30 giugno 2016
Rapporto 2016 sulla tratta di Esseri Umani
(available in English)
ITALIA
UFFICIO PER IL MONITORAGGIO E IL CONTRASTO DEL TRAFFICO DI PERSONE
ITALIA: Categoria 1
L’Italia è un paese di destinazione, di transito e di origine di donne, bambini e uomini vittime di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e di lavoro forzato. Le vittime provengono da Nigeria, Romania, Marocco, Cina e da altre nazioni. Le donne vittime di tratta diventano spesso oggetto di sfruttamento sessuale una volta giunte in Italia, dopo aver accettato promesse di impiego come cameriere, ballerine, cantanti, modelle o badanti. Donne provenienti dall’Est Europa sono costrette alla prostituzione da gruppi criminali rumeni o albanesi. Donne e bambine nigeriane sono vittime di sfruttamento sessuale o di manodopera tramite il meccanismo della schiavitù da debito o tramite coercizione attraverso rituali voodoo. Gli esperti ritengono che siano circa 3.000 i bambini sfruttati per la prostituzione di strada. Uomini provenienti dall’Africa, dall’Asia e dall’Est Europa vengono costretti al lavoro forzato tramite la schiavitù da debito – nel settore agricolo nel Sud Italia, e nell’edilizia, in lavori domestici, in alberghi e ristoranti nel Nord Italia-. Donne e uomini cinesi sono costretti a lavorare in fabbriche tessili a Milano, Prato, Roma e Napoli. I bambini oggetto di sfruttamento sessuale, accattonaggio forzato, attività criminali forzate provengono da Romania, Nigeria, Brasile, Marocco e Italia, in particolare bambini di etnia rom e sinti, che possono anche essere nati in Italia. Individui transgender provenienti dal Brasile e dall’Argentina vengono fatti entrare in Italia a scopo di sfruttamento sessuale. I minori non accompagnati, in prevalenza di sesso maschile e provenienti dalla Somalia, dall’Eritrea, dal Bangladesh, dall’Egitto e dall’Afganistan, sono a rischio di sfruttamento e costretti a lavorare in negozi, bar, ristoranti e panifici, per ripagare il debito contratto o inviare denaro alle proprie famiglie. Al livello locale si sono verificati casi di complicità delle autorità in reati di tratta di esseri umani. Uomini italiani praticano turismo sessuale minorile all’estero, in Africa, Latino America e Estremo Oriente.
Per il periodo sotto esame, sia le ONG e che i funzionari pubblici riferiscono che il numero di vittime di tratta in Italia è aumentato significativamente a causa del forte incremento di migranti e richiedenti asilo arrivati via mare dall’Africa sub-sahariana; un’organizzazione internazionale ha calcolato che oltre 2.800 vittime di tratta sono arrivate in Italia nel 2015 dalla sola Nigeria. La maggior parte dei migranti e richiedenti asilo ricorrono ai trafficanti di migranti ad un certo punto del loro viaggio e in alcuni casi vengono sottoposti a sfruttamento appena giunti in Italia. L’Italia ha visto circa 154.000 individui arrivare irregolarmente via mare nel 2015, la metà dei quali ha richiesto asilo; questi individui erano estremamente esposti a rischi di sfruttamento. Nonostante il Governo avesse allestito centri temporanei sul territorio nazionale per ospitare i richiedenti asilo, il sistema era sovraffollato e le autorità sono state costrette a fornire rifugio a circa 90.000 richiedenti asilo in ricoveri improvvisati; le organizzazioni internazionali hanno riferito un crescente numero di casi di sfruttamento sessuale e di manodopera tra i richiedenti asilo come diretta conseguenza della mancanza di alloggi. I richiedenti asilo, che non possono lavorare mentre attendono l’esito della loro domanda di asilo, spesso hanno ricercato impieghi in settori informali, aumentando così il rischio di diventare vittime di sfruttamento. Oltre un terzo dei circa 18.000 minori non accompagnati che sono arrivati in Italia nel 2015 ha lasciato le comunità protette per lavorare, mendicare, o proseguire il proprio viaggio verso nord, diventando così più vulnerabili.
