15 agosto 2017
Rapporto sulla libertà di religione nel mondo 2016
(available in English)
ITALIA
Sintesi
La libertà di religione e il diritto delle comunità religiose di creare le proprie istituzioni sono tutelati dalla Costituzione. La Costituzione riconosce che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti e i loro rapporti sono regolati da un concordato che garantisce alla Chiesa una serie di privilegi e benefici, oltre a misure di sostegno finanziario. Gli altri gruppi religiosi devono registrarsi per ricevere agevolazioni fiscali e di altro genere. I gruppi registrati possono chiedere di stipulare un’intesa con lo Stato, che garantisce buona parte degli stessi benefici goduti dalla Chiesa cattolica. In alcune località i musulmani continuano a denunciare difficoltà nell’ottenere dalle amministrazioni locali l’autorizzazione a costruire delle moschee. Le giunte regionali del Veneto e della Liguria hanno promulgato leggi che impongono restrizioni alla costruzione di luoghi di culto. I critici sostengono che queste leggi sono rivolte contro i musulmani. La Corte costituzionale ha stabilito che una legge regionale sugli edifici religiosi, adottata dalla Lombardia nel 2015, presenta elementi contrari alla Costituzione, perché potrebbe rendere più difficile la realizzazione di nuove moschee o altri edifici religiosi. Il Comune di Milano ha sospeso la procedura di assegnazione delle aree per la costruzione di due moschee e una chiesa protestante, annunciata nel 2015, anche se il nuovo sindaco ha dichiarato, il 17 ottobre, che una nuova moschea potrebbe essere costruita nel giro di due anni e che il Comune potrebbe consentire la realizzazione di diverse piccole moschee. Il Comune di Roma, tra luglio e settembre, ha disposto la chiusura di cinque “moschee garage” della comunità bangladese, per mancanza di autorizzazioni e ragioni di sicurezza; alcuni musulmani bangladesi a ottobre hanno protestato contro queste chiusure. Il ministero dell’Interno ha creato il Consiglio per le relazioni con l’islam, per promuovere l’integrazione dei musulmani nella società, e il ministro ha rilasciato dichiarazioni in cui riafferma l’importanza della libertà di religione, anche per i musulmani.
Sono stati registrati casi di antisemitismo e anti-islamismo. L’Osservatorio antisemitismo, un’organizzazione non governativa, ha registrato 62 atti di antisemitismo tra gennaio e il 10 novembre. Un uomo somalo è stato arrestato per aver detto ai residenti di un centro di accoglienza per migranti di uccidere i nemici di Dio. Un vescovo ha detto a due preti di non consentire ai profughi musulmani di pregare nelle loro chiese. Alcuni adolescenti hanno aggredito verbalmente e fisicamente un gruppo di boy scout ebraici. Da un sondaggio del Pew Research Center è emerso che il 69 per cento degli intervistati ha un’opinione negativa dei musulmani, contro il 61 per cento del 2015. Singoli individui hanno fatto scritte o affisso manifesti con messaggi antisemiti e filonazisti sui muri di diverse grandi città e hanno pronunciato incitamenti all’odio su internet. Un uomo ghanese è stato arrestato per aver commesso atti vandalici all’interno di quattro chiese a Roma.
Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali degli Stati Uniti si sono incontrati con esponenti del Governo e delle amministrazioni locali per esortare al rispetto della libertà di religione e al trattamento imparziale di tutte le fedi. Hanno discusso anche dell’integrazione delle comunità immigrate, al cui interno ci sono molti musulmani, e della loro capacità di praticare liberamente il proprio culto, degli sforzi per combattere l’estremismo armato e della mancanza di intese formali tra lo Stato e i gruppi musulmani. L’Ambasciata e i Consolati si sono incontrati con associazioni della società civile ed esponenti religiosi per discutere delle loro opinioni sulla libertà di religione, e per promuovere la tolleranza e il dialogo tra i diversi gruppi religiosi e l’inclusione sociale degli immigrati.
