10 giugno 2020
Rapporto sulla libertà di religione nel mondo 2019
(available in English)
ITALIA
Sintesi
La libertà di religione e il diritto delle comunità religiose di creare le proprie istituzioni sono tutelati dalla Costituzione. La Costituzione specifica che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti e i loro rapporti sono regolati da trattati, fra i quali un Concordato che garantisce alla Chiesa una serie di privilegi e benefici specifici, oltre a misure di sostegno finanziario. Altri dodici gruppi religiosi hanno stipulato intese che garantiscono molti degli stessi benefici in cambio del monitoraggio da parte dello Stato. I gruppi religiosi devono registrarsi per poter chiedere di stipulare un’intesa. Il 30 luglio il Governo ha sottoscritto un’intesa con la Chiesa d’Inghilterra: alla fine dell’anno, l’intesa era ancora in attesa di ratifica parlamentare. I gruppi religiosi non registrati possono operare liberamente, ma non possono accedere agli stessi benefici dei gruppi che hanno stipulato un’intesa: possono tuttavia richiederli separatamente. Nel mese di ottobre il Senato della Repubblica ha approvato una proposta della senatrice a vita e sopravvissuta dell’Olocausto Liliana Segre di istituire una commissione speciale contro il razzismo, l’antisemitismo e l’intolleranza; 98 senatori di centrodestra si sono astenuti. A novembre il prefetto di Milano ha disposto un servizio di scorta per la senatrice Segre, dopo che quest’ultima aveva ricevuto messaggi minatori di contenuto antisemita; la procura ha aperto un’inchiesta. La comunità musulmana, che non ha un’intesa con lo Stato, ha continuato a incontrare difficoltà nell’ottenere permessi dagli enti locali per costruire moschee o continuare a gestire quelle già esistenti. Secondo il settimanale Panorama ci sono 1.200 luoghi di culto musulmani ufficiosi in Italia. Esponenti di diversi partiti politici, fra cui il leader della Lega Matteo Salvini, che è stato vicepresidente del consiglio e ministro dell’Interno da giugno 2018 a settembre 2019, hanno nuovamente rilasciato dichiarazioni critiche nei confronti dell’islam e si sono pronunciati contro la costruzione di nuove moschee. A marzo il presidente dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (UCOII), Yassine Lafram, ha detto di fronte all’assemblea generale a Bologna che le comunità islamiche non avevano la possibilità di aprire luoghi di culto “dignitosi” e che era “impensabile” che i musulmani fossero costretti a pregare in uno “scantinato”.
Sono stati registrati episodi di antisemitismo e islamofobia, fra cui vessazioni, discriminazioni, incitamenti all’odio e atti vandalici. L’Osservatorio antisemitismo del Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC), un’organizzazione non governativa (ONG), ha registrato 251 episodi di antisemitismo nel corso dell’anno, contro i 181 del 2018 e i 130 del 2017. Di questi episodi, 172 erano incitamenti all’odio sui social media e su internet. I mezzi di informazione hanno riportato episodi di scritte e manifesti antisemiti, come svastiche dipinte sui muri, stereotipi antisemiti e scritte inneggianti a gruppi neonazisti in diverse città, fra cui Roma, Milano e Pisa. Anche se non esistono dati ufficiali rilasciati da istituzioni o organismi pubblici sugli episodi di islamofobia, ONG italiane ed europee hanno denunciato sui social media e sulla stampa casi di aggressioni fisiche e verbali contro musulmani, soprattutto incitamenti all’odio. L’ONG Vox Diritti ha riportato 22.523 tweet contenenti messaggi negativi nei confronti dei musulmani fra marzo e maggio, contro i 26.783 nello stesso periodo del 2018. Il 21 marzo, secondo le notizie riportate sulla stampa, una donna ha strappato via l’hijab a una donna musulmana su un autobus di Torino e l’ha schernita.
Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali degli Stati Uniti si sono incontrati con esponenti del Governo e delle amministrazioni locali per esortare al rispetto della libertà di religione e al trattamento imparziale di tutte le fedi e hanno discusso degli sforzi per integrare i nuovi migranti, molti dei quali sono di religione musulmana, cristiana ortodossa o induista, e dei musulmani di seconda generazione. Rappresentanti dell’Ambasciata, del Consolato e del dipartimento di Stato si sono incontrati con esponenti religiosi e rappresentanti della società civile per promuovere il dialogo e la conoscenza tra le diverse fedi, l’inclusione sociale degli immigrati, il rafforzamento dei gruppi religiosi attraverso i social media e la mobilitazione dei giovani. L’Ambasciata e i Consolati hanno continuato a usare le loro piattaforme di social media per celebrare le principali festività cristiane, musulmane ed ebraiche, oltre che per dare risalto a iniziative tese a promuovere la libertà di religione e il dialogo interreligioso a livello locale. Rappresentanti dell’Ambasciata si sono incontrati con la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (UCEI) e i vertici della comunità ebraica romana per discutere di come sostenere i loro sforzi per contrastare l’antisemitismo diffuso nei gruppi che si proclamano di estrema destra e nella società civile.
Sezione I. Demografia religiosa
Il Governo statunitense stima la popolazione complessiva dell’Italia in 62,3 milioni di persone (stima riferita a metà 2019). Secondo un’inchiesta del 2019 della Doxa, un centro di ricerca indipendente, circa 67 italiani su cento si identificano come cristiani cattolici. Secondo le autorità, fra gli altri gruppi religiosi, che sommati insieme rappresentano meno del 10 per cento della popolazione, figurano cristiani di altre confessioni, musulmani, ebrei, induisti, baha’i, buddisti, la Congregazione italiana per la coscienza di Krishna (ISKCON), l’Unione cristiana pentecostale e l’Ananda Marga Pracaraka Samgha, un movimento spirituale indiano. Le comunità cristiane di altre confessioni rappresentano circa il 6 per cento della popolazione e includono gli ortodossi, i testimoni di Geova, le Assemblee di Dio, le Chiese metodiste e valdesi, la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (Chiesa di Gesù Cristo) e diversi gruppi protestanti più piccoli. Secondo la branca nazionale della Chiesa di Gesù Cristo, ci sono circa 26.000 fedeli nel Paese, per la maggior parte, secondo il quotidiano nazionale La Repubblica, concentrati in Lombardia, in Sicilia e nel Lazio. L’UCEI stima la popolazione ebraica in 28.000 persone. Secondo il legale della Federazione italiana per l’ebraismo progressivo (FIEP), l’associazione conta circa 600 membri e include sia ebrei registrati alla comunità locale che ebrei non registrati. Gli ebrei progressivi italiani sono organizzati in quattro congregazioni a Roma, Firenze e Milano e sono rappresentati dalla FIEP, che fa parte dell’Unione mondiale per l’ebraismo progressivo. La Doxa riporta che il 15 per cento della popolazione è non credente o non ha nessuna affiliazione religiosa.
