27 giugno 2017
Rapporto 2017 sulla tratta di Esseri Umani
(available in English)
ITALIA
UFFICIO PER IL MONITORAGGIO E IL CONTRASTO DELLA TRATTA DI ESSERI UMANI
ITALIA: Categoria 1
Le autorità italiane soddisfano appieno i criteri minimi per lo sradicamento della tratta di esseri umani. Il Governo ha continuato a dimostrare un impegno serio e costante durante il periodo in esame: l’Italia pertanto è rimasta in classe 1. Il Governo ha dato prova di tale impegno pubblicando le linee guida per l’identificazione delle vittime della tratta di esseri umani all’interno del vasto flusso di migranti irregolari, richiedenti asilo e minori non accompagnati, aumentando i finanziamenti in favore delle organizzazioni non governative che garantiscono alloggio e altre forme di assistenza alle vittime e incrementando, rispetto all’anno precedente, le indagini su casi di tratta di esseri umani e le condanne di trafficanti. Benché le autorità soddisfino i criteri minimi, nel 2016, secondo dati parziali, non si è avuta nessuna incriminazione di individui sospettati di tratta di esseri umani sulla base della legge 228 del 2003, intitolata “Misure contro la tratta di persone”, e non sono stati diffusi dati sull’entità specifica delle condanne comminate a individui riconosciuti colpevoli di tale reato. Le organizzazioni non governative sostenute dalle autorità continuano ad avere fondi insufficienti rispetto alle necessità, e molte vittime appartenenti a gruppi vulnerabili non sono state identificate, specialmente nei centri di accoglienza incaricati di raccogliere ed elaborare le pratiche relative ai numerosi migranti e rifugiati. Inoltre, non sono state varate campagne nazionali per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
RACCOMANDAZIONI PER L’ITALIA
Indagare e perseguire con decisione i casi di tratta di esseri umani, inclusi quelli che vedono coinvolti funzionari pubblici, e condannare i trafficanti a pene dissuasive; attuare le linee guida previste dal piano nazionale per migliorare l’identificazione di possibili vittime tra migranti e richiedenti asilo; accrescere gli sforzi per individuare, fra gli stranieri che si prostituiscono, possibili vittime di tratta di esseri umani; garantire una formazione costante, per gli agenti delle forze dell’ordine, gli impiegati del servizio immigrazione, i primi soccorritori e altri funzionari pubblici, in tutte le regioni e località, sulle procedure di identificazione e assegnazione; fornire finanziamenti a lungo termine adeguati alle organizzazioni non governative che assistono le vittime; migliorare i servizi specializzati per i minori vittime della tratta di esseri umani e potenziare le strutture di accoglienza per le vittime di sesso maschile; istituire una struttura di coordinamento nazionale che coinvolga tutti gli organismi pubblici interessati e le organizzazioni non governative, compili dati accurati disaggregati per casi di traffico a sfruttamento sessuale e lavorativo, monitori gli sforzi e comunichi le informazioni alla cittadinanza; consentire ai richiedenti asilo di ottenere un impiego legale in attesa che la loro domanda venga esaminata; semplificare le richieste di indennizzo per le vittime, per incoraggiarle a denunciare reati legati alla tratta di esseri umani; incrementare la cooperazione internazionale con i Paesi di origine e di transito, in particolare la Nigeria, per contrastare le reti di trafficanti; impegnarsi per ridurre la domanda di turismo sessuale minorile e incrementare la repressione giudiziaria nei confronti di chi lo pratica, in particolare quegli italiani che pagano per prestazioni sessuali minori in Paesi stranieri; attuare iniziative a livello nazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica contro tutte le forme di tratta di esseri umani; affrontare il problema della domanda di sesso a pagamento e la disponibilità di prodotti a basso costo che alimentano il traffico, anche intervenendo sulle catene logistiche e gli appalti pubblici.