Sezione I. Demografia religiosa
Il Governo statunitense stima la popolazione complessiva dell’Italia in 62 milioni di persone (stima del luglio 2016). Secondo un sondaggio dell’Eurispes (Istituto di studi politici, economici e sociali) del 2016, il 71 per cento dei cittadini si identifica come cattolico. Fra gli altri gruppi religiosi, che sommati insieme rappresentano meno del 5 per cento della popolazione, figurano cristiani di altre confessioni, musulmani, ebrei, induisti, Baha’i e buddisti. Fra le comunità cristiane di altre confessioni si annoverano gli ortodossi, i testimoni di Geova, le Assemblee di Dio, l’Unione delle Chiese metodiste e valdesi, la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (mormoni) e una serie di gruppi protestanti più piccoli. Il restante 24 per cento della popolazione non ha nessuna affiliazione religiosa. Secondo stime della Fondazione ISMU (Iniziative e studi sulla multietnicità), su circa 5 milioni di residenti stranieri i musulmani sono 1,6 milioni, i cristiani ortodossi altrettanti, i cristiani cattolici 1 milione e i cristiani protestanti 250.000. La Presidenza del consiglio stima la popolazione ebraica in circa 30.000 persone.
Secondo il ministero dell’Interno e l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), La popolazione di fede musulmana è composta di cittadini autoctoni, immigrati e stranieri residenti, ma la crescita di questa confessione è dovuta soprattutto al consistente numero di immigrati provenienti dall’Europa orientale, dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia meridionale; la maggior parte dei musulmani vive nelle regioni settentrionali del Paese. Gli immigrati marocchini e albanesi rappresentano i due gruppi più numerosi. Secondo il ministero dell’Interno, i musulmani presenti in Italia sono in larghissima maggioranza sunniti.
Sezione II. Rispetto della libertà di religione da parte del Governo
Quadro giuridico
La Costituzione afferma che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge senza distinzione di religione e che sono liberi di professare le loro convinzioni in qualsiasi forma, individualmente o con altre persone, e di promuoverle, e di celebrare riti in pubblico o in privato, purché non offendano la pubblica morale. Secondo la Costituzione, ogni comunità religiosa ha il diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, purché non siano in conflitto con l’ordinamento giuridico. Stabilisce inoltre che lo Stato non può imporre limitazioni o tasse speciali sulla costituzione o le attività di un gruppo perché è di natura religiosa o ha scopi religiosi. La Costituzione specifica che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti; i loro rapporti sono regolati da un concordato tra il Governo e la Santa Sede.
Le offese contro qualsiasi divinità sono considerate blasfemia, reato punibile con un’ammenda da 51 a 309 euro. Le autorità generalmente non fanno rispettare la legge contro la blasfemia.
La Costituzione afferma che tutti i gruppi religiosi godono delle stesse libertà, e i rapporti fra lo Stato e i gruppi religiosi diversi da quello cattolico sono regolati dalla legge attraverso una “intesa”. I rappresentanti di una confessione diversa da quella cattolica che richiedono un’intesa devono prima di tutto presentare la loro richiesta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Successivamente, il Governo e i rappresentanti del gruppo religioso negoziano una bozza di intesa, che dev’essere approvata dal consiglio dei ministri, firmata dal presidente del consiglio e infine trasmessa al Parlamento per l’approvazione definitiva. Una volta che il Parlamento l’ha approvata, i rapporti fra il Governo e il gruppo religioso, incluso il sostegno pubblico, sono regolati dall’intesa. Fra i gruppi che hanno sottoscritto un’intesa con lo Stato figurano l’Unione delle Chiese metodiste e valdesi, gli avventisti, le Assemblee di Dio, gli ebrei, i battisti, i luterani, i mormoni, la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Costantinopoli, la Chiesa apostolica, l’Unione buddista italiana, i buddisti della Soka Gakkai e gli induisti.