Le autorità italiane rispettano pienamente i criteri minimi per l’eliminazione della tratta di esseri umani. Il flusso di migranti giunti nel paese nel periodo sotto esame ha messo a dura prova le risorse istituzionali, in particolare nelle agenzie che combattono la tratta di esseri umani. Nonostante le difficoltà, le autorità italiane hanno condannato un alto numero di trafficanti, hanno approvato il primo piano nazionale e continuano a formare le proprie forze dell’ordine. Tuttavia, il numero di indagini e incriminazioni è diminuito; le ONG che operano con fondi pubblici sono rimaste sottofinanziate; molte vittime delle categorie vulnerabili non sono state individuate e rimane una sostanziale mancanza di coordinamento degli sforzi anti-tratta a livello istituzionale.
RACCOMANDAZIONI PER L’ITALIA:
Continuare a investigare e perseguire attivamente i casi di tratta e assicurare così che le condanne dei trafficanti abbiano un effetto dissuasivo; formalizzare l’identificazione delle vittime e le procedure di referral tramite la continua formazione delle forze dell’ordine e di altri funzionari perché le procedure vengano utilizzate in maniera puntuale; migliorare gli sforzi per individuare possibili vittime di tratta tra i migranti irregolari ed i richiedenti asilo, in particolare nei centri di accoglienza ed espulsione di migranti; fornire finanziamenti a lungo termine alle ONG che assistono le vittime; sviluppare servizi specializzati per i minori vittime di tratta e ampliare le possibilità di sistemazione per gli uomini vittime di tratta; permettere ai richiedenti asilo di lavorare legalmente in attesa dell’esito della loro richiesta; istituire una struttura di coordinamento nazionale che coinvolga tutti gli uffici pubblici e le ONG coinvolte; destinare fondi sufficienti all’attuazione del piano d’azione nazionale; fare ogni sforzo per ridurre la richiesta di turismo sessuale minorile; realizzare campagne nazionali di sensibilizzazione su tutte le forme di tratta di esseri umani.
PROCEDIMENTI PENALI
Si è evidenziato un calo nel numero di indagini e di incriminazioni per tratta di persone, ma un aumento nel numero di condanne. La legge “Misure contro la tratta di persone” del 2003 vieta ogni forma di tratta di esseri umani e prevede pene da 8 a 20 anni di reclusione. Queste pene sono sono sufficientemente severe e commisurate a quelle previste per altri reati gravi, quali lo stupro. Nel 2014 – l’anno più recente per cui esistono statistiche ufficiali – le autorità hanno condotto indagini su 2.897 individui sospettati di tratta di persone, un dato in diminuzione rispetto ai 3.803 casi del 2013; 828 individui sono stati rinviati a giudizio per tratta di esseri umani, contro i 1.024 casi del 2013. I tribunali hanno condannato 169 trafficanti e le corti d’appello hanno confermato le condanne di 184 individui, evidenziando un sostanziale aumento rispetto alle 74 condanne e 108 condanne confermate del 2013. Le autorità italiane non hanno fornito dati completi sulle sentenze emesse nel 2014, ma hanno riferito che i trafficanti condannati hanno ricevuto sentenze che vanno dai 5 ai 13 anni di reclusione. Non sono stati forniti dati disaggregati riguardo lo sfruttamento sessuale e di manodopera ma le autorità italiane storicamente perseguono entrambi. I corsi di formazione per le forze dell’ordine includono l’identificazione delle vittime e le indagini sui reati di tratta di esseri umani e di sfruttamento; nel 2014 – l’anno più recente per cui esistono statistiche ufficiali – sono stati 1.942 i funzionari pubblici che hanno ricevuto formazione. Nonostante alcuni casi isolati di funzionari pubblici coinvolti in tratta di persone, i media non hanno riferito di alcuna nuova indagine, rinvio a giudizio o condanna di funzionari pubblici per tali reati.
