Rapporto sulla libertà di religione nel mondo 2020 – Italia

12 maggio 2021
Rapporto sulla libertà di religione nel mondo 2020
(available in English)

ITALIA

Sintesi

La libertà di religione e il diritto delle comunità religiose di creare le proprie istituzioni sono tutelati dalla Costituzione. La Costituzione specifica che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti e i loro rapporti sono regolati da trattati, fra i quali un Concordato che garantisce alla Chiesa una serie di privilegi e benefici specifici, oltre a misure di sostegno finanziario. Altri dodici gruppi religiosi hanno stipulato intese che garantiscono molti degli stessi benefici in cambio di un certo controllo da parte dello Stato. I gruppi religiosi devono registrarsi per poter chiedere di stipulare un’intesa. I gruppi religiosi non registrati possono operare liberamente, ma non possono accedere agli stessi benefici dei gruppi che hanno stipulato un’intesa; possono tuttavia farne richiesta separatamente. La comunità musulmana, che non ha un’intesa con lo Stato, continua a incontrare difficoltà nell’ottenere permessi dagli enti locali per costruire moschee. Dall’8 marzo al 18 maggio il Governo ha vietato assembramenti pubblici, incluse tutte le funzioni religiose in tutti i luoghi di culto, a causa della pandemia di coronavirus. La Conferenza episcopale italiana (CEI) ha avanzato obiezioni nei confronti di queste misure e il Governo ha autorizzato la Chiesa cattolica a riprendere le funzioni religiose all’aperto il 10 maggio, e gli altri gruppi religiosi il 18 maggio. Il 10 febbraio un tribunale di Roma ha condannato 24 persone a pene detentive fino a 3 anni e 10 mesi per incitamento all’odio razziale ed etnico, diffamazione e minacce all’indirizzo di ebrei, migranti e personaggi pubblici. Esponenti politici di diversi partiti hanno nuovamente rilasciato dichiarazioni critiche nei confronti dell’islam. Il 20 gennaio il leader della Lega Matteo Salvini ha detto che il gran numero di immigrati provenienti da Paesi a maggioranza musulmana aveva fatto aumentare l’antisemitismo nel Paese. Il 6 giugno il parlamentare ebreo Emanuele Fiano ha denunciato di aver ricevuto per posta una busta contenente un’immagine di Hitler e sotto la scritta “Nel forno”. La presidente del Senato ha nominato i 25 membri della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio, proposta dalla senatrice a vita e sopravvissuta dell’Olocausto Liliana Segre e approvata dal Parlamento nel 2019. A luglio la Corte europea per i diritti dell’uomo ha giudicato ammissibile il ricorso presentato dal presidente di un’associazione culturale banglalese di Milano, che nel 2019 aveva ricevuto una condanna al carcere e una sanzione pecuniaria per aver assunto una ditta di costruzioni per convertire un magazzino in luogo di culto senza prima ottenere l’autorizzazione delle autorità locali. E’ stata la prima volta in cui un tribunale ha imposto sanzioni penali, e non soltanto amministrative, per una violazione di questo tipo. La Corte di cassazione, in seguito al ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo, ha sospeso la condanna penale e la sanzione pecuniaria.

Sono stati registrati episodi di antisemitismo, fra cui vessazioni, discriminazioni, incitamenti all’odio e atti vandalici. L’Osservatorio antisemitismo della Fondazione

Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC), un’organizzazione non governativa (ONG), ha registrato 224 episodi di antisemitismo nel corso dell’anno, contro i 251 del 2019 e i 181 del 2018. Di questi, 117 erano incitamenti all’odio sui social media e su internet. I mezzi di informazione hanno riportato episodi di scritte e manifesti antisemiti, come svastiche dipinte sui muri, stereotipi antisemiti e scritte inneggianti a gruppi neonazisti in diverse città, fra cui Roma, Pavia e Forlì. L’istituto di ricerca privato Statista ha riferito che il 15,6 per cento degli italiani, secondo una stima, è convinto che l’Olocausto non sia mai avvenuto. Anche se non esistono dati ufficiali rilasciati da istituzioni o organismi pubblici sugli episodi di islamofobia, ONG italiane ed europee hanno denunciato diversi casi di aggressioni fisiche e molestie verbali ai danni di musulmani, soprattutto incitamenti all’odio. L’ONG Vox Diritti ha segnalato durante l’anno 67.889 tweet (il 59 per cento di tutti quelli che menzionano l’islam) contenenti messaggi negativi sui musulmani, contro 22.532 (il 74 per cento del totale) nel 2019.

Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali degli Stati Uniti nel corso dell’anno hanno incontrato esponenti del Governo e delle amministrazioni locali per esortare al rispetto della libertà di religione e al trattamento imparziale di tutte le fedi. Hanno discusso anche degli sforzi per integrare i nuovi immigrati (molti dei quali di religione musulmana, ortodossa o induista) e i musulmani di seconda generazione che vivono nel Paese, e delle prospettive per un’intesa fra il Governo e le comunità islamiche. A ottobre, l’ambasciatore itinerante per la libertà di religione nel mondo e altri alti funzionari hanno incontrato esponenti religiosi e funzionari pubblici per realizzare passi avanti sui temi di maggiore rilevanza, come la lotta contro l’antisemitismo e i sentimenti anti-islamici e le normative regionali e locali che impediscono l’istituzione di nuovi luoghi di culto. Rappresentanti dell’Ambasciata, dei Consolati e alti funzionari del dipartimento di Stato hanno incontrato esponenti religiosi e rappresentanti della società civile per promuovere il dialogo e la conoscenza tra le diverse fedi, l’inclusione sociale, il rafforzamento dei gruppi religiosi attraverso i social media e la mobilitazione dei giovani. A settembre, alcuni rappresentanti dell’Ambasciata hanno incontrato la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (UCEI) e i vertici della comunità ebraica romana per discutere di come sostenere i loro sforzi per contrastare l’antisemitismo diffuso nei gruppi di estrema destra e nella società civile. L’Ambasciata e i Consolati generali si sono consultati con le comunità ebraiche italiane e le autorità interessate per la stesura del Justice for Uncompensated Survivors Today (JUST) Act Report (rapporto sull’attuazione della legge per la giustizia nei confronti dei superstiti che non hanno ricevuto compensazioni), che è stato pubblicato il 29 luglio. Il rapporto ha evidenziato l’impegno del Governo italiano nei confronti degli scopi e degli obiettivi della Dichiarazione di Terezín, oltre a evidenziare quelle aree in cui non è stato dato seguito alle raccomandazioni di una commissione governativa di identificare i superstiti di persecuzioni mirate nella Seconda guerra mondiale o loro eredi che possano avanzare diritti su proprietà non reclamate.

