Rapporto 2021 sulla tratta di Esseri Umani

1 luglio 2021
Rapporto 2021 sulla tratta di Esseri Umani
(available in English)

ITALIA

Il Governo italiano non soddisfa pienamente i criteri minimi per lo sradicamento della tratta di esseri umani, ma sta compiendo sforzi importanti in tal senso. Nel complesso, ha dimostrato un maggior impegno rispetto al periodo oggetto del precedente rapporto, considerando l’impatto della pandemia di covid-19 sulle risorse per contrastare la tratta: l’Italia è rimasta pertanto al livello 2. Fra gli sforzi messi in campo, si segnala l’aumento, rispetto all’anno precedente, dei fondi destinati alla prevenzione della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento lavorativo e alle campagne di sensibilizzazione. Il Governo inoltre ha potenziato la formazione destinata agli agenti delle forze dell’ordine e ha adottato nuovi decreti revocando in larga misura quelli del 2018 che avevano ridotto le tutele umanitarie per i richiedenti asilo, rendendoli più vulnerabili ai trafficanti. Lo Stato italiano, tuttavia, non soddisfa i criteri minimi sotto diversi aspetti fondamentali. Le autorità hanno riportato un calo del numero di indagini e procedimenti giudiziari per il reato di tratta di esseri umani rispetto all’anno precedente e hanno fornito dati parziali sulle pene comminate. È calato il numero delle vittime individuate e assistite e il numero delle ispezioni nei luoghi di lavoro. Il meccanismo nazionale per l’individuazione e l’assegnazione delle vittime ai servizi di assistenza è stato applicato in modo disomogeneo nelle diverse aree del Paese e la sua efficacia è stata discontinua. Il Governo non ha adottato un nuovo piano d’azione nazionale, non ha nominato un relatore nazionale indipendente e non ha accordato indennizzi alle vittime.

RACCOMANDAZIONI PRIORITARIE

Indagare e perseguire con decisione i casi di tratta di esseri umani e condannare i trafficanti a pene adeguate. • Accrescere le misure attive per l’individuazione delle vittime migliorando e applicando in modo coerente il meccanismo nazionale per l’individuazione e l’assegnazione delle vittime ai servizi di assistenza in tutto il Paese, anche per quanto riguarda cittadini italiani e categorie a rischio come stranieri immigrati, professionisti sanitari cubani e minori. • Intensificare gli sforzi per individuare efficacemente i casi di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento lavorativo incrementando il numero di ispezioni e addestrando gli ispettori del lavoro a riconoscere gli indicatori di tratta e indirizzare le vittime ai servizi di assistenza. • Rafforzare il coordinamento fra i diversi organi dello Stato e la collaborazione con la società civile. • Adottare un piano d’azione nazionale. • Continuare ad accrescere le tutele in favore dei lavoratori immigrati applicando normative rigorose in modo costante e omogeneo e tenendo sotto osservazione le agenzie di collocamento e gli intermediari di manodopera, anche indagando e perseguendo penalmente i casi di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento lavorativo. • Garantire che i casi di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento lavorativo siano gestiti dalle forze dell’ordine e dalla magistratura come tratta di esseri umani e non come violazioni della normativa del lavoro o altri reati di minore entità. • Accorpare i dati dei diversi ministeri e creare una banca dati pubblicamente consultabile sulle indagini, i procedimenti giudiziari e le sentenze di condanna, che includa i dati relativi alle pene comminate. • Implementare un sistema di controllo delle licenze e un processo di accreditamento per le sale massaggi. • Continuare a incrementare la cooperazione internazionale con i Paesi di origine e di transito, in

particolare la Nigeria, la Tunisia e la Libia, riguardo alla condivisione di informazioni e al contrasto delle reti di trafficanti. • Migliorare i criteri di sicurezza all’interno e nelle vicinanze dei centri di accoglienza, per limitare i contatti fra i trafficanti e le vittime o le vittime potenziali. • Continuare a rafforzare la cooperazione con le forze dell’ordine di altri Paesi per prevenire e indagare sul fenomeno del turismo sessuale minorile. • Modificare la legge sulla non punibilità delle vittime per garantire queste ultime non subiscano ingiustamente conseguenze penali per atti che sono state costrette a commettere dai trafficanti. • Nominare un relatore nazionale che assicuri una valutazione indipendente delle iniziative del Governo. • Potenziare gli sforzi per disporre indennizzi in favore delle vittime.

REPRESSIONE GIUDIZIARIA

Le autorità hanno applicato la legge con meno determinazione. L’articolo 601 del codice penale indica come reato penale la tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo e prescrive pene detentive fra gli 8 e i 20 anni di carcere, aumentate di un terzo se il reato ha coinvolto un minore. Queste pene sono sufficientemente severe e proporzionate, nel caso della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, a quelle previste per altri reati gravi, come lo stupro. Sono state utilizzate anche altre disposizioni del codice penale per perseguire i reati legati alla tratta di esseri umani: l’articolo 600 stabilisce che costituisce reato ridurre o mantenere una persona in schiavitù o servitù e l’articolo 602 che costituisce reato vendere e acquistare schiavi; in entrambi i casi, sono previste le stesse sanzioni dell’articolo 601. Inoltre, l’articolo 600-bis indica come reati penali tutti quelli legati alla tratta di minori a scopo di sfruttamento sessuale e prescrive pene detentive fra i 6 e i 12 anni e sanzioni pecuniarie fra i 15.000 e i 150.000 euro.