La legge garantisce ai gruppi religiosi il diritto all’esenzione fiscale e il diritto di essere riconosciuti come persone giuridiche, a condizione di aver portato a termine una procedura di registrazione presso il ministero dell’Interno. Il riconoscimento giuridico è una condizione preliminare per poter chiedere la stipula di un’intesa. Un gruppo religioso può chiedere il riconoscimento del proprio status giuridico presentando a un prefetto, che rappresenta localmente il ministero dell’Interno, una richiesta che includa lo statuto del gruppo, una relazione sui suoi scopi e le sue attività, informazioni sui suoi uffici amministrativi, un bilancio triennale, la certificazione del merito di credito rilasciata da una banca e la certificazione del possesso della cittadinanza italiana o di un permesso di soggiorno da parte del suo rappresentante. Per essere approvato, lo statuto di un gruppo non dev’essere in conflitto con la legge. Se la richiesta viene approvata, il ministero dell’Interno ha il compito di tenere sotto osservazione il gruppo religioso. Il ministero può nominare un commissario per amministrare il gruppo, se individua delle irregolarità nelle sue attività. La Chiesa cattolica è l’unico gruppo religioso legalmente riconosciuto esentato dall’attività di controllo del ministero dell’Interno, in ottemperanza al concordato fra lo Stato e la Santa Sede.
Un’intesa garantisce automaticamente agli esponenti del clero libertà di accesso agli ospedali pubblici, alle prigioni e alle caserme militari, garantisce la validità civile dei matrimoni religiosi, agevola pratiche religiose specifiche per quanto riguarda i funerali e dispensa gli studenti dal frequentare le lezioni durante le feste religiose. Un gruppo religioso che non abbia stipulato un’intesa con lo Stato può richiedere al ministero dell’Interno questi benefici caso per caso. Un’intesa consente inoltre a un gruppo religioso di ricevere, attraverso una dichiarazione volontaria del contribuente in sede di dichiarazione dei redditi, una percentuale del gettito fiscale (il cosiddetto “8 per mille”). I contribuenti possono specificare il gruppo religioso, fra quelli che possiedono i requisiti necessari, a cui vogliono indirizzare questi fondi. La Chiesa cattolica nel 2015 (l’anno più recente per il quale siano disponibili dati) ha ricevuto oltre l’80 per cento del totale di 1,24 miliardi di euro accantonati dal Governo.
Il 6 aprile, il Consiglio regionale del Veneto ha approvato una legge che confina i luoghi di culto di nuova costruzione alle periferie delle aree urbane e introduce nuovi obblighi relativi all’uso della lingua italiana nelle funzioni, alla disponibilità di aree di parcheggio e garanzie bancarie adeguate e al via libera della cittadinanza mediante referendum prima della costruzione. Il 27 settembre, la Giunta regionale della Liguria ha promulgato una legge analoga, che consente ai Comuni di richiedere un’autorizzazione preventiva per la costruzione di nuovi luoghi di culto e di organizzare un referendum per sondare il parere dei cittadini sulla questione.
La legge consente alla Chiesa cattolica di selezionare gli insegnanti dell’ora settimanale di religione nella scuola pubblica, che vengono retribuiti dallo Stato. L’ora di religione è facoltativa e gli studenti che non intendono frequentarla possono studiare altre materie oppure, in alcuni casi, uscire anticipatamente da scuola con il consenso dei genitori. Gli insegnanti selezionati dalla Chiesa possono essere sia laici che religiosi e le loro lezioni includono argomenti stabiliti dallo Stato e rilevanti anche per religioni diverse da quella cattolica. I finanziamenti pubblici sono disponibili solo per questi insegnanti di religione cattolici approvati dalla Chiesa. Se uno studente chiede un insegnante di religione di un gruppo religioso diverso da quello cattolico, i costi dell’insegnamento devono essere sostenuti dal gruppo in questione. Alcune amministrazioni locali forniscono aiuti finanziari agli studenti per frequentare una scuola privata con affiliazione religiosa (normalmente, ma non sempre, cattolica) che rispetti i parametri fissati dal Governo.