L’Ambasciata ha anche lavorato insieme alla Commissione per la preservazione del patrimonio culturale dell’America all’estero per intervenire sulla controversia relativa a un progetto edilizio che potrebbe interessare un cimitero ebraico a Mantova. L’Ambasciata e i Consolati hanno continuato a usare le loro piattaforme di social media per celebrare le principali festività cristiane, musulmane ed ebraiche, oltre che per dare risalto a iniziative tese a promuovere la libertà di religione e il dialogo interreligioso a livello locale.

Sezione I. Demografia religiosa

Il Governo statunitense stima la popolazione complessiva dell’Italia in 62,4 milioni di persone (stima riferita a metà 2020). Secondo uno studio del 2019 (il più recente fra quelli disponibili) condotto dall’IPSOS, un centro di ricerca indipendente, il 69 per cento della popolazione si identifica come cattolico e un altro 12 per cento non prende parte ad attività religiose. Lo studio dell’IPSOS indica che le comunità cristiane di altre confessioni rappresentano circa il 16 per cento della popolazione e includono gli ortodossi, i testimoni di Geova, le Assemblee di Dio, le Chiese metodiste e valdesi, la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (Chiesa di Gesù Cristo), l’Unione cristiana pentecostale e diversi altri gruppi protestanti più piccoli, fra cui altri gruppi evangelici cristiani. La filiale nazionale della Chiesa di Gesù Cristo afferma che ci sono circa 26.000 fedeli nel Paese; secondo il quotidiano nazionale La Repubblica, la maggior parte dei fedeli di questa Chiesa è concentrata in Lombardia, in Sicilia e nel Lazio. Stando a quanto riportato dalle autorità, fra i gruppi religiosi non cristiani, che sommati insieme rappresentano meno del 10 per cento della popolazione, figurano musulmani, ebrei, induisti, baha’i, buddisti, la Congregazione italiana per la coscienza di Krishna (ISKCON) e l’Ananda Marga Pracaraka Samgha, un movimento spirituale indiano.

L’UCEI stima la popolazione ebraica in 28.000 persone. Secondo il legale della Federazione italiana per l’ebraismo progressivo (FIEP), l’associazione dispone di una sala di preghiera a Milano e conta fra i 500 e i 600 membri, fra cui sia ebrei registrati alla comunità locale che ebrei non registrati. Gli ebrei progressivi italiani sono organizzati in quattro congregazioni a Roma, Firenze e Milano.

Un rapporto del 2019 sull’immigrazione pubblicato dall’istituto di ricerca indipendente IDOS calcolava in 1,73 milioni (all’incirca il 3 per cento della popolazione) il numero di musulmani che vivono nel Paese. Secondo il ministero dell’Interno e l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), la popolazione di fede musulmana include cittadini autoctoni, immigrati e stranieri residenti, ma la crescita di questa confessione è dovuta soprattutto al consistente numero di immigrati provenienti dall’Europa orientale, dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia meridionale, che nella maggior parte dei casi vivono nelle regioni settentrionali del Paese.

I musulmani di origine marocchina e albanese rappresentano i gruppi più numerosi, mentre arrivano sempre più immigrati via mare da Tunisia e Pakistan. Secondo il ministero dell’Interno, i musulmani presenti in Italia sono in larghissima maggioranza sunniti.

Sezione II. Rispetto della libertà di religione da parte del Governo

Quadro giuridico

La Costituzione dichiara che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge senza distinzione di fede religiosa e che sono liberi di professare le loro convinzioni in qualsiasi forma, individualmente o con altre persone, e di promuoverle e celebrarne i riti in pubblico o in privato, purché non offendano la pubblica morale. Secondo la Costituzione, ogni comunità religiosa ha il diritto di organizzarsi in base ai propri statuti, purché non siano in conflitto con l’ordinamento giuridico. Stabilisce inoltre che lo Stato non può imporre limitazioni o tasse speciali sulla costituzione o le attività di un gruppo con la motivazione che è di natura religiosa o persegue scopi religiosi. La Costituzione specifica che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti e i loro rapporti sono regolati da trattati, fra i quali un Concordato che garantisce alla Santa Sede una serie di privilegi e benefici, oltre a misure di sostegno finanziario.

Le offese in pubblico contro le religioni e i loro seguaci sono considerate un reato amministrativo, punibile con un’ammenda da 51 a 309 euro. Il codice penale punisce altre offese pubbliche alla religione, per esempio la profanazione di oggetti usati per riti religiosi o le offese pronunciate durante cerimonie religiose, con un’ammenda fino a 5.000 euro o una pena detentiva fino a 2 anni. Chi distrugge o profana oggetti usati per cerimonie religiose può essere punito con pene detentive fino a 2 anni di carcere.

La Costituzione afferma che tutti i gruppi religiosi godono delle stesse libertà e i rapporti fra lo Stato e i gruppi religiosi diversi da quello cattolico, rapporti che includono il sostegno pubblico, sono regolati da “intese”. Le relazioni tra lo Stato e la Chiesa cattolica sono regolate da un concordato stipulato fra il Governo italiano e la Santa Sede. I rappresentanti di una confessione diversa da quella cattolica che richiedono un’intesa devono prima di tutto presentare la loro richiesta alla Presidenza del Consiglio. Successivamente, il Governo e i rappresentanti del gruppo religioso negoziano una bozza di intesa, che dev’essere approvata dal Consiglio dei ministri, firmata dal presidente del Consiglio e infine trasmessa al Parlamento per l’approvazione definitiva. Sono dodici i gruppi che hanno stipulato un’intesa: l’Unione delle Chiese metodiste e valdesi, gli avventisti, le Assemblee di Dio, gli ebrei, i battisti, i luterani, la Chiesa di Gesù Cristo, la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Costantinopoli, la Chiesa apostolica in Italia, l’Unione buddista italiana, i buddisti della Soka Gakkai e gli induisti.