I tribunali sono rimasti chiusi per circa quattro mesi a causa della pandemia, costringendo a rinviare i procedimenti penali, e le restrizioni legate alla pandemia hanno limitato la capacità delle forze dell’ordine di condurre indagini su casi di tratta di esseri umani. Nel 2020 il ministero dell’Interno ha riferito che sono state indagate in base agli articoli 600, 601 e 602 254 persone, un dato in calo rispetto alle 323 del 2019. Le autorità hanno riferito inoltre che nel 2020 sono state indagate in base all’articolo 600-bis sulla tratta di minori a scopo di sfruttamento sessuale 116 persone, contro le 166 del 2019. Sono state processate in base agli articoli 600, 601 e 602 106 persone, un dato sensibilmente più basso rispetto alle 202 del 2019. Nel 2020 i tribunali di primo grado e le corti di appello hanno riferito di aver condannato in base agli articoli 600, 601 e 602 175 trafficanti, rispetto ai 170 del 2019. Le autorità non hanno fornito dati completi sulle pene comminate, né per il 2020 né per tutti gli anni precedenti, ma hanno riferito che la sentenza media per i trafficanti condannati è stata di 8,2 anni nel 2020, un dato in crescita rispetto ai 6,6 anni del 2019. Nel 2020 l’Italia ha ottenuto l’estradizione da altri Paesi di 36 persone sospettate dei reati disciplinati dagli articoli 600, 601 e 602, oltre ad altri reati come rapporti sessuali con minori, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento della prostituzione; nel 2019 erano state 26. Inoltre, il Governo italiano ha estradato 26 persone accusate degli stessi reati verso Paesi esteri, contro le 24 del 2019.

Non esiste un’unica banca dati pubblica che raccolga le statistiche sulle indagini, i procedimenti giudiziari, le sentenze di condanna e le pene comminate ai trafficanti di esseri umani o alle loro vittime, una carenza sottolineata dal Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa (GRETA). I procedimenti giudiziari relativi alla tratta di esseri umani sono gestiti da reparti specializzati dell’antimafia, composti da magistrati inquirenti

e polizia giudiziaria. Ogni volta che gli investigatori trovano chiare evidenze di tratta di esseri umani, trasferiscono il caso a un procuratore antimafia, che riavvia l’indagine da zero, allungando in questo modo i tempi per l’istruttoria e il processo. Per evitare questi ritardi, gli investigatori e i procuratori ordinari in alcuni casi incriminano gli imputati per reati diversi dalla tratta di esseri umani. I procuratori antimafia hanno continuato a dare la priorità alle indagini sulle reti criminali rispetto ai singoli casi, adducendo come motivo le limitate risorse a disposizione. La mancanza di un sufficiente numero di interpreti, specie per quanto riguarda i dialetti dell’Africa occidentale, continua a rappresentare un ostacolo per gli arresti e le indagini delle forze dell’ordine, e limita i benefici delle intercettazioni effettuate dagli investigatori. La magistratura e le forze dell’ordine italiane continuano a lamentare l’inadeguatezza della collaborazione alle indagini offerta dai funzionari dei Paesi di origine e di transito; in molti casi, la natura transnazionale del reato rende difficile giungere a procedimenti giudiziari e condanne.

I programmi di formazione delle forze dell’ordine includono abitualmente lezioni sull’individuazione delle vittime e i metodi di indagine relativi alla tratta di esseri umani. Nel 2020 il ministero dell’Interno ha offerto corsi di formazione per il contrasto della tratta di esseri umani a oltre 1.500 agenti delle forze dell’ordine, e anche corsi di formazione per l’individuazione e l’assegnazione delle vittime ai servizi di assistenza, in collaborazione con un’organizzazione internazionale, a 60 membri delle commissioni regionali per l’esame delle richieste di asilo e operatori sociali, più altri 67 assistenti sociali; si tratta di un incremento significativo rispetto ai 763 funzionari che avevano ricevuto questi corsi di formazione nel 2019. Nel 2020 le autorità italiane hanno preso parte a un’operazione di polizia internazionale con la Spagna e la Romania, che ha portato all’arresto di 16 sospettati e all’individuazione di 13 vittime. Nel 2020 il Governo ha continuato a erogare fondi a un’organizzazione internazionale per un progetto di contrasto alla tratta di esseri umani in tutta l’Africa, incentrato, fra le altre cose, sul miglioramento della collaborazione giudiziaria internazionale fra l’Italia e la Nigeria. Attraverso questo programma, il Governo ha continuato a tenere in piedi un programma di collaborazione giudiziaria con la Nigeria, che include indagini congiunte, coordinamento nelle procedure giudiziarie, assistenza legale e scambio di informazioni tra le autorità italiane e il Paese africano. Nell’ambito del programma, un’organizzazione non governativa (ONG) italiana ha anche organizzato una visita in Nigeria per rafforzare la cooperazione tra le ONG italiane e nigeriane che si battono contro la tratta di esseri umani e migliorare l’assistenza alle vittime che ritornano in patria. A ottobre il Governo italiano ha formalizzato un accordo bilaterale con la Nigeria per l’estradizione, l’assistenza legale reciproca e il trasferimento di persone condannate, anche se non ha segnalato casi in cui sia stato fatto ricorso a questo accordo. Le reti di trafficanti e le bande criminali diventano sempre più organizzate e violente, in particolare le gang nigeriane legate alle organizzazioni criminali Black Axe, Supreme Viking Confraternity ed Eiye. Le autorità italiane non hanno riportato casi di indagini, procedimenti giudiziari o condanne a carico di dipendenti pubblici rei di complicità in reati legati alla tratta di esseri umani.