Secondo l’UCOII, vivono nel Paese circa 2,5 milioni di musulmani, circa il 4 per cento della popolazione. Secondo il ministero dell’Interno e l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), la popolazione di fede musulmana è composta da cittadini autoctoni, immigrati e stranieri residenti, ma la crescita di questa confessione è dovuta soprattutto al consistente numero di immigrati provenienti dall’Europa orientale, dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia meridionale, che nella maggior parte dei casi vivono nelle regioni settentrionali del Paese. I musulmani di origine marocchina e albanese rappresentano i gruppi più numerosi, mentre arrivano sempre più persone via mare da Tunisia e Pakistan. Secondo il ministero dell’Interno, i musulmani presenti in Italia sono in larghissima maggioranza sunniti.
Sezione II. Rispetto della libertà di religione da parte del Governo
Quadro giuridico
La Costituzione affermache tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge senza distinzione di fede religiosa e che sono liberi di professare le loro convinzioni in qualsiasi forma, individualmente o con altre persone, e di promuoverle e di celebrare riti in pubblico o in privato, purché non offendano la pubblica morale. Secondo la Costituzione, ogni comunità religiosa ha il diritto di organizzarsi in base ai propri statuti, purché non siano in conflitto con l’ordinamento giuridico. Stabilisce inoltre che lo Stato non possa imporre limitazioni o tasse speciali sulla costituzione o le attività di un gruppo con la motivazione che è di natura religiosa o persegue scopi religiosi. La Costituzione specifica che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti e i loro rapporti sono regolati da trattati, fra i quali un Concordato che garantisce alla Santa Sede una serie di privilegi e benefici, oltre a misure di sostegno finanziario.
La legge stabilisce che le offese contro qualsiasi divinità sono considerate blasfemia, reato punibile con un’ammenda da 51 a 309 euro.
La Costituzione afferma che tutti i gruppi religiosi godono delle stesse libertà, e i rapporti fra lo Stato e i gruppi religiosi diversi da quello cattolico sono regolati dalla legge attraverso una “intesa”. I rappresentanti di una confessione diversa da quella cattolica che richiedono un’intesa devono prima di tutto presentare la loro richiesta alla Presidenza del Consiglio. Successivamente, il Governo e i rappresentanti del gruppo religioso negoziano una bozza di intesa, che dev’essere approvata dal Consiglio dei ministri, firmata dal presidente del Consiglio e infine trasmessa al Parlamento per l’approvazione definitiva. Una volta che il Parlamento l’ha approvata, i rapporti fra il Governo e il gruppo religioso, incluso il sostegno pubblico, sono regolati dall’intesa. Sono dodici i gruppi che hanno stipulato un’intesa: l’Unione delle Chiese metodiste e valdesi, gli avventisti, le Assemblee di Dio, gli ebrei, i battisti, i luterani, la Chiesa di Gesù Cristo, la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Costantinopoli, la Chiesa apostolica in Italia, l’Unione buddista italiana, i buddisti della Soka Gakkai e gli induisti.
La legge garantisce ai gruppi religiosi il diritto all’esenzione fiscale e il diritto di essere riconosciuti come persone giuridiche, una volta portata a termine una procedura di registrazione presso il ministero dell’Interno. La registrazione è una condizione preliminare per poter chiedere la stipula di un’intesa. Un gruppo religioso può chiedere la registrazione presentando a un prefetto, che rappresenta localmente il ministero dell’Interno, una richiesta ufficiale che deve includere lo statuto del gruppo, una relazione sui suoi scopi e le sue attività, informazioni sui suoi uffici amministrativi, un bilancio triennale, la certificazione del merito di credito rilasciata da una banca e la certificazione del possesso della cittadinanza italiana o di un permesso di soggiorno da parte del suo rappresentante. Per essere approvato, lo statuto di un gruppo non dev’essere in contrasto con la legge. Se la richiesta viene approvata, il gruppo religioso deve sottostare al controllo del ministero dell’Interno, anche per quanto riguarda i bilanci e l’organizzazione interna. Il ministero può nominare un commissario per amministrare il gruppo, se individua delle irregolarità nelle sue attività. I gruppi religiosi non registrati possono comunque operare legalmente come ONG e ottenere l’esenzione fiscale, il riconoscimento giuridico dei matrimoni, l’accesso a ospedali e carceri e altri benefici, ma un’intesa con lo Stato facilita il processo. La Chiesa cattolica è l’unico gruppo religioso legalmente riconosciuto esentato dall’attività di controllo del ministero dell’Interno, in ottemperanza al Concordato fra Stato e Santa Sede.
Un’intesa garantisce automaticamente agli esponenti del clero libertà di accesso agli ospedali pubblici, alle prigioni e alle caserme militari, garantisce la validità civile dei matrimoni religiosi, agevola pratiche religiose specifiche per quanto riguarda i funerali e dispensa gli studenti dal frequentare le lezioni durante le feste religiose. Un gruppo religioso che non abbia stipulato un’intesa con lo Stato può richiedere al ministero dell’Interno questi benefici caso per caso. Un’intesa consente inoltre a un gruppo religioso di ricevere, attraverso una dichiarazione volontaria del contribuente in sede di dichiarazione dei redditi, una percentuale del gettito fiscale (il cosiddetto “8 per mille” dell’imposta sul reddito personale). I contribuenti possono specificare il gruppo religioso, fra quelli che possiedono i requisiti necessari, a cui vogliono indirizzare questi fondi.
La legge nazionale non impone restrizioni alla copertura del viso per motivi religiosi, ma alcune autorità locali le prevedono. In Liguria e in Veneto, leggi regionali proibiscono l’uso del burqa e del niqab nelle istituzioni e negli edifici pubblici, inclusi gli ospedali.
