Rapporto sulla libertà di religione nel mondo 2022 – Italia

15 maggio 2023
Rapporto sulla libertà di religione nel mondo 2023
(available in English)

ITALIA

Sintesi

La libertà di religione e il diritto delle comunità religiose di creare le proprie istituzioni sono tutelati dalla Costituzione. La Costituzione specifica che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti e i loro rapporti sono regolati da trattati, fra i quali il Concordato che garantisce alla Chiesa una serie di privilegi e benefici specifici, oltre a misure di sostegno finanziario. Altri dodici gruppi religiosi hanno stipulato intese che garantiscono molti degli stessi benefici in cambio di un certo controllo da parte dello Stato. I gruppi religiosi non registrati possono operare liberamente e possono accedere ad alcuni dei benefici che ricevono quelli che hanno stipulato un’intesa, ma devono richiederli separatamente.

Tra agosto del 2021 e luglio il ministero dell’Interno ha espulso 61 persone, in gran parte per legami con quelli che il ministero indica come gruppi islamisti estremisti violenti. I gruppi musulmani, nessuno dei quali ha stipulato un’intesa con lo Stato, hanno continuato a incontrare difficoltà nell’ottenere dalle amministrazioni locali permessi per la costruzione di moschee e spazi riservati adatti per le sepolture islamiche. Alcune amministrazioni locali hanno autorizzato la costruzione di moschee o centri di preghiera temporanei e la concessione o l’espansione di spazi riservati per le sepolture islamiche, ma secondo l’Unione delle comunità islamiche d’Italia questo non basta a soddisfare una domanda in aumento. Sono stati registrati anche quest’anno episodi di antisemitismo, fra cui aggressioni fisiche, vessazioni verbali, discriminazioni, istigazioni all’odio e atti vandalici. Gli organi di informazione hanno riportato dichiarazioni rese da alcuni esponenti politici che negano, per esempio, il diritto di Israele di esistere e di difendersi e affermano che gli ebrei aschenaziti hanno “contaminato” Israele con “supremazia bianca” e “razzismo”.

L’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC), un’organizzazione non governativa (ONG), ha registrato 241 episodi di antisemitismo nel corso dell’anno, contro i 220 del 2021 e i 224 del 2020. Di questi, almeno 164 erano casi di istigazione all’odio sui social media e su internet, contro i 117 del 2021. I mezzi di informazione hanno riportato episodi di scritte e manifesti antisemiti, come svastiche dipinte sui muri, stereotipi antisemiti e scritte inneggianti a gruppi neonazisti in diverse città, fra cui Roma, Milano e Busto Arsizio. Gli esperti che tengono sotto osservazione il fenomeno sono del parere che il numero di episodi di antisemitismo sia largamente superiore a quelli denunciati. L’ONG Vox Diritti ha riferito che nel suo monitoraggio dei social media, tra gennaio e ottobre, 854 tweet che menzionavano l’islam contenevano messaggi negativi nei confronti dei musulmani.

Rappresentanti dell’Ambasciata e dei Consolati generali degli Stati Uniti nel corso dell’anno si sono incontrati regolarmente con esponenti del Governo e delle amministrazioni locali per esortare al rispetto della libertà di religione e al trattamento imparziale di tutte le fedi. Hanno discusso anche degli sforzi per integrare i nuovi immigrati (molti dei quali di religione musulmana, ortodossa o induista) e gli immigrati di seconda generazione che vivono nel Paese. I funzionari dell’ambasciata, inoltre, hanno espresso il loro sostegno a una proposta di intesa fra il Governo e le comunità islamiche italiane. Rappresentanti del Governo statunitense si sono incontrati con esponenti religiosi e rappresentanti della società civile per promuovere il dialogo e la conoscenza tra le diverse fedi, incoraggiando i gruppi religiosi a impegnarsi in modo più incisivo nel confronto con le altre fedi. Il 7 marzo il direttore dell’Ufficio per la libertà di religione nel mondo e funzionari dell’ambasciata si sono incontrati con la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Milena Santerini e rappresentanti della comunità ebraica per discutere di come sostenere i loro sforzi per contrastare l’antisemitismo e promuovere il dialogo interreligioso. L’Ambasciata e i Consolati hanno continuato a usare le loro piattaforme di social media per celebrare le principali festività cristiane, musulmane ed ebraiche, oltre che per dare risalto a iniziative tese a promuovere la libertà di religione e il dialogo interreligioso sul campo.

Sezione I. Demografia religiosa

Il Governo statunitense stima la popolazione complessiva dell’Italia in 61,1 milioni di persone (a metà 2022). Secondo le stime di uno studio del 2021 del Centro studi sulle nuove religioni (CESNUR), un centro di ricerca indipendente, il 74,5 per cento degli italiani e degli stranieri residenti nel Paese è cattolico, il 15,3 per cento ateo o agnostico, il 4,1 per cento cristiano di altre confessioni, il 3,7 per cento musulmano e il 2,2 per cento seguace di altre religioni. Fra le comunità cristiane di altre confessioni figurano gli ortodossi, i testimoni di Geova, le Assemblee di Dio, le Chiese metodiste e valdesi, la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (Chiesa di Gesù Cristo), l’Unione cristiana pentecostale e diversi altri gruppi protestanti più piccoli, fra cui altri gruppi evangelici cristiani. La filiale nazionale della Chiesa di Gesù Cristo afferma che ci sono circa 26.000 fedeli nel Paese. Il CESNUR stima inoltre che fra i gruppi religiosi non cristiani, che sommati insieme rappresentano meno del 5,9 per cento della popolazione, figurano musulmani, ebrei, induisti, baha’i, buddisti, la Congregazione italiana per la coscienza di Krishna e l’Ananda Marga Pracaraka Samgha, un movimento spirituale indiano.