REPRESSIONE GIUDIZIARIA
Le autorità hanno incrementato gli sforzi per far rispettare la legge. La legge 228 del 2003, intitolata “Misure contro la tratta di persone” (di qui in avanti, “legge contro la tratta”), proibisce ogni forma di tratta di esseri umani e prescrive pene detentive (fra gli 8 e i 20 anni) sufficientemente severe e proporzionate alle pene previste per altri reati gravi, come lo stupro. Le autorità hanno riportato dati statistici disaggregati per distinguere i reati legati alla tratta di esseri umani da quelli legati alla prostituzione. Nelle statistiche giudiziarie non sono invece riportati dati specifici riguardo ai reati legati alla tratta di esseri umani a fini di sfruttamento lavorativo. Sulla base della legge contro la tratta, le autorità nel 2016 hanno indagato su 102 casi di tratta di esseri umani, contro i 65 del 2015 e i 44 del 2014; nessuna persona è stata incriminata, contro le 17 del 2015 e le 16 del 2014. I tribunali di primo grado nel 2016 hanno condannato 9 trafficanti sulla base della legge contro la tratta, a fronte di 1 condanna nel 2015 e 11 nel 2014. Le corti d’appello nel 2016 hanno condannato 23 imputati, contro 11 nel 2015 e altrettanti nel 2014. I dati del 2016 sono parziali e si riferiscono all’80 per cento delle procure e al 60 per cento dei tribunali. Le autorità non hanno comunicato dati specifici sulle pene comminate in base alla legge contro la tratta nel 2016 o negli anni precedenti, limitandosi a dichiarare che i trafficanti condannati generalmente hanno ricevuto pene detentive comprese tra i 6 e i 9 anni. Alcuni procedimenti giudiziari vengono istruiti sulla base delle leggi contro la schiavitù e lo sfruttamento della prostituzione, che non rientrano nelle definizioni della legge contro la tratta: le statistiche su riportate non includono questi procedimenti.
La formazione degli agenti delle forze dell’ordine include le procedure per l’identificazione delle vittime della tratta di esseri umani e le indagini su reati legati alla tratta di esseri umani; le autorità non hanno fornito dati sul numero di agenti che hanno ricevuto la suddetta formazione. Sono stati registrati casi isolati di funzionari pubblici coinvolti nella tratta di esseri umani. Le autorità hanno aperto un’inchiesta su un agente di polizia e sua moglie, accusati di fornire appartamenti a lavoratori brasiliani vittime presunte di tratta di esseri umani, e di chiedere un affitto spropositato.
PROTEZIONE
Il Governo ha incrementato i fondi per l’assistenza alle vittime, ma nel complesso le misure di protezione rimangono scarsamente efficaci e mal coordinate, di fronte al numero di vittime. Le autorità non hanno riportato dati sul numero di vittime individuate, sulla forma di traffico e sull’età, il genere o la nazionalità delle vittime individuate o assistite. La polizia ha riferito di aver identificato 101 vittime della tratta di esseri umani. Il dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del consiglio, l’organismo responsabile del coordinamento degli sforzi di protezione, ha riferito che le organizzazioni non governative supportate dalle autorità hanno assistito 851 potenziali vittime nel 2016 (sono incluse probabilmente le 101 assistite dalla polizia), dato che non si discosta da quello del 2015 (800); all’interno di questo dato, non viene fatta una distinzione chiara tra vittime della tratta di esseri umani e di altre forme di sfruttamento. Sul totale delle vittime, 172 sono di sesso maschile e 7 transgender. I minori rappresentano quasi il 10 per cento delle vittime che hanno ricevuto assistenza: in gran parte, si tratta di minori di sesso maschile costretti a mendicare o a rubare. Circa il 45 per cento viene dalla Nigeria, anche se un’organizzazione internazionale stima che fino ai tre quarti degli oltre 11.000 donne e minori non accompagnati nigeriani arrivati in Italia nel 2016 siano vittime della tratta di esseri umani. Il Governo, per garantire strutture di accoglienza e servizi alle vittime, ha fatto affidamento prevalentemente su organizzazioni non governative e organizzazioni internazionali, che continuano a indicare come problemi seri l’insufficienza dei fondi e la mancanza di un meccanismo formale di assegnazione. Alcuni esperti hanno denunciato che i centri di accoglienza sono troppo pochi, che non sono adeguati alle esigenze delle vittime della tratta di esseri umani e che i trafficanti riescono a infiltrarsi al loro interno per reclutare le vittime. Tali problemi persistono nelle aree di accoglienza dove migranti e rifugiati attendono un alloggio, e hanno contribuito a un incremento dei casi di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo. Il Governo nel 2016 ha stanziato 14,5 milioni di euro a beneficio esclusivo dei programmi di assistenza per le vittime della tratta di esseri umani messi in opera da organizzazioni non governative, un incremento significativo rispetto agli 8 milioni di euro stanziati nel 2015. Gli enti locali forniscono finanziamenti aggiuntivi per tali programmi, ma non sono disponibili dati. Le organizzazioni non governative finanziate dallo Stato hanno garantito strutture distinte per uomini e minori non accompagnati.
