Rapporto sulla libertà di religione nel mondo 2018 – Italia

21 giugno 2019
Rapporto sulla libertà di religione nel mondo 2018
(available in English)

ITALIA

Sintesi

La libertà di religione e il diritto delle comunità religiose di creare le proprie istituzioni sono tutelati dalla Costituzione. La Costituzione specifica che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti e i loro rapporti sono regolati da una serie di trattati, fra i quali un concordato che garantisce alla Chiesa una serie di privilegi e benefici, oltre a misure di sostegno finanziario. Altri dodici gruppi religiosi hanno stipulato intese che garantiscono buona parte degli stessi benefici in cambio di un certo controllo da parte dello Stato. I gruppi religiosi devono registrarsi per poter chiedere di stipulare un’intesa. I gruppi religiosi non registrati possono operare liberamente, ma non possono accedere agli stessi benefici dei gruppi che hanno stipulato un’intesa, o devono richiederli separatamente. Il Governo non ha sottoposto all’approvazione del Parlamento nessuna nuova intesa, ma i mezzi di informazione hanno riferito che ha negoziato intese con diversi gruppi religiosi nell’anno precedente. La comunità musulmana, che non ha un’intesa, ha continuato a incontrare difficoltà nell’ottenere permessi dagli enti locali per costruire moschee o mantenerle aperte; i luoghi di culto islamici ufficiosi sono circa 800. Esponenti di diversi partiti politici, fra cui il leader della Lega Matteo Salvini, che a giugno è diventato vicepresidente del consiglio e ministro dell’Interno, hanno rilasciato dichiarazioni critiche nei confronti dell’islam e si sono pronunciati contro la costruzione di nuove moschee. Come presidente dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), l’Italia ha ospitato diversi eventi per la promozione della tolleranza religiosa.

Sono stati registrati episodi di antisemitismo e anti-islamismo, fra cui vessazioni, discriminazioni, incitamenti all’odio e atti vandalici. Un’organizzazione non governativa (ONG) ebraica ha denunciato 185 episodi di antisemitismo, per lo più casi di incitamento all’odio sui social media, contro i 130 del 2017. Una ONG araba locale ha denunciato un incremento del 35 per cento degli episodi di anti-islamismo in scuole, ospedali e trasporti pubblici nel 2017, rispetto all’anno precedente. Ad aprile è stata lasciata una testa di maiale di fronte a un edificio di Reggio Emilia che i musulmani vogliono convertire in luogo di culto. I mezzi di informazione hanno riportato esempi di scritte e manifesti antisemiti nelle principali città e altrove. Gli esponenti della comunità ebraica hanno esortato a una maggiore vigilanza contro l’antisemitismo.

Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali degli Stati Uniti si sono incontrati con esponenti del Governo e delle amministrazioni locali per esortare al rispetto della libertà di religione e al trattamento imparziale di tutte le fedi, e hanno discusso dell’integrazione dei nuovi migranti, molti dei quali sono di religione musulmana, cristiana ortodossa o induista, e dei musulmani di seconda generazione. Rappresentanti dell’Ambasciata, del Consolato e del dipartimento di Stato degli Stati Uniti si sono incontrati con esponenti religiosi e della società civile per promuovere il dialogo e la conoscenza tra le diverse fedi, l’inclusione sociale degli immigrati e il rafforzamento dei gruppi religiosi attraverso i social media e la mobilitazione dei giovani.

 

Sezione I. Demografia religiosa

Il Governo statunitense stima la popolazione complessiva dell’Italia in 62,2 milioni di persone (stima del luglio 2018). Secondo un’inchiesta del 2017 dell’istituto di ricerca indipendente IPSOS, circa il 74 per cento di tutti i residenti si identifica come cristiano cattolico. Secondo i funzionari pubblici, fra gli altri gruppi religiosi, che sommati insieme rappresentano meno del 10 per cento della popolazione, figurano cristiani di altre confessioni, musulmani, ebrei, induisti, Baha’i e buddisti. Fra le comunità cristiane di altre confessioni si annoverano gli ortodossi, i testimoni di Geova, le Assemblee di Dio, l’Unione delle Chiese metodiste e valdesi, la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (Chiesa di Gesù Cristo) e una serie di gruppi protestanti più piccoli. Il restante 16 per cento della popolazione non dichiara nessuna affiliazione religiosa. Secondo stime del Centro studi sulle nuove religioni (CESNUR), un istituto di ricerca indipendente, su circa 5 milioni di residenti stranieri i musulmani sono quasi 2 milioni, i cristiani ortodossi 1,7 milioni, i cristiani cattolici 1 milione e i cristiani protestanti 700.000. Il Governo e la comunità ebraica stimano la popolazione ebraica in 30.000 persone.

