aggressore rimasto ignoto ha accoltellato un cittadino israeliano residente a Milano mentre tornava a casa a piedi, in uno dei quartieri con maggior presenza di ebrei in città. La vittima, che è sopravvissuta nonostante le numerose ferite, ha detto ai giornalisti che il suo assalitore aveva gridato «Ti ammazzo» mentre lo aggrediva di fronte a un negozio di alimentari kosher. L’assalitore è fuggito e alla fine dell’anno le forze dell’ordine non lo avevano ancora identificato. La motivazione dell’aggressione non è stata ufficialmente accertata, ma è stata interpretata dalla gran parte della comunità ebraica e dei media come un’azione motivata da pregiudizi antisemiti.

Il 9 giugno la polizia ha arrestato un uomo bosniaco per aggressione nei confronti della nuora, che voleva convertirsi al cristianesimo; la donna in precedenza aveva battezzato il figlio. Sono stati registrati anche casi di donne criticate o molestate perché indossavano l’hijab. Il 23 novembre, per esempio, la stampa ha riportato la notizia di uno sconosciuto che ha aggredito verbalmente una donna marocchina che indossava l’hijab nella stazione ferroviaria di Salerno.

Il 25 febbraio, secondo notizie riportate dalla stampa, tre uomini non identificati hanno aggredito verbalmente e minacciato un negoziante ebreo del centro di Roma, sputando sul pavimento.

Alcune associazioni musulmane hanno denunciato episodi di discriminazione nelle scuole, con casi di genitori che hanno invitato i loro figli a non interagire con compagni di classe musulmani a Venezia, Messina e Civitavecchia. Il 25 febbraio, secondo notizie riportate dalla stampa, una studentessa milanese è stata esclusa dai colloqui per uno stage perché indossava un hijab.

La stampa ha segnalato un incremento dell’uso dei social media per incitare alla discriminazione e all’antisemitismo nel corso dell’anno. L’incitamento all’odio su internet è la fonte di antisemitismo in più rapida crescita. Il 20 luglio un giudice di Roma ha rinviato a giudizio 25 esponenti del movimento neonazista Stormfront con l’accusa di incitamento all’odio antisemita attraverso mezzi di comunicazione telematici. Il 26 maggio, un utente non identificato ha caricato su YouTube un video contenente commenti denigratori nei confronti della comunità ebraica e in cui si negava l’Olocausto.

L’Unione delle comunità ebraiche italiane e la Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano continuano a gestire Antenna antisemitismo, un numero verde creato nel 2014 per le vittime e i testimoni di episodi di antisemitismo.

A novembre il presidente della Federazione italiana giuoco calcio Carlo Tavecchio è stato oggetto di forti critiche sui mezzi di informazione per aver dichiarato che gli ebrei è meglio “tenerli a bada”.

Il 17 dicembre i mezzi di informazione hanno riportato la notizia che la polizia aveva aperto un’indagine a Roma sulla pubblicazione online di una lista di ebrei italiani influenti da parte di Radio Islam, una radio estremista con sede in Svezia.

Il 21 novembre le comunità musulmane hanno organizzato manifestazioni a Roma e a Milano per condannare il terrorismo, l’ignoranza e la violenza. Secondo la stampa, alla manifestazione di Roma hanno preso parte fra le 500 e le 1.000 persone, e 700 a quella di Milano. Gli organizzatori hanno usato l’evento anche per sottolineare la necessità di avere moschee ufficialmente riconosciute, che contribuiscano a contrastare il rischio di diffusione del radicalismo.

A giugno dei vandali hanno dipinto una scritta antisemita su un muro di Druento, in provincia di Torino. Il 16 ottobre il rettore dell’Università di Teramo ha condannato una scritta antisemita comparsa su un muro dell’università in occasione di una visita dell’ambasciatore israeliano per l’inaugurazione di un corso sull’Olocausto.

Sezione IV. Le politiche del Governo statunitense

Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali degli Stati Uniti d’America si incontrano regolarmente con esponenti del Governo e delle amministrazioni locali per esortare al rispetto della libertà di religione. Questi incontri hanno incluso discussioni con il ministero dell’Interno e la Presidenza del Consiglio sugli sforzi del Governo per favorire l’integrazione delle comunità di immigrati e prevenire la diffusione dell’estremismo violento, oltre che sulla mancanza di intese ufficiali fra lo Stato e i gruppi musulmani. A questi incontri, i funzionari hanno affermato il sostegno del loro Governo in favore della libertà di religione. L’Ambasciata e i Consolati si sono incontrati anche con rappresentanti della società civile e gruppi cattolici, musulmani ed ebraici per promuovere la tolleranza tra i diversi gruppi e verificare che abbiano la possibilità di praticare liberamente la loro religione. Le discussioni si sono incentrate anche sull’inclusione sociale degli immigrati e il dialogo con le amministrazioni pubbliche a livello locale e nazionale, specialmente riguardo alla possibilità per i diversi gruppi di costruire luoghi di culto.

L’Ambasciata si è incontrata regolarmente con esponenti della comunità ebraica per discutere della situazione della comunità e dei timori legati agli episodi di antisemitismo. A novembre, l’inviato speciale per il monitoraggio e il contrasto dell’antisemitismo e l’inviato speciale ad interim dell’Organizzazione della cooperazione islamica hanno parlato, a Roma, a una conferenza patrocinata dal Vaticano sul dialogo interreligioso e la lotta all’intolleranza. Gli inviati hanno incontrato anche il presidente della comunità ebraica romana. A dicembre, l’ambasciatore itinerante per la libertà di religione si è incontrato con il direttore culturale della Grande moschea di Roma per discutere dei problemi dei musulmani, fra i quali la mancanza di un’intesa con lo Stato italiano. Si è incontrato anche con esponenti della comunità ebraica, che hanno denunciato un incremento dell’incitamento all’odio su internet nell’ultimo anno. L’Ambasciata e i Consolati generali hanno offerto piccole borse di studio per promuovere il dialogo interreligioso e le voci moderate tra i gruppi islamici.