2 giugno 2022
Rapporto sulla libertà di religione nel mondo 2021
(available in English)
ITALIA
Sintesi
La libertà di religione e il diritto delle comunità religiose di creare le proprie istituzioni sono tutelati dalla Costituzione. La Costituzione specifica che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti e i loro rapporti sono regolati da trattati, fra i quali un Concordato che garantisce alla Chiesa una serie di privilegi e benefici specifici, oltre a misure di sostegno finanziario. Altri dodici gruppi religiosi hanno stipulato intese che garantiscono molti degli stessi benefici in cambio di un certo controllo da parte dello Stato. I gruppi religiosi non registrati possono operare liberamente e possono accedere ad alcuni dei benefici che ricevono i gruppi che hanno stipulato un’intesa, ma devono richiederli separatamente. Secondo il sito del ministero dell’Interno, nel corso dell’anno il Governo ha espulso almeno 46 persone, nella maggior parte dei casi, sempre secondo il ministero, per legami con gruppi islamisti estremisti e violenti. I gruppi musulmani, nessuno dei quali ha stipulato un’intesa con lo Stato, hanno nuovamente incontrato difficoltà nell’ottenere dalle amministrazioni locali permessi per la costruzione di moschee e spazi riservati adatti per le sepolture islamiche. Alcune amministrazioni locali hanno autorizzato la costruzione di moschee o centri di preghiera temporanei e la concessione o l’espansione di spazi riservati per le sepolture islamiche, ma non è sufficiente a soddisfare una domanda in aumento. Esponenti politici di diversi partiti hanno nuovamente rilasciato dichiarazioni critiche nei confronti dell’islam o di natura antisemitica. Il 28 agosto il leader della Lega Matteo Salvini ha detto che il Corano e l’islam sono incompatibili con i diritti civili e democratici. Il 9 settembre la Corte di cassazione (la massima autorità giudiziaria del Paese) ha stabilito che appendere un crocifisso nelle aule scolastiche è legale; la corte ha affermato anche che ogni scuola pubblica dovrebbe tenere conto delle credenze di tutti nel decidere se appendere i crocifissi e che tutte le scuole dovrebbero promuovere la coesistenza.
Sono stati registrati anche quest’anno episodi di antisemitismo, fra cui aggressioni fisiche, vessazioni verbali, discriminazioni, istigazioni all’odio e atti vandalici, oltre a manifestazioni di ostilità nei confronti dei musulmani e atti vandalici contro chiese cristiane. Gli organi di informazione hanno riportato la notizia che un fattorino per la consegna di pasti a domicilio, a marzo, ha accoltellato più volte un collega ebreo dopo avergli urlato contro insulti antisemiti. La vittima, che è stata ricoverata in ospedale per le ferite riportate, è il figlio di un sopravvissuto dei campi di concentramento nazisti. Ad agosto un migrante bengalese ha aggredito un turista israeliano a Pisa con una statuetta souvenir, gridando “Gli ebrei sono assassini!”. L’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC), un’organizzazione non governativa (ONG), ha registrato 220 episodi di antisemitismo nel corso dell’anno, contro i 230 del 2020 e i 251 del 2019; di questi, almeno 117 erano casi di istigazione all’odio sui social media e su internet. I mezzi di informazione hanno riportato episodi di scritte e manifesti antisemiti, come svastiche dipinte sui muri, stereotipi antisemiti e scritte inneggianti a gruppi neonazisti in diverse città, fra cui Roma, Perugia e Arezzo. Gli esperti che tengono sotto osservazione il fenomeno sono del parere che il numero di episodi di antisemitismo sia largamente superiore a quelli denunciati. Secondo Milena Santerini, la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, Facebook ha rimosso solo una piccola percentuale dei post contenenti materiale antisemita pubblicati sulla piattaforma. L’ONG Vox Diritti ha riferito che, nel corso dell’anno, il 65 per cento di tutti i tweet che menzionavano l’islam (165.297) contenevano messaggi negativi nei confronti dei musulmani, contro il 59 per cento (67.889) nel 2020. A settembre l’ONG di Bruxelles Action and Protection League ha diffuso i risultati della sua inchiesta sull’antisemitismo in Europa, da cui è emerso che l’11 per cento delle 1.000 persone fra i 18 e i 75 anni intervistate in Italia nutriva sentimenti negativi nei confronti degli ebrei.
Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali degli Stati Uniti nel corso dell’anno si sono incontrati regolarmente con esponenti del Governo e delle amministrazioni locali per esortare al rispetto della libertà di religione e al trattamento imparziale di tutte le fedi. Hanno discusso anche degli sforzi per integrare i nuovi immigrati (molti dei quali di religione musulmana, ortodossa o induista) e i musulmani di seconda generazione che vivono nel Paese. I funzionari dell’ambasciata, inoltre, hanno espresso il loro sostegno a una proposta di intesa fra il Governo e le comunità islamiche italiane. Rappresentanti del Governo statunitense si sono incontrati con esponenti religiosi e rappresentanti della società civile per promuovere il dialogo e la conoscenza tra le diverse fedi, per incoraggiare i gruppi religiosi a impegnarsi in modo più incisivo nel confronto con le altre fedi e aiutare i giovani leader religiosi, alla base, ad accrescere la loro visibilità e trovare una maggiore accettazione da parte dei leader religiosi più anziani. A settembre alcuni funzionari dell’ambasciata si sono incontrati con la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (UCEI) e la presidente della comunità ebraica di Roma per discutere di come sostenere i loro sforzi per contrastare l’antisemitismo. L’Ambasciata e i Consolati hanno continuato a usare le loro piattaforme di social media per celebrare le principali festività cristiane, musulmane ed ebraiche, oltre che per dare risalto a iniziative tese a promuovere la libertà di religione e il dialogo interreligioso dal basso.