Secondo il ministero dell’Interno e l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), la popolazione di fede musulmana è composta di cittadini autoctoni, immigrati e stranieri residenti, ma la crescita di questa confessione è dovuta soprattutto al consistente numero di immigrati provenienti dall’Europa orientale, dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia meridionale, che nella maggior parte dei casi vivono nelle regioni settentrionali del Paese. Gli immigrati marocchini e albanesi rappresentano i due gruppi più numerosi. Secondo il ministero dell’Interno, i musulmani presenti in Italia sono in larghissima maggioranza sunniti.

Sezione II. Rispetto della libertà di religione da parte del Governo

Quadro giuridico

La Costituzione dichiara che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge senza distinzione di religione e che sono liberi di professare le loro convinzioni in qualsiasi forma, individualmente o con altre persone, e di promuoverle e di celebrare riti in pubblico o in privato, purché non offendano la pubblica morale. Secondo la Costituzione, ogni comunità religiosa ha il diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, purché non siano in conflitto con l’ordinamento giuridico. Stabilisce inoltre che lo Stato non può imporre limitazioni o tasse speciali sulla costituzione o le attività di un gruppo con la motivazione che è di natura religiosa o persegue scopi religiosi. La Costituzione specifica che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti e i loro rapporti sono regolati da trattati, fra i quali un concordato che garantisce alla Chiesa una serie di privilegi e benefici, oltre a misure di sostegno finanziario.

Le offese contro qualsiasi divinità sono considerate blasfemia, reato punibile con un’ammenda da 51 a 309 euro. Le autorità generalmente non applicano questa legge.

La Costituzione afferma che tutti i gruppi religiosi godono delle stesse libertà, e i rapporti fra lo Stato e i gruppi religiosi diversi da quello cattolico sono regolati dalla legge attraverso una “intesa”. I rappresentanti di una confessione diversa da quella cattolica che richiedono un’intesa devono prima di tutto presentare la loro richiesta alla Presidenza del consiglio. Successivamente, il Governo e i rappresentanti del gruppo religioso negoziano una bozza di intesa che dev’essere approvata dal consiglio dei ministri, firmata dal presidente del consiglio e infine trasmessa al Parlamento per l’approvazione definitiva. Una volta che il Parlamento l’ha approvata, i rapporti fra il Governo e il gruppo religioso, incluso il sostegno pubblico, sono regolati dall’intesa. Sono dodici i gruppi che hanno stipulato un’intesa: l’Unione delle Chiese metodiste e valdesi, gli avventisti, le Assemblee di Dio, gli ebrei, i battisti, i luterani, la Chiesa di Gesù Cristo, la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Costantinopoli, la Chiesa apostolica, l’Unione buddista italiana, i buddisti della Soka Gakkai e gli induisti.

La legge garantisce ai gruppi religiosi il diritto all’esenzione fiscale e il diritto di essere riconosciuti come persone giuridiche, a condizione di aver portato a termine una procedura di registrazione presso il ministero dell’Interno. La registrazione è una condizione preliminare per poter chiedere la stipula di un’intesa. Un gruppo religioso può chiedere la registrazione presentando a un prefetto, che rappresenta localmente il ministero dell’Interno, una richiesta che includa lo statuto del gruppo, una relazione sui suoi scopi e le sue attività, informazioni sui suoi uffici amministrativi, un bilancio triennale, la certificazione del merito di credito rilasciata da una banca e la certificazione del possesso della cittadinanza italiana o di un permesso di soggiorno da parte del suo rappresentante. Per essere approvato, lo statuto di un gruppo non dev’essere in conflitto con la legge. Se la richiesta viene approvata, il gruppo religioso deve sottostare al controllo del ministero dell’Interno, anche per quanto riguarda i bilanci e l’organizzazione interna. Il ministero può nominare un commissario per amministrare il gruppo, se individua delle irregolarità nelle sue attività. I gruppi religiosi non registrati possono comunque operare legalmente come ONG e ottenere l’esenzione fiscale, il riconoscimento giuridico dei matrimoni, l’accesso a ospedali e carceri e altri benefici, ma un’intesa con lo Stato facilita il processo. La Chiesa cattolica è l’unico gruppo religioso legalmente riconosciuto esentato dall’attività di controllo del ministero dell’Interno, in ottemperanza al concordato fra lo Stato e la Santa Sede.