Il Concordato con la Santa Sede prevede che sia la Chiesa cattolica a selezionare gli insegnanti dell’ora settimanale di religione nella scuola pubblica, che vengono retribuiti dallo Stato. L’ora di religione è facoltativa e gli studenti che non intendono frequentarla possono studiare altre materie oppure, in alcuni casi, uscire anticipatamente da scuola con il consenso dei genitori. Gli insegnanti selezionati dalla Chiesa possono essere sia laici che religiosi e le loro lezioni includono argomenti stabiliti dallo Stato e rilevanti anche per religioni diverse da quella cattolica. I finanziamenti pubblici sono disponibili solo per questi insegnanti approvati dalla Chiesa cattolica. Se uno studente chiede un insegnante di religione di un gruppo religioso diverso da quello cattolico, è il gruppo in questione a dover mettere a disposizione l’insegnante e farsi carico dei costi, ma non è tenuto a ottenere l’approvazione dello Stato per il contenuto delle lezioni. Alcune amministrazioni locali forniscono aiuti finanziari agli studenti per frequentare una scuola privata con affiliazione religiosa (normalmente, ma non sempre, cattolica) che rispetti i parametri fissati dal Governo.
Le scuole sono divise in “scuole statali” e “scuole parificate”. Le “scuole parificate” includono strutture sia pubbliche (controllate da Comuni, Province, Regioni o altre istituzioni pubbliche) sia private; quelle private possono avere affiliazioni religiose. Tutte le scuole parificate ricevono finanziamenti pubblici, se soddisfano i criteri e i parametri pubblicati ogni anno dal ministero della Pubblica istruzione. I finanziamenti sono erogati attraverso gli Uffici scolastici regionali.
Secondo la legge, l’incitamento all’odio, anche quando motivato da odio religioso, è punibile con pene fino a 4 anni di reclusione. Le stesse disposizioni si applicano alla negazione di genocidi o ai crimini contro l’umanità.
Tutti i missionari e gli altri operatori religiosi stranieri di Paesi che non fanno parte dell’Unione Europea o non sono firmatari dell’Accordo di Schengen devono richiedere un permesso di soggiorno speciale per attività religiosa prima di arrivare nel Paese. Il richiedente deve allegare alla domanda una lettera di invito del proprio gruppo religioso.
L’Italia fa parte della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici.
Comportamento delle autorità
In generale il reato di blasfemia non viene perseguito dalle autorità, ma esponenti politici locali invocano l’applicazione della legge nel quadro di iniziative più generali per promuovere il “decoro”. A luglio il consiglio comunale della cittadina di Saonara, in provincia di Padova, ha promulgato un’ordinanza che vieta 75 tipologie di comportamenti “incivili”, fra cui le bestemmie “contro qualsiasi fede o religione” e l’uso di parolacce in pubblico. Le persone sorprese a bestemmiare rischiano una multa fino a 400 euro.
Secondo i dirigenti del Centro islamico culturale d’Italia, a Roma, il Governo anche quest’anno non ha fatto progressi rilevanti in direzione di un’intesa, nonostante il dialogo in corso con le comunità religiose musulmane. Il 4 maggio il quotidiano cattolico Avvenire ha riportato un commento del sociologo Maurizio Ambrosini dell’Università di Milano sulla mancanza di un accordo fra il Governo e le comunità musulmane del Paese, affermando: “In molte città i musulmani non possono ancora disporre di un luogo di culto legale e dignitoso, con la conseguenza che gran parte dei momenti di preghiera si tengono in luoghi inidonei, semiclandestini, provvisori, e quindi anche più difficili da monitorare”. L’unico gruppo musulmano legalmente riconosciuto come entità religiosa dal ministero dell’Interno rimane il Centro islamico culturale d’Italia, che ha in gestione la Grande Moschea di Roma. Il Governo riconosce altri gruppi musulmani solo come organizzazioni senza scopo di lucro.
Il 30 luglio il Governo ha firmato un’intesa con la Chiesa d’Inghilterra; alla fine dell’anno, l’intesa era ancora in attesa di ratifica da parte del Parlamento.
Il 31 luglio il Consiglio dei ministri ha legalmente riconosciuto l’esistenza delle seguenti entità religiose: la Congregazione italiana per la coscienza di Krishna (ISKCON), l’Unione cristiana pentecostale, l’Assemblea spirituale nazionale dei baha’i d’Italia e l’Ananda Marga Pracaraka Samgha. La Presidenza del Consiglio ha approvato i riconoscimenti l’8 agosto. Il riconoscimento legale da parte del Governo è uno dei passaggi necessari prima di poter presentare ufficialmente una domanda d’intesa.
Il 30 ottobre il Senato della Repubblica ha approvato la proposta della senatrice a vita e sopravvissuta dell’Olocausto Liliana Segre di istituire una commissione speciale contro il razzismo, l’antisemitismo e l’intolleranza: tuttavia, durante la votazione 98 senatori di centrodestra si sono astenuti. Liliana Segre, che fu espulsa da scuola per la sua confessione religiosa nel 1938 e deportata ad Auschwitz nel 1943, ha dichiarato che “c’è un’onda crescente di razzismo e intolleranza che dev’essere fermata in tutti i modi possibili”. Il leader della Lega Salvini ha esortato l’estrema destra ad astenersi nella votazione, affermando: “Siamo contro il razzismo, la violenza, l’odio e l’antisemitismo senza se e senza ma. Non vorremmo che però qualcuno a sinistra spacciasse per razzismo quella che per noi è una convinzione, un diritto, ovvero il ‘prima gli italiani’”. A novembre il prefetto di Milano ha accordato a Liliana Segre una scorta di polizia dopo che la senatrice a vita aveva ricevuto un’ondata di minacce e incitamenti all’odio antisemiti sui social media, incluse affermazioni che negavano l’Olocausto. Un pubblico ministero ha aperto un’inchiesta sulle minacce.
Secondo i mezzi di informazione, il 28 novembre la polizia ha arrestato 19 sospettati collegati a un gruppo che cercava di costituire un nuovo partito nazista nel Paese. I media hanno riportato che alcuni membri del gruppo, che si autodefinisce “Partito nazionalsocialista italiano dei lavoratori”, avevano armi, accesso a esplosivi e svolgevano attività di reclutamento sui social media. Il gruppo incitava frequentemente all’odio contro gli ebrei e i politici di centrosinistra, come Laura Boldrini ed Emanuele Fiano, quest’ultimo un noto parlamentare ebreo del Partito democratico (PD). La procura di Caltanissetta, in Sicilia, ha guidato le indagini a livello nazionale su questa rete fino alla fine dell’anno.