PROTEZIONE

Il Governo ha ridotto i suoi sforzi per garantire protezione alle vittime. Più volte, nel corso del 2020, le autorità italiane hanno disposto confinamenti nazionali e regionali a causa della pandemia, incluse misure come il divieto di uscire dalla propria abitazione e limitazioni della libertà di movimento: tutto questo, abbinato a un maggiore ricorso alle residenze private per attività di sesso a pagamento, ha reso le vittime meno visibili per le autorità, ha accresciuto la vulnerabilità delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento

sessuale e ha reso più difficile individuarle. La pandemia ha aggravato anche la vulnerabilità delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento lavorativo, per via del maggiore isolamento di immigrati e lavoratori stagionali, che ha complicato gli sforzi delle autorità e delle ONG per individuarli. Le autorità hanno individuato 470 nuove vittime nel 2020, un dato in calo rispetto alle 657 del 2019. Delle vittime individuate, 310 erano vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale e 160 di tratta a scopo di sfruttamento lavorativo, fra cui 142 vittime di lavoro forzato, 8 vittime di avviamento forzato ad attività criminali, 6 vittime di violenza domestica e 4 vittime di accattonaggio forzato. Le autorità hanno anche individuato nei centri per migranti 175 persone che non erano vittime di tratta, ma avrebbero potuto diventarlo. Gli immigrati irregolari e i richiedenti asilo continuano a rappresentare la maggioranza delle vittime individuate: la maggior parte di loro proviene dalla Nigeria e una percentuale più piccola dal Pakistan e dal Gambia; tutte le nuove vittime individuate sono cittadini stranieri. Le ONG hanno denunciato il persistere di lacune negli sforzi delle autorità per individuare le vittime nel periodo in esame. Anche quest’anno non è stato individuato nessun cittadino italiano fra le vittime e pochissimi minori (meno dell’1 per cento); gli esperti hanno espresso preoccupazione per questa potenziale lacuna. Inoltre, le ONG hanno segnalato che in alcune province le forze dell’ordine non collaborano pienamente con le organizzazioni della società civile che si occupano degli migranti illegali, per mancanza di comprensione o diffidenza reciproca: questo fatto ha limitato la capacità delle autorità locali di individuare le vittime di tratta all’interno di questa popolazione.

Il Governo italiano ha collaborato con le ONG e le organizzazioni internazionali per garantire alloggio e servizi alle vittime. Nel 2020 le autorità hanno stanziato 24 milioni di euro per 21 programmi di assistenza alle vittime affidati in gestione a ONG in tutto il Paese, la stessa somma del 2019. Le ONG hanno riferito che gli standard qualitativi dei programmi di assistenza nelle varie regioni sono elevati ma disomogenei. Sempre le ONG hanno segnalato che il dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del consiglio, che coordina gli sforzi di protezione, non dispone di fondi o risorse umane sufficienti per monitorare in modo costante i programmi di assistenza a livello nazionale. Nel 2020 il dipartimento per le Pari Opportunità ha assistito 757 vittime e 745 vittime potenziali, contro le 1.877 vittime assistite nel 2019. Le autorità italiane, inoltre, hanno assistito nei centri per migranti 390 persone che non sono vittime di tratta, ma potrebbero diventarlo. Le statistiche relative al numero di vittime assistite dallo Stato includono quelle che hanno ricevuto assistenza per la prima volta nel 2020 e quelle individuate negli anni precedenti che ancora ricevono assistenza. Il dipartimento per le Pari Opportunità ha riferito di aver effettuato nel 2020 un minor numero di valutazioni di vittime potenziali e di aver ammesso meno vittime ai servizi di protezione rispetto al 2019, a causa, in gran parte, dell’impatto della pandemia e dei confinamenti disposti a livello nazionale. Un meccanismo ufficiale di assegnazione delle vittime ai servizi di assistenza esiste, ma è stato applicato in modo disomogeneo nel periodo in esame. Le ONG e il dipartimento per le Pari Opportunità hanno ammesso l’esistenza di disomogeneità tra le diverse regioni riguardo all’efficienza e all’efficacia dell’attuale processo di assegnazione ai servizi di assistenza e hanno osservato che il livello di qualità è più basso nelle regioni del Sud. L’insufficiente disponibilità di servizi di interpretariato per i dialetti africani meno noti rimane un serio problema, considerando che le vittime appartengono a ben 15 gruppi linguistici differenti. Non è facile nemmeno trovare interpreti fidati, perché molti interpreti, a quanto riportato, provengono dalle stesse comunità delle persone accusate di essere trafficanti.