Sezione I. Demografia religiosa
Il Governo statunitense stima la popolazione complessiva dell’Italia in 62,4 milioni di persone (a metà 2021). Uno studio del 2020 del Centro studi sulle nuove religioni (CESNUR), un centro di ricerca indipendente, stima che il 67 per cento della popolazione sia cattolico, il 24 per cento ateo o agnostico, il 5 per cento cristiano di altre confessioni, il 4 per cento musulmano e l’1 per cento seguace di altre religioni. Fra le comunità cristiane di altre confessioni figurano gli ortodossi, i testimoni di Geova, le Assemblee di Dio, le Chiese metodiste e valdesi, la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (Chiesa di Gesù Cristo), l’Unione cristiana pentecostale e diversi altri gruppi protestanti più piccoli, fra cui altri gruppi evangelici cristiani. La filiale nazionale della Chiesa di Gesù Cristo afferma che ci sono circa 26.000 fedeli nel Paese. Il CESNUR stima inoltre che fra i gruppi religiosi non cristiani, che sommati insieme rappresentano meno del 10 per cento della popolazione, figurano musulmani, ebrei, induisti, baha’i, buddisti, la Congregazione italiana per la coscienza di Krishna e l’Ananda Marga Pracaraka Samgha, un movimento spirituale indiano. Secondo uno studio condotto nel 2020 dalla SWG, una società di ricerche di opinione indipendente, il 50 per cento della popolazione si identifica come cattolico, il 25 per cento come ateo o agnostico, il 17 per cento di altri gruppi religiosi e l’8 per cento non dichiara nessuna affiliazione.
L’UCEI stima la popolazione ebraica in 28.000 persone. Secondo il legale della Federazione italiana per l’ebraismo progressivo (FIEP), l’associazione conta fra i 500 e i 600 membri.
Secondo il CESNUR, nel Paese vivono circa 1,76 milioni di musulmani stranieri e 500.000 musulmani italiani, quasi il 4 per cento della popolazione. Secondo il ministero dell’Interno e l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), la crescita della religione musulmana è dovuta principalmente al consistente numero di immigrati provenienti dall’Europa orientale, dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia meridionale, che nella maggior parte dei casi vivono nelle regioni settentrionali del Paese. I musulmani di origine marocchina e albanese rappresentano i gruppi più numerosi, mentre arrivano sempre più immigrati via mare da Tunisia e Bangladesh. Secondo il ministero dell’Interno, i musulmani presenti nel Paese sono in larghissima maggioranza sunniti.
Sezione II. Rispetto della libertà di religione da parte del Governo
QUADRO GIURIDICO
La Costituzione dichiara che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge senza distinzione di fede religiosa e che sono liberi di professare le loro convinzioni in qualsiasi forma, individualmente o con altre persone, e di promuovere e celebrare riti in forma pubblica o privata, purché non offendano la pubblica morale. Secondo la Costituzione, ogni comunità religiosa ha il diritto di organizzarsi in base ai propri statuti, se non sono in conflitto con l’ordinamento giuridico. Stabilisce inoltre che lo Stato non può imporre limitazioni o tasse speciali sulla costituzione o le attività di un gruppo con la motivazione che tale gruppo è di natura religiosa o persegue scopi religiosi. La Costituzione specifica che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti e i loro rapporti sono regolati da trattati, fra i quali un Concordato che garantisce alla Santa Sede una serie di privilegi e benefici, oltre a misure di sostegno finanziario.
Il codice penale italiano contiene un articolo (che non viene mai applicato) sulla blasfemia, che classifica le offese in pubblico contro le religioni o i loro seguaci come reati amministrativi, punibili con un’ammenda da 51 a 309 euro. Il codice penale punisce altre offese pubbliche alla religione, per esempio la profanazione di oggetti usati per riti religiosi o le offese pronunciate durante cerimonie religiose, con un’ammenda fino a 5.000 euro o una pena detentiva fino a 2 anni. Chi distrugge o profana oggetti usati per cerimonie religiose può essere punito con pene detentive fino a 2 anni di carcere.
La Costituzione afferma che tutti i gruppi religiosi godono delle stesse libertà e i rapporti fra lo Stato e i gruppi religiosi diversi da quello cattolico, rapporti che includono il sostegno pubblico, sono regolati da “intese”. Le relazioni fra lo Stato e la Chiesa cattolica sono regolate da un concordato stipulato fra il Governo italiano e la Santa Sede. I rappresentanti di una confessione diversa da quella cattolica che richiedono un’intesa devono prima di tutto presentare la loro richiesta alla Presidenza del Consiglio. Successivamente, il Governo e i rappresentanti del gruppo religioso negoziano una bozza di intesa, che dev’essere approvata dal Consiglio dei ministri, firmata dal presidente del Consiglio e infine trasmessa al Parlamento per l’approvazione definitiva. Sono dodici i gruppi che hanno stipulato un’intesa: l’Unione delle Chiese metodiste e valdesi, gli avventisti, le Assemblee di Dio, gli ebrei, i battisti, i luterani, la Chiesa di Gesù Cristo, la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Costantinopoli, la Chiesa apostolica in Italia, l’Unione buddista italiana, i buddisti della Soka Gakkai e gli induisti.