La legge garantisce ai gruppi religiosi il diritto all’esenzione fiscale e il diritto di essere riconosciuti come persone giuridiche, una volta portata a termine la procedura di registrazione presso il ministero dell’Interno. La registrazione è una condizione preliminare per poter richiedere la stipula di un’intesa. Un gruppo religioso può chiedere la registrazione presentando a un prefetto, che rappresenta localmente il ministero dell’Interno, una richiesta ufficiale che deve includere lo statuto del gruppo, una relazione sui suoi scopi e le sue attività, informazioni sui suoi uffici amministrativi, un bilancio triennale, la certificazione del merito di credito rilasciata da una banca e la certificazione del possesso della cittadinanza italiana o di un permesso di soggiorno da parte del suo rappresentante. Per essere approvato, lo statuto di un gruppo non dev’essere in contrasto con la legge. Se la richiesta viene approvata, il gruppo religioso deve sottostare al controllo amministrativo del ministero dell’Interno, anche per quanto riguarda i bilanci e l’organizzazione interna. Il ministero può nominare un commissario per amministrare il gruppo se individua delle irregolarità nelle sue attività. I gruppi religiosi non registrati possono comunque operare legalmente come associazioni culturali e ottenere l’esenzione fiscale, il riconoscimento giuridico dei matrimoni, l’accesso a ospedali e carceri e altri benefici, ma è più facile ottenere questi benefici se il gruppo religioso ha un’intesa con lo Stato. La Chiesa cattolica è l’unico gruppo religioso legalmente riconosciuto esentato dall’attività di controllo del ministero dell’Interno, in ottemperanza al Concordato fra Stato e Santa Sede.

Un’intesa garantisce automaticamente agli esponenti del clero libertà di accesso agli ospedali pubblici, alle prigioni e alle caserme militari, garantisce la validità civile dei matrimoni religiosi, agevola pratiche religiose specifiche per quanto riguarda i funerali e dispensa gli studenti dal frequentare le lezioni durante le feste religiose. Un gruppo religioso che non abbia stipulato un’intesa con lo Stato può richiedere al ministero dell’Interno questi benefici caso per caso. Un’intesa consente inoltre a un gruppo religioso di ricevere, attraverso una dichiarazione volontaria del contribuente in sede di dichiarazione dei redditi, una percentuale del gettito fiscale (il cosiddetto “8 per mille” dell’imposta sul reddito personale). I contribuenti possono specificare il gruppo religioso a cui vogliono indirizzare questi fondi fra quelli che possiedono i requisiti necessari.

La legge nazionale non impone restrizioni alla copertura del viso per motivi religiosi, ma alcune autorità locali le prevedono. In Liguria, Veneto e Lombardia, leggi regionali vietano di indossare il burqa e il niqab nelle istituzioni e negli edifici pubblici, inclusi gli ospedali.

Il Concordato con la Santa Sede prevede che sia la Chiesa cattolica a selezionare gli insegnanti dell’ora settimanale di religione nella scuola pubblica che vengono retribuiti dallo Stato. L’ora di religione è facoltativa e gli studenti che non intendono frequentarla possono studiare altre materie oppure, in alcuni casi, uscire anticipatamente da scuola con il consenso dei genitori.

Gli insegnanti selezionati dalla Chiesa possono essere sia laici che religiosi e le loro lezioni includono argomenti stabiliti dallo Stato e rilevanti sia per i cattolici che per altri gruppi religiosi. I finanziamenti pubblici sono disponibili solo per questi insegnanti approvati dalla Chiesa cattolica. Se uno studente chiede un insegnante di religione di un gruppo religioso diverso da quello cattolico, è il gruppo in questione a dover mettere a disposizione l’insegnante e farsi carico dei costi, ma non è tenuto a ottenere l’approvazione dello Stato per il contenuto delle lezioni. Alcune amministrazioni locali forniscono aiuti finanziari agli studenti per frequentare una scuola privata con affiliazione religiosa (normalmente, ma non sempre, cattolica) che rispetti i parametri fissati dal Governo.

Le scuole sono divise in “scuole statali”, “scuole paritarie” e scuole private. La categoria delle scuole “paritarie” include scuole pubbliche (comunali, provinciali, regionali o di proprietà di un altro organismo pubblico) e alcune scuole private, che possono avere affiliazioni religiose. Tutte le scuole paritarie ricevono finanziamenti pubblici, se soddisfano i criteri e i parametri pubblicati ogni anno dal ministero della Pubblica istruzione. I finanziamenti sono erogati attraverso gli Uffici scolastici regionali. Le scuole private nella maggior parte dei casi sono gestite da organismi religiosi e non possono emettere certificati o diplomi. Gli studenti delle scuole private devono sostenere esami finali annuali in scuole statali o paritarie.

Dal 2019 la legge regionale lombarda proibisce alle autorità locali di dividere i lotti cimiteriali in base alla fede religiosa.

Secondo la legge, l’incitamento all’odio, anche quando motivato da odio religioso, è punibile con pene fino a 4 anni di reclusione. Le stesse disposizioni si applicano alla negazione di genocidi o ai crimini contro l’umanità.

Tutti i missionari e gli altri operatori religiosi stranieri di Paesi che non fanno parte dell’Unione Europea o non sono firmatari dell’Accordo di Schengen devono richiedere un permesso di soggiorno speciale per attività religiosa prima di arrivare nel Paese. Il richiedente deve allegare alla domanda una lettera di invito del proprio gruppo religioso.

L’Italia fa parte della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici.