Secondo le ONG e gli avvocati volontari, molte vittime, al loro arrivo, presentano domanda di asilo invece di chiedere le tutele garantite alle vittime di tratta, o per le pressioni dei trafficanti o perché pensano che l’asilo garantisca maggiori libertà, un accesso più immediato a lavoro e servizi e la possibilità di ottenere

un permesso di soggiorno a lunga scadenza. Durante il periodo in esame, le commissioni regionali per le richieste d’asilo hanno continuato a utilizzare le linee guida nazionali per il riconoscimento della domanda di asilo per individuare le vittime di tratta fra i richiedenti; permangono tuttavia delle disomogeneità nell’applicazione di queste linee guida. Inoltre, a causa delle restrizioni legate alla pandemia, nel 2020 si è avuto un calo significativo delle udienze per l’esame delle richieste d’asilo per potenziali vittime di tratta, anche se le autorità si sono adattate tenendo alcune udienze tramite piattaforme virtuali; il calo complessivo delle udienze potrebbe aver causato la mancata individuazione di alcune vittime di tratta nel periodo in esame. Per affrontare il problema dell’incoerenza delle procedure di individuazione usate in precedenza, il ministero dell’Interno, in collaborazione con un’organizzazione internazionale, ha pubblicato nel gennaio del 2021 delle linee guida complete per l’individuazione delle vittime destinate alle commissioni regionali. Inoltre, la Commissione nazionale per il diritto di asilo ha sottoscritto un accordo per la condivisione di informazioni con la Direzione nazionale antimafia, per facilitare le indagini e l’incriminazione dei trafficanti.

Per ridurre il numero di migranti dalla Libia, l’Italia ha continuato a effettuare operazioni di addestramento congiunte e a fornire assistenza alla Guardia Costiera libica, come hanno fatto anche altri Stati membri dell’Unione Europea. Tuttavia, molte ONG hanno criticato questi sforzi coordinati, perché il risultato in molti casi è stato che gli occupanti di imbarcazioni individuate nell’area di ricerca e soccorso libica sono stati riportati sulle coste del Paese nordafricano; le ONG e le organizzazioni internazionali hanno sottolineato le gravi condizioni, in termini di sicurezza e rispetto dei diritti umani, all’interno della Libia e dei centri di detenzione libici, e il fatto che i migranti costretti a rimanere in quel Paese corrono maggiori rischi di diventare vittime dei trafficanti di esseri umani. Per quattro mesi, nel 2020, la pandemia ha indotto il Governo a chiudere temporaneamente i porti alle navi umanitarie delle ONG che trasportavano rifugiati e migranti dalle acque dell’area di ricerca e soccorso libico, impedendo temporaneamente a queste imbarcazioni di attraccare nei porti italiani. Le ONG si coordinano con le forze dell’ordine e i funzionari addetti all’immigrazione, sia nei punti di arrivo che nei centri di accoglienza a più lungo termine. Il Governo ha rispettato le procedure standard dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) per individuare vittime di tratta nella massa dei richiedenti asilo, ma le ONG sostengono che molte vittime non vengono individuate adeguatamente al loro arrivo, con il rischio che alcune rimangano all’interno del sistema classificate come richiedenti asilo o immigrati clandestini passibili di espulsione. Le ONG continuano a richiamare l’attenzione sulla necessità di concedere più tempo per l’individuazione dei rifugiati e dei migranti nei porti di arrivo, per accertare meglio l’eventuale status di vittime di tratta, ma riconoscono che le condizioni non favoriscono una permanenza superiore a uno o due giorni.

Nell’ottobre del 2020 il Governo ha adottato nuovi decreti che hanno revocato in gran parte quelli del 2018, che avevano ridotto le tutele umanitarie per i richiedenti asilo, rendendoli più vulnerabili ai trafficanti. I nuovi decreti hanno accresciuto le protezioni umanitarie per i richiedenti asilo che rischierebbero persecuzioni se tornassero nel loro Paese d’origine e hanno introdotto nuovi servizi per facilitare il reinserimento dei richiedenti asilo. Nel maggio del 2020 il Governo ha anche adottato un decreto per consentire la regolarizzazione dei lavoratori in nero che operano nel settore agricolo, nell’industria della pesca e come badanti e collaboratori domestici. Nel 2020 31.000 lavoratori irregolari nell’agricoltura e 177.000 badanti hanno richiesto permessi di soggiorno sulla base del nuovo decreto; le autorità hanno accettato la stragrande maggioranza delle domande ricevute. La legge autorizza un’assistenza pubblica iniziale fra i 3 e i 6 mesi per tutte le vittime di tratta. Dopo l’assistenza iniziale, le vittime di nazionalità straniera possono ottenere permessi di soggiorno e di lavoro temporanei e hanno