L’Unione delle comunità ebraiche italiane (UCEI) stima la popolazione ebraica in circa 28.000 persone, di cui circa 22.000 registrate presso l’UCEI, inclusi 12.500 a Roma, 5.000 a Milano e 800 a Firenze. Secondo i vertici dell’UCEI, la maggior parte degli ebrei italiani sarebbe considerata ortodossa o ortodossa moderna secondo i criteri statunitensi. Secondo il legale della Federazione italiana per l’ebraismo progressivo (FIEP), che non è associata all’UCEI, l’associazione conta fra i 500 e i 600 membri.

Secondo il CESNUR, vivono nel Paese circa 1,67 milioni di musulmani stranieri e 493.000 musulmani italiani, il 3,6 per cento della popolazione. I musulmani di origine marocchina e albanese rappresentano i gruppi più numerosi, mentre arrivano sempre più immigrati clandestini di religione musulmana via mare da Tunisia, Egitto e Bangladesh. Secondo il ministero dell’Interno, i musulmani presenti nel Paese sono in larghissima maggioranza sunniti.

Sezione II. Rispetto della libertà di religione da parte del Governo

QUADRO GIURIDICO

La Costituzione dichiara che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge senza distinzione di fede religiosa e che sono liberi di professare le loro convinzioni in qualsiasi forma, individualmente o con altre persone, e di promuovere e celebrare riti in forma pubblica o privata, purché non offendano la pubblica morale. Secondo la Costituzione, ogni comunità religiosa ha il diritto di organizzarsi in base ai propri statuti, se non sono in conflitto con l’ordinamento giuridico. Stabilisce inoltre che lo Stato non può imporre limitazioni o tasse speciali sulla costituzione o le attività di un gruppo con la motivazione che tale gruppo è di natura religiosa o persegue scopi religiosi. La Costituzione specifica che lo Stato e la Chiesa cattolica sono reciprocamente indipendenti e i loro rapporti sono regolati da trattati, fra i quali il Concordato tra il Governo e la Santa Sede.

Il codice penale italiano contiene un articolo (che non viene mai applicato) sulla blasfemia, che classifica le offese in pubblico contro le religioni o i loro seguaci come reati amministrativi, punibili con un’ammenda da 51 a 309 euro. Il codice penale punisce altre offese pubbliche alla religione, per esempio la profanazione di oggetti usati per riti religiosi o le offese pronunciate durante cerimonie religiose, con un’ammenda fino a 5.000 euro o una pena detentiva fino a 2 anni. Chi distrugge o profana oggetti usati per cerimonie religiose può essere punito con pene detentive fino a 2 anni di carcere.

La Costituzione afferma che tutti i gruppi religiosi godono delle stesse libertà e i rapporti fra lo Stato e i gruppi religiosi diversi da quello cattolico, per quanto riguarda il sostegno pubblico, sono regolati da “intese”. Le relazioni fra lo Stato e la Chiesa cattolica sono regolate da un concordato stipulato fra il Governo italiano e la Santa Sede. I rappresentanti di una confessione diversa da quella cattolica che richiedono un’intesa devono prima di tutto presentare la loro richiesta alla Presidenza del Consiglio. Successivamente, il Governo e i rappresentanti del gruppo religioso negoziano una bozza di intesa, che dev’essere approvata dal Consiglio dei ministri, firmata dal presidente del Consiglio e infine trasmessa al Parlamento per l’approvazione definitiva. Sono dodici i gruppi che hanno stipulato un’intesa: l’Unione delle Chiese metodiste e valdesi, gli avventisti, le Assemblee di Dio, gli ebrei, i battisti, i luterani, la Chiesa di Gesù Cristo, la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Costantinopoli, la Chiesa apostolica in Italia, l’Unione buddista italiana, i buddisti della Soka Gakkai e gli induisti.