La legge garantisce ai gruppi religiosi il diritto all’esenzione fiscale e il diritto di essere riconosciuti come persone giuridiche, una volta portata a termine la procedura di registrazione presso il ministero dell’Interno. La registrazione è una condizione preliminare per poter richiedere la stipula di un’intesa. Un gruppo religioso può chiedere la registrazione presentando a un prefetto, che rappresenta localmente il ministero dell’Interno, una richiesta ufficiale che deve includere lo statuto del gruppo, una relazione sui suoi scopi e le sue attività, informazioni sui suoi uffici amministrativi, un bilancio triennale, la certificazione del merito di credito rilasciata da una banca e la certificazione del possesso della cittadinanza italiana o di un permesso di soggiorno da parte del suo rappresentante. Per essere approvato, lo statuto di un gruppo non dev’essere in contrasto con la legge. Se la richiesta viene approvata, il gruppo religioso deve sottostare al controllo amministrativo del ministero dell’Interno, anche per quanto riguarda i bilanci e l’organizzazione interna. Il ministero può nominare un commissario per amministrare il gruppo, se individua delle irregolarità nelle sue attività. I gruppi religiosi non registrati possono comunque operare legalmente come associazioni culturali e ottenere l’esenzione fiscale, il riconoscimento giuridico dei matrimoni, l’accesso a ospedali e carceri e altri benefici, ma è più facile ottenere questi benefici se hanno un’intesa con lo Stato. La Chiesa cattolica è l’unico gruppo religioso legalmente riconosciuto esentato dall’attività di controllo del ministero dell’Interno, in ottemperanza al Concordato fra Stato e Santa Sede.
Un’intesa garantisce automaticamente agli esponenti del clero libertà di accesso agli ospedali pubblici, alle prigioni e alle caserme militari, garantisce la validità civile dei matrimoni religiosi, agevola pratiche religiose specifiche per quanto riguarda i funerali e dispensa gli studenti dal frequentare le lezioni durante le feste religiose. Un gruppo religioso che non abbia stipulato un’intesa con lo Stato può richiedere al ministero dell’Interno questi benefici caso per caso. Un’intesa consente inoltre a un gruppo religioso di ricevere, attraverso una dichiarazione volontaria del contribuente in sede di dichiarazione dei redditi, una percentuale del gettito fiscale (il cosiddetto “8 per mille” dell’imposta sul reddito personale). I contribuenti possono specificare il gruppo religioso, fra quelli che possiedono i requisiti necessari, a cui vogliono indirizzare questi fondi.
La legge nazionale non impone restrizioni alla copertura del viso per motivi religiosi, ma alcune autorità locali le prevedono. In Liguria, Veneto e Lombardia, leggi regionali vietano di indossare il burqa e il niqab nelle istituzioni e negli edifici pubblici, inclusi gli ospedali.
Il Concordato con la Santa Sede prevede che sia la Chiesa cattolica a selezionare gli insegnanti dell’ora settimanale di religione nella scuola pubblica, che vengono retribuiti dallo Stato. L’ora di religione è facoltativa e gli studenti che non intendono frequentarla possono studiare altre materie oppure, in alcuni casi, uscire anticipatamente da scuola con il consenso dei genitori. Gli insegnanti selezionati dalla Chiesa possono essere sia laici che religiosi e le loro lezioni includono argomenti stabiliti dallo Stato e rilevanti sia per i cattolici che per altri gruppi religiosi. I finanziamenti pubblici sono disponibili solo per questi insegnanti approvati dalla Chiesa cattolica. Se uno studente chiede un insegnante di religione di un gruppo diverso da quello cattolico, è il gruppo in questione a dover mettere a disposizione l’insegnante e farsi carico dei costi, ma non è tenuto a ottenere l’approvazione dello Stato per il contenuto delle lezioni. Alcune amministrazioni locali forniscono aiuti finanziari agli studenti per frequentare una scuola privata con affiliazione religiosa (normalmente, ma non sempre, cattolica) che rispetti i parametri fissati dal Governo.
Le scuole sono classificate in “scuole statali”, “scuole paritarie” e scuole private. La categoria delle scuole “paritarie” include scuole pubbliche (comunali, provinciali, regionali o di proprietà di un altro organismo pubblico) e alcune scuole private, che possono avere affiliazioni religiose. Tutte le scuole paritarie ricevono finanziamenti pubblici, se soddisfano i criteri e i parametri pubblicati ogni anno dal ministero della Pubblica istruzione. I finanziamenti sono erogati attraverso gli Uffici scolastici regionali. Le scuole private nella maggior parte dei casi sono gestite da organismi religiosi e non possono emettere certificati o diplomi. Gli studenti delle scuole private devono sostenere esami finali annuali in scuole statali o paritarie.
Una legge della Regione Lombardia del 2019 vieta alle autorità locali di dividere gli spazi di sepoltura in base alla fede religiosa, ma le autorità locali in alcuni casi hanno fatto delle eccezioni.
Secondo la legge, l’istigazione all’odio, anche quando motivata da odio religioso, è punibile con pene fino a 4 anni di reclusione. Le stesse disposizioni si applicano alla negazione di genocidi o ai crimini contro l’umanità.
Tutti i missionari e gli altri operatori religiosi stranieri di Paesi che non fanno parte dell’Unione Europea o non sono firmatari dell’Accordo di Schengen devono richiedere un permesso di soggiorno speciale per attività religiosa prima di arrivare nel Paese. Il richiedente deve allegare alla domanda una lettera di invito del proprio gruppo religioso.
L’Italia fa parte della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici.
COMPORTAMENTO DELLE AUTORITÀ
Secondo il ministero dell’Interno, nel corso dell’anno sono state espulse dal Paese almeno 46 persone, nella maggior parte dei casi, a quanto riportato, per la violenza e l’estremismo delle loro opinioni e gli sforzi messi in atto per radicalizzare la comunità musulmana. Il 30 agosto gli organi di informazione hanno riportato la notizia dell’espulsione da parte del ministero dell’interno di un predicatore tunisino, Mohammed Bezaraa, per aver espresso opinioni estremiste durante i sermoni tenuti in diversi centri culturali islamici di Vicenza. Un esponente della comunità musulmana locale si è detto d’accordo con l’espulsione di Bezaraa, affermando che i centri culturali islamici nel Paese offrono un palco a “falsi imam […] che ‘sparano’ idiozie senza senso e senza nessuna base teologica”.