Comportamento delle autorità

L’8 marzo il Governo ha vietato temporaneamente gli assembramenti pubblici, comprese tutte le funzioni religiose in tutti i luoghi di culto a causa della pandemia di coronavirus. A seguito di un comunicato della CEI del 26 aprile che contestava le misure del Governo sostenendo che costituivano una limitazione della libertà di

religione, le autorità hanno consentito alla Chiesa cattolica di riprendere le funzioni religiose all’aperto a partire dal 10 maggio.

I vescovi cattolici hanno sottolineato la differenza fra la responsabilità del Governo di “dare indicazioni […] di carattere sanitario” e la responsabilità della Chiesa cattolica di “organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia”. Il 15 maggio il Governo ha firmato accordi con rappresentanti della comunità musulmana, della comunità ebraica e di altre comunità religiose che autorizzavano la ripresa delle funzioni religiose all’aperto il 18 maggio.

Il 10 febbraio un tribunale di Roma ha condannato 24 appartenenti a un’associazione chiamata Stormfront a pene fino a 3 anni e 10 mesi di prigione per incitamento all’odio etnico e razziale, diffamazione e minacce ai danni di ebrei, immigrati e personaggi pubblici. Nel 2011 il gruppo aveva creato un forum sull’omonimo sito statunitense che promuove ideologie di nazionalismo bianco e suprematismo e aveva pubblicato un elenco di comunità, scuole, negozi e ristoranti ebraici, completo di indirizzi e numeri di telefono, esortando i membri del gruppo ad “agire come credono” sulla base di queste informazioni.

Intervistato dal quotidiano israeliano Israel HaYom il 20 gennaio, il leader della Lega Matteo Salvini ha dichiarato che “la massiccia presenza di immigrati provenienti da Paesi musulmani contribuisce alla diffusione dell’antisemitismo anche in Italia”. L’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (UCOII) ha emesso un comunicato stampa per esprimere “sconcerto in merito alle dichiarazioni [di Salvini] che attribuiscono ai musulmani la causa dell’odio sociale contro le minoranze […] [e] gettano le basi per il crescente clima di odio e islamofobia. […] L’antisemitismo è uguale all’islamofobia”. Il comunicato stampa dell’UCOII conteneva un elenco di tutte le discriminazioni che subiscono molti musulmani, come la difficoltà di aprire nuovi luoghi di culto.

Il 6 giugno il parlamentare Emanuele Fiano, membro della comunità ebraica, ha annunciato tramite un post su Facebook di aver ricevuto per posta una busta contenente un’immagine di Hitler e sotto la scritta “Nel forno”.

Il 6 febbraio la presidente del Senato ha nominato i 25 membri della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio, proposta dalla senatrice a vita e sopravvissuta dell’Olocausto Liliana Segre e approvata dal Parlamento nel 2019.

Secondo l’ufficio legale della FIEP, dal momento che le relazioni tra il Governo e gli ebrei italiani sono governate da un’intesa sottoscritta fra lo Stato e l’UCEI, è stata quest’ultima a definire gli aspetti dell’identità e della pratica religiosa ebraiche nel Paese. Sempre secondo la FIEP, la crescita dell’ebraismo progressivo nel Paese incontra la resistenza dell’UCEI, improntata in gran parte a un ebraismo ortodosso: per esempio, i rabbini progressivi non sono riconosciuti dall’UCEI e quindi non possono ottenere visti e permessi di soggiorno in Italia, i matrimoni da loro celebrati non hanno validità civile e le loro congregazioni non possono accedere ai benefici statali.

Il 30 dicembre il Parlamento ha approvato la legge di bilancio per il 2021, che ha emendato una legge del 1955 sulle compensazioni per i superstiti dell’Olocausto, gli ebrei vittime di persecuzione e i loro eredi, allo scopo di agevolare l’accesso a un’indennità pubblica di 500 euro al mese: l’emendamento ha semplificato le procedure per ottenere l’assegno, alleggerendo l’obbligo di dimostrare l’avvenuta discriminazione. La legge di bilancio ha anche stanziato 6,5 milioni di euro per la modifica del progetto di un centro commerciale a Mantova con l’inserimento di variazioni sollecitate da esponenti del clero ebraico per impedire la profanazione di un cimitero ebraico situato in quel luogo. La comunità ebraica ha fatto pressione per l’approvazione di entrambe le misure nella legge di bilancio.

Secondo i dirigenti del Centro islamico culturale d’Italia, a Roma, il Governo anche quest’anno non ha fatto progressi rilevanti in direzione di un’intesa, nonostante il dialogo in corso con le comunità religiose musulmane. L’unico gruppo musulmano legalmente riconosciuto come entità religiosa dal ministero dell’Interno rimane il Centro islamico culturale d’Italia, che gestisce la Grande Moschea di Roma. Il Governo riconosce altri gruppi musulmani solo come organizzazioni senza scopo di lucro.

Le amministrazioni regionali e le autorità religiose islamiche riconoscono cinque moschee, a Colle Val d’Elsa (in Toscana), a Milano, a Roma e due in Emilia Romagna, rispettivamente a Ravenna e a Forlì. Oltre a queste, ci sono molti siti riconosciuti come luoghi di culto dalle amministrazioni locali, anche se non sono considerati moschee a tutti gli effetti dalle autorità islamiche perché privi di minareti o altre caratteristiche architettoniche fondamentali.

Inoltre, secondo il settimanale Panorama, nel 2019 (l’anno più recente per cui siano disponibili dati), c’erano fra gli 800 e i 1.200 luoghi di culto ufficiosi per musulmani, noti colloquialmente come “moschee garage”. Secondo i mezzi di informazione, nella maggior parte dei casi le autorità consentono a questi siti ufficiosi di operare, ma non li riconoscono ufficialmente come luoghi di culto.

Secondo informazioni riportate dalla stampa, esponenti della comunità musulmana hanno affermato di incontrare difficoltà a ottenere dalle amministrazioni locali l’autorizzazione a costruire delle moschee. Le amministrazioni locali, che hanno la facoltà di introdurre regole urbanistiche applicabili ai luoghi di culto, continuano a citare come ragione per il rifiuto della concessione edilizia la mancanza di piani regolatori che autorizzino la costruzione di luoghi di culto in siti specifici.