La legge garantisce ai gruppi religiosi il diritto all’esenzione fiscale e il diritto di essere riconosciuti come persone giuridiche, una volta portata a termine la procedura di registrazione presso il ministero dell’Interno. La registrazione è una condizione preliminare per poter richiedere la stipula di un’intesa. Un gruppo religioso può chiedere la registrazione presentando a un prefetto, che rappresenta localmente il ministero dell’Interno, una richiesta ufficiale che deve includere lo statuto del gruppo, una relazione sui suoi scopi e le sue attività, informazioni sui suoi uffici amministrativi, un bilancio triennale, la certificazione del merito di credito rilasciata da una banca e la certificazione del possesso della cittadinanza italiana o di un permesso di soggiorno da parte del suo rappresentante. Per essere approvato, lo statuto di un gruppo non dev’essere in contrasto con la legge. Se la richiesta viene approvata, il gruppo religioso deve sottostare al controllo amministrativo del ministero dell’Interno, anche per quanto riguarda i bilanci e l’organizzazione interna. Il ministero può nominare un commissario per amministrare il gruppo, se individua delle irregolarità nelle sue attività. I gruppi religiosi non registrati possono comunque operare legalmente come associazioni culturali e ottenere l’esenzione fiscale, il riconoscimento giuridico dei matrimoni, l’accesso a ospedali e carceri e altri benefici, ma è più facile ottenere queste cose se hanno un’intesa con lo Stato. La Chiesa cattolica è l’unico gruppo religioso legalmente riconosciuto a essere esentato dall’attività di controllo del ministero dell’Interno, in ottemperanza al concordato fra Stato e Santa Sede. Un’intesa consente inoltre a un gruppo religioso di ricevere, attraverso una dichiarazione volontaria del contribuente in sede di dichiarazione dei redditi, una percentuale del gettito fiscale (il cosiddetto “8 per mille” dell’imposta sul reddito personale). I contribuenti possono specificare il gruppo religioso, fra quelli che possiedono i requisiti necessari, a cui vogliono indirizzare questi fondi.

La legge nazionale non impone restrizioni alla copertura del viso per motivi religiosi, ma alcune autorità locali le prevedono. In Liguria, Veneto e Lombardia, leggi regionali vietano di indossare il burqa e il niqab nelle istituzioni e negli edifici pubblici, inclusi gli ospedali.

Il Concordato con la Santa Sede prevede che sia la Chiesa cattolica a selezionare gli insegnanti dell’ora settimanale di religione nella scuola pubblica, che vengono retribuiti dallo Stato. L’ora di religione è facoltativa e gli studenti che non intendono frequentarla possono studiare altre materie oppure, in alcuni casi, uscire anticipatamente da scuola con il consenso dei genitori. Gli insegnanti selezionati dalla Chiesa possono essere laici, esponenti del clero o membri di ordini religiosi e le loro lezioni includono argomenti stabiliti dallo Stato e rilevanti sia per i cattolici che per altri gruppi religiosi. I finanziamenti pubblici sono disponibili solo per questi insegnanti approvati dalla Chiesa cattolica. Se uno studente chiede un insegnante di religione di un gruppo diverso da quello cattolico, è il gruppo in questione a dover mettere a disposizione il docente e farsi carico dei costi, ma non è tenuto a ottenere l’approvazione dello Stato per il contenuto delle lezioni. Alcune amministrazioni locali forniscono aiuti finanziari agli studenti per frequentare una scuola privata con affiliazione religiosa (normalmente cattolica) che rispetti i parametri fissati dal Governo.

Le scuole sono classificate in “scuole statali”, “scuole paritarie” e scuole private. La categoria delle scuole “paritarie” include scuole pubbliche (comunali, provinciali, regionali o di proprietà di un altro organismo pubblico) e alcune scuole private, che possono avere affiliazioni religiose. Tutte le scuole paritarie ricevono finanziamenti pubblici, se soddisfano i criteri e i parametri pubblicati ogni anno dal ministero della Pubblica istruzione. I finanziamenti sono erogati attraverso gli Uffici scolastici regionali. Le scuole private nella maggior parte dei casi sono gestite da organismi religiosi e possono emettere certificati o diplomi., che quasi sempre sono riconosciuti dallo Stato. Gli studenti delle scuole private devono sostenere esami finali annuali in scuole statali o paritarie.

Una legge della Regione Lombardia del 2019 vieta alle autorità locali di dividere gli spazi di sepoltura in base alla fede religiosa, ma le autorità locali in alcuni casi hanno fatto delle eccezioni.

Secondo la legge, l’istigazione all’odio, anche quando motivata da odio religioso, è punibile con pene fino a 4 anni di reclusione. Le stesse disposizioni si applicano alla negazione di genocidi o ai crimini contro l’umanità.

Tutti i missionari e gli altri operatori religiosi stranieri di Paesi che non fanno parte dell’Unione Europea o non sono firmatari dell’Accordo di Schengen devono richiedere al ministero dell’Interno un permesso di soggiorno speciale per attività religiosa prima di arrivare nel Paese. Il richiedente deve allegare alla domanda una lettera di invito del proprio gruppo religioso. Possono presentare domanda persone che hanno già ricevuto l’ordinazione sacerdotale o equivalente e ministri del culto appartenenti a organizzazioni confessionali già registrate presso il ministero dell’Interno e che intendono prendere parte a cerimonie religiose o eventi o attività di natura ecclesiastica, religiosa o pastorale. La durata del visto varia a seconda della richiesta dell’organizzazione religiosa.

L’Italia fa parte della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici.