Secondo i dirigenti del Centro islamico culturale d’Italia, a Roma, il Governo anche quest’anno non ha fatto progressi rilevanti in direzione di un’intesa con la comunità musulmana, nonostante il dialogo in corso con varie entità religiose musulmane. L’unico gruppo musulmano legalmente riconosciuto come entità religiosa dal ministero dell’Interno rimane il Centro islamico culturale d’Italia, che gestisce la Grande Moschea di Roma, e questo ne fa l’unica entità islamica idonea a sottoscrivere un’intesa con lo Stato. Il Governo riconosce altri gruppi musulmani come organizzazioni senza scopo di lucro.
Il 29 maggio la Commissione straordinaria del Senato della Repubblica per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza ha aperto un’inchiesta sulla natura e le cause di fondo dell’istigazione all’odio. La commissione ha lo scopo di raccomandare misure legali e politiche per prevenire i reati di odio nei confronti delle minoranze religiose. Nel corso di un’audizione parlamentare, Amnesty International ha presentato i risultati di uno studio del 2020 su 36.269 tweet, mostrando che 55 di essi contenevano istigazione all’odio e 2.117 avevano contenuti offensivi o discriminatori contro minoranze religiose.
Le amministrazioni regionali e le autorità religiose islamiche riconoscono cinque moschee, a Colle Val d’Elsa (in Toscana), a Milano, a Roma e due in Emilia Romagna, rispettivamente a Ravenna e a Forlì. Oltre a queste, ci sono molti siti riconosciuti come luoghi di culto islamici dalle amministrazioni locali, anche se le autorità islamiche hanno dichiarato che non sono da considerarsi moschee a tutti gli effetti, perché privi di minareti o altre caratteristiche architettoniche fondamentali.
Inoltre, secondo il settimanale Panorama, nel 2019 (l’anno più recente per cui siano disponibili dati), esistevano fra gli 800 e i 1.200 luoghi di culto ufficiosi per musulmani, noti colloquialmente come “moschee garage”. Secondo i mezzi di informazione, nella maggior parte dei casi le autorità consentono a questi siti ufficiosi di operare, ma non li riconoscono ufficialmente come luoghi di culto.
Secondo le notizie riportate dalla stampa, esponenti della comunità musulmana dicono di continuare a incontrare difficoltà per ottenere dalle amministrazioni locali l’autorizzazione a costruire delle sostengono che le ragioni dei rifiuti di queste concessioni edilizie non sono da ricondurre a sentimenti ostili nei confronti dei musulmani, bensì alla mancanza di piani regolatori che autorizzino la costruzione di luoghi di culto in siti specifici. Alcuni esponenti della comunità musulmana si dicono tuttavia convinti che alcune autorità locali stiano usando tutti i mezzi legali a loro disposizione per bloccare la costruzione di nuove moschee nella loro regione.
Secondo notizie riportate dai mezzi di informazione, a Milano hanno continuato a operare moschee abusive, anche all’interno di magazzini, e i fedeli non hanno rispettato le restrizioni ai raduni pubblici imposte dal Governo per contrastare la diffusione del covid-19. Nel 2020 la Corte europea per i diritti dell’uomo aveva giudicato ammissibile il ricorso di Abu Hanif Patwery, presidente della Bangladesh Cultural and Welfare Association, contro il Comune di Milano; Patwery era stato condannato per aver assunto una ditta di costruzioni per convertire un magazzino in luogo di culto.
La stampa ha riferito che il Comune di Pisa, il 15 aprile, ha autorizzato la costruzione di una moschea. La decisione è arrivata in seguito alla sentenza del luglio 2020 del Tribunale amministrativo regionale (TAR) della Toscana, che ha annullato le delibere adottate dalla giunta comunale nel 2019 per impedire all’Associazione culturale islamica di Pisa di costruire una moschea su un terreno che aveva acquistato. Il Comune di Pisa aveva dichiarato all’epoca che il terreno non era sufficientemente grande per l’edificio progettato, mentre un imam locale aveva detto che la giunta comunale era sempre stata ostile alla costruzione della moschea. A luglio, l’Associazione culturale islamica di Pisa ha lanciato una campagna di crowdfunding per costruire la struttura.
Il 20 aprile il comune di Fermignano, in provincia di Pesaro e Urbino, ha modificato il suo piano regolatore per riconoscere ufficialmente la sede della locale Associazione culturale islamica come luogo di culto. Il 6 maggio il sindaco di Fermignano Emanuele Feduzi ha dichiarato che la decisione è stata “un segnale di civiltà, non potevamo non tenere conto della richiesta della comunità musulmana […] Il Comune di Fermignano è stato altresì il primo in provincia a concedere spazi cimiteriali per le minoranze religiose durante il periodo della pandemia; questa azione […] è stata fonte di ispirazione a diverse città Italiane”.
Il 6 maggio il Comune di Firenze ha firmato un accordo con la comunità musulmana locale per mettere a disposizione due strutture da usare come luoghi di culto temporanei per un periodo di cinque anni. Le autorità locali hanno inoltre chiesto alla comunità religiosa di indicare con esattezza il luogo dove intende costruire una moschea permanente, dopo di che il Comune prenderà in esame la domanda.
Il 20 luglio il Consiglio di Stato (il massimo tribunale amministrativo del Paese) ha stabilito che un magazzino acquistato nel 2014 dall’Associazione culturale islamica Assalam a Cantù non può essere usato come luogo di culto per via delle restrizioni urbanistiche esistenti, che non consentono funzioni religiose; la sentenza è definitiva e non si può ricorrere in appello. L’8 giugno, a Sesto San Giovanni, vicino Milano, le autorità locali hanno approvato un nuovo piano urbanistico che rende impossibile la costruzione di una moschea come proposto dalla comunità musulmana locale.