Il 14 ottobre l’Associazione musulmani di Bergamo ha annunciato che un giudice aveva decretato che l’acquisizione da parte della Regione Lombardia, nel 2018, di un’ex cappella che l’associazione intendeva trasformare in moschea era discriminatoria e che la cappella in questione doveva essere restituita alla comunità musulmana. Quest’ultima aveva comprato la cappella all’asta nel 2018 dal principale ospedale pubblico di Bergamo di proprietà della Regione Lombardia. Dopo l’acquisto, il presidente della Regione, esponente della Lega, aveva imposto all’Associazione di rivenderla sulla base di una legge che consente alle autorità pubbliche di acquistare beni giudicati di rilevanza culturale.

Il 1° luglio il Tribunale amministrativo regionale (TAR) della Lombardia ha decretato che il Comune di San Giuliano Milanese ha limitato eccessivamente il principio costituzionale della libertà di religione quando ha negato, nel 2019, l’uso di due differenti strutture a una comunità musulmana e a una Chiesa cristiana evangelica. In seguito alla sentenza, le due comunità hanno potuto usare le loro strutture come luoghi di culto.

Il 15 luglio l’avvocato di Abu Hanif Patwery, presidente della Bangladesh Cultural and Welfare Association, ha annunciato che la Corte europea per i diritti dell’uomo (CEDU) aveva giudicato ammissibile il ricorso di Patwery contro una condanna inflittagli del 2019 per aver violato le normative comunali di Milano. L’uomo era stato condannato perché la sua associazione aveva assunto una ditta di costruzioni per convertire un magazzino in luogo di culto senza prima ottenere il benestare delle autorità. Il suo avvocato sostiene che la condanna di Patwery costituisce una violazione della libertà di religione, perché la Regione Lombardia, Milano inclusa, ha adottato leggi che di fatto impediscono ai musulmani di costruire nuove moschee. La Corte di cassazione nel 2019 lo aveva condannato a sei mesi di carcere e al pagamento di una multa di 9.000 euro; è stata la prima volta in cui un tribunale ha imposto sanzioni penali, e non soltanto amministrative, per una violazione di questo tipo. Sia la condanna che la multa sono state sospese in seguito al ricorso alla CEDU.

Il 14 settembre il Consiglio di Stato, il più alto tribunale amministrativo del Paese, ha decretato che l’ordinanza del 2019 del Comune di Monfalcone che bloccava la conversione in moschea di un ex supermercato era legittima. Il Comune aveva stabilito che l’edificio non era idoneo ad accogliere funzioni religiose per ragioni strutturali. Un’associazione musulmana locale aveva acquistato l’edificio nel 2017 e nel 2019 aveva richiesto l’autorizzazione a trasformarlo in una moschea.

Il 26 novembre il Comune di Pisa ha deciso di non presentare ricorso contro una sentenza del 1° luglio del TAR della Toscana che ha annullato le delibere adottate dalla giunta comunale nel 2019 per impedire all’Associazione culturale islamica di Pisa di costruire una moschea nel terreno che aveva acquistato. Il Comune di Pisa aveva dichiarato all’epoca che il terreno non era sufficientemente grande per l’edificio progettato, mentre un imam locale aveva detto che la giunta comunale era sempre stata ostile alla costruzione della moschea. Il 24 settembre la Soprintendenza locale ha espresso parere favorevole alla costruzione della moschea, contro l’opinione del sindaco Michele Conti. Alla fine dell’anno i lavori non erano ancora iniziati.

Secondo i mezzi di informazione, il 3 agosto il ministero dell’Interno ha espulso un imam egiziano di San Donà di Piave che aveva espresso opinioni estremiste nei suoi sermoni. In un comunicato, il ministero dell’Interno ha affermato che l’imam “si è evidenziato quale seguace di un orientamento religioso islamico improntato al salafismo ortodosso” ed era in contatto con elementi radicali.

A gennaio il ministero dell’Interno ha annunciato di aver rimandato nel suo Paese per ragioni di sicurezza nazionale un imam marocchino accusato di sostenere l’ISIS e i suoi leader.

Il 7 febbraio il Consiglio comunale di Milano ha pubblicato un piano regolatore che autorizza la costruzione di 2 templi buddisti, 7 chiese evangeliche, 3 chiese ortodosse, 4 luoghi di culto islamici (una denominazione decisa dalle autorità islamiche del Paese) e 7 chiese cattoliche. Solo i luoghi di culto autorizzati nel piano regolatore hanno uno status legale: i nuovi luoghi di culto si vanno ad aggiungere ai 25 luoghi di culto islamici e alle circa 100 chiese evangeliche già esistenti a Milano.

Il 20 settembre Forza Nuova, una formazione abitualmente classificata come di estrema destra, ha organizzato una manifestazione contro la creazione di una struttura temporanea per accogliere i fedeli musulmani in un’area usata come parcheggio a Milano. Sia la Lega che Forza Nuova si sono opposte alla decisione di creare la struttura temporanea per celebrare l’Eid al-Adha.

Le amministrazioni locali continuano ad affittare terreni demaniali a tassi agevolati a gruppi religiosi non musulmani, solitamente cattolici, per la costruzione di luoghi di culto. Inoltre, i finanziamenti pubblici contribuiscono a preservare e mantenere in buono stato i luoghi di culto storici, che sono nella quasi totalità cattolici.