la possibilità di richiedere un permesso di soggiorno permanente; inoltre, possono ricevere 6 mesi di aiuti per l’alloggio, rinnovabili per altri 6 mesi se la vittima ha trovato un lavoro o si è iscritta a un corso di formazione. Per adeguarsi alle misure di restrizione degli spostamenti legate alla pandemia, il Governo nel 2020 ha prorogato di diversi mesi le date di scadenza dei permessi di soggiorno per richiedenti asilo. Nel 2020 sono stati accordati alle vittime di tratta almeno 108 permessi di soggiorno, contro i 155 del 2019 e i 270 del 2018. Nel 2020 26.551 migranti hanno presentato altrettante richieste di asilo (erano state 31.136 nel 2019), che si sono andate ad aggiungere a un arretrato di quasi 140.000 richieste. Su tutte le domande esaminate, in circa un caso su quattro lo Stato italiano ha accordato il diritto d’asilo o ha riconosciuto il diritto ad altri tipi di tutele. In alcuni casi, le autorità hanno ospitato le vittime e le vittime potenziali nelle stesse strutture riservate ai migranti clandestini, che non dispongono di adeguate misure di sicurezza contro quei trafficanti, all’interno e all’esterno, che cercano di reclutare vittime o portare via quelle già sotto il loro controllo.

Nel gennaio del 2020 il ministero dell’Interno ha pubblicato delle linee guida specifiche per l’individuazione e l’assegnazione ai servizi di assistenza dei minori vittime di tratta prevalentemente all’interno del sistema del diritto d’asilo. Un meccanismo di individuazione e assegnazione ai servizi di assistenza per alcune forme di tratta di minori esiste, ma continua a mancare un meccanismo distinto a livello nazionale che includa tutte le forme di tratta. In un rapporto del 2019, il GRETA ha raccomandato l’istituzione di un meccanismo nazionale distinto, pensato per le esigenze specifiche dei minori, per l’assegnazione ai servizi di assistenza. I minori rappresentavano il 5 per cento delle vittime che ricevono assistenza. Secondo i calcoli delle ONG, nel 2020 erano diverse migliaia i minori vittime di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale in Italia. Molti minori non accompagnati di nazionalità nigeriana vittime di tratta dichiarano un’età falsa per essere inviati in un centro di accoglienza per adulti, dove è più facile andarsene senza dare nell’occhio con l’aiuto del proprio trafficante. Le ONG, tuttavia, hanno accolto positivamente il fatto che le autorità verifichino più attentamente l’età dichiarata dai ragazzi e affidino più spesso le vittime alle strutture di protezione per minori, se non riescono ad appurare con certezza che si tratta di maggiorenni. Le vittime minorenni di nazionalità straniera ricevono automaticamente un permesso di soggiorno fino all’età di 18 anni e vengono sistemate in centri generici per minori o in centri appositamente destinati a vittime di tratta che sono anche richiedenti asilo. I minori ricevono assistenza e orientamento e vengono fatti iscrivere alle scuole pubbliche, con il supporto di tutori.

Nel codice penale italiano non esistono disposizioni che attestino espressamente la non perseguibilità delle vittime di tratta per atti illeciti che siano state costrette a commettere dai trafficanti: tuttavia, durante il periodo in esame, non sono stati registrati casi di condanne a carico di vittime costrette a commettere reati e continua a esserci una stretta collaborazione tra le ONG e le forze dell’ordine per evitare che le vittime vengano sottoposte a procedimenti penali. La legge attuale esige che lo sfruttamento da parte del trafficante sia già stato dimostrato in un procedimento penale e questo espone le vittime e le vittime potenziali al rischio di essere processate e condannate, se i trafficanti non sono già stati condannati da un tribunale. Non c’è l’obbligo di collaborare con le forze dell’ordine per ottenere assistenza e un permesso di soggiorno, ma le ONG e le organizzazioni internazionali segnalano che le autorità non applicano in modo sistematico questa politica e in alcuni casi danno la precedenza a chi collabora. Il Governo italiano ha riferito che spesso non è facile portare avanti procedimenti giudiziari per casi di tratta di esseri umani, perché le vittime in molti casi non sono disposte a collaborare con le forze dell’ordine, e in un documento del marzo 2021 le ONG hanno esortato il Governo ad adottare un approccio incentrato sulle vittime. Esiste un programma di protezione dei testimoni, ma le autorità non

hanno specificato se qualche vittima di tratta abbia potuto accedere a questa protezione nel periodo in esame; alcuni esperti hanno sottolineato che un maggior ricorso a questi programmi potrebbe rendere le vittime più inclini a collaborare con le autorità giudiziarie. Lo Stato offre alle vittime un pagamento forfettario di €1.500 come indennizzo, anche se il GRETA e le ONG hanno fatto notare che la procedura di richiesta è eccessivamente complessa e la somma insufficiente, e che sono pochissime le vittime che hanno ricevuto questo indennizzo. Il Governo non ha segnalato casi in cui siano stati concessi indennizzi a vittime di tratta durante il periodo in esame. Il GRETA ha anche raccomandato al Governo di potenziare il ricorso agli strumenti legali esistenti per garantire indennizzi alle vittime e di impegnarsi maggiormente per sequestrare e confiscare i beni dei trafficanti. Le autorità non hanno accordato indennizzi per cause penali o risarcimenti per procedimenti civili a nessuna vittima di tratta durante il periodo in esame.