A settembre la stampa locale ha riportato la notizia che la Confederazione islamica italiana aveva acquistato una struttura dal Comune di Torino. Secondo un rappresentante della confederazione, l’edificio sarà ristrutturato per ospitare una moschea, offrire servizi aperti a tutti indipendentemente dalla fede religiosa e includere aule da mettere a disposizione di due università locali.
Secondo i mezzi di informazione, il 1° settembre il Consiglio di Stato ha annullato una sentenza del 2020 del TAR del Friuli Venezia Giulia che aveva invalidato la decisione del Comune di Monfalcone di bloccare la trasformazione di un supermercato in una moschea. Il Comune era giunto alla conclusione che l’edificio non fosse idoneo a ospitare funzioni religiose perché strutturalmente instabile e collocato in un’area a rischio sismico, e il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune. La struttura era stata acquistata nel 2017 da un’associazione musulmana locale, che due anni dopo aveva richiesto l’autorizzazione per trasformarla in moschea; il Comune aveva però ribattuto che l’immobile era stato dichiarato inagibile e che i requisiti edilizi non sussistevano.
Le amministrazioni locali continuano ad affittare terreni demaniali a tassi agevolati a gruppi religiosi non musulmani, solitamente cattolici, per la costruzione di luoghi di culto. Inoltre, i finanziamenti pubblici contribuiscono a preservare e mantenere in buono stato i luoghi di culto storici, che sono per la quasi totalità cattolici. A settembre le autorità comunali vicentine hanno concesso a una parrocchia cattolica l’usufrutto di una struttura comunale per 9 anni, con un canone annuo di 120 euro.
Circa 60 amministrazioni locali gestiscono spazi di sepoltura riservati ai musulmani. Le associazioni musulmane hanno segnalato che in Lombardia, nel Lazio e in altre regioni non ci sono spazi sufficienti per le necessità delle comunità musulmane. Le associazioni hanno detto che durante il confinamento disposto per fare fronte alla pandemia di covid-19, da marzo a maggio del 2020, in molti casi non è stato possibile trasferire le salme di persone musulmane nei loro Paesi di origine, mettendo ulteriormente sotto pressione i già limitati spazi di sepoltura riservati disponibili nei cimiteri italiani.
A marzo, nonostante una disposizione della Regione Lombardia che vieta la separazione degli spazi di sepoltura in base alla fede religiosa, le autorità comunali di Desio hanno riservato spazi di sepoltura appositi per la comunità musulmana locale.
Il 18 maggio il presidente dell’associazione culturale musulmana Madni Dar Ul-Islam ha chiesto alle autorità locali di Brescia l’autorizzazione per la costruzione di uno spazio di sepoltura islamico.
A settembre il TAR della Lombardia ha annullato una decisione del Comune di Magenta che respingeva la richiesta di un’associazione musulmana di uno spazio per l’istituzione di un cimitero islamico; nonostante la sentenza, le autorità locali alla fine dell’anno non avevano ancora messo a disposizione della comunità musulmana locale spazi di sepoltura riservati. Il 12 settembre un gruppo di associazioni culturali islamiche ha chiesto urgentemente ulteriori spazi di sepoltura riservati per musulmani a Monza.
Il 9 settembre la Corte di cassazione ha stabilito che la Costituzione non proibisce né impone di appendere un crocifisso nelle aule scolastiche. La corte ha censurato il preside di una scuola di Terni che nel 2008 e 2009 aveva ordinato di appendere un crocifisso in un’aula, come richiesto dall’assemblea degli studenti. La corte ha sentenziato che la scuola “può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi”.
Esponenti di diversi partiti, fra cui la Lega e Fratelli d’Italia, e rappresentanti di Casa Pound, un’associazione politica generalmente considerata di estrema destra, hanno nuovamente rilasciato dichiarazioni critiche nei confronti della religione islamica. Durante un comizio a Pinzolo, il 28 agosto, il leader della Lega Salvini ha dichiarato: “L’applicazione letterale del Corano […] è incompatibile con la società democratica. Anche la Bibbia? Noi come cristiani e cattolici abbiamo finito con i roghi e con l’Inquisizione qualche secolo fa”. Ha concluso: “Il Corano e l’islam sono incompatibili con i nostri diritti civili e democratici”.
Il 18 febbraio un pubblico ministero di Torino ha aperto un’inchiesta sulla consigliera comunale Monica Amore del Movimento 5 Stelle con l’ipotesi di diffamazione motivata da odio razziale. Monica Amore aveva pubblicato sui social media una vignetta che raffigurava un collage di quotidiani del gruppo editoriale Gedi e i disegni di due ebrei con nasi caricaturali, kippah e stella di David. Il 30 marzo la comunità ebraica ha ritirato l’esposto dopo aver ricevuto una lettera di scuse da Monica Amore e da altri parlamentari del Movimento 5 Stelle.
Il 27 gennaio, n occasione del Giorno della memoria per la commemorazione delle vittime dell’Olocausto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tenuto una cerimonia per commemorare la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz e ha sottolineato la necessità della memoria come “dovere di civiltà” e “fondamento della Costituzione”.
In un post su Facebook del 27 gennaio, il sindaco di Milano Beppe Sala ha scritto: “Riteniamo che essere una comunità significhi rimanere vigili contro un nemico comune che […] minaccia le fondamenta della nostra società: per questo non volteremo mai le spalle di fronte all’odio”.