Circa 60 amministrazioni locali gestiscono spazi di sepoltura riservati ai musulmani. Le associazioni musulmane hanno affermato che in Lombardia, nel Lazio e in altre regioni non ci sono spazi sufficienti per le necessità delle comunità musulmane. Il presidente dell’UCOII Yassine Lafram ha riferito che la sua organizzazione ha richiesto nuove aree dedicate in 150 Comuni. Esponenti della comunità musulmana hanno espresso preoccupazione per una misura approvata dal Consiglio regionale della Lombarda il 19 febbraio che vieta l’assegnazione di aree di sepoltura a organismi non statali basati sul sesso, l’etnia o la religione. Durante il confinamento disposto per fare fronte alla pandemia di covid-19, non è stato possibile trasferire le salme di numerosi musulmani nei loro Paesi di origine, mettendo ulteriormente sotto pressione i già limitati spazi di sepoltura disponibili nei cimiteri italiani. Il 26 marzo il sindaco di Milano ha autorizzato l’inumazione di musulmani non italiani le cui salme non avevano potuto essere rimpatriate a causa della chiusura delle frontiere. Ad agosto e a ottobre l’Associazione nazionale dei Comuni italiani e alcuni rappresentanti delle comunità musulmane hanno discusso dei modi per incrementare in tutte le regioni gli spazi di sepoltura a disposizione dei fedeli musulmani. Il 12 settembre il TAR della Lombardia ha annullato una decisione del Comune di Magenta che respingeva la richiesta da parte di un’associazione musulmana di uno spazio per istituire un cimitero islamico.

Il 3 giugno un consigliere comunale di Fiumicino, il senatore William De Vecchis, si è opposto locale di istituire un cimitero islamico con 16.000 spazi di sepoltura, perché non teneva conto delle opinioni degli altri cittadini locali e perché non voleva che il suo Comune seppellisse musulmani di altri Comuni.

A giugno i vescovi cattolici hanno contestato una proposta di legge che punta a includere l’orientamento sessuale, l’identità di genere e i reati d’odio e l’incitamento all’odio fondati sul genere in una legge esistente che prevede sanzioni fino a quattro anni di carcere per la discriminazione, la violenza o l’incitamento alla violenza basati sulla razza o la religione di una persona. I vescovi hanno dichiarato che la proposta di legge rischierebbe di criminalizzare gli insegnamenti della Chiesa cattolica in materia di omosessualità. Il presidente della CEI, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha detto che il provvedimento avrebbe limitato “la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso”, aggiungendo che “esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio” nei confronti delle minoranze sessuali. La legge è stata approvata dalla Camera dei deputati a novembre e alla fine dell’anno era in attesa di essere discussa al Senato.

A settembre alcuni esponenti dell’Alleanza evangelica italiana hanno manifestato il timore che nutrono da tempo riguardo al parere espresso nel 2012 dal Consiglio di Stato, su richiesta del Governo, sull’implementazione della legge del 1929 sulla libertà di religione. In particolare, l’Alleanza evangelica italiana ha contestato la raccomandazione del Consiglio di Stato di riconoscere solo i sacerdoti di gruppi religiosi che soddisfano due criteri: affidabilità e moralità e una comunità di almeno 500 fedeli.

I rappresentanti dell’Alleanza evangelica italiana hanno detto che considerano questo requisito discriminatorio nei confronti delle religioni minoritarie, che hanno comunità con un numero limitato di fedeli.

Esponenti di diversi partiti, fra cui la Lega, Fratelli d’Italia e Casa Pound, un’associazione politica generalmente considerata di estrema destra, hanno nuovamente rilasciato dichiarazioni critiche nei confronti della religione islamica.

In un’intervista rilasciata a gennaio al quotidiano israeliano Israel HaYom sull’antisemitismo in Europa, il leader della Lega Matteo Salvini ha dichiarato che “la massiccia presenza di immigrati provenienti da Paesi musulmani contribuisce alla diffusione dell’antisemitismo anche in Italia”. In luglio, in risposta al progetto della Turchia per riconvertire in moschea il Museo di Hagia Sophia, che era stato una chiesa fino al 1453 e successivamente una moschea dal 1453 al 1935, Salvini ha dichiarato in un tweet: “La prepotenza di un certo islam si conferma incompatibile con i valori di democrazia, libertà e tolleranza dell’Occidente”.

Le autorità hanno indagato su episodi di incitamento all’odio nei confronti di Silvia Romano, un’operatrice umanitaria italiana sequestrata da militanti islamici in Kenya nel 2018 e rilasciata a maggio. Silvia Romano si è convertita all’islam durante la sua prigionia. Il 13 maggio il deputato della Lega Alessandro Pagano l’ha definita una “neoterrorista, perché è risaputo che al-Shabaab questo è”. La vicepresidente della Camera dei deputati Mara Carfagna ha immediatamente stigmatizzato il suo commento, affermando di ritenere che “riferirsi a Silvia Romano utilizzando il termine di neoterrorista sia alquanto improprio […] in quest’aula”.

Il 17 aprile la Corte di cassazione si è pronunciata contro il Comune di Milano per aver vietato all’Unione degli atei, agnostici e razionalisti di distribuire materiale propagandistico, con la motivazione che sarebbe risultato offensivo nei confronti di tutte le religioni. Il tribunale ha dichiarato che “10 milioni di italiani vivono bene senza Dio”. Il tribunale ha ribadito la necessità di rispettare non solo tutte le fedi, ma anche il diritto di non abbracciare nessuna fede e la libertà di coscienza, incluso il diritto di promuovere l’ateismo.

Il 12 settembre i gruppi Casa Pound e Forza nuova hanno organizzato un raduno a Milano, durante il quale il leader del Fronte Skinhead Stefano Odorico ha parlato del “pericolo islamico”, concludendo che “verrà il giorno in cui faremo fuori gli invasori del nostro Paese”.

Il 27 gennaio, il Giorno della memoria per la commemorazione delle vittime dell’Olocausto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tenuto una cerimonia per commemorare la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz e ha sottolineato la necessità di rimanere vigilanti contro il virus della discriminazione, dell’odio, della sopraffazione e del razzismo.

Lo stesso giorno la sindaca Virginia Raggi ha organizzato una commemorazione a Roma per rendere omaggio a due superstiti dell’Olocausto e ha dichiarato che “è importante ricordare per poter scegliere, per evitare che la storia si ripeta. Ricordare ci aiuta ad andare verso un futuro migliore”.