I reati basati sull’odio, inclusi quelli motivati da odio religioso, sono punibili con pene fino a 4 anni di reclusione. L’8 giugno, il Parlamento ha approvato una legge che stabilisce che la negazione dell’Olocausto costituisce una circostanza aggravante in un processo per reati basati sull’odio, punibile con pene tra i 2 e i 6 anni di reclusione e sanzioni pecuniarie fino a 6.000 euro. Le stesse disposizioni si applicano nel caso di negazione di genocidi o crimini contro l’umanità.
Tutti i missionari e altri operatori religiosi stranieri devono richiedere un permesso di soggiorno speciale prima di arrivare nel Paese.
L’Italia fa parte della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici.
Comportamento delle autorità
Non si è avuto alcun progresso nelle trattative in corso per le intese tra lo Stato e i testimoni di Geova, la Chiesa ortodossa rumena e la Chiesa episcopale. Alla fine dell’anno, nessun gruppo musulmano aveva un’intesa con lo Stato italiano o aveva avviato trattative in tal senso.
Nella sua periodica revisione del sistema delle intese, pubblicata il 2 novembre, la Corte dei conti ha sottolineato la mancanza di controlli sull’uso dei fondi erogati dallo Stato ai gruppi religiosi e il rischio di discriminazione contro quelle fedi che non hanno sottoscritto un’intesa.
In seguito alla decisione di 30 Comuni francesi di mettere il bando il costume da bagno detto burkini, ad agosto l’ex ministro dell’Interno Angelino Alfano ha escluso la possibilità di introdurre un divieto analogo in Italia, citando la libertà di religione garantita dalla Costituzione. In seguito, il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, esponente della Lega Nord, ha invocato una nuova legge che metta al bando burqa e burkini. Il 10 ottobre, Roberto Maroni, il presidente della Regione Lombardia, anche lui esponente della Lega Nord, ha rivolto un appello al Parlamento perché modifichi la legge che vieta di coprirsi la testa negli spazi pubblici per ragioni di sicurezza in modo includendo una proibizione esplicita dei burqa e dei niqab. Non sono stati registrati casi di applicazione del divieto di indossare abiti che impediscano l’identificazione della persona negli ospedali pubblici, annunciata dalla giunta regionale lombarda alla fine del 2015.
L’8 febbraio, il sindaco di Firenze Dario Nardella e Izzedin Elzir, imam locale e presidente dell’Unione delle comunità islamiche italiane (la principale organizzazione islamica del Paese), hanno firmato un patto, il primo nel suo genere, che impegna la comunità musulmana locale a tenere le cerimonie religiose del venerdì nel capoluogo toscano in italiano. Il patto prevede che venga fornita una traduzione araba per quanti non capiscono l’italiano. Specifica inoltre che le moschee saranno aperte a persone di tutte le fedi e prevede l’installazione di “sportelli” nei luoghi di preghiera islamici, per fornire informazioni su eventi religiosi e culturali locali.
I musulmani continuano a incontrare difficoltà nell’ottenere dalle amministrazioni locali l’autorizzazione a costruire delle moschee. Alla data di ottobre esistevano 4 moschee ufficiali (a Ravenna, Roma, Colle Val d’Elsa e Milano), ma oltre 800 luoghi di culto ufficiosi per musulmani. I funzionari locali continuano a citare come ragione per il rifiuto della concessione la mancanza di piani regolatori che autorizzino la costruzione di luoghi di culto in siti specifici.
Alcune amministrazioni regionali continuano a imporre restrizioni alla costruzione di nuovi luoghi di culto. Il 24 febbraio, la Corte costituzionale ha stabilito che una legge regionale della Lombardia del 2015, che introduceva nuovi requisiti edilizi per gli edifici religiosi realizzati da gruppi religiosi non registrati, presentava elementi contrari alla Costituzione. La Corte ha dichiarato che alcuni aspetti della legge limitavano la libertà di religione dei gruppi non cattolici che non avevano firmato un’intesa con il Governo nazionale, violando il principio di uguaglianza fra tutti i gruppi religiosi. La Corte ha dichiarato legittime altre parti della legge regionale, riconoscendo delle amministrazioni regionali il potere di adottare regole generali (legate principalmente alla pianificazione urbanistica) riguardo ai luoghi di culto.