Il 30 settembre il presidente del consiglio Mario Draghi e la senatrice a vita e sopravvissuta dell’Olocausto Liliana Segre hanno visitato il Memoriale della Shoah di Milano. Draghi ha ringraziato Liliana Segre “a nome del Governo e di tutti gli italiani […] per il Suo impegno in difesa della verità e dell’umanità”. Ha affermato: “Ricordare non è un atto passivo: è un impegno per il presente. Dobbiamo agire sulle radici profonde del razzismo e dell’antisemitismo e contrastare le loro manifestazioni violente, arginare ogni forma di negazionismo”. Liliana Segre ha sottolineato: “L’indifferenza porta alla violenza, perché l’indifferenza è già violenza”.
Il Comune di Roma ha continuato ad adoperarsi per favore la collaborazione e la comprensione fra la comunità ebraica, la Chiesa evangelica valdese, le comunità cristiane ortodosse, il Centro culturale islamico d’Italia, l’Unione induista italiana e la Fondazione Maitreya Istituto di cultura buddhista attraverso il Tavolo interreligioso. Il numero di eventi culturali in presenza e presentazioni nelle scuole pubbliche per migliorare la consapevolezza della diversità religiosa è calato notevolmente rispetto agli anni precedenti a causa della pandemia da covid-19. Il 22 marzo il Tavolo interreligioso, promosso dalle autorità comunali, ha organizzato un evento telematico dedicato alle cerimonie funebri durante la pandemia. Il 1° febbraio il Tavolo interreligioso ha celebrato la Settimana mondiale dell’armonia interreligiosa, designata come evento annuale dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2010.
L’Italia fa parte dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto.
Sezione III. Rispetto della libertà di religione all’interno della società
L’Osservatorio antisemitismo del CDEC ha registrato 200 atti di antisemitismo nel corso dell’anno, contro i 224 del 2020 e i 251 del 2019. Di questi episodi, almeno 117 erano casi di istigazione all’odio sui social media e su internet. Fra gli episodi di antisemitismo pubblicati sul sito del CDEC figurano casi di discriminazioni, vessazioni verbali (soprattutto in occasione di partite di calcio e altri eventi sportivi), istigazione all’odio su internet e scritte denigratorie sui muri. L’istigazione all’odio e il bullismo su internet e sui social media sono le forme più comuni di antisemitismo, secondo il CDEC, che anche lo scorso anno ha tenuto in funzione un numero verde riservato alle vittime e ai testimoni di casi di antisemitismo.
Secondo Milena Santerini, la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, il numero di episodi di antisemitismo denunciati è largamente inferiore alla realtà. La coordinatrice nazionale ha segnalato inoltre che Facebook rimuove solo una piccola percentuale dei post contenenti materiale antisemita pubblicati sulla piattaforma.
L’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha segnalato 158 casi di profanazioni gravi e 47 attacchi contro luoghi di culto in Italia nel 2020, contro 152 e 42 casi, rispettivamente, nel 2019. L’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD) della Polizia di Stato ha segnalato nel 2019 (l’anno più recente per il quale siano disponibili dati) 448 reati di discriminazione, di cui 92 basati sull’appartenenza religiosa e 216 sull’etnia, contro i 360 reati di discriminazione del 2018. L’OSCAD definisce i reati di discriminazione come reati motivati da pregiudizi ideologici, culturali, religiosi o etnici.
A settembre l’ONG di Bruxelles Action and Protection League ha diffuso i risultati della sua inchiesta sull’antisemitismo in Europa, basata su dati raccolti fra il dicembre del 2019 e il gennaio del 2020. Secondo l’inchiesta, l’11 per cento delle 1.000 persone fra i 18 e i 75 anni intervistate in Italia ha detto di nutrire sentimenti negativi nei confronti degli ebrei; il 13 per cento ha detto che si sentirebbe “totalmente a disagio” o “a disagio” se avesse vicini ebrei. Gli intervistatori hanno citato stereotipi sugli ebrei e hanno chiesto ai partecipanti al sondaggio se fossero d’accordo o meno. Queste sono le percentuali di chi si è detto “molto d’accordo” o “abbastanza d’accordo” con le seguenti affermazioni: “Gli interessi degli ebrei in questo paese sono molto diversi degli interessi del resto della popolazione” (20 per cento); “Esiste una rete segreta ebraica che influenza gli affari politici ed economici nel mondo” (16 per cento); “Gli ebrei hanno troppo influenza in questo paese” (13 per cento); “Gli ebrei non potranno mai integrarsi pienamente in questa società” (15 per cento); “Gli ebrei sono più inclini delle altre persone a usare metodi poco trasparenti per raggiungere i loro scopi” (9 per cento); “Molte delle atrocità dell’Olocausto spesso sono state ingigantite dagli ebrei a posteriori” (7 per cento); “La colpa delle persecuzioni che hanno subito è anche degli ebrei stessi” (9 per cento); “Gli ebrei sfruttano la Shoah per i propri interessi” (12 per cento).
L’istituto di ricerca privato Statista ha riferito che il 15,6 per cento della popolazione, secondo le stime, è convinto che l’Olocausto non sia mai avvenuto. Nel suo Rapporto Italia 2020, l’Eurispes, Istituto di studi politici, economici e sociali, ha riferito che quasi il 16 per cento degli intervistati è convinto che l’Olocausto sia un mito, mentre il 16 per cento ha detto che il numero delle vittime dell’Olocausto è stato “esagerato”. Il 47,5 per cento degli intervistati considerava i recenti atti di antisemitismo nel Paese una “pericolosa recrudescenza del fenomeno”, mentre il 37,2 per cento li giudicava “bravate messe in atto per provocazione” o “per scherzo”.
Gli organi di informazione hanno riportato la notizia che il 21 marzo, a Roma, un fattorino per la consegna di pasti a domicilio ha accoltellato più volte un collega ebreo urlandogli contro: “Maledetti ebrei, vi odio”. La vittima, che è stata ricoverata in ospedale per le ferite riportate, è il figlio di un sopravvissuto dei campi di concentramento nazisti. Il 7 aprile le autorità hanno arrestato il presunto assalitore e hanno trovato il coltello usato per l’aggressione.