Il Comune di Roma ha promosso anche quest’anno una collaborazione con la comunità ebraica, la Chiesa evangelica valdese, il Centro culturale islamico d’Italia e l’Unione buddhista italiana per incoraggiare una migliore conoscenza e consapevolezza delle diverse fedi, soprattutto fra gli studenti. Il numero di eventi culturali e presentazioni nelle scuole pubbliche per migliorare la consapevolezza della diversità religiosa si è notevolmente ridotto rispetto agli anni precedenti a causa della pandemia da covid-19.

L’Italia fa parte dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto.

Sezione III. Rispetto della libertà di religione all’interno della società

L’Osservatorio antisemitismo del CDEC ha registrato 224 atti di antisemitismo nel corso dell’anno, contro i 251 del 2019. Fra gli episodi di antisemitismo pubblicati sul sito del CDEC figurano casi di discriminazioni, vessazioni verbali (soprattutto in occasione di partite di calcio e altri eventi sportivi), incitamento all’odio su internet e scritte denigratorie sui muri. L’incitamento all’odio e il bullismo su internet e sui social media sono le forme più comuni di antisemitismo, secondo il CDEC, che anche lo scorso anno ha tenuto in funzione un numero verde riservato alle vittime e ai testimoni di casi di antisemitismo.

L’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD) della Polizia di Stato ha segnalato nel 2019 (l’ultimo anno per cui siano disponibili dati) 448 reati discriminatori, di cui 92 basati sull’appartenenza religiosa e 260 sull’etnia, contro i 360 del 2018. L’OSCAD definisce i reati discriminatori come reati motivati da pregiudizi ideologici, culturali, religiosi ed etnici. Per esempio, il 16 aprile alcuni studenti di scuola media hanno aggredito in palestra un compagno di classe appartenente a una famiglia ebraica urlandogli: “Quando saremo grandi faremo riaprire Auschwitz e vi ficcheremo tutti nei forni, ebrei di…”.

Nella sua analisi periodica dei post sui social media, l’ONG indipendente Vox Diritti ha segnalato che l’8 per cento di tutti i tweet monitorati nel corso dell’anno (104.347) conteneva messaggi antisemiti, contro il 7 per cento di tutti i tweet monitorati nel 2019 (15.196). Molti di questi tweet antisemiti provenivano da account basati a Roma, Milano e Torino. L’ONG ha detto che il numero di tweet di questo tenore è stato particolarmente alto in occasione della Festa della Liberazione e del compleanno della superstite dell’olocausto e senatrice a vita Liliana Segre.

Il 9 settembre la presidente dell’UCEI, Noemi Di Segni, ha detto che l’antisemitismo era in aumento, soprattutto su internet. Il 24 novembre un utente di Facebook ignoto ha pubblicato una vignetta che negava l’Olocausto. Uno studio finanziato dalla coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Milena Salterini e condotto dall’Università cattolica di Milano ha individuato 104.347 tweet contenenti commenti antisemiti pubblicati nel corso dell’anno da account basati in Italia. Circa 900 di questi tweet pubblicati tra marzo e maggio includevano insulti e teorie del complotto su “interessi finanziari ebraici” che avrebbero sfruttato la pandemia di covid-19 per ricavarne un profitto finanziario.

Secondo uno studio del Pew Research Center, il più recente nel suo genere, pubblicato nell’ottobre del 2019, il 55 per cento degli italiani aveva opinioni negative nei confronti dei musulmani e il 15 per cento aveva opinioni negative nei confronti degli ebrei. Le opinioni negative nei confronti dei musulmani erano più diffuse tra le persone con più basso livello di istruzione (57 per cento) e quelle di età più avanzata (66 per cento).

Uno studio dell’ONG Vox Diritti sull’intolleranza nei social media ha mostrato che il 59 per cento di tutti i tweet relativi all’islam monitorati in un periodo di 6 mesi, nel 2020, aveva un contenuto negativo, contro il 74 per cento di quelli monitorati in un periodo di 3 mesi nel 2019. Secondo gli osservatori politici, il calo dei messaggi antimusulmani è stato dovuto, fra le altre cose, al cambio di maggioranza politica a livello nazionale. La maggior parte dei tweet antimusulmani veniva dalle regioni del Nord. È stata osservata un’impennata dei tweet di questo tipo dopo che Silvia Romano, una cittadina italiana che era stata sequestrata in Kenya, è tornata a casa e ha detto ai giornalisti di essersi convertita all’islam mentre era tenuta prigioniera.

A febbraio, il Pew Research Center ha pubblicato i risultati relativi agli atteggiamenti verso principi democratici come le elezioni periodiche, la libertà di parola e una società civile libera, oltre alla libertà di religione, in 34 Paesi, basati sulle interviste condotte per la sua Spring 2019 Global Attitudes Survey. Secondo i risultati dell’inchiesta, il 61 per cento degli italiani intervistati considerava la libertà di religione “molto importante”, classificandola fra le priorità più alte all’interno dei nove principi democratici citati nel questionario.

L’istituto di ricerca privato Statista ha riferito che il 15,6 per cento della popolazione, secondo le stime, è convinto che l’Olocausto non sia mai avvenuto. Nel suo Rapporto Italia 2020, l’Eurispes, Istituto di studi politici, economici e sociali, ha riferito che quasi il 16 per cento degli intervistati è convinto che l’Olocausto sia un mito, mentre il 16 per cento ha detto che il numero delle vittime dell’Olocausto è stato “esagerato”. Il 47,5 per cento degli intervistati considerava i recenti atti di antisemitismo nel Paese una “pericolosa recrudescenza del fenomeno”, mentre il 37,5 per cento li giudicava “bravate messe in atto per provocazione o per scherzo”.

Come negli anni precedenti, i mezzi di informazione hanno riportato episodi di scritte e manifesti antisemiti, come svastiche dipinte sui muri, stereotipi antisemiti e scritte inneggianti a gruppi neonazisti, a Roma, Milano, Pisa e altre città, soprattutto dopo la celebrazione del Giorno della memoria per la commemorazione delle vittime dell’Olocausto, il 27 gennaio. Il 15 settembre le autorità hanno scoperto una scritta con una stella di David e le parole “uguale al virus”. Il 10 febbraio le autorità hanno trovato una scritta con la stella di David e la parola “Jude” (“ebreo” in tedesco) sulla porta di una residenza privata a Torino.