Un’intesa garantisce automaticamente agli esponenti del clero libertà di accesso agli ospedali pubblici, alle prigioni e alle caserme militari, garantisce la validità civile dei matrimoni religiosi, agevola pratiche religiose specifiche per quanto riguarda i funerali e dispensa gli studenti dal frequentare le lezioni durante le feste religiose. Un gruppo religioso che non abbia stipulato un’intesa con lo Stato può richiedere al ministero dell’Interno questi benefici caso per caso. Un’intesa consente inoltre a un gruppo religioso di ricevere, attraverso una dichiarazione volontaria del contribuente in sede di dichiarazione dei redditi, una percentuale del gettito fiscale (il cosiddetto “8 per mille”). I contribuenti possono specificare il gruppo religioso, fra quelli che possiedono i requisiti necessari, a cui vogliono indirizzare questi fondi. Attraverso questo meccanismo, lo Stato ha messo a disposizione 1,23 miliardi di euro durante l’anno: di questo totale, oltre l’81 per cento è andato alla Chiesa cattolica.

In Veneto, una legge regionale proibisce l’uso di burqa e niqab all’interno di istituzioni pubbliche come gli ospedali.

Il Concordato prevede che sia la Chiesa cattolica a selezionare gli insegnanti dell’ora settimanale di religione nella scuola pubblica, che vengono retribuiti dallo Stato. L’ora di religione è facoltativa e gli studenti che non intendono frequentarla possono studiare altre materie oppure, in alcuni casi, uscire anticipatamente da scuola con il consenso dei genitori. Gli insegnanti selezionati dalla Chiesa possono essere sia laici che religiosi e le loro lezioni includono argomenti stabiliti dallo Stato e rilevanti anche per religioni diverse da quella cattolica. I finanziamenti pubblici sono disponibili solo per questi insegnanti approvati dalla Chiesa cattolica. Se uno studente chiede un insegnante di religione di un gruppo religioso diverso da quello cattolico, è il gruppo in questione a dover mettere a disposizione l’insegnante e farsi carico dei costi, ma non è tenuto a ottenere l’approvazione dello Stato per il contenuto delle lezioni. Alcune amministrazioni locali forniscono aiuti finanziari agli studenti per frequentare una scuola privata con affiliazione religiosa (normalmente, ma non sempre, cattolica) che rispetti i parametri fissati dal Governo.

Secondo la legge, l’incitamento all’odio, anche quando motivato da odio religioso, è punibile con pene fino a 4 anni di reclusione. Le stesse disposizioni si applicano alla negazione di genocidi o ai crimini contro l’umanità.

Tutti i missionari e gli altri operatori religiosi stranieri di Paesi che non fanno parte dell’Unione Europea o non sono firmatari dell’Accordo di Schengen devono richiedere un permesso di soggiorno speciale per attività religiosa prima di arrivare nel Paese.

L’Italia fa parte della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici.

Comportamento delle autorità

Nel 2017 il Governo aveva negoziato bozze di intesa con i testimoni di Geova, la Chiesa ortodossa rumena e la Chiesa episcopale: ha proseguito i negoziati con questi gruppi nel corso dell’anno, senza sottoporre nessuna intesa all’approvazione del Parlamento.

Secondo i dirigenti del Centro islamico culturale d’Italia, a Roma, il Governo non ha fatto progressi rilevanti in direzione di un’intesa nel suo dialogo con le comunità religiose musulmane. L’unico gruppo musulmano legalmente riconosciuto come entità religiosa dal ministero dell’Interno è il Centro islamico culturale d’Italia, che gestisce la Grande Moschea di Roma. Il Governo riconosce altri gruppi musulmani solo come organizzazioni senza scopo di lucro.