Successivamente alla sentenza della Corte costituzionale del 24 febbraio, che dichiarava incostituzionali alcuni elementi della legge regionale della Lombardia, il 31 marzo l’amministrazione comunale di Milano ha sospeso la designazione di tre siti per la costruzione di due moschee e una Chiesa protestante, annunciata nell’agosto del 2015, indicando come ragione problemi tecnici (per quanto riguarda una delle proposte) e ostacoli legati a quelle parti della legge regionale che sono state convalidate dalla Corte. Il 31 ottobre la Bangladesh Cultural and Welfare Association, a cui era stato assegnato uno dei siti per la costruzione di una moschea, ha presentato ricorso contro la sospensione al Tribunale amministrativo regionale della Lombardia. Il 17 ottobre il nuovo sindaco di Milano Giuseppe Sala ha dichiarato ai cronisti che una nuova moschea poteva essere costruita nel giro di due anni sulla base di nuovi requisiti, e ha indicato che il Comune stava valutando l’ipotesi di consentire la realizzazione di diverse moschee più piccole, invece delle due precedentemente richieste. Il 3 novembre associazioni religiose di diverse fedi hanno sottoposto all’approvazione delle autorità comunali di Milano 23 piani per la costituzione di luoghi di culto.
Le leggi delle Regioni Veneto e Liguria, che introducono restrizioni sulla costruzione di nuovi luoghi di culto, hanno attirato critiche da più parti. Il 5 aprile il patriarca cattolico di Venezia, arcivescovo Francesco Moraglia, ha detto che la legge approvata dalla Regione Veneto limitava la libertà religiosa. Rappresentanti della Confederazione delle Chiese metodiste e valdesi, oltre che dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia, hanno dichiarato che queste iniziative legislative erano mirate a bloccare la costruzione di moschee. Il 26 settembre Raffaella Paita, la capogruppo del Partito democratico nel Consiglio regionale della Liguria, ha definito la legge “sbagliata, incostituzionale”, dicendo che “viola il diritto dei cittadini liguri di professare la propria religione”.
Tra luglio e settembre le autorità locali hanno chiuso 5 dei 14 luoghi di culto islamici informali, comunemente definiti “moschee garage” (perché in molti casi sono ospitate in spazi pensati per essere usati come autorimesse), usati dai membri della comunità bangladese a Roma, citando irregolarità come l’assenza di permessi di costruzione o la mancata osservanza dei requisiti di sicurezza. La comunità ha organizzato manifestazioni, sostenendo che non aveva strumenti legali per istituire nuovi luoghi di culto. A ottobre centinaia di musulmani a Roma hanno organizzato preghiere di protesta pacifiche contro la chiusura delle cinque “moschee garage”, affermando che le ragioni amministrative fornite per la chiusura, come la limitata disponibilità di bagni, avrebbero potuto essere risolte.
I funzionari del Comune di Roma si sono incontrati con gli esponenti della comunità per individuare strutture temporanee e permanenti da usare come luogo di culto e centro culturale. Il 31 maggio, poco dopo la promulgazione da parte della Regione Veneto della legge che impone restrizioni alla costruzione di edifici di culto da parte di gruppi religiosi non registrati, la Presidenza del consiglio ha presentato ricorso alla Corte costituzionale contro il provvedimento. Alla fine dell’anno, la Corte costituzionale non aveva ancora emesso una sentenza.
Le amministrazioni locali continuano ad affittare terreni demaniali a tassi agevolati ai gruppi religiosi per la costruzione di luoghi di culto. Inoltre, i finanziamenti pubblici contribuiscono a preservare e mantenere in buono stato i luoghi di culto storici, che sono per la quasi totalità cattolici.