COMPORTAMENTO DELLE AUTORITÀ

Secondo dati forniti dal ministero dell’Interno, fra agosto del 2021 e luglio l’Italia ha espulso 61 persone per le loro idee estremiste violente, secondo la terminologia usata dal ministero, e/o per i loro tentativi di radicalizzare i fedeli musulmani. L’11 maggio le autorità hanno condannato e ordinato l’espulsione di un cittadino marocchino, Abdellatif Jalissi, che in precedenza era un imam e viveva a Lodi. Secondo notizie riportate dalla stampa, Jalissi picchiava la moglie e il figlio e proibiva alla donna di uscire di casa senza l’hijab. Un magistrato di Torino lo ha condannato a 27 mesi di carcere e ne ha disposto l’espulsione immediata dal territorio nazionale.

Secondo i dirigenti del Centro islamico culturale d’Italia, a Roma, il Governo non ha fatto progressi rilevanti in direzione di un’intesa con la comunità musulmana, nonostante il dialogo in corso con varie entità religiose musulmane. L’unico gruppo musulmano legalmente riconosciuto come entità religiosa dal ministero dell’Interno rimane il Centro islamico culturale d’Italia, che gestisce la Grande Moschea di Roma, e questo ne fa l’unica entità idonea a sottoscrivere un’intesa con lo Stato. Il Governo riconosce altri gruppi islamici come organizzazioni senza scopo di lucro.

La Commissione straordinaria del Senato della Repubblica per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza ha continuato a consultare esperti riguardo alla natura e le cause di fondo dell’istigazione all’odio. A giugno la commissione ha pubblicato i risultati preliminari di uno studio comparato che evidenzia come la maggior parte dei messaggi di istigazione all’odio pubblicati su Twitter provenga dalle grandi città. Il 22 giugno la commissione ha adottato una risoluzione generale che esortava il Governo ad adottare nuove norme per affrontare il problema dell’istigazione all’odio su internet, dirette a limitare il potere delle compagnie di social media. La risoluzione non conteneva linee guida o parametri specifici. La commissione ha anche sollecitato il Parlamento a produrre una definizione chiara di “discriminazione islamofoba”.

Il 22 gennaio Milena Santerini, nella sua veste di coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, ha annunciato una collaborazione con la filiale italiana di Google, con il sostegno dell’Osservatorio antisemitismo, allo scopo di garantire visibilità a informazioni verificate e accurate per contrastare i pregiudizi antisemiti.

Le amministrazioni regionali e le autorità religiose islamiche riconoscono 8 moschee, rispettivamente a Colle Val d’Elsa (in Toscana), ad Albenga (in Liguria), a Milano, a Roma, a Ravenna e Forlì (in Emilia Romagna) e a Palermo e Catania (in Sicilia). Oltre a queste, ci sono molti siti riconosciuti come luoghi di culto islamici dalle amministrazioni locali, anche se alcune autorità islamiche sostengono che non siano da considerarsi moschee a tutti gli effetti, perché privi di minareti o altre caratteristiche architettoniche fondamentali.

A novembre i mezzi di informazione hanno riportato la notizia che Milano avrà la sua prima moschea ufficiale, che potrà contenere 3.500 fedeli e includerà un’associazione culturale, un giardino e aree dedicate a donne e bambini. Alla fine dell’anno il Comune stava ancora analizzando il progetto.

Inoltre, secondo il settimanale Panorama, nel 2019 (l’anno più recente per cui siano disponibili dati), c’erano fra gli 800 e i 1.200 luoghi di culto ufficiosi per musulmani, noti colloquialmente come “moschee garage”. Secondo i mezzi di informazione, nella maggior parte dei casi le autorità consentono a questi siti ufficiosi di operare, ma non li riconoscono ufficialmente come luoghi di culto.

Secondo informazioni riportate dalla stampa, esponenti della comunità musulmana hanno detto che continuano a incontrare difficoltà per ottenere l’approvazione delle amministrazioni locali per costruire moschee. Le amministrazioni locali sostengono che le ragioni dei rifiuti di queste concessioni edilizie non sono da ricondurre a sentimenti ostili nei confronti dei musulmani, bensì alla mancanza di piani regolatori che autorizzino la costruzione di luoghi di culto in siti specifici. Alcuni esponenti della comunità musulmana si dicono tuttavia convinti che alcune autorità locali stiano usando tutti i mezzi legali a loro disposizione per bloccare la costruzione di nuove moschee nella loro regione.

I mezzi di informazione hanno riportato la notizia dell’inizio dei lavori per la costruzione di una moschea a Pisa, l’8 giugno. Il via libera alla costruzione da parte delle autorità locali era arrivato nell’aprile del 2021, in applicazione di una sentenza del 2020 del Tribunale amministrativo regionale (TAR) della Toscana, che aveva annullato la variazione urbanistica approvata dal Consiglio comunale nel 2019 per impedire all’Associazione culturale islamica di Pisa di costruire una moschea su un terreno che aveva acquistato. Nel 2021 l’Associazione culturale islamica di Pisa aveva lanciato una campagna di crowdfunding per costruire la struttura.

Il 21 gennaio, a Firenze, l’imam Izzedin Elzir ha annunciato la sospensione della costruzione di una moschea permanente in un terreno offerto dalla Chiesa cattolica della città, dichiarando che la comunità musulmana locale aveva deciso di rifiutare i fondi offerti da due Governi stranieri per mantenere la sua autonomia e restare indipendente da interferenze estere.