A giugno il preside di un liceo artistico statale di Palermo ha presentato un esposto contro un suo insegnante, Gino Giannetti, per negazionismo dell’Olocausto, punito da una legge del 2016 sull’antisemitismo. Giannetti avrebbe detto ai suoi studenti che i campi di concentramento contenevano “piscine per far divertire gli ebrei” e che dubitava della veridicità dei resoconti sull’Olocausto. Una studentessa ha dichiarato di aver ricevuto dei messaggi antisemiti su Facebook da Giannetti. In un post su Facebook del 29 giugno Giannetti ha negato di essere un antisemita, asserendo di aver fatto leggere resoconti fattuali dell’Olocausto ai suoi studenti.
Secondo la FIEP, dal momento che le relazioni tra il Governo e gli ebrei italiani sono governate da un’intesa sottoscritta fra lo Stato e l’UCEI, è stata quest’ultima a definire gli aspetti dell’identità e della pratica religiosa ebraica nel Paese. Sempre secondo la FIEP, la crescita dell’ebraismo progressivo nel Paese incontra la resistenza dell’UCEI, improntata in gran parte a un ebraismo ortodosso: per esempio, i rabbini progressivi non sono riconosciuti dall’UCEI e quindi non possono ottenere visti e permessi di soggiorno in Italia, e i matrimoni da loro celebrati non hanno validità civile.
Le amministrazioni regionali e le autorità religiose islamiche riconoscono cinque moschee, a Colle Val d’Elsa in Toscana, a Milano, a Roma e due in Emilia Romagna, rispettivamente a Ravenna e a Forlì. Oltre a queste, ci sono molti siti riconosciuti come luoghi di culto dalle amministrazioni locali, ma non considerati moschee a tutti gli effetti dalle autorità islamiche perché prive di minareti o altre caratteristiche architettoniche fondamentali.
I luoghi di culto ufficiosi per musulmani, noti colloquialmente come “moschee garage”, sono tra gli 800 e i 1.200. Secondo i mezzi di informazione, le autorità di solito consentono a questi siti ufficiosi di operare, ma non li riconoscono ufficialmente come luoghi di culto.
Secondo informazioni riportate dalla stampa, i musulmani continuano a incontrare difficoltà per ottenere dalle amministrazioni locali l’autorizzazione a costruire delle moschee. Le amministrazioni locali, che hanno la facoltà di introdurre regole urbanistiche applicabili ai luoghi di culto, continuano a citare come ragione per il rifiuto della concessione edilizia la mancanza di piani regolatori che autorizzino la costruzione di luoghi di culto in siti specifici.
Il 19 maggio, basandosi su una disposizione legale che assegna alle amministrazioni nazionali e locali il diritto di acquisire certi tipi di strutture considerate “patrimonio culturale”, l’amministrazione regionale lombarda e il suo presidente hanno stanziato i fondi necessari per comprare una cappella da un’associazione musulmana che progettava di trasformarla in moschea, secondo il quotidiano Corriere della sera. L’Associazione musulmani di Bergamo aveva comprato la cappella all’asta nell’ottobre del 2018 dal principale ospedale pubblico di Bergamo, di proprietà della Regione Lombardia. L’edificio inizialmente era stato assegnato a un gruppo cristiano ortodosso come luogo di culto, ma non era adibito a tale scopo nel momento in cui era stato venduto. Dopo che l’Associazione musulmani di Bergamo aveva acquistato l’ex cappella, il presidente della Regione, esponente della Lega, le ha imposto di rivenderla, sulla base di una legge che consente alle autorità pubbliche di acquistare beni giudicati di rilevanza culturale. Successivamente, il presidente ha dichiarato che avrebbe consentito alla comunità cristiano-ortodossa di usare l’edificio, perché non c’era bisogno di nessuna modifica strutturale.
Ad aprile la polizia ha chiuso la moschea e centro culturale Masjeed-e-Rome a Torpignattara, un quartiere dove risiede una consistente comunità musulmana bangladese, per infrazioni amministrative e penali. Il 6 maggio il presidente dell’associazione di musulmani bangladesi, pachistani e indiani Dhuumcatu, Siddique Nure Alam, ha detto che il Comune non ha inviato alla moschea la necessaria diffida per chiedere di sanare le irregolarità riscontrate, come era stato fatto altre volte in passato.
Ad aprile il Consiglio comunale di Como ha rifiutato a un’associazione turca l’uso di uno spazio pubblico per gli iftar, i pasti serali durante il Ramadan. La vicesindaca Alessandra Locatelli, esponente della Lega, ha dichiarato che “[gli islamici] non rispettano i diritti fondamentali della nostra società e della nostra cultura” e che “la donna non è uguale all’uomo” per la fede islamica.
A giugno il Tribunale amministrativo regionale (TAR) per la Lombardia ha ordinato la chiusura di una moschea e centro culturale non autorizzata all’interno di un’ex officina situata nel cortile di un palazzo di appartamenti a Milano, respingendo la richiesta della comunità musulmana srilankese di poter usare l’area come luogo di culto. Il centro culturale era stato aperto nel 2015 senza l’autorizzazione formale a usarlo come luogo di culto. Il tribunale ha stabilito che per modificare la destinazione d’uso di un immobile c’è bisogno di un permesso rilasciato dall’amministrazione comunale.
A settembre la Corte di cassazione di Milano ha confermato la condanna a 6 mesi di carcere e 9.000 euro di sanzione a carico di un rappresentante della Bangladesh Cultural and Welfare Association, accusato di aver violato le normative comunali assumendo una ditta di costruzioni per convertire un magazzino in luogo di culto senza prima ottenere l’autorizzazione. La sentenza non prevede ulteriori possibilità di appello. È stata la prima volta che la Corte di cassazione ha giudicato un caso di questo tipo penalmente rilevante. Nei casi precedenti, violazioni simili generalmente davano luogo a sanzioni amministrative.
L’Associazione culturale islamica di Pisa ha fatto ricorso al TAR della Toscana contro la decisione del Consiglio comunale, il 10 settembre, di modificare il piano urbanistico impedendole di costruire una moschea su un terreno che aveva acquistato. A luglio l’Associazione culturale islamica di Pisa aveva organizzato un sit-in nella principale piazza cittadina dopo che il Consiglio comunale aveva bloccato la costruzione della moschea e discusso la possibilità di trasformare il sito in un parcheggio. Le autorità comunali hanno dichiarato che il terreno non era grande abbastanza per l’edificio che si voleva costruire. L’imam Mohammad Khalil ha detto che il consiglio comunale è sempre stato ostile alla moschea e ha sottolineato che l’amministrazione comunale non incontrava l’associazione dall’agosto del 2018.