Ad agosto, la sezione locale del partito Forza Italia ha condotto una campagna contro la costruzione di una moschea a Pisa, che era stata provvisoriamente approvata dal Consiglio comunale. Gianluca Gambini, consigliere provinciale di Forza Italia, ha detto che da un sondaggio emergeva che il 57 per cento dei residenti del Comune era contrario alla costruzione della moschea, e che le persone erano consapevoli che le moschee sono luoghi “a rischio radicalizzazione”.
Il 19 gennaio, l’allora ministro dell’interno Alfano ha annunciato la creazione di un nuovo Consiglio per le relazioni con l’islam, un organismo consultivo che si occupa dell’integrazione dei musulmani nel Paese. Secondo quanto riportato da organi di stampa, il ministro ha dichiarato che gli esponenti musulmani del Consiglio lavoreranno per la “formazione di un islam italiano”, più in linea con la “tradizione cristiana e umanista” del Paese. Alfano ha detto che l’obiettivo del Consiglio era quello di integrare maggiormente gli immigrati musulmani e prevenire l’estremismo offrendo linee guida per la formazione e la certificazione degli imam e l’istituzione di nuove moschee. Il Consiglio si riunisce approssimativamente una volta al mese.
A dicembre il leader della Lega Nord Matteo Salvini, intervistato dal Washington Post, si è pronunciato contro l’immigrazione di musulmani in Italia, dicendo: “Il problema della presenza musulmana è sempre più preoccupante. Ci sono sempre più scontri, sempre più richieste e dubito che la legge italiana sia compatibile con la legge islamica, perché non è solo una religione, ma una legge”.
Il Governo ha organizzato una serie di eventi commemorativi per il Giorno della Memoria, l’anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, il 27 gennaio. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tenuto una cerimonia in cui ha incoraggiato i cittadini a “conoscere, indagare, studiare, riflettere. E prevenire” l’intolleranza, la discriminazione e la violenza. Il 18 e il 19 gennaio la ministra dell’Istruzione, dell’università e della ricerca Valeria Fedeli ha accompagnato un gruppo di 100 studenti a visitare il campo di concentramento di Auschwitz, in collaborazione con l’Unione delle comunità ebraiche italiane.
L’Italia fa parte dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto.
Sezione III. Rispetto della libertà di religione all’interno della società
Poiché religione ed etnia spesso sono strettamente legate, in molti casi è difficile stabilire se un episodio di discriminazione sia motivato esclusivamente dall’identità religiosa.
L’Osservatorio sul pregiudizio antiebraico contemporaneo ha registrato 82 atti di antisemitismo nel 2016, contro i quasi 90 del 2015. L’Unione delle comunità ebraiche italiane e la Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea, che continuano a gestire Antenna antisemitismo, un numero verde creato nel 2014 per le vittime e i testimoni di episodi di antisemitismo, hanno comunicato di aver ricevuto 62 chiamate tra il 1° gennaio e il 30 novembre, con un leggero incremento rispetto allo stesso periodo del 2015. Tali episodi includono vessazioni verbali e telematiche, scritte sui muri e discriminazioni.
Nel 2015, l’anno più recente per il quale siano disponibili dati, il numero verde dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR) del dipartimento per le Pari opportunità ha ricevuto 28 denunce di episodi di discriminazione motivati dall’identità religiosa, 3 dei quali riguardavano casi di discriminazione su internet. L’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori della Polizia di Stato ha riportato 4 episodi di discriminazione anti-islamica nel 2015.
Il 24 maggio, a Milano, alcuni adolescenti hanno aggredito verbalmente e fisicamente un gruppo di boy scout ebraici che indossavano abiti che li identificavano come ebrei, urlando insulti antisemiti e prendendo a pugni uno degli scout. Non si ha notizia di arresti o feriti in relazione a questo episodio.