I musulmani hanno continuato a incontrare difficoltà per ottenere dalle amministrazioni locali l’autorizzazione a costruire delle moschee. Sono cinque le moschee riconosciute sia dalle amministrazioni regionali che dalle autorità religiose islamiche, a Ravenna, a Roma, a Colle Val d’Elsa (in Toscana), a Milano e a Forlì. Oltre a queste, ci sono molti siti riconosciuti come luoghi di culto dalle amministrazioni locali, ma non considerati moschee a tutti gli effetti dalle autorità islamiche, perché prive di minareti o altre caratteristiche architettoniche fondamentali. Ci sono oltre 800 luoghi di culto ufficiosi per musulmani, noti colloquialmente come “moschee garage”. Nella maggior parte dei casi le autorità le tollerano, ma non le riconoscono formalmente come luoghi di culto.

Il 12 marzo il Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio ha ordinato la chiusura di una moschea garage a Roma, perché la struttura era autorizzata a ospitare soltanto un laboratorio. La comunità musulmana che praticava il suo culto nella moschea ha avviato colloqui con le autorità locali per individuare un’alternativa praticabile. Alla fine dell’anno questa alternativa ancora non era stata individuata.

Il 15 luglio la comunità musulmana di Empoli, in Toscana, ha inaugurato un nuovo luogo di culto con una capacità di 250 fedeli. Le autorità locali hanno concesso il permesso di usare la struttura come luogo di culto, ma sia loro che le autorità religiose musulmane hanno dichiarato che non soddisfaceva tutti i requisiti di una moschea vera e propria, per esempio la presenza di un minareto.

Le amministrazioni locali, che hanno la facoltà di introdurre regole urbanistiche applicabili ai luoghi di culto, continuano a citare come ragione per il rifiuto della concessione edilizia la mancanza di piani regolatori che autorizzino la costruzione di luoghi di culto in siti specifici. I Comuni possono negare e negano le licenze edilizie anche ad altri gruppi religiosi, ma importanti esponenti del mondo islamico – per esempio lo shaykh Rosario Pasquini, vicepresidente del Centro islamico di Milano e Lombardia – dicono che la carenza di luoghi di culto ufficiali per i musulmani rappresenta un problema particolarmente serio.

Il 6 giugno il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha presentato un piano sulle infrastrutture religiose che proponeva la regolarizzazione di quattro luoghi di culto islamici esistenti che non avevano lo status legale di luoghi di culto e l’assegnazione di altri 18 siti a gruppi religiosi non cattolici. Il Comune intende assegnare tre di questi siti a Chiese evangeliche e due a Chiese ortodosse copte. Inoltre, il Comune intende assegnare sei siti alla Chiesa cattolica per realizzare chiese in quartieri di nuova costruzione. Alla fine dell’anno non erano ancora disponibili informazioni riguardo all’implementazione del piano.

Esponenti locali di partiti di destra, come Jacopo Alberti, consigliere regionale della Lega in Lombardia, hanno espresso timori per le proposte della comunità musulmana di costruire nuove moschee. L’11 settembre i consiglieri regionali lombardi della Lega e di altri partiti di centrodestra hanno approvato una mozione che esorta l’amministrazione regionale a realizzare un censimento dei luoghi di culto islamici, installare al loro interno delle telecamere e controllare i testi e i sermoni. Gli stessi consiglieri regionali hanno unito le forze con gli esponenti del Movimento 5 Stelle per approvare una risoluzione che esorta l’amministrazione regionale ad adottare una legge che vieti la regolarizzazione dei luoghi di culto non autorizzati esistenti. Nessuna delle due risoluzioni è vincolante per l’amministrazione regionale lombarda.

L’8 ottobre il TAR della Lombardia ha accolto un ricorso presentato dalla comunità musulmana di Varese contro il rifiuto di concedere la licenza per la costruzione di una moschea a Sesto Calende. La sentenza del TAR non ha annullato il rifiuto, ma ha chiesto alla Corte costituzionale di riesaminare la costituzionalità di un emendamento del 2015 a una legge locale che non imponeva nessuna scadenza temporale alle autorità locali per decidere il luogo in cui le comunità religiose possono aprire un luogo di culto. Secondo il TAR, la mancanza di una scadenza temporale potrebbe costituire una violazione del “diritto di libertà di religione” garantito dalla Costituzione. Alla fine dell’anno la Corte costituzionale non aveva ancora deciso se esaminare la costituzionalità della legge locale.