I gruppi musulmani continuano ad acquisire nuovi spazi per il culto. Il 3 giugno la comunità musulmana di Adria ha inaugurato un centro culturale da usare come luogo di culto. Il 31 gennaio il sindaco di Torino ha sottoposto al Consiglio comunale il progetto di una filiale locale della Confederazione islamica italiana per ristrutturare una vecchia fonderia e crearci una moschea. Il 5 giugno l’associazione islamica locale ha inaugurato una nuova moschea a San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria. Il 1° luglio il Comune di Milano ha annunciato di aver approvato una proposta della locale Casa della cultura islamica per la creazione di una moschea in un immobile di proprietà comunale. La comunità musulmana si è impegnata a mettere a disposizione i fondi e a gestire il centro per 30 anni.

Le amministrazioni locali continuano ad affittare terreni demaniali a tassi agevolati a gruppi religiosi non musulmani, solitamente cattolici, per la costruzione di luoghi di culto. Inoltre, i finanziamenti pubblici contribuiscono a preservare e mantenere in buono stato i luoghi di culto storici, che sono per la quasi totalità cattolici.

Secondo l’UCOI, 76 amministrazioni locali prevedono spazi di sepoltura riservati ai musulmani, contro le 60 del 2021. Le associazioni musulmane hanno segnalato che in Lombardia, nel Lazio e in altre regioni continua a esserci carenza di spazi di sepoltura adeguati per le esigenze delle comunità musulmane.

Il 26 agosto Imen Bouhlarajane ha detto sui social media che non era riuscito a trovare uno spazio in un cimitero musulmano, in Lombardia o in Piemonte, per seppellire suo padre come prescritto dall’islam e di essere stata costretta a trasportare la salma in Marocco per farla inumare. Ha scritto: “Tante persone si trovano nella stessa situazione. Prevedere spazi [di sepoltura] per confessioni diverse da quella dominante […] è un diritto di tutti i cittadini”.

Durante l’anno sono cominciati i lavori per allestire uno spazio di sepoltura islamico a Brescia. Il presidente dell’Associazione culturale Madni Dar Ul-Islam aveva richiesto l’autorizzazione nel maggio del 2021.

Il 30 aprile la corte d’appello di Perugia ha stabilito che Franco Coppoli, un insegnante di scuola superiore, non aveva violato nessuna legge o regolamento rimuovendo temporaneamente un crocifisso dalla sua aula durante le lezioni. Nel 2009 il ministero della Pubblica istruzione lo aveva sospeso per un mese senza paga. La sentenza del tribunale di Perugia ha seguito un’altra sentenza della Corte di cassazione del settembre 2021, che ha stabilito che la Costituzione non proibisce né impone di appendere un crocifisso nelle aule scolastiche.

Ad agosto il quotidiano Il Giornale ha pubblicato un post su Facebook risalente al 2020 di Raffaele La Regina, candidato in Parlamento dal Partito democratico, che affermava: “In cosa credete di più: legittimità dello Stato di Israele, alieni o al mollicato […]? [un piatto di pasta lucano] E perché proprio al mollicato?”. Enrico Letta, che in quel momento era il segretario del PD, di fronte a questa negazione del diritto di Israele di esistere, che ha ricevuto aspre critiche dalla comunità ebraica e dai partiti politici di centro e di destra, ha ritirato la candidatura di La Regina. La presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, ha detto: “Candidare i giovani in Parlamento è una scelta di valore, soprattutto se i candidati portano valore e idee innovative. Se bisogna leggere tesi di odio che negano il diritto d’Israele ad esistere allora abbiamo un grande problema”. Sui mezzi di informazione sono circolate anche le affermazioni di un altro candidato del PD, Michele Piras, che in un’intervista, nel 2020, aveva detto che gli ebrei aschenaziti avevano prodotto una “contaminazione” di “disvalori” come “razzismo” e “supremazia bianca”.

Il 27 gennaio, in occasione del Giorno della memoria per le vittime dell’Olocausto, il presidente Sergio Mattarella ha tenuto una cerimonia per commemorare la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, affermando che questa ricorrenza “ci invita a prevenire e combattere, oggi e nel futuro, ogni germe di razzismo, antisemitismo, discriminazione e intolleranza”.

Sempre il 27 gennaio la presidente dell’UCEI Noemi Di Segni ha dichiarato pubblicamente: “I fenomeni che generano odio e violenza si presentano […] con forme diverse, forse più subdole, ma i pregiudizi che ne sono alla base sono sempre gli stessi”. Riferendosi al quadro legislativo del Paese in materia di antisemitismo, ha aggiunto: “La legislazione ha dei vulnus che vanno affrontati […] Mi riferisco all’apologia del fascismo, alla legittima vendita di ogni oggetto che rievoca simboli del nazifascismo, al negazionismo qualificato come aggravante dell’incitamento all’odio”, concludendo che “non possiamo continuare a pensare che la libertà di pensiero si sostanzi anche nelle espressioni di odio”. Il 18 settembre, in occasione della Giornata europea della cultura ebraica, Noemi Di Segni ha rivolto un appello ai parlamentari a lavorare insieme per “affrontare il tema dell’odio e dell’antisemitismo”. Ha esortato il nuovo Governo, eletto il 25 settembre, a mantenere il Comitato di coordinamento per la lotta all’antisemitismo. Ha dichiarato anche: “Il diritto dello Stato d’Israele di esistere […] e [la] consapevolezza delle responsabilità del fascismo e della persecuzione antiebraica, sono un tutt’uno”.