L’8 marzo, un imam somalo di 22 anni, richiedente asilo, è stato arrestato per aver detto ai residenti di un centro di accoglienza per migranti che Dio ordinava loro di uccidere i suoi nemici, organizzare un “mercato del jihad”, predicare la shari‘a e “castigare il peccatore”.
L’8 gennaio, 5 adolescenti hanno denunciato di essere stati minacciati da un gruppo di 5 uomini musulmani (quattro nordafricani e un albanese) a Vignola, in provincia di Modena. Gli aggressori, che a quanto pare erano ubriachi, hanno fatto mettere in fila gli adolescenti, hanno sparato un colpo di pistola in aria e hanno chiesto loro se credevano in Allah o erano cristiani. Dopo che gli adolescenti hanno dichiarato che non credevano in nulla il gruppo li ha lasciati andare. Nessuno è rimasto ferito. I Carabinieri hanno indagato sull’episodio. La Lega Nord ha organizzato a Vignola una fiaccolata di protesta contro questo episodio.
A marzo, il vescovo cattolico di Pistoia, Fausto Tardelli, ha detto a due preti della sua diocesi di non consentire ai musulmani di pregare all’interno delle loro chiese. I preti avevano dichiarato di voler consentire a 18 profughi musulmani di pregare nelle loro chiese. Secondo i mezzi di informazione, la Conferenza episcopale della Toscana ha sostenuto la linea di Tardelli, pur ribadendo la necessità che le parrocchie accolgano e aiutino i profughi musulmani. I due preti hanno detto ai mezzi di informazione che intendono sfidare le disposizioni del vescovo e rispondere all’appello di papa Francesco ad aiutare e sostenere gli immigrati. Entrambi hanno ricevuto minacce telefoniche e via internet.
A marzo, Matteo Maria Zuppi, da poco nominato arcivescovo metropolita di Bologna, ha auspicato la costruzione di una moschea in città, in occasione di un incontro organizzato dalla comunità islamica locale. Ha invocato anche l’inclusione delle festività islamiche nelle scuole, “come ha chiesto anche l’arcivescovo di Milano Angelo Scola”. Ha dichiarato che non bisogna “lasciarsi andare a generalizzazioni odiose, come l’equiparazione tra musulmani e terroristi”.
L’11 giugno, il quotidiano nazionale Il Giornale ha distribuito gratuitamente, ai lettori che acquistavano il giornale, una versione commentata del Mein Kampf di Hitler e il primo volume del libro di William Shirer Storia del Terzo Reich, suscitando le proteste degli esponenti della comunità ebraica e dell’ambasciata israeliana. Il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, ha definito l’iniziativa “indecente” e lontana “anni luce da qualsiasi logica di studio e approfondimento della Shoah”. L’allora presidente del consiglio Matteo Renzi ha criticato a sua volta l’iniziativa, definendola “squallida” su Twitter. Il direttore del quotidiano, Alessandro Sallusti, ha difeso la decisione affermando che per comprendere come sia potuto nascere il male assoluto è necessario andare alla fonte.
Secondo i mezzi di informazione, l’incitamento all’odio su internet è la fonte di antisemitismo in più rapida crescita. A settembre, l’Osservatorio antisemitismo ha segnalato un incremento degli attacchi antisemiti sui social media in seguito alla morte dell’ex primo ministro israeliano Shimon Peres, il 28 settembre.
Presentando il suo annuale rapporto alla Camera dei deputati, il 12 luglio, Betti Guetta, la direttrice del Centro di documentazione ebraica contemporanea, ha citato studi statistici che mostrano che la percentuale di persone che hanno una visione negativa degli ebrei si attesta fra il 7 e il 12 per cento della popolazione.
Da un sondaggio del Pew Research Center è emerso che il 69 per cento degli intervistati ha un’opinione negativa dei musulmani, contro il 61 per cento del 2015.