Il 5 dicembre la Corte costituzionale ha sentenziato che due leggi regionali approvate dal Consiglio regionale della Lombardia nel 2015 erano incostituzionali perché “la libertà religiosa […] comprende anche la libertà di culto e […] il legislatore […] non può comunque ostacolare l’insediamento di attrezzature religiose”. Le due misure giudicate incostituzionali dalla Corte imponevano una procedura specifica per l’ottenimento dell’autorizzazione a istituire qualsiasi luogo di culto, indipendentemente dall’impatto urbanistico, e il potere discrezionale delle autorità locali di adottare un piano urbanistico che riflettesse le loro decisioni di autorizzare o proibire l’istituzione di nuovi luoghi di culto. Il presidente della Casa della cultura musulmana di Milano, Benaissa Bounegab, ha definito la sentenza “un passo verso la normalità”, mentre il presidente della Conferenza evangelica nazionale, Riccardo Tocco, ha sottolineato che in base a quella legge regionale erano stati chiusi 27 luoghi di culto; tuttavia, la decisione della Corte costituzionale ha aperto trattative con le autorità locali per giungere a una nuova politica. Nell’ottobre del 2018 il TAR per la Lombardia aveva accolto un ricorso presentato dalla comunità musulmana di Varese contro il rifiuto di concedere la licenza per la costruzione di una moschea a Sesto Calende, chiedendo alla Corte costituzionale di valutare la costituzionalità della legge regionale del 2015.
Secondo il quotidiano cattolico Avvenire, il 5 dicembre il Consiglio di Stato (il tribunale amministrativo di grado più alto) ha confermato la sentenza del TAR per la Lombardia del marzo 2018 che annullava la decisione del Consiglio comunale di Sesto San Giovanni, vicino a Milano. La decisione in questione aveva bloccato la costruzione di un centro culturale islamico e di una moschea sostenendo che non adempiva a tutti i requisiti concordati dal Consiglio comunale e dalla comunità musulmana. Il presidente del centro culturale islamico locale, Gueddouda Boubakeur, ha detto che “La sentenza garantisce il diritto di culto […] che è un’esigenza, non un lusso”. Nell’aprile del 2018 le autorità locali avevano presentato appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR.
L’11 ottobre il Consiglio comunale di Milano ha approvato un piano urbanistico che autorizza la costruzione di 2 templi buddisti, 7 chiese evangeliche e battiste, 3 chiese ortodosse, 4 luoghi di culto islamici (una denominazione decisa dalle autorità islamiche del Paese) e 7 chiese cattoliche. Solo i luoghi di culto autorizzati nel piano urbanistico hanno uno status legale: Milano ha 25 luoghi di culto islamici e circa 100 chiese protestanti evangeliche. L’esponente musulmana e consigliera comunale Sumaya Abdel Qader ha definito la decisione “un risultato storico, anche se non pienamente soddisfacente, per il diritto al culto di tutte le minoranze”. Ha sottolineato che l’opposizione di centrodestra in Consiglio comunale aveva chiesto requisiti aggiuntivi solo per le comunità musulmane, ma la proposta era stata rigettata in quanto incoerente con la legge regionale in materia urbanistica.
Le associazioni musulmane hanno dichiarato che in Lombardia le aree dei cimiteri destinate alle sepolture islamiche sono insufficienti per le esigenze delle comunità.
A febbraio i consiglieri regionali della Lega, di altri partiti di centrodestra e del Movimento 5 Stelle (M5S) hanno approvato un emendamento che annullava una disposizione della legge sui servizi funebri del 2009, obbligando le associazioni private a consentire sepolture, negli spazi assegnati loro in convenzione nei cimiteri pubblici, senza discriminazioni di sesso o di religione. L’esponente della Lega Andrea Monti, che ha presentato l’emendamento, ha dichiarato che la legge avrebbe impedito la “ghettizzazione prevalentemente islamica” dei cimiteri. Gli esponenti della comunità musulmana hanno detto che la legge probabilmente avrà l’effetto di limitare gli spazi disponibili per le sepolture islamiche nei cimiteri.
Il 4 luglio il Consiglio comunale di San Donato Milanese, un sobborgo di Milano, ha riservato 25 spazi per sepolture islamiche nel cimitero pubblico di Monticello. Esponenti musulmani hanno dichiarato che era un numero insufficiente per le esigenze della comunità.
Le amministrazioni locali continuano ad affittare terreni demaniali a tassi agevolati ai gruppi religiosi, solitamente cattolici, per la costruzione di luoghi di culto. Inoltre, i finanziamenti pubblici contribuiscono a preservare e mantenere in buono stato i luoghi di culto storici, che sono per la quasi totalità cattolici.
Esponenti di diversi partiti politici, come la Lega, Fratelli d’Italia e Casa Pound, un’associazione politica di estrema destra fondata nel 2003 e che prende il nome dal poeta antisemita Ezra Pound, hanno rilasciato nuovamente dichiarazioni critiche nei confronti dell’islam. A marzo il presidente dell’UCOII, Lafram, ha scritto all’allora vicepresidente del consiglio e ministro dell’Interno Salvini, leader della Lega, chiedendo maggiori misure di protezione per le moschee, in seguito all’attacco terroristico contro una moschea a Christchurch, in Nuova Zelanda. Secondo quanto riportato dai mezzi di informazione, Salvini ha condannato pubblicamente l’attentato in Nuova Zelanda definendolo “odioso”, ma ha anche dichiarato: “L’unico estremismo che merita di essere attenzionato è quello islamico”. Lafram ha anche detto, all’assemblea generale di Bologna, che le comunità islamiche non hanno la possibilità di aprire luoghi di culto “dignitosi” e che era “impensabile” che i musulmani fossero costretti a pregare in uno “scantinato”.
Il 21 gennaio il senatore del M5S Elio Lannutti ha fatto riferimento ai Protocolli dei savi di Sion e a un articolo antisemita su internet in un tweet che recitava: “[i Rothschild, la] famosa dinastia che ancora oggi controlla il Sistema Bancario Internazionale”. Il leader del PD Nicola Zingaretti ha condannato la dichiarazione su Twitter e un altro esponente del PD, il vicepresidente del Senato Ettore Rosato, ha chiesto al M5S di espellere Lannutti. In un post su Facebook, il leader del partito e all’epoca vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio ha scritto: “Prendo le distanze, e con me tutto il movimento, dalle considerazioni del senatore Elio Lannutti”. La presidente della comunità ebraica Ruth Dureghello ha denunciato Lannutti alla Procura di Roma, che a febbraio ha aperto un’inchiesta.