In un post su Facebook pubblicato il 27 gennaio il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha scritto: “Mai dimenticare, mai smettere di diffondere la conoscenza dell’orrore degli orrori che ha distrutto la vita di donne, uomini, bambini innocenti”.

In un’intervista rilasciata il 26 gennaio  al quotidiano nazionale La Stampa, la senatrice a vita e sopravvissuta all’Olocausto Liliana Segre ha espresso preoccupazione per il ritorno dell’antisemitismo e ha detto che il negazionismo dev’essere contrastato con il counter-speech”, ovvero la diffusione di “una narrazione alternativa, basata sulla testimonianza, sulla ricerca storica, sull’insegnamento nelle scuole e nelle università”. Ha affermato anche che “coltivare la memoria è un dovere di ogni società che voglia dirsi civile”, concludendo che “curare il senso della storia […] è il compito di tutti e di ciascuno”.

Il 18 settembre l’assessora del Comune di Genova Lorenza Rosso (non affiliata ad alcun partito) ha pronunciato una battuta antisemita mentre partecipava a un evento in una sinagoga del capoluogo ligure per la celebrazione della Giornata europea della cultura ebraica. Sia lei che il sindaco di Genova, Marco Bucci, si sono scusati, mentre l’opposizione locale, guidata dagli esponenti del Partito democratico, ha chiesto le sue dimissioni. La sopravvissuta dell’Olocausto Liliana Segre  ha commentato: “se minimizzassimo quanto accaduto ci macchieremmo della colpa più grave, l’indifferenza”.

Il 19 dicembre la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha parlato in occasione di una piccola cerimonia organizzata dalla comunità ebraica di Roma nel Museo ebraico per la festività della Hanukkah, criticando aspramente “l’ignominia delle leggi razziali” ed elogiando gli ebrei italiani, che ha definito “parte fondamentale dell’identità italiana”. La presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, ha ringraziato Giorgia Meloni per la decisione dell’Italia di votare contro le risoluzioni delle Nazioni Unite contro Israele e per le sue parole, che contribuiscono “a contrastare definitivamente le ambiguità che in una parte del Paese sono ancora presenti sul fascismo”.

Il Comune di Roma ha continuato ad adoperarsi per favore la collaborazione e la comprensione fra la comunità ebraica, la Chiesa evangelica valdese, le comunità cristiane ortodosse, il Centro culturale islamico d’Italia, l’Unione induista italiana e la Fondazione Maitreya Istituto di cultura buddhista attraverso il Tavolo interreligioso. All’inizio dell’anno, gli eventi culturali in presenza e le presentazioni nelle scuole pubbliche per accrescere la consapevolezza della diversità religiosa erano ancora poco frequenti a causa della pandemia di covid-19.

L’Italia fa parte dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto.

 

Sezione III. Rispetto della libertà di religione all’interno della società

Il CDEC ha registrato 241 atti di antisemitismo nel corso dell’anno, contro i 220 del 2021 e i 224 del 2020: di questi, almeno 164 erano casi di istigazione all’odio sui social media e su internet, contro i 117 del 2021. Fra gli episodi di antisemitismo pubblicati sul sito del CDEC figurano casi di discriminazioni, vessazioni verbali (soprattutto in occasione di partite di calcio e altri eventi sportivi), istigazione all’odio su internet e scritte denigratorie sui muri. L’istigazione all’odio e il bullismo su internet e sui social media sono le forme più comuni di antisemitismo, secondo il CDEC, che anche lo scorso anno ha tenuto in funzione un numero verde riservato alle vittime e ai testimoni di casi di antisemitismo. Secondo Milena Santerini, la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, il numero di episodi di antisemitismo denunciati è largamente inferiore alla realtà. Durante un’audizione parlamentare, il 21 giugno, Milena Santerini ha riferito inoltre che in molti episodi di scritte e simboli antisemiti sui muri e uso del “saluto romano” (che alcuni etichettano anche come saluto fascista, con il braccio destro teso in fuori, il palmo rivolto verso il basso e le dita unite) i responsabili hanno sostenuto di non essere pienamente consapevoli del significato delle loro azioni, giudicato come semplice “goliardia nostalgica”. Ha sottolineato che questi episodi possono contribuire a pregiudizi sociali e casi di violenza.

L’Osservatorio antisemitismo ha segnalato 22 casi di post antisemiti su Facebook, affermando che rappresentano solo una piccola percentuale del totale. Secondo Milena Santerini, Facebook ha rimosso solo una piccola parte dei post contenenti materiali antisemiti.