L’articolo 13 della legge contro la tratta garantisce un periodo di assistenza per le vittime dai 3 ai 6 mesi, e dopo l’assistenza iniziale le vittime possono ricevere un permesso di soggiorno temporaneo e un permesso di lavoro. Le vittime maggiorenni hanno diritto a un permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi, rinnovabile se nel frattempo hanno trovato un impiego o si sono iscritte a un programma di formazione lavorativa: le autorità nel 2016 hanno accordato 340 permessi di questo tipo. Le vittime minorenni ricevono automaticamente un permesso di soggiorno fino all’età di 18 anni e vengono sistemate in centri generici per minorenni o in centri aperti istituiti appositamente per le vittime della tratta di esseri umani che sono anche richiedenti asilo. I minori ricevono assistenza e orientamento e vengono fatti iscrivere alle scuole pubbliche locali, con il supporto di tutori; tuttavia, alla data di novembre 2016, secondo le stime, il 38 per cento dei minori non accompagnati identificati dalle autorità aveva lasciato i centri. Le autorità hanno rilasciato 324 permessi di soggiorno temporanei per vittime di sfruttamento nel 2015; non è chiaro quanti di questi beneficiari fossero vittime della tratta di esseri umani. Anche se la collaborazione con le autorità giudiziarie non è un requisito per ottenere un permesso di soggiorno, alcune organizzazioni non governative e organizzazioni internazionali hanno riferito che le autorità danno la preferenza a quelli che collaborano.
Le forze dell’ordine operano in collaborazione con le organizzazioni non governative e le organizzazioni internazionali per individuare le vittime della tratta di esseri umani, nel quadro delle procedure di registrazione standard nella maggior parte dei porti di arrivo. Tuttavia, le organizzazioni non governative hanno segnalato che l’applicazione incoerente dei criteri di identificazione da parte dei funzionari pubblici impedisce di individuare molte vittime della tratta di esseri umani fra immigrati clandestini, richiedenti asilo e minori non accompagnati. Pertanto, benché la legge dichiari che le vittime della tratta di esseri umani non possono essere perseguite penalmente per atti illeciti commessi in conseguenza della loro condizione, le vittime non individuate possono essere trattate come normali richiedenti asilo o migranti clandestini, e in questi ultimi casi possono rischiare l’incriminazione o l’espulsione. Di fronte alla necessità di criteri migliori per l’individuazione delle vittime al loro arrivo, il ministero dell’Interno ha pubblicato, nel dicembre 2016, delle linee guida per l’individuazione delle vittime della tratta di esseri umani tra i richiedenti asilo, destinate alle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale.
PREVENZIONE
L’azione del Governo italiano per prevenire la tratta di esseri umani è costante ma di portata limitata. Nell’ottobre 2016, il Governo ha avviato l’implementazione del Piano d’azione nazionale contro la tratta e lo sfruttamento attraverso una Commissione interministeriale, che include finanziamenti per 18 progetti gestiti da organizzazioni non governative finalizzati ad assistere le vittime e favorire la loro inclusione sociale. Il dipartimento per le Pari opportunità, sotto la guida del sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio dei ministri, è stato designato come organismo di coordinamento della Commissione interministeriale e ha monitorato e valutato i programmi di protezione e prevenzione. Funzionari pubblici, organizzazioni non governative e organizzazioni internazionali hanno sottolineato l’insufficiente coordinamento degli sforzi per contrastare la tratta di esseri umani. Durante i primi tre trimestri del 2016, le autorità hanno condotto ispezioni in 94.025 aziende, individuando oltre 30.000 lavoratori non registrati e trovando 1.124 lavoratori senza permesso di soggiorno; non è stato indicato se nell’ambito di queste procedure ispettive siano stati vagliati o individuati potenziali casi di tratta di esseri umani. Non sono state varate campagne nazionali per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Le autorità locali e le organizzazioni non governative hanno continuato a distribuire brochure, poster, adesivi e pubblicità sui media per fornire informazioni sull’assistenza alle vittime della tratta di esseri umani. Il numero verde riservato alle vittime ha ricevuto oltre 2.900 richieste di informazioni, 899 delle quali collegate alla tratta di esseri umani. Le amministrazioni locali e le forze dell’ordine hanno sostenuto campagne di educazione civica portate avanti da organizzazioni non governative e finalizzate a ridurre la domanda di sesso a pagamento. Nonostante diversi italiani pratichino il turismo sessuale minorile in vari Paesi esteri, il Governo non ha affrontato il problema della domanda di turismo sessuale minorile né ha perseguito penalmente i cittadini italiani che vi prendono parte o fatto sforzi tangibili per ridurre la domanda di manodopera coatta. Il Governo ha esteso i suoi sforzi a livello internazionale per il contrasto alla tratta di esseri umani, focalizzandosi sull’assistenza alle fasce giovani e vulnerabili: tra le altre iniziative, si segnala una campagna di comunicazione nel Corno d’Africa e nell’Africa occidentale per informare i potenziali migranti dei rischi della tratta di esseri umani. Sono stati organizzati corsi di formazione contro la tratta di esseri umani per il personale diplomatico e per i militari destinati a essere impiegati in missioni internazionali di mantenimento della pace.