Il 27 gennaio, nel Giorno della Memoria, il quotidiano Il Foglio ha distribuito insieme al giornale una kippah (il copricapo ebraico) come “segno di solidarietà” e in risposta a un importante esponente della comunità ebraica francese che aveva esortato gli ebrei a occultare la loro identità per prevenire aggressioni fisiche. Il quotidiano ha dichiarato che “l’Occidente non deve nascondere le sue radici e i propri simboli religiosi” e che “gli ebrei non devono nascondersi. L’Occidente non deve nascondersi”.
Il 31 luglio migliaia di musulmani si sono recati a messa nelle chiese cattoliche di diverse città per esprimere solidarietà in seguito all’uccisione di un prete cattolico da parte di due seguaci dell’Isis nella città francese di Rouen, il 26 luglio.
Il 30 settembre e il 1° ottobre quattro chiese di Roma sono state oggetto di atti vandalici, con il danneggiamento o distruzione di statue, crocifissi e candelabri. La polizia ha arrestato un ghanese di 39 anni sospettato di essere il responsabile; le motivazioni che lo hanno spinto a tale gesto sono ancora oggetto di indagine.
I mezzi di informazione hanno riportato episodi di scritte e manifesti antisemiti, come svastiche dipinte sui muri, stereotipi antisemiti e scritte inneggianti a gruppi neonazisti in diverse città, fra cui Viareggio, Roma, Torino e Vicenza. Il 17 aprile, le autorità hanno trovato decine di svastiche dipinte su fermate dell’autobus e cartelli stradali nel paesino di Gargazzone, in provincia di Bolzano.
Il 26 giugno, a Bologna, dei vandali hanno scritto con la vernice spray sul piedistallo di una statua di San Petronio “Allahu akbar”. Il sindaco e l’arcidiocesi di Bologna hanno condannato l’accaduto. Le forze dell’ordine non hanno effettuato alcun arresto.
Sezione IV. Le politiche del Governo statunitense
Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali degli Stati Uniti d’America si sono incontrati con esponenti del Governo e delle amministrazioni locali a Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Prato e Ravenna per esortare al rispetto della libertà di religione, specie alla luce del persistente afflusso, senza precedenti, di migranti e richiedenti asilo, in maggioranza musulmani. Questi incontri hanno incluso discussioni con il ministero dell’Interno e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, oltre all’UNAR, sugli sforzi del Governo per favorire l’integrazione delle comunità di immigrati e la loro capacità di praticare liberamente la propria religione e costruire luoghi di culto, sulle iniziative per prevenire la diffusione dell’estremismo violento e sulla mancanza di intese ufficiali fra lo Stato e i gruppi musulmani. I funzionari hanno sottolineato il sostegno del Governo statunitense alla libertà di religione e hanno espresso la speranza che si arrivi a una formalizzazione dei rapporti con le comunità islamiche del Paese.
L’Ambasciata e i Consolati hanno continuato a incontrare anche rappresentanti di associazioni della società civile, come la Caritas, la Comunità di Sant’Egidio, l’Integra e l’Anolf, oltre a esponenti cattolici, musulmani ed ebraici nelle varie città, per promuovere l’inclusione sociale degli immigrati (molti dei quali sono musulmani) e il dialogo tra i diversi gruppi religiosi, e per verificare che possano praticare liberamente la loro fede.
L’ambasciatore, come ogni anno, ha organizzato un ricevimento per la festività dell’Id al-adha, a cui hanno presenziato numerosi rappresentanti di organizzazioni musulmane di tutto il Paese. Durante il ricevimento, l’ambasciatore ha rimarcato l’importanza di garantire che tutti i gruppi religiosi abbiano la libertà di praticare la loro religione, e ha sottolineato la necessità che il Paese continui a lavorare per integrare le migliaia di migranti e rifugiati in arrivo, molti dei quali sono musulmani.
L’Ambasciata e i Consolati hanno continuato a incontrare regolarmente esponenti della comunità ebraica per discutere della situazione della comunità e dei timori legati agli episodi di antisemitismo. L’ambasciatore a settembre si è incontrato con il nuovo presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane per discutere della situazione dell’antisemitismo nel paese e ribadire l’importanza della libertà di religione.