Il 31 agosto un migrante bangladese ha aggredito un turista israeliano a Pisa picchiandolo sul viso con una statuetta souvenir e gridando: “Gli ebrei sono assassini!”. L’episodio ha avuto ampia risonanza sui mezzi di informazione e alla fine dell’anno, secondo il ministero dell’Interno, l’aggressore era ancora nel Paese.
Nello studio che effettua periodicamente sui social media, l’ONG Vox Diritti ha segnalato che il 5,2 per cento di tutti i tweet monitorati nel corso dell’anno (797.326) conteneva messaggi antisemiti, contro l’8 per cento dei tweet monitorati nel corso del 2020 (104.347). Molti di questi tweet antisemiti provenivano da account basati a Roma, Milano e Firenze. L’ONG ha segnalato che il numero di tweet di questo tenore è stato particolarmente alto in occasione della Festa della Liberazione e di una serie di attacchi contro sinagoghe in Germania.
Più avanti, il 7 giugno, è stata riportata un’indagine delle forze dell’ordine sull’Ordine Ario Romano, un’associazione criminale di estrema destra che usa simboli nazisti. secondo gli investigatori e il pubblico ministero che segue il caso. Dodici membri dell’organizzazione, a Cagliari, Cosenza, Frosinone, Latina, L’Aquila, Milano, Roma e Sassari, sono stati accusati di reati d’odio con motivazioni etniche e religiose sulla base della pubblicazione di numerosi post razzisti e discriminatori sui social media.
Secondo i mezzi di informazione, il 2 luglio le forze dell’ordine hanno arrestato a Milano dei neonazisti autodichiarati sospettati di aver creato un’associazione a delinquere finalizzata a commettere atti discriminatori e violenze basate sull’etnia e la religione delle vittime. Secondo le autorità, stavano pianificando un attacco contro un attivista musulmano.
Il 16 settembre la polizia di Torino ha annunciato un’operazione per smantellare un gruppo di quattro persone indagate per istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Gli investigatori avevano trovato sui social media post che contenevano insulti antisemiti e promuovevano l’odio contro gli stranieri.
Il 27 gennaio la presidente dell’UCEI Noemi Di Segni ha detto: il fascismo è “una piantagione di veleno per la società italiana intera di cui ancora non si è compresa l’amarezza e la latenza. Della quale ancora non si ha contezza di verità e pervasività”. Ha aggiunto: “Conoscere le radici di questo male italiano – ha sottolineato – è necessario per comprendere di cosa si nutrono coloro che oggi ne ripetono motti e ne rivestono i simboli […] Delitti e offese all’Italia, non solo ai suoi ebrei di allora e oggi, minacce spesso sottovalutate e archiviate”
Secondo il più recente studio del Pew Research Center, pubblicato nell’ottobre del 2019, il 55 per cento degli italiani ha opinioni negative nei confronti dei musulmani e il 15 per cento nei confronti degli ebrei. Le opinioni negative nei confronti dei musulmani sono maggiormente diffuse tra le persone con più basso livello di istruzione (57 per cento) e le fasce di età più avanzate (66 per cento).
Vox Diritti ha riferito che, nel corso dell’anno, il 65 per cento di tutti i tweet che menzionavano l’islam (165.297) contenevano messaggi negativi nei confronti dei musulmani, contro il 59 per cento (67.889) nel 2020. La maggior parte di questi tweet islamofobi proveniva dalle regioni del Nord.
Secondo quanto riportato dai mezzi di informazione, il 10 gennaio un gruppo di individui molto ben organizzato ha interrotto la presentazione via Zoom di un libro sull’Olocausto urlando epiteti antisemiti come “Ebrei, vi bruceremo nei forni”, “I nazisti sono tornati”, “Vi bruceremo tutti”, “Dovete morire tutti”. L’azione virtuale, che ha incluso anche la diffusione di ritratti di Hitler e svastiche, è avvenuta durante la presentazione di un libro intitolato La generazione del deserto, di Lia Tagliacozzo, una scrittrice ebrea figlia di sopravvissuti dell’Olocausto.
A febbraio gli organi di informazione hanno segnalato la comparsa di numerosi commenti antisemiti sui social media a seguito degli sforzi della sopravvissuta all’Olocausto Liliana Segre per incoraggiare altri anziani a vaccinarsi contro il covid-19. Il 15 ottobre, durante una manifestazione contro i vaccini anti-covid a Bologna, uno degli organizzatori, Gian Marco Capitani, che si definisce di estrema sinistra, è salito sul palco e ha affermato che la senatrice Segre “porta vergogna alla sua storia […] informazione nazionali hanno interpretato queste parole come antisemite. In molte manifestazioni “no vax” si sono visti dimostranti con indosso stelle di David, come a mettere sullo stesso piano la “persecuzione” che subivano da parte del Governo e la persecuzione sofferta dagli ebrei sotto il nazismo. Gian Marco Capitani ha detto successivamente di aver sbagliato a usare la parola “sparire”, considerando la storia di Liliana Segre. Ha aggiunto che il commento sul fatto che Liliana Segre porterebbe vergogna alla sua storia era riferito alla storia personale della senatrice a vita come sopravvissuta dell’Olocausto e al fatto che secondo lui, proprio per i suoi trascorsi, avesse il dovere, più di chiunque altro, di combattere la persecuzione.
Il 26 ottobre le forze dell’ordine hanno annunciato l’apertura di un’indagine su episodi avvenuti in 8 città e l’identificazione di 1 adulto e di 7 minorenni sospettati di aver interrotto 3 commemorazioni online del Giorno della memoria per la commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Le autorità hanno accusato le persone identificate di accesso abusivo a un sistema informatico, violenza privata, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa, per aver interrotto l’evento, offeso gli ebrei e inneggiato a Benito Mussolini.