Il 10 marzo il TAR della Lombardia ha annullato la decisione del 2017 del Comune di Sesto San Giovanni, vicino a Milano, di bloccare la costruzione di un centro culturale islamico e di una moschea sostenendo che il centro non rispettava tutti i requisiti concordati dal Comune e dalla comunità musulmana. Ad aprile le autorità locali hanno presentato appello contro la sentenza del TAR al Consiglio di Stato (il massimo organo della giustizia amministrativa italiana), che il 1° agosto ha condotto una valutazione preliminare del caso, ma ha rimandato la sentenza definitiva al 2019. Alla fine dell’anno la costruzione del centro culturale e della moschea era ancora sospesa in attesa della sentenza.

A ottobre, secondo i mezzi di informazione, esponenti della Lega hanno negato all’Associazione musulmani di Bergamo l’acquisto all’asta di una cappella a Bergamo, nonostante l’associazione avesse presentato l’offerta più alta, superiore a quella della Chiesa ortodossa rumena, che usava l’edificio per le sue funzioni religiose. Il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana, esponente della Lega, ha detto che la regione avrebbe esercitato il suo diritto di prelazione e acquisito direttamente la cappella. Fontana ha detto che la decisione è irrevocabile. Il leader della Lega Salvini ha dichiarato che “secoli di storia […] rischiano di sparire se prende il sopravvento l’islamizzazione finora sottovalutata”.

Il 27 agosto il TAR della Lombardia ha convalidato l’ordinanza del settembre 2017 del sindaco di Cantù Edgardo Arosio, della Lega, che vietava l’esercizio del culto in un magazzino acquistato da un’associazione musulmana, Assalam, nel 2017. Secondo la sentenza, l’associazione aveva dichiarato che avrebbe condotto solamente attività culturali nella struttura, ma il tribunale ha appurato che erano state condotte anche attività religiose non autorizzate.

Il 31 luglio il sindaco di Bologna Virginio Merola ha accordato a un’associazione islamica il diritto di usare un terreno, su cui l’associazione aveva già istituito un centro culturale islamico, per 99 anni. Importanti esponenti della Lega, come il segretario Salvini, hanno espresso la loro contrarietà. Sui social media Salvini ha definito la decisione del sindaco una roba “da matti”.

Una richiesta di autorizzazione per la costruzione di una nuova moschea presentata dalla comunità musulmana di Pisa all’amministrazione locale nel dicembre del 2017 alla fine dell’anno non aveva ancora ricevuto risposta dalle autorità. La comunità musulmana ha presentato la richiesta dopo che l’ex sindaco della città aveva rifiutato di organizzare un referendum sulla questione.

In conformità a un accordo del dicembre 2017 tra la comunità musulmana locale e il Comune di Firenze, l’Università di Firenze e la Chiesa cattolica sulla costruzione di una nuova moschea a Sesto Fiorentino, la Chiesa cattolica ha venduto un terreno all’associazione musulmana per creare una moschea, vicino a un nuovo centro per attività religiose che sarà costruito dalla diocesi. Alla fine dell’anno, tuttavia, la comunità musulmana locale non aveva costruito la moschea e svolgeva le sue attività in un luogo di culto temporaneo.

La moschea che la comunità musulmana di Thiene stava costruendo da quando aveva ottenuto la licenza edilizia dalla regione Veneto, nel 2015, rimane incompleta, a quanto pare per mancanza di fondi sufficienti.

Alla fine dell’anno il Comune di Venezia non aveva autorizzato la comunità musulmana ad aprire una nuova moschea a Mestre, come si era impegnato a fare dopo aver chiuso una moschea garage, citando la mancanza di permessi, nell’aprile del 2017.

Le amministrazioni locali continuano ad affittare terreni demaniali a tassi agevolati ai gruppi religiosi, solitamente cattolici, per la costruzione di luoghi di culto. Inoltre, i finanziamenti pubblici contribuiscono a preservare e mantenere in buono stato i luoghi di culto storici, che sono per la quasi totalità cattolici.

A giugno il Governo ha patrocinato la visita di un gruppo di 50 teologi e imam marocchini in oltre 50 congregazioni musulmane nella regione Piemonte per discutere di integrazione religiosa e di cosa possono fare gli immigrati musulmani per interagire e integrarsi nella società locale preservando i valori islamici. Il ministero degli Affari religiosi del Marocco e la Confederazione islamica italiana di Torino hanno offerto formazione ai religiosi in visita, in collaborazione con il ministero dell’Interno e il ministero degli Affari esteri. La visita si è conclusa con una gara di recitazione del Corano a Torino.