PROFILO DELLA TRATTA DI ESSERI UMANI
Come segnalato negli ultimi cinque anni, l’Italia è un Paese di destinazione, di transito e di origine per donne, bambini e uomini vittime della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo. Le vittime provengono da Nigeria, Romania, Marocco, Cina e altri Paesi. Le vittime di sesso femminile spesso sono oggetto di sfruttamento sessuale e vengono attirate con promesse di lavoro come ballerine, cantanti, modelle, cameriere di ristorante o badanti. Gruppi criminali rumeni e albanesi costringono donne e ragazze dell’Europa orientale a entrare nel giro della prostituzione. I nigeriani rappresentano il 21 per cento delle vittime, con numeri che sono quasi raddoppiati nel 2016 arrivando a 7.500. Donne e ragazze nigeriane vengono fatte entrare in Italia a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo tramite servitù per debiti e coercizione a mezzo di rituali vudù. Uomini di origine africana, asiatica ed esteuropea vengono costretti al lavoro coatto tramite servitù per debiti, al Sud nel settore agricolo e al Nord nell’edilizia, nei servizi domestici, negli alberghi e nei ristoranti. Uomini e donne cinesi vengono costretti a lavorare all’interno di stabilimenti tessili a Milano, Prato, Roma e Napoli. I minori vittime della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e costretti a mendicare o a svolgere attività criminali provengono dalla Romania, dalla Nigeria, dal Brasile, dal Marocco e dall’Italia stessa, in particolare bambini di sesso maschile e di etnia rom e sinti, in alcuni casi nati nel territorio nazionale. Individui transgender di origine brasiliana e argentina sono vittime della tratta di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale in Italia. I minori non accompagnati, in particolare quelli di sesso maschile e provenienti da Somalia, Eritrea, Bangladesh, Egitto e Afghanistan, che spesso lavorano in negozi, bar, ristoranti e panetterie per ripagare il debito contratto per poter entrare clandestinamente nel Paese, corrono il rischio di diventare vittime della tratta di esseri umani. Uomini italiani praticano il turismo sessuale minorile all’estero, in vari Paesi dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia orientale.
Il numero stimato delle vittime della tratta di esseri umani in Italia è cresciuto in misura significativa a causa del perdurante e consistente afflusso, a bordo di imbarcazioni, di migranti e richiedenti asilo provenienti dall’Africa subsahariana. L’Italia nel 2016 ha registrato 181.436 arrivi di migranti via mare, che si vanno ad aggiungere ai 154.000 arrivi del 2015. Più della metà di questi migranti ha presentato domanda di asilo, dimostrando una potenziale vulnerabilità alla tratta di esseri umani. Un’organizzazione internazionale ha calcolato che solo dalla Nigeria nel 2016 sono arrivare oltre 7.500 probabili vittime della tratta di esseri umani, contro le 2.800 stimate nel 2015. La maggior parte di queste vittime si affida a contrabbandieri in un momento o l’altro del viaggio, e in alcuni casi sono soggetti alla tratta di esseri umani durante il tragitto o all’arrivo in Italia. Il Governo gestisce centri temporanei in tutto il Paese per ospitare i richiedenti asilo, ma il sistema è messo a dura prova; le organizzazioni internazionali hanno denunciato un aumento dei casi della tratta di esseri umani a scopo sessuale e lavorativo ai danni dei richiedenti asilo, a causa dell’inadeguatezza dei centri di accoglienza per le vittime e della facilità con cui i trafficanti possono accedere ai centri per reclutarle. La carenza di strutture ha originato anche una riduzione della capacità di monitorare adeguatamente le condizioni. Secondo la legge italiana, i richiedenti asilo non possono lavorare finché la loro domanda non è stata esaminata, e i migranti spesso cercano un impiego in nero nell’economia sommersa, correndo maggiori rischi di finire vittime della tratta di esseri umani. Sugli arrivi totali del 2016, 25.846 erano minori non accompagnati, in larga parte di sesso maschile e per la maggior parte provenienti dall’Africa. Molti sono andati a nord, verso altri Paesi europei, mentre altri hanno cercato impiego al di fuori delle strutture protette. I minori che rimangono in Italia sono particolarmente vulnerabili alla tratta di esseri umani, finendo a lavorare in nero nell’agricoltura, nel settore alberghiero e nell’edilizia, o venendo costretti dai trafficanti a mendicare.