Giorgia Meloni, leader del partito Fratelli d’Italia, ha criticato un filantropo ebreo americano per i suoi contributi alla campagna elettorale di alcuni partiti per le elezioni europee. In un tweet del 24 marzo lo ha definito “usuraio”, un termine dalle connotazioni antisemite in italiano.
Ad aprile una donna musulmana, Nasry Assiya, si è presentata candidata nelle fila del M5S per il Consiglio comunale di Montoro. I mezzi di informazione hanno riportato una dichiarazione del senatore di Fratelli d’Italia Antonio Iannone sulla sua candidatura, giudicata segnale di un’approvazione da parte del M5S di “espressioni culturali lontane dalla tradizione del nostro Occidente: shari‘a, bambine date in sposa a 9 anni, poligamia”. Su internet si sono avuti diversi commenti di protesta per le foto elettorali ufficiali in cui la donna compariva con il velo.
A maggio l’allora sottosegretario all’Interno Nicola Molteni ha dichiarato di essere contrario alla decisione del TAR per la Lombardia di permettere la preghiera in uno spazio di proprietà dell’AssAlam, un’associazione culturale islamica di Cantù, in Lombardia. Molteni ha citato una direttiva del ministero dell’Interno del 30 aprile, che segnalava l’immigrazione di massa e i centri culturali islamici come potenziali vettori di estremismo, citando questi timori come giustificazione per la sua contrarietà alla concessione di spazi di preghiera. Molteni ha anche rilasciato dichiarazioni in cui invocava la sospensione della costruzione di qualsiasi moschea fino a quando il Governo non avrà approvato un’intesa con le comunità musulmane.
Il 9 aprile il Consiglio di Stato, il massimo tribunale amministrativo del Paese, ha convalidato l’ordinanza del Comune di Genova che stabiliva la rimozione di un cartellone eretto dall’Unione degli atei, agnostici e razionalisti in protesta contro le leggi che consentono ai medici di rifiutarsi di eseguire certe procedure mediche per ragioni di religione o di coscienza. Il Comune sosteneva che il cartellone violava la libertà di religione e di espressione personale.
A giugno il Centro culturale islamico di Bologna ha organizzato il primo campo estivo per musulmani nel Paese. Secondo i mezzi di informazione, il consigliere comunale della Lega Umberto Bosco ha detto che questo campo estivo era l’inizio dell’ “autoghettizzazione” e il parlamentare di Forza Italia Galeazzo Bignami ha dichiarato: “Sveglia Bologna, prima che sia troppo tardi!”. I presidenti di due associazioni cristiane, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (ACLI) e Azione cattolica, hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche a sostegno del campo estivo.
Il 6 ottobre Forza nuova, un partito comunemente identificato con l’estrema destra, ha organizzato una protesta a Bologna contro un’ordinanza locale che accordava a un’associazione musulmana il diritto di usare per 99 anni un terreno su cui aveva già costruito un centro culturale islamico. I manifestanti portavano striscioni con su scritto “Bologna cristiana, mai musulmana” e “No moschea”.
Amnesty International ha segnalato 79 tweet islamofobici (lo 0,9 per cento del totale dei tweet) di esponenti politici di primo piano durante la campagna elettorale per le elezioni europee, dal 15 aprile al 24 maggio.
Il 27 gennaio, il Giorno della Memoria dell’Olocausto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tenuto una cerimonia per commemorare la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz e ha sottolineato la necessità di rimanere vigilanti, affermando: “Auschwitz e la Shoah sono mali che possono tornare come un virus letale”. Ha concluso. “Dobbiamo controllare e contrastare ogni forma di razzismo”.
Il 30 ottobre il Parlamento ha approvato l’istituzione di una commissione speciale contro il razzismo, l’antisemitismo e l’intolleranza, proposta dalla senatrice a vita Liliana Segre, ebrea e sopravvissuta dell’Olocausto, sul modello dell’Alleanza parlamentare contro l’odio del Consiglio d’Europa, che prenderà il posto della Commissione Jo Cox, oggi sospesa.
A novembre la sindaca di Roma Virginia Raggi ha organizzato un concorso fra gli studenti delle scuole superiori per rinominare due strade originariamente intitolate a uno scienziato di epoca fascista che aveva promosso le leggi razziali contro gli ebrei. Le due strade sono state intitolate a due scienziati della stessa epoca che erano ebrei o si erano opposti al fascismo.
A novembre l’Università cattolica del sacro cuore a Milano ha annunciato un progetto per monitorare l’antisemitismo, l’islamofobia e altri tipi di incitamento all’odio basati sull’affiliazione religiosa e culturale. Secondo l’università, il progetto sarà finanziato in parte dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR) e lavorerà insieme al CDEC e ai Giovani musulmani d’Italia per individuare e analizzare le tendenze dell’incitamento all’odio. Mentre prima il CDEC si concentrava prevalentemente sulle tendenze dell’antisemitismo e dell’incitamento all’odio via internet nei confronti degli ebrei, questo progetto sarà il primo centro di ricerca indipendente a monitorare e segnalare le tendenze dell’incitamento all’odio nei confronti dei musulmani e i sentimenti islamofobici.
A maggio la Corte di cassazione ha confermato la sentenza di un tribunale di grado inferiore che affermava il diritto dei pazienti di designare un amministratore di sostegno che faccia rispettare la loro decisione di rifiutare una trasfusione di sangue, in linea con la posizione sostenuta dai Testimoni di Geova.
Il 23 giugno Badar Eddine Mennani è diventato il primo carabiniere musulmano, segnale, secondo i mezzi di informazione, di una maggiore apertura alla diversità.
Il Comune di Roma ha promosso anche quest’anno una collaborazione con la comunità ebraica, la Chiesa evangelica valdese, il Centro culturale islamico d’Italia e l’Unione buddhista italiana per incoraggiare una migliore conoscenza delle diverse fedi, soprattutto fra gli studenti. Funzionari comunali ed esponenti di questi gruppi religiosi hanno sottoscritto un accordo di collaborazione interreligiosa nel 2001. Nel corso dell’anno, gli esponenti religiosi hanno organizzato diversi eventi culturali e presentazioni nelle scuole pubbliche, per accrescere la consapevolezza della diversità religiosa.