Esponenti di vari partiti politici, fra cui la Lega, Fratelli d’Italia e CasaPound, sono tornati a rilasciare dichiarazioni critiche nei confronti dell’islam. Il 7 febbraio il leader della Lega Salvini ha detto: “Il problema dell’islam è che è una legge, non una religione e secondo me è incompatibile coi nostri valori, i nostri diritti, le nostre libertà”. L’8 febbraio Giorgia Meloni, presidente del partito Fratelli d’Italia, ha appoggiato le dichiarazioni di Salvini, aggiungendo sui social media: “Non possiamo negare che sia in corso un processo di islamizzazione dell’Europa. C’è un problema di compatibilità fra l’islam e i diritti e i valori della nostra civiltà”. Secondo Al-Jazira, durante la campagna elettorale per le elezioni parlamentari di marzo Salvini ha detto: “L’islam è incompatibile con la Costituzione”. L’organo di informazione ha riportato le parole di Mohamed ben Mohamed, imam di al-Huda a Centocelle, una delle più grandi moschee non riconosciute di Roma: “Durante la campagna elettorale, Salvini ha detto che avrebbe chiuso delle moschee e non avrebbe consentito l’apertura di nessuna nuova moschea […] Non c’è nessuna normativa per i luoghi di culto, la legge resta vaga e ogni Comune la interpreta a modo suo”.

Come presidente dell’OSCE l’Italia, nel corso dell’anno, ha ospitato diversi eventi per la promozione della tolleranza etnica e religiosa. A gennaio ha ospitato una conferenza sul contrasto dell’antisemitismo, che ha messo insieme rappresentanti del Governo, della società civile e di comunità religiose di tutta Europa. I partecipanti alla conferenza hanno concordato sulla necessità di incrementare gli sforzi per combattere l’antisemitismo in tutto il continente, attraverso campagne di informazione guidate dai Governi, dialogo interreligioso e maggiori misure di sicurezza per le comunità ebraiche. Per commemorare la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, nel Giorno della Memoria, il 27 gennaio, il presidente Sergio Mattarella ha tenuto una cerimonia in cui ha sottolineato la necessità di rimanere vigili contro il ritorno dei “fantasmi del passato”. Il 18 e il 19 gennaio la ministra dell’Istruzione, dell’università e della ricerca Valeria Fedeli ha accompagnato un gruppo di 100 studenti a visitare il campo di concentramento di Auschwitz, in collaborazione con l’Unione delle comunità ebraiche italiane (UCEI).

L’Italia fa parte dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto.

Sezione III. Rispetto della libertà di religione all’interno della società

Contrariamente agli anni precedenti, il Governo non ha fornito statistiche sugli incidenti con motivazioni religiose. L’Osservatorio antisemitismo dell’ONG Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC) ha registrato 185 atti di antisemitismo nel corso dell’anno, contro i 130 del 2017. Fra gli episodi di antisemitismo pubblicati sul sito del CDEC figurano casi di discriminazioni, vessazioni verbali (soprattutto in occasione di partite di calcio e altri eventi sportivi), incitamento all’odio su internet e scritte sui muri denigratorie. L’incitamento all’odio e il bullismo su internet sono le forme più comuni di episodi antisemiti, secondo il CDEC, che anche lo scorso anno ha tenuto in funzione un numero verde riservato alle vittime e ai testimoni di casi di antisemitismo. L’ONG Comunità del mondo arabo in Italia ha riportato un incremento del 35 per cento degli episodi di anti-islamismo in scuole, ospedali e trasporti pubblici nel 2017, l’anno più recente per il quale siano disponibili dati, rispetto all’anno precedente, ma non ha fornito dettagli sul numero complessivo o la tipologia degli incidenti.

Noemi Di Segni, presidente dell’UCEI, ha esortato le autorità a “vigilare contro ogni forma di radicalizzazione e antisemitismo”. In occasione di un incontro per commemorare l’ottantesimo anniversario delle leggi “razziali” di epoca fascista, Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma, ha dichiarato che “l’antisemitismo sta risorgendo e dev’essere combattuto con tutti i mezzi”.

A settembre Yassine Lafram, che a luglio è stato eletto presidente dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia, ha detto ad al-Jazira che “sui social media messaggi, pagine Facebook e gruppi sono sempre più aggressivi verso l’emigrazione e la cultura islamica” e ha espresso il timore che “le parole possano trasformarsi in azioni da parte di alcune persone”.