Il 7 febbraio alcune persone hanno dipinto svastiche sulla porta di una casa di San Daniele del Friuli dove aveva vissuto l’ebrea Arianna Szoreny, superstite dei campi di concentramento. Come gesto di solidarietà, i residenti della zona hanno dipinto dei cuori sopra alle svastiche e hanno organizzato una piccola manifestazione, l’8 febbraio, per protestare contro le scritte antisemite. Il 30 gennaio, secondo quanto riportato dai mezzi di informazione, quattro consiglieri comunali della stessa cittadina hanno ricevuto una lettera che recitava “Dopo 75 anni l’ebreo è sempre ebreo”, in riferimento alle celebrazioni organizzate dal Comune per l’anniversario della sconfitta della Germania nazista per mano delle forze alleate. I mezzi di informazione hanno riferito che le autorità stavano indagando sulla scritta e sulle lettere. Successivamente, il presidente della Regione Massimiliano Fedriga ha condannato la scritta e la lettera.

Il 4 agosto Daniele Belotti, un deputato della Lega, ha scritto al vescovo di Bergamo Francesco Beschi per esprimere la sua contrarietà in merito alla raccomandazione di un vescovo cattolico ai preti della zona affinché sostenessero le celebrazioni dell’Eid al-Adha. Belotti ha detto che la Chiesa cattolica dovrebbe difendere l’identità cristiana e “contenere” le pratiche religiose islamiche come la macellazione di animali.

La FIEP ha stretto accordi limitati con alcune comunità ebraiche locali per consentire pratiche religiose come la circoncisione.

Il 16 gennaio, in un contesto di aumento delle dichiarazioni e dei discorsi antisemiti, la Chiesa cattolica ha celebrato la 31ª Giornata del dialogo religioso ebraico-cristiano con un dibattito fra il rabbino capo di Roma e un sacerdote cattolico, secondo la Catholic News Agency.

Sezione IV. Le politiche e l’impegno del Governo statunitense

Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali hanno incontrato funzionari della Presidenza del Consiglio dei ministri, del ministero dell’Interno e del ministero degli Affari esteri, la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo e rappresentanti delle amministrazioni locali a Roma, Napoli, Milano, Firenze e Venezia per discutere dell’istituzione dei nuovi luoghi di culto richiesti dai gruppi religiosi, dei rapporti fra lo Stato e le comunità religiose musulmane, della prospettiva di un’intesa tra il Governo e le comunità musulmane e degli episodi di antisemitismo.

Durante questi incontri, i rappresentanti dell’Ambasciata e delle autorità italiane hanno discusso anche dell’integrazione dei richiedenti asilo e dei migranti, molti dei quali sono musulmani, cristiani ortodossi (fra cui ortodossi rumeni, ortodossi russi e ortodossi bulgari) o induisti.

Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali e funzionari del dipartimento di Stato in visita hanno incontrato esponenti delle comunità musulmane, cristiane ed ebraiche per sottolineare l’importanza del dialogo interreligioso e condividere le miglior prassi statunitensi per quanto riguarda l’istruzione, l’integrazione dei musulmani di seconda generazione e la creazione di reti attraverso i social media.

A ottobre l’ambasciatore itinerante per la libertà di religione nel mondo e altri alti funzionari sono venuti a Roma e hanno tenuto una serie di incontri con un’ampia varietà di esponenti religiosi e funzionari pubblici, fra cui il Centro culturale islamico, l’Alleanza evangelica italiana e la Presidenza del consiglio, per fare passi avanti sui temi di maggiore importanza, come la lotta contro l’antisemitismo e i sentimenti anti-islamici, e le normative regionali e locali che impediscono l’istituzione di nuovi luoghi di culto.

Funzionari dell’Ambasciata e dei Consolati hanno continuato a incontrare anche rappresentanti di associazioni della società civile affiliate alla Chiesa cattolica, come la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio, oltre a esponenti cattolici, musulmani ed ebraici nelle varie città. I funzionari statunitensi hanno esortato a favorire l’inclusione sociale degli immigrati (molti dei quali sono musulmani) e il dialogo tra i diversi gruppi religiosi, e monitorato la capacità dei diversi gruppi di praticare liberamente la propria fede.

Funzionari dell’Ambasciata hanno incontrato la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, la presidente dell’UCEI ed esponenti della comunità ebraica di Roma e rappresentanti della società civile per discutere di modi per sostenere i loro sforzi nella lotta contro l’antisemitismo. L’Ambasciata e i Consolati generali hanno consultato le comunità ebraiche e le autorità interessate per elaborare il rapporto del Dipartimento di Stato sull’attuazione del JUST Act (la legge per la giustizia nei confronti dei superstiti che non hanno ricevuto compensazioni), che è stato pubblicato il 29 luglio. Il rapporto ha sottolineato l’impegno del Governo italiano nei confronti degli scopi e degli obiettivi della Dichiarazione di Terezín, oltre a evidenziare quelle aree in cui non è stato dato seguito alle raccomandazioni di una commissione governativa di identificare i superstiti di persecuzioni mirate nella Seconda guerra mondiale o loro eredi che possono avanzare diritti su proprietà non reclamate. Il rapporto ha generato apprezzamento e reazioni positive da parte delle comunità ebraiche del Paese per aver richiamato l’attenzione sulla questione.

L’Ambasciata ha anche lavorato insieme alla Commissione per la preservazione del patrimonio culturale dell’America all’estero per intervenire sulle controversie relative a un progetto edilizio che potrebbe interessare un cimitero ebraico a Mantova.

L’Ambasciata e i Consolati hanno continuato a usare le loro piattaforme di social media per celebrare le principali festività cristiane, musulmane ed ebraiche, oltre che per dare risalto a iniziative tese a promuovere la libertà di religione e il dialogo interreligioso a livello locale. Hanno anche ritwittato dichiarazioni e tweet del Dipartimento di stato sulla legge per la libertà di religione nel mondo e argomenti collegati.