PREVENZIONE

Il Governo italiano ha incrementato gli sforzi di prevenzione. Il dipartimento per le Pari opportunità, che coordina la Commissione interministeriale per il sostegno alle vittime di tratta, violenza e grave sfruttamento, ha la responsabilità di stilare il piano d’azione nazionale contro la tratta di esseri umani, di coordinare i programmi di prevenzione e assistenza alle vittime e di presentare due volte l’anno un rapporto sul fenomeno. Continua a non esserci un relatore nazionale che fornisca valutazioni indipendenti degli sforzi del Governo per contrastare la tratta di esseri umani; in un documento del marzo 2021 sottoposto al Governo, diverse ONG esortavano a istituire un organismo del genere. La commissione interministeriale ha continuato a riunirsi virtualmente e a lavorare all’aggiornamento del piano d’azione nazionale 2016-2018; tuttavia, il Governo non ha adottato un nuovo piano durante il periodo in esame. Le ONG hanno esortato il Governo a potenziare il coordinamento tra i diversi organi dello Stato e la collaborazione con la società civile e ad adottare un approccio incentrato sulle vittime. Durante il periodo in esame, il Gruppo di lavoro interministeriale sullo sfruttamento della manodopera, che si concentra sul settore agricolo e gli intermediari di manodopera illeciti (caporali), ha continuato a riunirsi, è stato allargato includendo rappresentanti del Sud Italia e ha istituito un sottogruppo dedicato alla protezione e all’assistenza delle vittime. Nel 2020 il gruppo di lavoro è riuscito a ottenere 95 milioni di euro di finanziamenti per il piano triennale nazionale 2020-2022 che aveva proposto in precedenza: questi soldi devono servire a contrastare lo sfruttamento della manodopera nel settore agricolo, con una serie di programmi che vanno dalla protezione delle vittime e i servizi di reinserimento alle campagne di sensibilizzazione e alla formazione. Nel quadro del suo piano triennale, il Governo ha continuato a mettere a disposizione mediatori culturali qualificati per comunicare con rifugiati, migranti e vittime e sensibilizzarli al problema. Nel 2020 i mediatori hanno fornito informazioni a 3.600 lavoratori immigrati sullo sfruttamento della manodopera e le tutele esistenti. Nel quadro del piano triennale, il Governo ha anche finanziato delle campagne di sensibilizzazione locali sullo sfruttamento della manodopera, incluso il problema della tratta di esseri umani, ma non ha segnalato nessuna campagna di sensibilizzazione a livello nazionale sul problema della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Nel 2020 il ministero del Lavoro ha pubblicato un’applicazione per cellulare in cinque lingue per mettere in contatto lavoratori agricoli e potenziali datori di lavoro, allo scopo di incrementare la trasparenza e ridurre la necessità di intermediari di manodopera, limitando di conseguenza il rischio di sfruttamento. Nel 2020 il Governo ha erogato 250.000 euro per un programma in Niger finalizzato ad accrescere la sensibilizzazione e rafforzare la cooperazione giudiziaria sulla tratta di esseri umani e altri reati; ha anche stanziato 1 milione di euro per una campagna di sensibilizzazione sulla tratta di esseri umani in Nigeria.