A dicembre l’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali ha pubblicato la sua seconda indagine sull’esperienza e la percezione dell’antisemitismo fra gli ebrei. L’indagine è stata condotta fra le comunità ebraiche, attraverso organizzazioni, mezzi di informazione e social network delle comunità; all’inchiesta telematica hanno partecipato 682 persone che si identificavano come ebrei residenti in Italia. Il 19 per cento dei partecipanti ha detto di aver assistito personalmente ad aggressioni fisiche, insulti o vessazioni nei confronti di altri ebrei nei 12 mesi precedenti, e il 25 per cento ha riferito di aver subito vessazioni nello stesso periodo. Il 17 per cento dei partecipanti ha detto di essersi sentito discriminato per la sua religione o la sua fede; l’81 per cento ritiene che l’antisemitismo sia aumentato nei cinque anni precedenti.

Il 20 aprile, a Veggia di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia, ignoti hanno lasciato una testa di maiale di fronte all’ingresso di una struttura acquistata dall’Associazione culturale islamica di Sassuolo con lo scopo di trasformarla in luogo di culto. Commentando il progetto di istituire un luogo di culto in quella struttura, il prete cattolico locale ha detto che una moschea “fungerebbe da polo d’attrazione per altri musulmani” e darebbe luogo a tensioni sociali. Ha aggiunto: “Il loro concetto di cultura è diverso dal nostro” […] Per l’islam, cultura […] e religione sono indivisibili […] Costruisca piuttosto abitazioni per i poveri”.

Il 25 gennaio la Federazione italiana giuoco calcio (FIGC) ha imposto una sanzione di 50.000 euro alla squadra di calcio romana della Lazio per un episodio dell’ottobre 2017, quando tifosi di estrema destra della squadra avevano attaccato allo Stadio Olimpico di Roma adesivi antisemiti che raffiguravano Anna Frank con la maglietta dei rivali cittadini dell’AS Roma. La FIGC non ha accolto la richiesta della procura FIGC di imporre alla Lazio anche due partite a porte chiuse.

A ottobre i mezzi di informazione hanno riferito che il Kempinski Hotel di Venezia aveva sospeso una dipendente per alcuni commenti antisemiti pubblicati su Facebook, e un albergo di Pavia ha sospeso un dipendente per tutta l’estate per aver fatto commenti antisemiti in uno scambio di e-mail con dei clienti.

Amnesty International ha riferito che su 787 casi di incitamento all’odio sui social media nelle tre settimane della campagna elettorale per le elezioni parlamentari, tra febbraio e marzo 2018, l’11 per cento circa conteneva messaggi anti-islamici.

I mezzi di informazione hanno riportato episodi di scritte e manifesti antisemiti, come svastiche dipinte sui muri, stereotipi antisemiti e scritte inneggianti a gruppi neonazisti in diverse città, fra cui Roma, Milano e Pisa. Il 12 settembre le autorità hanno trovato svastiche e altre scritte antisemite, inclusi insulti contro gli ebrei, all’ingresso di un teatro a Pisa. Il 6 settembre le forze dell’ordine hanno trovato la scritta “Ebrei a fuoco” di fronte a una scuola nella periferia di San Benedetto del Tronto. Il 28 febbraio sono stati trovati cinque slogan scritti sui muri a Cesiomaggiore, in provincia di Belluno; uno di essi recitava: “Ebrei, riapriremo i forni. Palestina libera”.

Secondo esponenti della comunità ebraica, alcuni residenti ebrei pensano che molti degli immigrati musulmani di prima generazione arrivati dall’Africa, dall’Asia meridionale e dal Medio Oriente incontrano difficoltà a integrarsi nella società italiana e sono facile preda della propaganda antisemita, soprattutto nelle periferie delle grandi città, dove gruppi di estremi destra, a detta loro, stanno già diffondendo messaggi di questo tenore.