PROTEZIONE
Gli sforzi di protezione delle vittime da parte delle autorità italiane hanno continuato a essere modesti. Il Dipartimento delle Pari Opportunità, l’entità preposta al coordinamento degli sforzi di protezione, ha riferito che le ONG che operano con fondi pubblici hanno assistito circa 800 vittime di tratta di persone nel 2015, dato vicino alle 810 vittime del 2014; tuttavia, a causa di una registrazione incompleta dei casi, le autorità non hanno potuto fornire un numero accertato di vittime che hanno ricevuto assistenza. Per il 2015, il Governo ha stanziato 8 milioni di Euro ($ 7.350.000) per i programmi di assistenza delle vittime di tratta gestiti da ONG; si tratta dello stesso importo del 2014, nonostante il grande aumento nel numero delle vittime. Le amministrazioni locali hanno fornito ulteriori fondi per 1.700.000 Euro ($ 1.870.000) ai programmi di assistenza alle vittime. Il Governo si è appoggiato soprattutto sulle ONG e sulle organizzazioni internazionali per fornire alloggio e servizi. Questi enti hanno indicato come problemi fondamentali, per il periodo preso sotto esame, la scarsità dei fondi e la mancanza di un meccanismo formale di referral. Queste difficoltà sono state rilevate soprattutto nelle zone di accoglienza, dove i migranti e rifugiati hanno dovuto soggiornare a lungo, il che è risultato in un aumento dei casi di sfruttamento sessuale e di manodopera.
Gli adulti vittime di tratta hanno ricevuto un permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi, rinnovabile nel caso la vittima trovi un impiego o si iscriva a un corso di formazione. I minori vittime di tratta hanno ricevuto automaticamente un permesso di soggiorno valido fino ai 18 anni e sono stati alloggiati in generici centri di accoglienza per minori o in nuovi centri creati appositamente per le vittime di tratta che siano anche richiedenti asilo. Nel 2015, le autorità italiane hanno rilasciato 324 permessi di soggiorno temporanei per vittime di sfruttamento; non è chiaro quanti di questi fossero vittime di tratta di persone. Anche se le vittime non sono tenute a collaborare con le autorità giudiziarie per la concessione del permesso di soggiorno, alcune ONG e organizzazioni internazionali hanno riferito che le autorità hanno dato precedenza a coloro che collaboravano. Non è chiaro quante delle vittime abbiano collaborato all’incriminazione dei propri trafficanti nel 2014. Nella maggior parte dei punti di ingresso, la polizia ha collaborato con le ONG e le organizzazioni internazionali per individuare eventuali vittime di tratta, tramite le procedure standard di registrazione. Le ONG hanno tuttavia riferito che molte vittime di tratta presenti tra i migranti irregolari, richiedenti asilo e minori non accompagnati non sono stati individuati perché i criteri di identificazione non sono stati applicati in maniera uniforme da parte dei funzionari pubblici. Dunque, anche se la legge protegge le vittime di tratta dall’essere penalizzati per azioni illegali commesse come conseguenza dell’essere vittima di tale reato, molte delle vittime, non individuate come tali, sono state trattate come semplici richiedenti asilo o migranti illegali.
PREVENZIONE
L’impegno nella prevenzione della tratta di esseri umani da parte del Governo italiano è stato limitato. Nel Febbraio 2016, l’Italia ha adottato un piano d’azione nazionale il quale, tuttavia, non è stato finanziato né attuato nel periodo preso sotto esame. Funzionari pubblici e rappresentati delle ONG e delle organizzazioni internazionali hanno riferito di un mancanza di coordinamento negli sforzi contro la tratta di esseri umani; continua a mancare a livello istituzionale un coordinamento nazionale anti-tratta, come anche un soggetto che conduca valutazioni indipendenti sull’impegno anti-tratta. Non sono state fatte campagne nazionali di sensibilizzazione sul fenomeno. Le autorità locali e le ONG hanno continuato, come in passato, a distribuire brochure, poster, adesivi e pubblicità contenenti informazioni sull’assistenza alle vittime. Il numero verde riservato alle vittime di tratta ha ricevuto oltre 3,600 richieste di informazioni nel 2015, 610 delle quali erano direttamente legate a episodi di tratta di persone. I Comuni e le polizie locali hanno collaborato a campagne condotte da ONG mirate a ridurre la richiesta di sesso a pagamento. Nonostante il fatto che cittadini italiani pratichino turismo sessuale minorile in vari stati esteri, il Governo italiano non ha fatto sforzi per contrastare la domanda di turismo sessuale minorile, né ha fatto sforzi tangibili per ridurre la richiesta di lavoro forzato. Le autorità italiane forniscono corsi di formazione anti-tratta al proprio personale diplomatico e al personale delle forze armate, prima del dispiegamento all’estero in missioni internazionali di peacekeeping.