L’Italia fa parte dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto.
Sezione III. Rispetto della libertà di religione all’interno della società
L’Osservatorio antisemitismo del CDEC ha registrato 251 atti di antisemitismo nel corso dell’anno, contro i 181 del 2018. Fra gli episodi di antisemitismo pubblicati sul sito del CDEC figurano casi di discriminazioni, vessazioni verbali (soprattutto in occasione di partite di calcio e altri eventi sportivi), incitamento all’odio su internet e scritte denigratorie sui muri. L’incitamento all’odio e il bullismo su internet e sui social media sono le forme più comuni di antisemitismo, secondo il CDEC, che anche lo scorso anno ha tenuto in funzione un numero verde riservato alle vittime e ai testimoni di casi di antisemitismo.
Il 21 marzo, secondo quanto riportato dai mezzi di informazione, una donna ha strappato via l’hijab a una donna musulmana su un autobus di Torino e l’ha schernita. Vedendo che la donna musulmana era a disagio a stare seduta vicino a un cane sull’autobus, la donna le avrebbe anche detto: “Avete paura di un cane ma non di farvi saltare in aria negli attentati”. Gli altri passeggeri avrebbero espresso apertamente il loro sostegno per la donna musulmana, scandendo “L’Italia siamo noi”.
Il 20 settembre la comunità bangladese ha organizzato una manifestazione per protestare contro il razzismo e l’islamofobia a Napoli, dopo un episodio, ad agosto, in cui alcune persone avevano lanciato pietre contro due venditori ambulanti bangladesi. I manifestanti hanno dichiarato ai giornalisti che volevano più protezione e che si sentivano insicuri, a Napoli e in tutto il Paese.
Secondo l’ONG Osservatorio sui diritti umani, il 76 per cento dei tweet (15.196) inviati nel Paese sugli ebrei durante la campagna elettorale per le elezioni del Parlamento europeo aveva un contenuto negativo. L’ONG Vox Diritti ha segnalato 15.196 tweet contenenti messaggi antisemiti fra marzo e maggio, contro 26.783 nello stesso periodo del 2018. Molti di questi tweet antisemiti provenivano da Roma, Milano e Torino. L’ONG ha detto che le impennate di traffico dei tweet erano correlate con l’uscita sui media nazionali di articoli riguardanti gli ebrei, come gli insulti contro il giornalista Gad Lerner a una manifestazione di Forza nuova a Prato il 23 marzo (700 tweet) e il tweet di Giorgia Meloni sugli “usurai” del 27 marzo (circa 500 tweet). L’impennata maggiore (circa 3.150 tweet) si è avuta il 16 aprile, il giorno in cui i media hanno riportato la notizia di uno studente di una scuola media pubblica di Ferrara che aveva minacciato un compagno di classe ebreo di “riaprire Auschwitz”. Il preside ha detto a un giornale locale che avrebbe esaminato l’incidente insieme agli insegnanti. Il presidente della comunità ebraica di Ferrara, Andrea Pesaro, ha dichiarato all’agenzia di stampa AGI che l’antisemitismo è in aumento. Vox Diritti ha detto anche che durante lo stesso periodo il 74 per cento di tutti i tweet (22.532) riguardanti i musulmani aveva un contenuto negativo, un incremento del 6,9 per cento rispetto al 2018. La maggior parte dei tweet islamofobici proveniva da Torino, Bologna, Milano e Venezia.
Secondo uno studio del Pew Research Center del 2018, il 76 per cento degli italiani era favorevole all’imposizione di restrizioni o un divieto totale dell’abbigliamento religioso femminile prescritto dalla religione islamica, incluso l’hijab. Secondo un’inchiesta del Pew Research Center del 2018 sull’essere cristiani in Europa occidentale, il 53 per cento degli intervistati in Italia si dichiarava d’accordo con l’affermazione che l’islam è “fondamentalmente incompatibile con la cultura e i valori [dell’Italia]”; fra i cristiani praticanti, la percentuale saliva al 63 per cento.
Secondo un’indagine dell’Istituto nazionale di statistica, il 18 per cento dei musulmani di seconda generazione (il 20 per cento degli uomini e il 18 per cento delle donne) ha sperimentato discriminazioni sul luogo di lavoro legate alla fede religiosa. Fra gli immigrati arrivati nel paese prima dei 12 anni di età, gli intervistati musulmani hanno affermato di aver subito discriminazioni religiose più spesso di altri tipi di discriminazioni (il 20 per cento), rispetto a quelli di fede cristiano ortodossa (il 16 per cento) e cattolica (il 14 per cento). Il 29 per cento degli intervistati ebrei e di altre confessioni cristiane ha dichiarato di aver subito spesso discriminazioni da parte della società per il fatto di non essere cattolici.
A maggio la Commissione europea ha condotto uno studio in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea sulle percezioni di discriminazione e ha pubblicato i risultati a settembre. Secondo questo studio, il 48 per cento degli intervistati riteneva che la discriminazione basata sulla religione o le credenze delle persone fosse diffusa in Italia, mentre il 47 per cento riteneva che fosse rara; l’81 per cento affermava che non avrebbe considerato un problema se la carica elettiva più importante fosse stata ricoperta da una persona di religione differente da quella della maggioranza della popolazione. Inoltre, il 92 per cento affermava che non avrebbe avuto problemi a lavorare a stretto contatto con un cristiano, il 91 per cento con un ateo, l’86 per cento con un ebreo, l’83 per cento con un buddhista e il 79 per cento con un musulmano. Alla domanda su come si sarebbero sentiti se un loro figlio avesse avuto una “relazione sentimentale” con un individuo appartenente a un determinato gruppo religioso, il 90 per cento ha dichiarato che non avrebbe avuto problemi se il partner fosse stato cristiano, il 91 per cento se fosse stato ateo, l’82 per cento se fosse stato ebreo, il 77 per cento se fosse stato buddhista e il 66 per cento se fosse stato musulmano.