Il 12 giugno ignoti hanno lasciato la scritta “Questo è un negozio ebreo” sulla saracinesca di un negozio di proprietà di una famiglia ebrea a San Maurizio Canavese, nell’hinterland di Torino. Vicino al negozio vandalizzato è anche stata data alle fiamme un’automobile; le autorità hanno detto di ritenere che i due episodi siano collegati. Il 25 gennaio, a Firenze, una pietra d’inciampo in commemorazione delle vittime dell’Olocausto è stata trovata divelta e danneggiata. Il 10 dicembre, a Roma, le autorità hanno scoperto che 20 pietre d’inciampo commemorative erano state rubate da una strada di fronte a una casa dove avevano vissuto degli ebrei deportati durante la Seconda guerra mondiale. Alla fine dell’anno, le forze dell’ordine non avevano individuato nessun indiziato per questi episodi. Fra gli altri casi di vandalismo figura il furto di pietre o targhe commemorative dedicate alle vittime dell’Olocausto.

Sezione IV. Le politiche e l’impegno del Governo statunitense

Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali degli Stati Uniti d’America si sono incontrati con funzionari della Presidenza del Consiglio dei ministri, del ministero dell’Interno e delle amministrazioni locali a Roma, in Sicilia, a Napoli, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Modena, Reggio Emilia e Pisa per discutere dell’istituzione di nuovi luoghi di culto secondo le richieste dei gruppi religiosi, dei rapporti fra lo Stato e le comunità religiose musulmane, degli episodi di antisemitismo e dell’assistenza per rintracciare i testi della biblioteca della comunità ebraica di Roma, saccheggiata dai nazisti nel 1943. Durante questi incontri, i rappresentanti dell’Ambasciata e delle autorità italiane hanno discusso anche dell’integrazione dei richiedenti asilo e dei migranti, molti dei quali sono musulmani, cristiani ortodossi o induisti.

Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali e funzionari del dipartimento di Stato in visita hanno incontrato esponenti delle comunità musulmane ed ebraiche per sottolineare l’importanza del dialogo interreligioso e condividere le miglior prassi statunitensi per quanto riguarda l’istruzione, l’integrazione dei musulmani di seconda generazione e la creazione di reti attraverso i social media.

Funzionari dell’Ambasciata e dei Consolati hanno continuato a incontrare anche rappresentanti di associazioni della società civile, come la Caritas, la Comunità di Sant’Egidio e l’Anolf, oltre a esponenti cattolici, musulmani ed ebraici nelle varie città. I nostri funzionari hanno esortato a favorire l’inclusione sociale degli immigrati (molti dei quali sono musulmani) e il dialogo tra i diversi gruppi religiosi, e hanno tenuto sotto osservazione la capacità dei diversi gruppi di praticare liberamente la propria fede.

A giugno l’Ambasciata ha organizzato una serie di incontri per l’ONG statunitense Welcoming America e funzionari di amministrazioni locali statunitensi, che hanno dialogato con rappresentanti delle autorità nazionali e locali italiane ed esponenti di comunità etniche e religiose e hanno presentato le loro attività, finalizzate al coinvolgimento di amministrazioni locali, imprese e gruppi della società civile per sostenere immigrati e rifugiati di varia provenienza etnica e fede religiosa e promuovere la partecipazione allo sviluppo delle loro comunità.

A gennaio l’Ambasciata ha invitato un esperto statunitense per discutere le politiche scolastiche inclusive applicate negli Stati Uniti per persone di diversa origine religiosa e il ruolo delle scuole e delle comunità per favorire l’integrazione.

Rappresentanti dell’Ambasciata si sono incontrati con la presidente dell’UCEI e i vertici della comunità ebraica romana per discutere di come sostenere i loro sforzi per contrastare l’antisemitismo diffuso nei gruppi di estrema destra e nella società civile.

A settembre l’Ambasciata ha finanziato la partecipazione di un avvocato musulmano praticante in diritto penale e diritto dell’immigrazione a un programma negli Stati Uniti intitolato “American Pluralism – Politics, Policy, Economics”. A settembre l’Ambasciata ha invitato un attivista della comunità, responsabile del dialogo interreligioso e delle questioni giovanili in una federazione islamica provinciale, a partecipare a un programma negli Stati Uniti per dare più forza ai giovani del Medio Oriente e del Nordafrica.

Il 3 giugno l’Ambasciata ha organizzato un iftar a cui ha invitato esponenti delle comunità musulmane, fra cui i dirigenti delle maggiori confederazioni religiose, giovani attivisti e membri di altre organizzazioni che lavorano a programmi di integrazione. I partecipanti hanno intavolato un dibattito sulla libertà di religione nel Paese.