La legge impone alle imprese di presentare relazioni sulle azioni adottate per minimizzare il rischio di lavoro forzato e vieta l’acquisto di prodotti fabbricati con manodopera forzata. Parte del piano triennale del Governo include la creazione di filiere agricole etiche, con una particolare attenzione alla raccolta dei pomodori. Nel 2020 le autorità hanno proseguito nei loro sforzi per contrastare l’intermediazione illecita di manodopera (il caporalato) con 67 arresti, 271 persone sottoposte a processo e 109 persone condannate, contro i 113 arresti, le 313 persone processate e le 131 condannate del 2019. Anche se il caporalato non risponde ai criteri della definizione di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento lavorativo, l’incremento degli sforzi per contrastare il fenomeno ha contribuito a ridurre la domanda di manodopera coatta. Nel 2020 le autorità hanno riferito di aver condotto ispezioni in 83.421 siti, fra cui 5.372 del settore agricolo, e di aver individuato 17.788 lavoratori non registrati: si tratta di un dato in significativo calo rispetto ai 128.376 siti ispezionati nel 2019 (5.950 dei quali nel settore agricolo) e ai 41.000 lavoratori non registrati individuati. I sindacati hanno espresso timore per l’impatto della pandemia sulle ispezioni, che si sono quasi dimezzate nella stagione del raccolto rispetto al 2019. Inoltre, le assunzioni fittizie e il sequestro del passaporto continuano a costituire un problema. Gli esperti stimano che nel 2020 qualcosa come 180.000 lavoratori agricoli, in particolare lavoratori stagionali, fossero a rischio di diventare vittime di tratta a scopo di sfruttamento lavorativo in Italia. Nel settore agricolo, i datori di lavoro a volte presentano certificati contraffatti sui loro dipendenti, ostacolando le ispezioni e la possibilità di individuare vittime di tratta. Anche se è illegale, i datori di lavoro o i reclutatori di manodopera a volte costringono i lavoratori a pagare una commissione di collocamento, rendendole più vulnerabili ai trafficanti. Esiste un sistema di controllo delle licenze e un processo di accreditamento per l’intermediazione di manodopera e le agenzie di collocamento. C’è una carenza di regolamentazione (per esempio l’assenza di un sistema di controllo delle licenze e di un processo di accreditamento) e di vigilanza per le sale massaggi, che continuano a essere luoghi ad alto rischio per la tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale. Le autorità non hanno specificato quanti casi potenziali di tratta di esseri umani siano stati vagliati o individuati nell’ambito delle loro procedure ispettive. Il Governo non ha regolamentato efficacemente le agenzie di collocamento o il fenomeno del caporalato durante il periodo in esame. Diverse aziende agricole sono state confiscate e molte persone sospettate di reati che potrebbero configurarsi come tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento lavorativo sono state arrestate, ma il Governo non ha riferito di aver indagato o perseguito penalmente alcuna agenzia o azienda per questo tipo di reato, incluse le assunzioni fittizie, ma di aver invece arrestato persone sospettate di altri reati collegati. Il GRETA ha raccomandato al Governo di intensificare gli sforzi per vagliare più efficacemente le vittime di tratta di esseri umani incrementando il numero di ispezioni nei luoghi di lavoro, potenziando la formazione degli ispettori e monitorando i metodi di reclutamento, anche nei settori dell’agricoltura, dei lavori domestici, del comparto alberghiero e della ristorazione.

Il dipartimento per le Pari Opportunità gestisce un numero verde accessibile 24 ore su 24 riservato alle vittime di tratta di esseri umani, che ha riferito di aver ricevuto nel 2020 più chiamate che nel 2019 (5.510 contro 3.711), ma con un minor numero di casi rilevanti. Fra i casi rilevanti segnalati al numero verde, il 73 per cento riguardava la tratta a scopo di sfruttamento sessuale, il 25 per cento la tratta a scopo di sfruttamento lavorativo e il 2 per cento l’accattonaggio forzato. Il Governo nazionale non ha coordinato iniziative per ridurre la domanda di sesso a pagamento, ma alcune amministrazioni locali hanno introdotto sanzioni pecuniarie per i clienti. Le autorità nel 2020 hanno preso iniziative per ridurre la partecipazione ad attività di turismo sessuale internazionale da parte dei suoi cittadini, attraverso l’avvio di due inchieste sul turismo sessuale minorile.

PROFILO DELLA TRATTA DI ESSERI UMANI

Come riportato negli ultimi cinque anni, i trafficanti di esseri umani in Italia sfruttano vittime straniere, e in misura minore italiane. Le vittime provengono prevalentemente dalla Nigeria e altri Paesi africani, dalla Cina, dal Pakistan, dalla Romania e dalla Bulgaria, e includono persone di etnia rom. La pandemia ha reso più vulnerabili le vittime di tratta, anche a causa del crescente isolamento dei migranti e dei lavoratori stagionali, e anche delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, isolamento che complica gli sforzi di individuazione da parte di funzionari e ONG. Nel 2020, nei periodi delle chiusure nazionali, i trafficanti di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale hanno lasciato migliaia di donne e minori nigeriani sopravvissuti alla tratta in condizioni di miseria e senza la possibilità di soddisfare i bisogni primari, come il cibo; molte ONG che combattono la tratta di esseri umani hanno espresso il timore che le restrizioni agli spostamenti e la limitazione dei servizi pubblici e sociali possa rendere più difficile per le vittime fuggire dai trafficanti e tornare a casa. Trafficanti di esseri umani, spesso appartenenti a reti di criminalità organizzata cinese, sfruttano sistematicamente donne cinesi, facendole lavorare come prostitute in appartamenti, saloni di bellezza, circoli e sale massaggi, e praticano anche la tratta a scopo di sfruttamento lavorativo in numerose aziende di proprietà di cinesi. Le sale massaggi a volte sono usate come paraventi per l’acquisto di sesso a pagamento, e questo lascia pensare che dietro possano esserci reti di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale. Su un numero stimato di 40-45.000 persone coinvolte nella prostituzione in strada, circa il 60 per cento (24-27.000 persone) secondo le ONG è vittima di tratta o a rischio di diventarlo, e una percentuale compresa fra il 5 e l’8 per cento (fra le 2.000 e le 3.200 persone) è composta da minori. La maggioranza delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale viene dalla Nigeria, anche se di recente i numeri sono calati. Il Governo e la società civile continuano a sottolineare che le donne e i minori non accompagnati originari di quel Paese rimangono estremamente vulnerabili alla tratta di esseri umani, a causa dell’attività persistente di numerose reti organizzate di trafficanti nigeriani. Molte di queste reti hanno esteso le loro operazioni in tutta Italia e possono contare, a quanto pare, sulla protezione delle organizzazioni criminali italiane. Secondo le stime delle organizzazioni internazionali, fino ai tre quarti delle donne e dei minori non accompagnati di nazionalità nigeriana arrivati in Italia nel 2018 sono vittime di tratta. I trafficanti sottopongono a sfruttamento sessuale donne e ragazze nigeriane usando una coercizione basata sull’esistenza di un debito e rituali vudù. Le autorità riferiscono che i trafficanti incoraggiano le vittime nigeriane a presentare domanda di asilo per far loro ottenere un permesso di soggiorno legale e continuare a sfruttarle più facilmente. A volte usano donne migranti a scopo di sfruttamento sessuale all’interno e nelle vicinanze dei centri di accoglienza per migranti. Il Governo francese riferisce che arrivano sul suo territorio vittime di nazionalità nigeriana sfruttate dai trafficanti mentre sono in attesa di ottenere un permesso di soggiorno legale in Italia. Si registrano casi di cittadini italiani che praticano turismo sessuale minorile all’estero. I trafficanti spesso prendono di mira i minori non accompagnati, che sono particolarmente vulnerabili alla tratta di esseri umani: i minori vengono sottoposti a sfruttamento sessuale, costretti a commettere crimini o a mendicare e obbligati a lavorare in negozi, bar, ristoranti e panetterie. Minori di etnia rom corrono il rischio di finire vittime di tratta, a scopo, fra le altre cose, di sfruttamento sessuale e accattonaggio forzato. Invertendo la tendenza al ribasso degli anni precedenti, il numero di minori non accompagnati arrivati via mare secondo le autorità è cresciuto nel 2020, arrivando a 4.631 minori individuati contro i 1.680 del 2019, i 3.534 del 2018 e i 15.731 del 2017.