L’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha segnalato 195 casi di profanazioni gravi e 60 attacchi contro luoghi di culto in Italia nel 2021, contro 158 e 47 casi, rispettivamente, nel 2020. Ha segnalato anche che nel 2021 si sono verificati 39 episodi di antisemitismo, due casi di aggressioni violente contro musulmani e 92 episodi di attacchi contro luoghi di culto cristiani. L’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD) della Polizia di Stato ha segnalato 448 reati di discriminazione fra agosto del 2021 e luglio del 2022, di cui 92 basati sull’appartenenza religiosa e 121 sull’etnia. L’OSCAD definisce i reati di discriminazione come reati motivati da pregiudizi ideologici, culturali, religiosi o etnici.

A giugno l’Associazione ebraica europea (EJA), che ha sede a Bruxelles, ha pubblicato i risultati di uno studio sulla qualità di vita per i residenti ebrei in 12 Paesi europei dove è presente un numero significativo di ebrei, fra cui l’Italia. L’inchiesta prendeva in considerazione criteri quali la sicurezza della comunità, gli atteggiamenti delle persone nei confronti degli ebrei e il numero di ebrei che dicono di essere stati vittime di antisemitismo, insieme a giudizi sulle azioni e le politiche del Governo, come la presenza di finanziamenti pubblici per le comunità ebraiche. Lo studio prendeva in considerazione anche l’adozione da parte del Governo di una definizione di antisemitismo, lo stato dell’educazione sull’Olocausto e la libertà di culto in ognuno dei 12 Paesi. Nell’inchiesta, l’Italia si è classificata al primo posto fra i Paesi che dimostrano più rispetto e tolleranza nei confronti degli ebrei, anche se l’EJA ha sottolineato il persistere, comparativamente, di un diffuso sentimento antisemita nel Paese.

L’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali ha raccolto 287 denunce di discriminazioni basate sulla religione o le convinzioni personali, 177 delle quali riguardavano casi di antisemitismo e 46 casi di islamofobia.

Ad aprile, il quotidiano nazionale La Stampa, con sede a Torino, ha riportato la notizia di due nordafricani che avevano aggredito due cristiani copti di origine egiziana nel capoluogo piemontese perché uno dei due stava fumando una sigaretta, in violazione del Ramadan.

Secondo il quotidiano nazionale La Repubblica, il 20 maggio due uomini arabi a Milano hanno aggredito, sputato addosso e urlato bestemmie a un uomo ebreo che indossava una kippah. La comunità ebraica di Milano ha denunciato gli insulti e l’aggressione fisica ai danni di un bambino ebreo a Livorno, il 25 gennaio, da parte di due ragazze adolescenti, che lo hanno chiamato “sporco ebreo” e gli hanno sputato addosso, prendendolo poi a calci.

Il 25 agosto diverse organizzazioni ebraiche hanno denunciato di aver ricevuto un messaggio di posta elettronica contenente minacce di morte. Il 31 agosto il CDEC ha segnalato numerosi episodi di insulti su internet e scritte sui muri contro residenti ebrei durante la prima metà dell’anno. La maggior parte degli episodi è avvenuta durante festività o celebrazioni ebraiche.

Secondo notizie riportate dalla stampa, a dicembre una giovane donna bangladese ha subito un’aggressione fisica e verbale perché indossava il niqab.

Nello studio che effettua periodicamente sui social media, l’ONG Vox Diritti ha segnalato che il 6,6 per cento di tutti i tweet monitorati nel corso dell’anno (629.151) conteneva messaggi antisemiti, contro il 5,2 per cento di tutti i tweet monitorati nel corso del 2021. Molti di questi tweet antisemiti provenivano da account basati a Roma, Milano e Venezia. Vox Diritti ha detto che i picchi nel traffico di tweet hanno coinciso con l’aggressione contro un uomo ebreo a Milano il 20 maggio e altri episodi.

L’associazione, sempre nel quadro del suo monitoraggio dei social media, ha riferito inoltre che da gennaio a ottobre 854 messaggi che menzionavano l’islam su Twitter (il 15 per cento di tutti i messaggi negativi monitorati, contro il 19,57 per cento del 2021) avevano un contenuto negativo. La maggior parte di questi tweet islamofobi proveniva dalle regioni del Nordest.

Il 17 marzo la procura di Torino ha annunciato l’apertura di un’indagine su nove esponenti di un gruppo neonazista a Torino, Brescia, Brindisi e Rieti. Erano sospettati di aver usato l’applicazione Telegram per scambiarsi messaggi antisemiti come “Onore ai camerati caduti per liberare il mondo dai giudei”.

Secondo le notizie riportate dai mezzi di informazione, il 22 luglio le forze dell’ordine hanno arrestato a Latina due persone che si autodefinivano neonazisti con l’accusa di fabbricazione e possesso di materiale esplodente, minaccia grave nei confronti di appartenenti alla Polizia di Stato, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.

Il 21 maggio l’organizzazione Tavolo Interreligioso ha promosso a Roma un programma dedicato alle diverse tipologie di musica religiosa. A febbraio il Tavolo interreligioso ha organizzato una serie di eventi per celebrare la Settimana mondiale dell’armonia interreligiosa, designata come evento annuale dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2010. Fra questi eventi figuravano seminari interreligiosi sull’educazione e i valori sociali.