Come negli anni precedenti, i mezzi di informazione hanno riportato episodi di atti vandalici antisemiti e anticristiani, come svastiche dipinte sui muri, stereotipi antisemiti e scritte inneggianti a gruppi neonazisti, a Roma, Milano, Busto Arsizio e altre città. Il 12 settembre gli organi di informazione hanno riferito della presenza di scritte che equiparavano la stella di David alle svastiche su numerosi edifici di Pisa. A maggio tifosi della squadra di calcio SS Lazio hanno esposto uno striscione antisemita in reazione alla notizia che i rivali dell’AS Roma avevano assunto un ebreo brasiliano come nuovo team manager. Il 24 giugno le autorità hanno trovato a Roma una scritta che recitava: “Laziale pietra d’inciampo”. (Le pietre d’inciampo sono dei cubi di cemento ricoperti da una
placca d’ottone con su scritto il nome e la data di nascita e di morte di una vittima dello sterminio o delle persecuzioni naziste.)
Il 19 dicembre, in una chiesa nella città di Fiumicino, individui non identificati hanno vandalizzato una rappresentazione della Natività. Le statuette di un pastore e di un asino sono state gettate per terra e mutilate, con il taglio delle mani del pastore e di una delle orecchie dell’asino. La stampa locale ha scritto che non era la prima volta che la chiesa veniva presa di mira: in passato, dei vandali avevano rubato una statua del bambin Gesù. Il 28 dicembre le autorità della cittadina di Montemurlo hanno chiamato le forze dell’ordine dopo che individui sconosciuti avevano appeso 10 addobbi natalizi con il volto di Hitler all’albero di Natale allestito davanti al municipio. Il sindaco di Montermurlo ha definito l’accaduto “un episodio gravissimo che offende i valori su cui è nata la nostra Repubblica e la nostra democrazia”.
A gennaio la Chiesa cattolica ha celebrato la 32ª Giornata del dialogo religioso ebraico-cristiano con una particolare attenzione al primo verso del libro dell’Ecclesiaste dell’Antico Testamento.
Sezione IV. Le politiche e l’impegno del Governo statunitense
Funzionari dell’Ambasciata e dei Consolati generali si sono incontrati con rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri, del ministero dell’Interno e del ministero degli Affari esteri, con la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo e con funzionari delle amministrazioni locali di Roma, Napoli, Milano, Firenze e Venezia. Le discussioni sono state incentrate sull’istituzione dei nuovi luoghi di culto richiesti dai gruppi religiosi, i rapporti fra lo Stato e le comunità religiose musulmane, la prospettiva di un’intesa tra il Governo e le comunità musulmane e gli episodi di antisemitismo. Durante questi incontri, i funzionari dell’Ambasciata e i loro interlocutori italiani hanno discusso anche dell’integrazione dei richiedenti asilo e dei migranti, molti dei quali sono musulmani, cristiani ortodossi (fra cui ortodossi rumeni, ortodossi russi e ortodossi bulgari) o induisti.
Funzionari dell’Ambasciata e dei Consolati generali e funzionari del dipartimento di Stato in visita hanno incontrato esponenti delle comunità musulmane, cristiane ed ebraiche per sottolineare l’importanza del dialogo interreligioso e condividere le migliori prassi statunitensi per quanto riguarda l’istruzione, l’integrazione dei musulmani di seconda generazione e la creazione di reti attraverso i social media per promuovere il rispetto della diversità religiosa.
Il 4 maggio, durante un programma virtuale dell’ambasciata trasmesso in diretta streaming, che ha attirato più di 2.500 spettatori, oratori americani hanno discusso del legame fra il blues e il jazz e la musica islamica tradizionale. Inoltre, in apertura dell’incontro, l’incaricato d’affari ha fatto alcune osservazioni sull’importanza di rispettare le convinzioni religiose, mettendo l’accento sui valori di diversità e scambio culturale e affermando che i musulmani americani rappresentano una ricchezza per gli Stati Uniti fin dalla loro fondazione.
Il 22 giugno l’incaricato d’affari ha organizzato una discussione informale con rappresentanti delle comunità cattolica, musulmana, ebraica e protestante riguardo alle sfide che ognuna di esse si trova ad affrontare, come per esempio la discriminazione da parte della società, l’antisemitismo, l’islamofobia, le restrizioni imposte dal Governo alle pratiche religiose e le forme di collaborazione per migliorare la situazione della libertà religiosa e il dialogo interreligioso. A novembre l’incaricato d’affari ha ospitato rappresentanti di organizzazioni ebraiche e musulmane per promuovere il dialogo interreligioso e il coinvolgimento, attività che negli ultimi anni avevano avuto un rallentamento a causa della pandemia di covid-19.
Funzionari dell’Ambasciata e dei Consolati hanno continuato a incontrare anche rappresentanti di associazioni della società civile affiliate alla Chiesa cattolica, come la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio, oltre a esponenti cattolici, musulmani ed ebraici nelle varie città. I nostri funzionari hanno esortato a favorire l’inclusione sociale degli immigrati (molti dei quali sono musulmani) e il dialogo tra i diversi gruppi religiosi e monitorato la capacità di questi ultimi di praticare liberamente la propria fede.
L’Ambasciata e i Consolati hanno continuato a usare le loro piattaforme di social media per celebrare le principali festività cristiane, musulmane ed ebraiche, oltre che per dare risalto a iniziative tese a promuovere la libertà di religione e il dialogo interreligioso a livello locale. Hanno anche ritwittato dichiarazioni e tweet del Dipartimento di stato sulla legge per la libertà di religione nel mondo e argomenti collegati.