I trafficanti di manodopera sono attivi nel settore agricolo (prevalentemente al Sud), nell’edilizia, nei lavori domestici, nell’industria alberghiera e nella ristorazione. I trafficanti usano metodi quali le assunzioni fittizie, il sequestro del passaporto e la coercizione basata sull’esistenza di un debito per tenere sotto controllo le loro vittime; estorcono anche pagamenti alle famiglie delle vittime nel Paese di origine. C’è il sospetto che i professionisti sanitari cubani che hanno lavorato in Italia durante la pandemia possano essere stati costretti a farlo dal Governo del loro Paese. L’Italia, secondo le stime, ha 1,5 milioni di lavoratori non registrati e 3,7 milioni di lavoratori irregolari che corrono il rischio di diventare vittime di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento lavorativo. Per il settore agricolo in particolare, gli esperti stimano che il numero di lavoratori che corrono il rischio di diventare manodopera coatta ammonti a 180.000 persone. In questo comparto, i datori di lavoro a volte presentano certificati contraffatti sui loro dipendenti, ostacolando le ispezioni e la possibilità di individuare vittime di tratta. L’Italia aveva circa 517.000 immigrati clandestini nel 2020, molti dei quali sono esposti al rischio di diventare vittime di tratta. Nel 2020 l’Italia ha subito 34.154 arrivi di migranti irregolari via mare, un dato in forte aumento rispetto agli 11.471 del 2019; molti di loro giungono attraverso la Libia, dove le vittime hanno denunciato di aver subito estorsioni, torture e stupri a opera di milizie armate o trafficanti, in attesa del passaggio verso l’Italia. Nel 2017 rappresentanti dello Stato, fra cui agenti dei servizi segreti, si sono incontrati con un noto trafficante di esseri umani per discutere misure per tenere sotto controllo i flussi di profughi e migranti dalla Libia: in occasione di questo incontro, il presunto trafficante avrebbe chiesto alle autorità italiane fondi per gestire l’accoglienza dei migranti in Libia. Gli immigrati clandestini che arrivano via mare sono prevalentemente tunisini e bangladesi. Nel 2019, sulle circa 31.000 persone che hanno presentato domanda di asilo, fino al 30 per cento, secondo le stime delle autorità, era a rischio di diventare vittime di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale o lavoro forzato, in attesa di una pronuncia sulla loro richiesta. I trafficanti prendono di mira i centri per migranti per reclutare e poi sfruttare richiedenti asilo, a volte presentandosi come loro parenti per poter accedere alla struttura. I richiedenti asilo possono lavorare legalmente nel Paese due mesi dopo aver presentato domanda di asilo, ma molti cercano lavoro da subito nell’economia sommersa, esponendosi maggiormente al rischio di finire nelle mani dei trafficanti di esseri umani. Molti cercano anche di spostarsi in altri Paesi europei: in base al Regolamento di Dublino della Commissione europea, i Paesi hanno sei mesi di tempo per rispedire le vittime nel Paese dell’Unione Europea in cui sono arrivati, ma devono accettare la richiesta di asilo se non riescono a farlo nei tempi stabiliti. L’esistenza di questo regolamento è probabilmente all’origine dell’aumento del numero di richiedenti asilo o vittime di tratta di esseri umani costretti a rimanere in Italia o a tornare in Italia da un altro Paese europeo.