Il 12 giugno lo storico dell’arte David Landau ha annunciato il completamento del restauro della prima delle tre sinagoghe rinascimentali di Venezia, che era cominciato nel 2020. Landau ha detto che il restauro delle altre due sarà completato nel 2023.

Secondo il più recente studio del Pew Research Center, pubblicato nell’ottobre del 2019, il 55 per cento degli italiani ha opinioni negative nei confronti dei musulmani e il 15 per cento ha opinioni negative nei confronti degli ebrei. Le opinioni negative nei confronti dei musulmani sono maggiormente diffuse tra le persone con più basso livello di istruzione (57 per cento) e tra le fasce di età più avanzate (66 per cento).

Come negli anni precedenti, gli organi di informazione hanno riportato episodi di atti vandalici antisemiti e anticristiani, come disegni di svastiche, stereotipi antisemiti e scritte inneggianti a gruppi neonazisti su immobili pubblici e privati, a Roma, Milano e Genova.  Il 29 agosto organi di informazione locali hanno riportato la notizia di scritte sui muri con frasi come “Ebrei nel forno” e, a Valmadrera, “Heil Hitler”. Su molti edifici a Pisa sono state disegnate stelle di David equiparate a svastiche. Il 27 maggio le autorità hanno trovato nella capitale una svastica con insulti contro i tifosi della Roma. Il 10 aprile un gruppo di tifosi della Lazio, tra cui dei minorenni, hanno scandito cori blasfemi antisemiti durante una partita di calcio a Genova.

Il 25 gennaio il Comune di Firenze ha annunciato l’istituzione del Centro per gli studi europei contro l’antisemitismo, in collaborazione con il Jerusalem Center for Public Affairs, per individuare le cause di fondo dei discorsi di istigazione all’odio e i modi per contrastare il fenomeno, anche attraverso l’educazione dei giovani.

Il 17 maggio il patriarca cattolico di Venezia ha informato che alcuni ignoti avevano vandalizzato la chiesa del Redentore e quella di Sant’Antonino in città. L’8 aprile le autorità, a Parma, hanno identificato un uomo responsabile di aver imbrattato con la vernice e vandalizzato i portali della cattedrale, del battistero e di una chiesa; i rappresentanti di tutti i principali partiti hanno condannato l’accaduto.

A gennaio la Chiesa cattolica ha celebrato la 33ª Giornata del dialogo religioso ebraico-cristiano con una particolare attenzione ai versi del libro di Isaia, capitolo 40:1-11.

 

Sezione IV. Le politiche e l’impegno del Governo statunitense

Funzionari dell’Ambasciata e dei Consolati generali si sono incontrati con rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri, del ministero dell’Interno e del ministero degli Affari esteri, con la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo e con funzionari delle amministrazioni locali di Roma, Napoli, Milano, Firenze e Venezia. Le discussioni sono state incentrate sull’istituzione dei nuovi luoghi di culto richiesti dai gruppi religiosi, i rapporti fra lo Stato e le comunità religiose musulmane, la prospettiva di un’intesa tra il Governo e le comunità musulmane e gli episodi di antisemitismo. Durante questi incontri, i funzionari dell’Ambasciata e i loro interlocutori italiani hanno discusso anche dell’integrazione dei richiedenti asilo e dei migranti, molti dei quali sono musulmani, cristiani ortodossi (fra cui ortodossi rumeni, ortodossi russi e ortodossi bulgari) o induisti.

Funzionari dell’Ambasciata e dei Consolati generali e funzionari del dipartimento di Stato in visita hanno incontrato esponenti delle comunità musulmane, cristiane ed ebraiche per sottolineare l’importanza del dialogo interreligioso e condividere le miglior prassi statunitensi per quanto riguarda l’istruzione, l’integrazione degli immigrati di seconda generazione e la creazione attraverso i social media di reti per promuovere il rispetto della diversità religiosa.

Funzionari dell’Ambasciata e dei Consolati hanno continuato a incontrare anche rappresentanti di associazioni della società civile affiliate alla Chiesa cattolica, come la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio, oltre a esponenti cattolici, musulmani ed ebraici nelle varie città. I nostri funzionari hanno esortato a favorire l’inclusione sociale degli immigrati (molti dei quali sono musulmani) e il dialogo tra i diversi gruppi religiosi e monitorato la capacità di questi ultimi di praticare liberamente la propria fede. Il 7 marzo il direttore dell’Ufficio per la libertà di religione nel mondo e funzionari dell’ambasciata si sono incontrati con la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Milena Santerini e rappresentanti della comunità ebraica per discutere di come sostenere i loro sforzi per contrastare l’antisemitismo e promuovere il dialogo interreligioso.

L’Ambasciata e i Consolati generali hanno continuato a usare le loro piattaforme di social media per celebrare i messaggi delle principali festività cristiane, musulmane ed ebraiche e promuovere il rispetto per tutte le fedi, oltre che per dare risalto a iniziative tese a sostenere la libertà di religione e incoraggiare il dialogo interreligioso a livello locale. Per esempio, hanno pubblicato dichiarazioni del Dipartimento di Stato sulla legge per la libertà di religione nel mondo e argomenti collegati.