A gennaio la Commissione europea ha pubblicato un Eurobarometro speciale sulle percezioni dell’antisemitismo, basato su interviste condotte nel dicembre del 2018 in ogni Stato membro dell’Unione Europea. Secondo il sondaggio, il 58 per cento dei residenti riteneva che l’antisemitismo rappresentasse un problema in Italia, e il 38 per cento era del parere che la situazione fosse rimasta invariata negli ultimi cinque anni. Le percentuali di chi riteneva che l’antisemitismo rappresentasse un problema in nove categorie differenti erano le seguenti: negazione dell’Olocausto, 61 per cento; antisemitismo su internet, 59 per cento; scritte o atti vandalici antisemiti, 60 per cento; espressioni di ostilità o minacce contro gli ebrei in luoghi pubblici, 61 per cento; profanazione di cimiteri ebraici, 59 per cento; aggressioni fisiche contro gli ebrei, 60 per cento; antisemitismo nelle scuole e nelle università, 58 per cento; antisemitismo nella vita politica, 50 per cento; antisemitismo sui mezzi di informazione, 53 per cento.
A novembre l’Anti-Defamation League ha pubblicato i risultati di un sondaggio sulle opinioni antisemite della popolazione residente. Il sondaggio citava affermazioni stereotipate sugli ebrei e chiedeva ai partecipanti se ritenevano che queste affermazioni fossero “probabilmente vere” o “probabilmente false”. La percentuale di quelli che le consideravano “probabilmente vere” era: del 51 per cento per l’affermazione che gli ebrei erano più leali a Israele che all’Italia; del 31 per cento per l’affermazione che gli ebrei hanno troppo potere nel mondo degli affari, e del 45 per cento per l’affermazione che gli ebrei parlano troppo dell’Olocausto.
I mezzi di informazione hanno riportato episodi di scritte e manifesti antisemiti, come svastiche dipinte sui muri, stereotipi antisemiti e scritte inneggianti a gruppi neonazisti a Roma, Milano, Pisa e altre città.
Il 30 maggio, secondo quanto riportato dai mezzi di informazione, nell’antico ghetto ebraico di Roma ignoti hanno deturpato una stolperstein, o “pietra d’inciampo”, una targa d’ottone con un’incisione collocata sopra un sampietrino di fronte al luogo di residenza originario di una vittima dell’Olocausto. Ignoti hanno deturpato la targa con un adesivo in tedesco che recitava: “Un assassino torna sempre sulla scena del delitto”. Esponenti della comunità ebraica hanno detto che una telecamera di sorveglianza della polizia posta a protezione del sito era stata disattivata prima dell’episodio.
Il 12 e il 21 agosto alcuni membri dei gruppi animalisti Fronte animalista e Rivoluzione animalista hanno protestato davanti a un mattatoio halal durante l’Eid al-Adha (Festa del Sacrificio), nella cittadina lombarda di Robecco sul Naviglio. Secondo i mezzi di informazione, i dimostranti hanno gridato “Assassini” e incoraggiato i musulmani a “sacrificare i loro figli” invece degli animali. Fotografie della manifestazione mostravano striscioni in cui la religione islamica veniva definita “sanguinaria”.
Il 14 gennaio la Chiesa di Gesù Cristo ha inaugurato a Roma il suo primo tempio e centro culturale nel paese.
Sezione IV. Le politiche e l’impegno del Governo statunitense
Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali si sono incontrati con funzionari della Presidenza del Consiglio dei ministri, del ministero dell’Interno e delle amministrazioni locali a Roma, in Sicilia, a Napoli, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Modena, Reggio Emilia e Pisa per discutere dell’istituzione dei nuovi luoghi di culto richiesti dai gruppi religiosi, dei rapporti fra lo Stato e le comunità religiose musulmane, degli episodi di antisemitismo e dell’assistenza per rintracciare il contenuto della biblioteca della comunità ebraica di Roma, saccheggiata dai nazisti nel 1943. Durante questi incontri, i rappresentanti dell’Ambasciata e delle autorità italiane hanno discusso anche dell’integrazione dei richiedenti asilo e dei migranti, molti dei quali sono musulmani, cristiani ortodossi o induisti.
Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali e funzionari del dipartimento di Stato in visita hanno incontrato esponenti delle comunità musulmane ed ebraiche per sottolineare l’importanza del dialogo interreligioso e condividere le miglior prassi statunitensi per quanto riguarda l’istruzione, l’integrazione dei musulmani di seconda generazione e la creazione di reti attraverso i social media.
A maggio l’Ambasciata e il Consolato generale di Milano hanno organizzato degli iftar con rappresentanti delle comunità musulmane, funzionari pubblici e dirigenti di organizzazioni giovanili che promuovono il dialogo interreligioso.
Funzionari dell’Ambasciata e dei Consolati hanno continuato a incontrare anche rappresentanti di associazioni della società civile, come la Caritas, la Comunità di Sant’Egidio e l’Anolf, oltre a esponenti cattolici, musulmani ed ebraici nelle varie città. I nostri funzionari hanno esortato a favorire l’inclusione sociale degli immigrati (molti dei quali sono musulmani) e il dialogo tra i diversi gruppi religiosi, e monitorato la capacità dei diversi gruppi di praticare liberamente la propria fede.
Il Consolato generale di Milano ha fatto una donazione a un gruppo giovanile islamico di Torino per sostenere un seminario di tre giorni pensato per favorire un maggiore dialogo fra persone di differenti fedi religiose e il rispetto per la diversità religiosa. L’evento è stato ospitato in un centro culturale islamico situato in uno dei quartieri con maggiore diversità religiosa della città, e ha visto la partecipazione di istruttori giovanili della comunità musulmana e di quella cattolica.
L’Ambasciata e i Consolati hanno continuato a usare le loro piattaforme di social media per celebrare le principali festività cristiane, musulmane ed ebraiche, oltre che per dare risalto a iniziative tese a promuovere la libertà di religione e il dialogo interreligioso a livello locale. Inoltre, hanno ritwittato le dichiarazioni e i tweet del dipartimento di Stato sulla legge per la libertà di religione a livello internazionale e argomenti collegati.
Rappresentanti dell’Ambasciata si sono incontrati con la presidente dell’UCEI e i vertici della comunità ebraica romana per discutere di come sostenere i loro sforzi per contrastare l’antisemitismo diffuso nei gruppi di estrema destra e nella società civile.
L’ambasciatore il 21 novembre ha partecipato a una cerimonia tenuta dalla sindaca di Roma Virginia Raggi, del M5S, per cambiare i nomi di due strade di Roma intitolate a uno scienziato di epoca fascista che aveva sottoscritto il “Manifesto sulla razza” del 1938, che era diventato la base delle leggi razziali di Mussolini. Alla cerimonia erano presenti anche la presidente dell’UCEI, la presidente della comunità ebraica romana e l’ambasciatore di Israele.